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Nel 2005 già 63 morti "da carcere" monitorati da Ristretti Orizzonti
Redattore Sociale, 8 settembre 2005
In carcere si muore. Per malattia, per overdose e soprattutto per una scelta volontaria. Nei mesi estivi sono stati registrati 20 decessi nelle case di reclusione italiane, tra questi 12 suicidi. La metà dei detenuti aveva un’età inferiore ai 30 anni. Sui documenti d’identità solo cognomi italiani. "I giovani reggono meno la reclusione. Sono meno temprati degli altri detenuti". La condizione dei detenuti Francesco Morelli la conosce ormai da 15 anni. La vive tutti i giorni sulla propria pelle. Lui sta dietro le sbarre. "Una persona in carcere da 20 anni è abituata alla vita negli istituti penitenziari - prosegue Morelli. Il carcere a lungo andare ti indurisce. Più complessa è la situazione dei condannati al 41bis, il massimo della durezza della pena: a loro mancano le prospettive e, piuttosto che morire in carcere di vecchiaia, qualcuno preferisce togliersi la vita". A Padova, nell’Istituto di detenzione Due Palazzi, Francesco Morelli si occupa di Ristretti Orizzonti, una rivista nata nel 1998, e dal 2000 è responsabile del Centro studi. "Ormai da 3 anni lavoriamo ogni mese alla realizzazione del Dossier "Morire di carcere" - spiega. Raccogliamo i casi apparsi sui giornali o segnalati dalle associazioni e finora siamo arrivati a contarne quasi 500". Si ammazza chi è condannato a pene lievi, si trova in carcere per scontare la prima pena o è in attesa di giudizio. La motivazione che spinge i giovani a togliersi la vita non è la paura della pena da affrontare, ma il dover convivere con l’incertezza. "Ogni suicidio è un caso a sé. Tra gli stranieri (un terzo della popolazione carceraria italiana, ndr) sono più diffusi gli atti di autolesionismo. I nostri connazionali invece si tolgono la vita". La fascia dei detenuti a rischio va dai 25 ai 35 anni. E le cause del decesso non sempre sono evidenti. È di oggi la notizia che il Tribunale di Genova ha espresso un verdetto di archiviazione per un caso che risale 2003. "Marcello Lonzi aveva 23 anni quando l’hanno trovato sanguinante in una cella del carcere di Livorno - dice Francesco Morelli. Dalle foto direi che è morto per le botte ricevute. Ma per i giudici si tratta di morte naturale". Cala il silenzio sulle reali condizioni dei detenuti. "La morte in carcere è un gesto di ribellione - commenta Sergio Segio, del Gruppo Abele, associazione torinese che sostiene le persone in difficoltà. Oltre la metà dei suicidi avviene nei primi sei mesi di cella. Ci sono anche casi classificati come suicidi, per non dire che si muore di droga o si pratica lo sniffing con la bomboletta del gas". Michele, 21 anni, è morto in agosto nell’Istituto penitenziario di Foggia, era entrato il 20 luglio. Non ha resistito neppure un mese. Morti diverse. Spesso "sono situazioni invisibili, notizie che non forano le maglie dell’informazione - conclude Segio. Ancor meno notizia fanno le morti degli immigrati. Il carcere per loro è ancor di più senza speranza. Non godono neppure delle misure alternative". Cagliari: Castelli; il carcere di Buoncammino è in vendita
Sardegna Oggi, 8 settembre 2005
Il carcere cagliaritano di Buoncammino è in vendita. Dopo le polemiche sollevate in Consiglio Comunale a Cagliari, arriva la conferma direttamente dal Guardasigilli che anzi chiede a Regione e comune di avanzare offerte per l’acquisto. Mentre la Regione sta verificando gli incartamenti, la Margherita grida all’incostituzionalità della pratica attivata dal Ministro e chiede l’applicazione dell’art.14 dello Statuto sardo: i beni dismessi dallo Stato devono passare alla Regione. Novità sulle carceri sarde di Cagliari, Sassari, Tempio ed Oristano. Dopo la mozione, presentata in Consiglio Comunale a Cagliari e firmata dal centrosinistra ed esponenti del centrodestra, secondo la quale il carcere di Buoncammino sarebbe stato in vendita, è arrivata la conferma ufficiale direttamente dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Il Guardasigilli ha precisato che "sono naturalmente benvenute, anzi direi auspicabili, anche offerte da parte di enti pubblici, come la Regione o il Comune". Ora infiammano le polemiche anche perché lo Statuto regionale sardo, all’articolo 14, recita che "la Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo. I beni e diritti connessi a servizi di competenza statale ed a monopoli fiscali restano allo Stato, finché duri tale condizione. I beni immobili situati nella Regione, che non sono di proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della Regione". "Quello che si vuole fare a Buoncammino è incostituzionale - dice l’esponente della Margherita in Consiglio Comunale, Marco Espa, primo firmatario della mozione - i beni dismessi dallo Stato, secondo il nostro Statuto devono essere dati alla Regione. Il Presidente della Regione, Renato Soru, farebbe bene a rivendicarne la proprietà e se il sindaco Emilio Floris ha davvero intenzione di mantenere nella disponibilità pubblica il sito di Buoncammino, basta che voti a favore della mozione". Intanto gli uffici dell’Assessorato regionale agli Enti Locali stanno verificando se il