Rassegna stampa 6 aprile

 

Forlì: detenuto morì in cella, la perizia scagiona i medici

 

Corriere Adriatico, 6 aprile 2006

 

Incidente probatorio ieri in Tribunale a Forlì per il caso Benini. Il Giudice per le indagine preliminari Giovanni Trerè ha ascoltato i periti Alberico Borghi e Donatella Fedeli, incaricati lo scorso settembre per capire se vi era stata negligenza per il decesso del detenuto Fabio Benini. In pratica gli esperti del Tribunale, a sorpresa, hanno scagionato, i medici. Il Pm Filippo Santangelo aveva iscritto nel registro degli indagati almeno una decina di persone, fra cui dei medici. Il trentenne forlivese morì dopo una grave forma di deperimento organico, iniziata nel carcere forlivese e conclusasi, con esito fatale, in quello torinese. Veniva recriminavano la grave forma di anoressia bulimica con il quale conviveva il 30enne colpito da un infarto nel mese di luglio del 2002 nel carcere le Vallette di Torino, dopo esservi stato trasferito dalla Casa circondariale forlivese nove giorni prima. In carcere dal 15 febbraio 2001, Benini stava scontando la pena di omicidio di primo grado per l’uccisione del collega ed amico Daniele dall’Ara. In pochi mesi di reclusione, il detenuto era arrivato a perdere fino a 50 chili riducendosi a pelle ed ossa. La famiglia Benini è tutelata dall’avvocato riminese Veniero Accreman, alcuni medici erano difesi dagli avvocati Marco Martines, Giovanni Principato e Giordano Anconelli.

Belluno: candidato socialista visita il carcere; serve l'amnistia...

 

Il Gazzettino, 6 aprile 2006

 

L’ultima amnistia risale al 1989 ma al tempo stesso l’edilizia carceraria procede a passo di lumaca. Risultato: le carceri italiane straripano di detenuti che vivono in condizioni di insopportabile sovraffollamento e in strutture a dir poco fatiscenti. Nel disastroso panorama nazionale Baldenich rappresenta forse il caso meno grave: "Non che si stia larghi, ma perlomeno gli ambienti sono puliti e gli involontari ospiti mangiano in modo decente. Ciò non toglie che anche qui sia urgente un provvedimento di clemenza". La testimonianza arriva dall’avvocato Giorgio Azzalini, candidato alla Camera con i Socialisti (centrosinistra), che ieri ha visitato il carcere bellunese (dove in tre hanno chiesto, e sono nelle condizioni, di poter votare), intrattenendosi con alcuni detenuti. A loro l’avvocato, consigliere comunale dal 1993 al 1997 con Fistarol, ha confermato l’impegno del partito guidato da Bobo Craxi per un’amnistia rivolta a chi sta scontando pene fino a sei anni. "Al di là di pochissimi veri criminali, la stragrande maggioranza della popolazione carceraria è composta da poveracci - spiega Azzalini - tra cui molti tossicodipendenti ed extracomunitari. La legge Bossi-Fini ha dato il colpo di grazia a una situazione già al limite". Dopo aver precisato che i Socialisti, diversamente dalla Rosa nel Pugno, si oppongono alla liberalizzazione delle droghe, Azzalini invita alla solidarietà e si augura "un voto a favore di chi ha a cuore l’interesse di tutti, anche dei più sfortunati, e non soltanto il portafoglio". Infine la provocazione su un tema caldo come le tasse: "Sarei a favore dell’aumento di un punto dell’Ici per finanziare comunità terapeutiche per tossicodipendenti. E a chi si scandalizza rispondo che una disgrazia del genere può capitare anche a chi ci sta più vicino".

