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Intervento del Capo del Dap Giovanni Tinebra alla Festa della Polizia Penitenziaria
Signor Presidente della Repubblica Signor Presidente del Consiglio Onorevole Ministro della Giustizia Autorità Signore e Signori
Rivolgo a tutti i presenti il mio sincero benvenuto alla Festa nazionale del Corpo di Polizia Penitenziaria, ospitata quest’anno in uno tra i più suggestivi siti archeologici del mondo. Ciò è stato possibile grazie alla sensibilità e alla collaborazione istituzionale del Comune di Roma, nella persona del Sindaco Veltroni e alla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Roma. Una disponibilità che è espressione concreta dell’attenzione delle istituzioni verso il sistema penitenziario e verso il Corpo di Polizia Penitenziaria il quale, in questo giorno di celebrazione, riceve un meritato riconoscimento per il positivo espletamento del difficile compito che è chiamato a svolgere negli istituti penitenziari, nelle attività e nei servizi istituzionali connessi alla gestione della sicurezza e delle attività trattamentali nei confronti della popolazione detenuta. Quest’anno ricorrono gli anniversari di due Riforme che hanno cambiato profondamente il sistema penitenziario del nostro Paese. Ci riferiamo alla riforma dell’Ordinamento penitenziario del 1975 e alla Legge di riforma del Corpo di Polizia Penitenziaria del 15 dicembre 1990. A trent’anni dall’emanazione, la Legge di Riforma del 1975 difende saldamente le scelte di civiltà a tutela del principio costituzionale della pena, per la difesa della dignità delle persone detenute, e per l’affermazione dei principi di umanizzazione e di recupero sociale delle persone condannate. La Riforma della Polizia Penitenziaria fu l’espressione della volontà comune dell’Amministrazione penitenziaria, delle forze politiche e dei rappresentanti del comitato degli agenti di custodia. Il Corpo degli agenti di custodia era disciplinato dal regolamento del 1937 che, seppure modificato per adeguarlo ai principi democratici e costituzionali, costituiva un impedimento alla modernizzazione del Corpo, alla sua valorizzazione, all’ampliamento e alla istituzione di nuovi compiti e funzioni. La nuova denominazione di Corpo di Polizia Penitenziaria indicò un cambiamento sostanziale, scaturito dall’esigenza di rappresentare la complessità dei compiti e delle funzioni indicati dalla Riforma. Oltre ai principi della smilitarizzazione e della libera sindacalizzazione, la legge di riforma individuò nella partecipazione della Polizia penitenziaria al trattamento rieducativo uno dei punti nodali dello spirito riformatore. Un principio, questo, di estrema novità che realizzò un radicale spostamento di prospettiva, affermando il binomio sicurezza-trattamento che è alla base della mission dell’Amministrazione Penitenziaria. Con questo principio si salda il rapporto di continuità con lo spirito riformatore del 1975. Il fine della pena è tendere alla rieducazione del condannato, la sicurezza e il trattamento non possono prescindere l’uno dall’altro. Da alcuni anni il Dipartimento ha promosso diversi progetti trattamentali, che hanno avuto innanzi tutto il pregio di ottenere il pieno e convinto coinvolgimento degli operatori della Polizia Penitenziaria nella promozione e nella partecipazione alle attività rieducative, in stretta collaborazione con le direzioni e con il personale delle aree educative. Progetti che hanno assunto denominazioni suggestive che ne sottolineano il significato trattamentale e una progettualità a lungo termine. Ne voglio citare alcuni: il progetto Argo, che sta avendo esiti positivi nella creazione di opportunità di lavoro, grazie ad intese con gli enti locali che hanno finanziato borse di lavoro per consentire ai detenuti di prendersi cura dei canili municipali. La tutela dell’ambiente e del territorio, così come definita nel protocollo d’intesa tra il ministro della Giustizia e il ministro dell’Ambiente siglato nel giugno 2004, ha dato esiti estremamente positivi con il coinvolgimento di circa mille detenuti che, su tutto il territorio nazionale, nell’ultimo anno, sono stati impiegati in lavori di pubblica utilità per il recupero ambientale di spiagge e spazi verdi. Sempre nell’ottica del rapporto recupero ambientale-reinserimento dei detenuti, con soddisfazione rivendichiamo il rilancio delle isole di Pianosa e di Gorgona, gioielli dell’Arcipelago toscano, isole penitenziarie di antiche tradizioni destinatarie di progetti innovativi che hanno l’obiettivo di operare per la salvaguardia e la tutela del territorio attraverso l’impiego dei detenuti in attività lavorative e di recupero ambientale. I compiti della Polizia Penitenziaria, dalla Riforma del 1990 ad oggi, sono stati ampliati con nuove specialità e servizi che hanno, tra l’altro, contribuito a una maggiore visibilità del Corpo all’esterno. Una visibilità, vogliamo sottolineare, che aiuta alla comprensione e alla conoscenza del valore degli operatori della Polizia Penitenziaria. Così è stato quando, nel 1996, a seguito di un’impegnativa attività organizzativa degli uffici centrali del Dipartimento, il Corpo assunse il servizio delle traduzioni, dimostrando subito di possedere le qualità professionali e tecniche per l’espletamento del servizio. Nel tempo nuove specializzazioni e servizi si sono aggiunti alle attività già da anni egregiamente svolte dalla polizia Penitenziaria, contribuendo a definire il percorso di