Sofri: giudice concede altri 8 mesi a casa per la convalescenza

 

L’Unità, 6 aprile 2006

 

Adriano Sofri ancora per un po’ non sarà costretto a tornare nella sua cella dentro il carcere Don Bosco di Pisa. Resterà nella sua casa di Tavarnuzze, nelle campagne di Firenze, altri otto mesi in convalescenza. La decisione è stata presa dal Tribunale di sorveglianza di Firenze in considerazione della gravità della malattia che l’ha colpito quest’inverno, un’emorragia interna che lo aveva portato a un passo dalla morte. La notifica dell’ulteriore differimento della pena detentiva è arrivata stamani ad Alessandro Gamberini, uno dei difensori di Sofri, che ha ulteriormente allungato i tempi di differimento pena rispetto a quanto chiesto - sei mesi - dal procuratore generale. La decisione del tribunale di sorveglianza è stata commentata favorevolmente dall’avvocato Gamberini, che ha sottolineato come il tribunale abbia "sostanzialmente accolto la nostra richiesta, sorretta da una corposa documentazione medica, giustificata quindi dalle condizioni di salute e dalla convalescenza di Sofri". L’avvocato ha confermato che è "ancora sotto controllo medico per monitorare l’evoluzione della malattia". Sofri, che il 26 novembre scorso era stato ricoverato d’urgenza per una lacerazione dell’esofago, è stato sottoposto a due operazioni "che non lo mettono comunque al riparo da crisi improvvise". Lo stato di detenzione in carcere, ha detto Gamberini, "è meno sicuro di una detenzione casalinga". Al momento dell’insorgere della malattia, l’ex leader di Lotta continua (condannato a 22 anni di reclusione per l’omicidio del commissario Calabresi) lavorava come archivista alla Scuola Normale di Pisa, chiamato dal Rettore al riordino di alcuni fondi privati, fra cui quelli di Sebastiano Timpanaro ed Eugenio Garin, un’immensa mole di libri che ha arricchito la grande biblioteca della Normale.

L’autorizzazione al regime di lavoro esterno era stata data dal tribunale di sorveglianza di Pisa il 20 giugno scorso. Il 21 giugno Adriano Sofri si presentò alla Normale e iniziò a lavorare. Il regime di ‘lavoro esternò, però, comportava che Sofri ritornasse al carcere Don Bosco di notte: proprio nella sua cella, nella sezione "per gli articoli 21 e i semiliberi" del Don Bosco. E nella sua cella, appena tornato la sera del 25 novembre Sofri ebbe un malore. Al direttore del centro clinico del Don Bosco, presente quella notte in servizio, le sue condizioni sembrano subito gravi. Sofri ebbe infatti una lacerazione dell’esofago. Trasferito immediatamente all’ospedale Santa Chiara di Pisa subì poi tre interventi, tra cui una tracheotomia, il 4 dicembre. Poi , il 14 febbraio Sofri, un altro intervento per una decorticazione polmonare, presso l’ospedale Cisanello di Pisa. Da allora in modo graduale le sue condizioni di salute sono migliorate. Nel frattempo il magistrato di sorveglianza, autonomamente, decise la sospensione della pena detentiva fino al prossimo maggio. Adesso Sofri potrà restare a casa fino a dicembre. E nel frattempo c’è da sperare che la richiesta di grazia a suo nome venga finalmente sottoposta al presidente della Repubblica , ponendo fine al contenzioso con il Guardasigilli Roberto Castelli.

Firenze: Informacarcere, la voce dei detenuti toscani in web

 

Redattore Sociale, 6 aprile 2006

 

È on-line il sito di "Informacarcere", parte di un progetto più ampio, che ora vede la luce grazie ad un finanziamento del Cesvot ed un cofinanziamento da parte del Comune di Firenze. Il sito, promosso e curato dall’associazione Pantagruel, raccoglie la voce dei detenuti che vivono nelle carceri toscane. Il progetto nasce dal bisogno di comunicare; ad oggi sono circa 4000 i detenuti e detenute della regione. Oltre a informazioni sulle associazioni che operano nella realtà carceraria, il sito ospita più di 300 testi tra poesie, fiabe, testimonianze, lettere, ricette, storie di vita, attraverso cui i detenuti si raccontano e incontrano chi vive fuori. C’è anche il vocabolario e la rubrica "Lo sai che…". Le persone detenute narrano di sé e di come vivono "il tempo, lo spazio, il futuro, il corpo, gli altri".

Il linguaggio è ironico e intelligente, la grafica affidata al tratto di Vauro. "La cosa che qui mi manca di più è… la chiave", scrive Roberto Giannoni detenuto al carcere toscano di Sollicciano. "Venuti a conoscenza, tramite voci di corridoio, dell’esistenza di educatori, assistenti sociali e criminologi né vorremmo conferma da contatto diretto", scrive Pasquino dal carcere di Prato. Ma il tono leggero non mitiga le storie di dolore: la paura di essere in cella graffiata in una scritta su un muro, lo spazio che non c’è, i pidocchi d’estate, il cibo che manca, la puzza di immondizia, la voglia di tornare in Albania. Il progetto ha messo in rete le redazioni dei giornali già esistenti nelle carceri toscane: La Grande Promessa (Porto Azzurro), Il Ponte (Massa), Kasanzababbà (Pisa), Spiragli (OPG Montelupo), Ragazze Fuori (Empoli), Taita (Prato), Idee Libere (San Gimignano), Espressioni (Lucca), a Sollicciano la Commissione Detenuti. Ma ospita anche i pensieri e gli scritti dei detenuti di altre carceri italiane, svelando condizioni di vita ed atteggiamenti diversi tra loro. Presentato al bando di concorso del Cesvot in "percorsi di innovazione 2004" è risultato tra i vincitori, ricevendo un finanziamento di 15.000 euro come da richiesta del progetto e arrivando a 20.000 euro con il cofinanziamento di 2.000 euro da parte del Comune di Firenze e 3.000 di autofinanziamento della nostra Associazione Pantagruel.

Avezzano: primi detenuti trasferiti in vista della ristrutturazione

 

Il Messaggero, 6 aprile 2006

 

Casa circondariale di Avezzano: sono iniziati i primi trasferimenti dei detenuti dal carcere del capoluogo marsicano. Entro la fine del mese quasi tutti saranno sistemati in altre strutture. Subito dopo saranno gli agenti ad essere trasferiti in altre case circondariali. Le sedi non sono state ancora decise dalla direzione, ma non si esclude che le guardie penitenziarie possano essere utilizzate nelle carceri della regione Abruzzo. Il personale, tramite il sindacato, ha chiesto di non creare disagi alle famiglie e di essere sistemato nelle strutture più vicine, Sulmona o L’Aquila. C’è allarme, intanto, tra il personale amministrativo ed educativo del carcere. Rischia di essere trasferito nella struttura di Lanciano senza nessun riconoscimento economico. Sarà costretto a lasciare la famiglia e a cercarsi casa in altre città.

Ieri mattina alcuni rappresentanti del personale si sono incontrati con il presidente del Tribunale di Avezzano per sapere se c’era la possibilità di un eventuale utilizzo nel palazzo di giustizia marsicano. Sembra che il presidente abbia dato una certa disponibilità, anche perché si registra carenza di personale, ma il Dipartimento della direzione penitenziaria non sembra affatto disponibile a seguire questa possibilità.

Intanto ieri si è registrato un comunicato dell’amministrazione comunale di Avezzano per evitare la chiusura del carcere. "A seguito dell’incontro tenuto nella mattinata odierna con il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tinebra e l’onorevole Rodolfo De Laurentis, il sindaco di Avezzano - si legge - ha inviato una nota al ministero di Grazia e giustizia con la quale comunica la disponibilità a partecipare ad un tavolo di lavoro con tutti gli enti interessati, al fine di individuare le soluzioni percorribili per realizzare interventi atti a scongiurare la completa chiusura della struttura. Il sindaco ha inoltre assicurato la possibilità di un intervento diretto anche economico dell’amministrazione per i lavori necessari".

Sulla vicenda è intervenuto con una nota anche l’onorevole Rodolfo De Laurentis. " Siamo vicini - si legge - a un’intesa per studiare le modalità tecniche di ristrutturazione evitando la chiusura del carcere di Avezzano. A seguito della riunione che si è svolta ieri mattina, promossa nei giorni scorsi con il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria generale, Giovanni Tinebra, e il sindaco di Avezzano, Antonio Floris, il Comune si è detto disponibile a un intervento diretto, anche economico, per i lavori. Ora si attende l’ok del ministro per avviare la procedura tecnica finalizzata a eseguire gli interventi senza chiudere il carcere".