modernizzazione e il riconoscimento delle capacità operative e tecniche. Così è stato per l’istituzione del Servizio cinofili, che opera per contrastare l’introduzione di sostanze stupefacenti nelle strutture penitenziarie, funzione che si integra coerentemente con i compiti relativi alla sicurezza degli istituti. Il Reparto a cavallo è stato istituito per aumentare i livelli di sicurezza dei penitenziari dotati di ampie colonie agricole che costituiscono un’importante risorsa per le attività lavorative dei detenuti. Con l’istituzione dell’Ufficio per la Sicurezza personale e la vigilanza è stato formalmente attribuito alla Polizia Penitenziaria il compito di curare la tutela di parte delle personalità del Ministero della Giustizia sottoposte a misure di protezione. Un’attribuzione di funzioni accolta con giusta soddisfazione dagli operatori della Polizia Penitenziaria. Sul versante dello sviluppo della carriera, un importante obiettivo è stato raggiunto con l’istituzione del ruolo direttivo della Polizia Penitenziaria, che ha visto negli ultimi anni l’immissione in ruolo di un congruo numero di Commissari, a cui si aggiungeranno a breve altri Funzionari che proprio in questi giorni iniziano il percorso formativo presso la nostra scuola in San Pietro in Clarenza. Non vogliamo però tacere le difficili condizioni in cui si svolge il lavoro della Polizia Penitenziaria. Perché è questo il vero riconoscimento che possiamo tributare ai suoi operatori. Lavorare in carcere, garantire le condizioni di legalità e sicurezza costituiscono il compito più difficile, a volte improbo. Il carcere non è un mondo a parte e quindi riflette le inquietudini, i malesseri e i bisogni della società civile. In carcere avviene l’incontro di culture e situazioni diverse, ma soprattutto si incrociano vite il più delle volte disperate, storie difficili, segnate da scelte devianti o da drammatiche situazioni ambientali e sociali. Immigrazione, droga, povertà costituiscono la cifra dominante delle esistenze che affollano, in maniera preoccupante, i nostri istituti. Il carcere ha il dovere di garantire la legalità e di contribuire ad innalzare il livello di sicurezza dei cittadini. Tutto questo passa attraverso la professionalità, il coraggio, il senso dello Stato e il rispetto dei doveri istituzionali che la Polizia Penitenziaria esprime ai più alti livelli. È del tutto evidente che la complessa macchina penitenziaria non può prescindere dall’affrontare gli aspetti organizzativi per aumentare l’efficienza e l’efficacia dei suoi interventi. In questa direzione ci siamo mossi negli ultimi anni per attuare interventi di ristrutturazione di molti istituti, ad esempio dotando vecchi istituti di laboratori e strutture adibiti allo svolgimento di attività trattamentali; abbiamo inaugurato strutture di eccellenza ad alto indice trattamentale, abbiamo sperimentato innovativi sistemi di automazione diretti a ottimizzare l’impiego di risorse umane nei sistemi di controllo. Voglio poi ricordare la recente inaugurazione del carcere di Perugia, una struttura dotata di servizi per il personale e di un’ampia area agricola per le attività lavorative dei detenuti. Sono solo pochi esempi tra gli interventi che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha attuato negli ultimi mesi, senza però dimenticare le iniziative dirette a garantire il benessere degli operatori, tra queste le nuove strutture alloggiative per il personale in servizio nell’isola di Porto Azzurro e nello stesso istituto di Perugia. La formazione iniziale, l’aggiornamento e l’accrescimento delle competenze degli operatori della Polizia Penitenziaria costituiscono un punto strategico per il buon funzionamento del sistema carcere. La pianificazione delle attività formative, attraverso il piano annuale, è attuato in un’ottica strategica, mediante l’ufficio centrale della formazione, le nove scuole dislocate su tutto il territorio nazionale e l’Istituto superiore di studi penitenziari, struttura di eccellenza deputata alla formazione dei ruoli direttivi e dirigenziali. Infine, desidero ricordare i successi raggiunti dal gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, i cui atleti mantengono alto il prestigio della Polizia Penitenziaria nelle più importanti competizioni sportive nazionali e internazionali. La consapevolezza del valore del proprio impegno è espressione del senso di identità e di appartenenza a un Corpo di Polizia che ha una storia antica, che ha saputo attraversare momenti difficili e situazioni di emergenza senza risparmiare energie e coraggio, dedizione e sacrificio anche estremi. Alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, ai caduti per servizio vanno il nostro sentito e commosso pensiero, e la nostra profonda ed imperitura gratitudine. La Polizia Penitenziaria, con tutte le sue componenti, si dedica alle sue attività istituzionali con la consapevolezza di agire per fini alti e nobili, a tutela della sicurezza di tutti e per il dovere di offrire alle persone detenute un’occasione di riscatto e una nuova possibilità di vita. Valori forti e condivisi che consentono di operare con professionalità, con passione e senso istituzionale, nel rispetto dei principi di legalità e di solidarietà che sono a fondamento della democrazia. A voi tutti, donne e uomini della Polizia Penitenziaria, alle vostre famiglie va il nostro più affettuoso saluto, ringraziamento, auguri.
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