Benevento: un progetto con l’Associazione "Guida Amici del libro"

 

Il Mattino, 6 aprile 2006

 

L’associazione Alfredo Guida Amici del libro Onlus, da anni presente sul territorio campano con iniziative culturali e sociali, ha promosso, per il terzo anno consecutivo il progetto "Librofurum Intramoenia", una serie di incontri tra scrittori italiani e gli ospiti della Casa Circondariale di Benevento. Questa mattina, alle ore 10, avrà luogo l’incontro tra il famoso scrittore, attore, regista Angelo Canavacciuolo, autore del libro "Acque Basse" e i detenuti, allievi dell’Istituto Alberghiero di Benevento. Prenderanno parte all’incontro: Liberato Guerriero, direttore della Casa Circondariale; Mario Guida, presidente onorario dell’associazione Alfredo Guida; Mariacristina Donnarumma, responsabile dell’associazione Alfredo Guida per la città di Benevento e ideatrice del progetto; Maria Tiso; e il preside dell’Istituto Alberghiero Antonio Pietrantonio. Nell’occasione l’associazione Guida donerà 100 volumi alla biblioteca della Casa Circondariale. Alle ore 15,30, al Museo del Sannio, Cannavacciuolo incontrerà gli alunni delle scuole medie superiori di Benevento.

Droghe: la prova del diavolo, articolo di Franco Corleone

 

Il Manifesto, 6 aprile 2006

 

A cinque giorni dalle elezioni il Governo ha voluto dare i numeri anche per le droghe. La legge Fini-Giovanardi che segna una svolta proibizionista e punitiva è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale a fine febbraio, ma si aspettavano le tabelle redatte dalla Commissione nominata da Storace sotto il segno della fedeltà ideologica, per comprendere le modalità di applicazione.

La lettura del prospetto riepilogativo è il segno del pressappochismo scientifico e della strumentalità del governo; infatti la Commissione ha definito una quantità di principio attivo per singola assunzione idonea a produrre in un soggetto tollerante (sic!) e dipendente un effetto stupefacente o psicotropo, mentre il Governo ha inventato un moltiplicatore variabile in base alle caratteristiche delle diverse sostanze per giungere alla QMD (quantità massima detenibile) oltre la quale scattano le sanzioni penali.

Per ogni sostanza sono previste soglie diverse e solo questo fatto conferma l’operazione ideologica che è stata compiuta con l’unificazione delle sostanze sotto una unica tabella. L’affermazione della "guerra alla droga" imponeva la negazione delle differenze che riemergono però anche da parte degli esperti, seppure votati all’obbedienza di regime, e perfino da parte del governo che vuole accreditare la falsità che non si andrà in galera per uno spinello.

Il messaggio che è stato trasmesso dai telegiornali risulta comunque contraddittorio, perchè nel sovrapporsi di diversi parametri, quantità massima detenibile in milligrammi di principio attivo (500 per la cannabis), la traduzione in grammi di peso lordo della sostanza (5 grammi per la cannabis) e la presunzione di equivalenza a 15 -20 spinelli è apparso paradossalmente come una affermazione di liceità del consumo.

Il calcolo della QMD è stato fatto su un livello di THC pari al 10%, ma che cosa accadrà se questo sarà più basso o molto più alto? E dove sono finite le affermazioni terroristiche di Antonio Costa secondo il quale la marijuana non poteva più essere definita una droga leggera?

La vicenda della nuova legge sulla droga che rappresenta la svolta di 180 gradi rispetto alle politiche miti di tutti gli altri paesi europei si chiude nel modo peggiore affidando ai medici e non ai politici, come ha dichiarato il vice premier Fini, il confine tra l’uso personale e lo spaccio. Soprattutto perché i giudici dovranno condannare non in presenza di atti concreti, di vendita o di scambio di denaro, ma solo in presenza di una detenzione diabolica, definita arbitrariamente dal moltiplicatore voluto dal potere politico.

La conferenza stampa di Giovanardi rischia di creare un polverone che non fa capire più nulla apposta per nascondere il fatto indiscutibile della triplicazione delle pene per chiunque coltivi, produca, venda o ceda anche gratuitamente derivati della canapa.

L’elemento davvero preoccupante è che la coltivazione sarà comunque sanzionata senza riferimento ai limiti massimi del decreto (che sarà firmato da Berlusconi nella qualità di ministro della sanità pro tempore); e che le pene scatteranno comunque quando "per altre circostanze dell’azione, le sostanze appaiono destinate ad uso non esclusivamente personale". Quanto il termine "apparire" sia compatibile con un diritto penale seppur minimamente rispettoso delle garanzie per gli imputati, lascio ai lettori immaginare.

Non resta che augurarsi che questo obbrobrio rimanga in vigore per il tempo più breve possibile e che il nuovo Parlamento abroghi la legge Fini e metta mano a una legislazione fondata sulla depenalizzazione del consumo e sulla riduzione del danno. Quanto a Prodi, ci auguriamo che uno dei primi atti sia la nomina di un capo del Dipartimento sulle droghe che segni una profonda discontinuità.

Droghe: la legge può favorire gli spacciatori furbi

di Pier Giorgio Semboloni*

 

Secolo XIX, 6 aprile 2006

 

Il decreto appena approvato dal governo riguardo all’uso di sostanze stupefacenti definisce due aspetti centrali rispetto al passato: 1) esiste un’unica tabella che equipara le "droghe leggere a quelle pesanti"; 2) ripristina di fatto il concetto di "dose media giornaliera" di una sostanza stupefacente abrogato dal referendum del 1993.

Alla base di questa posizione ci sarebbe una filosofia di rifiuto di tutte le "droghe" da una parte e la definizione di criteri per riconoscere "il malato" dallo spacciatore attraverso un criterio oggettivo come quello della creazione di tabelle che definiscono quantitativamente questo spartiacque. Alla luce di quanto pubblicato ieri sui giornali sulle quantità massime consentite per il consumo personale, stabilite dal governo (500 milligrammi di cannabis, 750 di cocaina, 250 di eroina, 750 di Mdma (ecstasy), 500 amfetamina e 150 microgrammi di Lsd), la prima considerazione riguarda il fatto che questi parametri sono decisamente superiori alle "modiche quantità giornaliere" stabilite dalla precedente legge, la Iervolino-Vassalli, abolita dal referendum del 1993 e anche a quanto prevedeva il disegno di legge Fini, poi modificato fino alla legge attuale.

La Iervolino-Vassalli consentiva infatti un massimo di 100 milligrammi di eroina, 150 di cocaina, mezzo grammo di cannabis, mezzo grammo di Mdma, altrettanto di amfetamina e 50 microgrammi di Lsd. Il disegno di legge Fini, invece, prevedeva una soglia quantitativa di 200 milligrammi di eroina, 500 di cocaina, 250 di cannabis, 300 di Mdma. Per amfetamina e Lsd le quantità erano le stesse della Iervolino-Vassalli.

Sembrerebbe che ci sia stata una inversione di tendenza rispetto alle posizioni originarie. Si capisce naturalmente che il senso per chi ha voluto questo provvedimento rimane sempre quello di esprimere a livello di media un messaggio per bollare tutte le droghe come dannose e per offrire al sistema giudiziario un parametro indiziario (quello della dose media giornaliera) senza il quale la cessione a terzi senza flagranza andava desunta dal giudice, ma a quale prezzo e con quali contraddizioni?

Il rischio potrebbe essere che il consumo di hashish venga criminalizzato più del consumo di cocaina e che lo spacciatore accorto riesca nonostante tutto a starci dentro (se fa bene i suoi calcoli e le sue pesate), mentre il ragazzino sprovveduto o il gruppo di adolescenti in cerca di trasgressione, chissà...

In ogni caso si tratta , come ha detto il farmacologo Garattini, di quantità arbitrarie, con valenza più amministrativa che scientifica e con il rischio insito che le quantità"consentite" nel senso di non punibili penalmente vengano confuse con le quantità accettabili dal punto di vista della nocività, cioè esattamente il contrario di quello che si vuole affermare.

D’altra parte, se le droghe sono tutte dannose perché si vuole esprimere un principio, non tenendo conto delle differenti caratteristiche delle sostanze sul piano scientifico, qual è il messaggio trasmesso da questa legge rispetto ai consumi di alcol da parte di giovani e meno giovani o alle patologie respiratorie e tumorali legate al fumo di sigaretta? Forse che le sostanze legali, in quanto non inserite in tabelle e non sanzionabili fanno meno male ?

Il problema che gli operatori della salute si trovano ad affrontare nell’occuparsi oggi di abuso di sostanze e di dipendenze riguarda l’estrema variabilità dei comportamenti che sono in qualche modo legati alla domanda-offerta di soluzioni rapide a ogni tipo di disagio. L’abitudine spesso comincia nella famiglia e attraverso l’uso di sostanze legali come gli psicofarmaci. Ma il disagio si manifesta anche in assenza di sostanze, attraverso altri tipi di dipendenze come il gioco d’azzardo o i disturbi alimentari.

Il problema riguarda l’incremento, che in questi anni c’è stato, di persone che si sono rivolte ai servizi e alle comunità, rispetto alle risorse messe in campo. C’è la necessità di raggiungere chi ancora non è entrato in contatto, sviluppando un dibattito più approfondito sui nuovi bisogni emergenti e sui problemi nuovi che anche l’applicazione della legge appena approvata comporterà.

 

*Giorgio Semboloni, psichiatra, è responsabile del Dipartimento delle dipendenze e dei comportamenti di abuso, Asl 3 di Genova.

Droghe: Giovanardi; Muccioli sbaglia, non abbiamo calato le braghe

 

Il Messaggero, 6 aprile 2006

 

"Non so dire se quello di San Patrignano sia un tradimento politico o meno nei confronti del centrodestra, credo comunque che Andrea Muccioli stia sbagliando perché la legge sulla droga che abbiamo approvato e le relative tabelle non rappresentano affatto un calo delle braghe da parte delle istituzioni rispetto al problema della droga". Il ministro per le Politiche antidroga Carlo Giovanardi incassa il colpo e, complice probabilmente il periodo elettorale, non risponde per le rime - ma nel merito - al responsabile della comunità di San Patrignano.

È però innegabile, al di là della diplomazia del ministro, che da quando la legge che porta la sua firma e quella del vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini è stata approvata il decennale rapporto idilliaco tra la comunità e il centrodestra si sia fortemente incrinato. "Scendono dal carro del probabile sconfitto - accusa Franco Grilli, Ds -, non sono gli unici. Certamente l’atteggiamento tenuto in questi giorni da Sanpa, e anche da tante altre colonne del centrodestra, rappresenta la spia dell’imminente sconfitta. Avranno paura di perdere finanziamenti". Giovanardi si limita a difendere la propria legge: "Non si può pensare come fa Andrea Muccioli che tutti i magistrati siano in malafede. Né del resto si può considerare spacciatore, senza concedere almeno l’onere della prova contraria, chi viene trovato in possesso di una quantità di droga infinitesimamente al di sopra dei limiti di legge. Per noi lasciare un margine di discrezionalità al magistrato è dovuto per diritto. San Patrignano al contrario vorrebbe il carcere a prescindere".

Giovanardi insiste poi sul fatto che la nuova legge sulle tossicodipendenze contiene tanti principi cari a Sanpa: "Innanzitutto abbiamo stabilito che nessuno ha il diritto di drogarsi e che le sostanze, leggere o pesanti, sono tutte punibili davanti alla legge. Inoltre si è affermato il principio secondo il quale il consumatore di droga è una vittima da recuperare, mentre lo spacciatore è un criminale da perseguire. Le tabelle, oltre al testo di legge, sono state realizzate anche grazie al supporto di 1200 operatori del settore".La discrezionalità lasciata al magistrato di stabilire se, di fronte al possesso di quantità superiori a quelle stabilite per legge, un soggetto debba essere punito come spacciatore o meno in base a variabili di diversa natura (modalità di confezionamento dello stupefacente, la presenza di un bilancino di precisione, ecc) rappresenta però un muro tra Governo e Sanpa. Giovanardi tira dritto: "Una cosa dev’essere chiara anche per chi ci contesta perché la legge sarebbe troppo repressiva: chi viene trovato con uno spinello non andrà mai in galera".

Giovanardi non manca poi di sostenere che se dopo il voto tornerà al Governo non mancherà di riproporre la legge per "accorciare" la notte. "La chiusura alle quattro delle discoteche e il divieto di cedere alcolici dalle 3 alle 6 resta un obiettivo per la prossima legislatura". Il disegno di legge era stato affossato da questa maggioranza per un voto.Sulla questione intervengono anche Luca Santarelli di Alternativa Verde e l’onorevole Paolo Cento dei Verdi per la Pace: "Siamo all’assurdo dell’assurdo. Questa è una legge fatta su misura delle strutture private".

 

 

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