carcere rientri tra quei beni che possano far parte del patrimonio della Regione, una volta che cessino il loro utilizzo da parte dello Stato. In attesa che la vicenda venga chiarita due nuove carceri verranno realizzate a Sassari e Tempio. I progetti esecutivi sono stati, infatti, approvati questa mattina dalla Conferenza dei Servizi, riunita nella sede del Ministero delle Infrastrutture nel capoluogo turritano. Il nuovo istituto di pena sassarese, per il quale sono stati stanziati 40 milioni di euro immediatamente spendibili, sarà realizzato a Bancali e potrà ospitare 400 detenuti e 16 detenute. Il carcere di Tempio sarà, invece, costruito a Nuchis ed avrà una capienza massima di 150 reclusi. Novità da un’altra conferenza di servizi convocata a Cagliari dal Ministero delle Infrastrutture per l’esame e l’approvazione del progetto definitivo del nuovo penitenziario di Oristano, che dovrebbe sorgere entro i primi mesi del 2006 a Massama. Giustizia: penalisti contro "ex Cirielli", suggella infausta legislatura
Adnkronos, 8 settembre 2005
La proposta di legge "ex Cirielli", in materia di prescrizione, riporterebbe il sistema "indietro di 40 anni" e "suggelerebbe l’esito infausto di una legislatura che si è contraddistinta per l’approvazione di leggi ad personam ed emergenziali". La denuncia arriva dall’Unione delle Camere Penali, che si prepara al nuovo sciopero del 19 settembre, quando gli avvocati penalisti torneranno ad incrociare le braccia astenendosi dalle udienze per protestare contro le mancate riforme necessarie per una "giustizia giusta". Cagliari: mozione in Comune, no a vendita Buoncammino
Agi, 8 settembre 2005
Torna d’attualità la mozione trasversale per integrare il carcere di Buoncammino nel patrimonio pubblico di Cagliari, che alcuni consiglieri comunali avevano presentato il 22 marzo scorso. Il documento, firmato dal centrosinistra e anche da esponenti del centrodestra, tra i quali il gruppo dei Riformatori e un membro dell’Uds, sarà discusso nelle prossime sedute del Consiglio comunale. "Con tutti i colleghi del centrosinistra e significativamente con i colleghi dei Riformatori e dell’Uds", sottolinea dice Marco Espa (Margherita), primo firmatario, "abbiamo denunciato il rischio che incombe sulla città di Cagliari: la vendita del carcere di Buoncammino. Sembra che il ministro Castelli per finanziare il nuovo carcere intenda vendere ai privati la struttura". "Per la Regione e per lo sviluppo strategico di Cagliari sarebbe una vera beffa", prosegue Espa. "Noi proponiamo che Buoncammino diventi l’occasione per ridisegnare lo sviluppo urbano e civile di Cagliari, con un concorso di idee internazionale, sul modello di altre città italiane e europee, che voli alto, che dia respiro e sviluppo a una città che rischia di essere continuamente saccheggiata della sua memoria storica urbanistica e ambientale e di vivere continuamente per le emergenze". "Per questo è importante che intervenga la Regione Sardegna", sottolineano i firmatari della mozione, "e se il sindaco Floris ha davvero intenzione di mantenere nella disponibilità pubblica il sito di Buoncammino basta che voti a favore della mozione da noi presentata". Don Mazzi: la droga è figlia del disagio, lo sballo della normalità
Redattore Sociale, 8 settembre 2005
Un ragazzo di 14 è morto ieri per droga in largo Murani a Milano. Nazionalità italiana, nessun precedente penale. Una vita normale interrotta da hashish e butano. "Litighiamo sulla differenza tra droghe pesanti e leggere, ma questa morte dimostra che i consumi di stupefacenti sono cambiati". Riccardo Dè Facci è il responsabile del settore Tossicodipendenze del Cnca (il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza). Questa sera parteciperà al dibattito in programma alla ore 21 alla festa dell’Unità di Milano: "Non si muore di sola eroina: lotta a vecchi e nuove dipendenze". Nelle sue dichiarazioni non manca l’autocritica: "Siamo pronti a combattere il disagio grave, ma non sappiamo affrontare la normalità. La droga ormai entra nel mondo giovanile come un fatto quotidiano". L’emarginazione non entra nel gioco delle parti. Nella storia di Daniele F., il ragazzo milanese, non trova posto. "Ha usato un mix esasperato di sostanze, ma cosa cercava davvero? Forse non la fuga dalla normalità. L’abuso oggi nasconde la ricerca sbagliata di un piacere". È d’accordo anche don Antonio Mazzi che stasera parteciperà all’incontro. Nella comunità Exodus affronta il problema della droga tutti i giorni. E di fronte ha gli occhi dei suoi tossici". "I giovani non scappano dal disagio, ma dalla noia e da una vita banale". Don Mazzi ha coniato un nome preciso per parlare della nuova tossicodipendenza: sballo. "La droga è figlia del disagio, lo sballo della normalità – prosegue -. Sono sempre morti ragazzi per strada, ma non se ne parlava". C’é chi muore in una piazza per aver inalato il gas degli accendini, chi davanti all’entrata di una discoteca per una pasticca di ecstasy. "Il consumo é generalizzato, ma le nostre risposte al problema sono vecchie. Si sono fermate agli anni ‘90 – conclude Riccardo Dè Facci -. Siamo bravi a far prediche e dare giudizi, ma lasciamo orfani i nostri figli. Alla fine siamo autocentrati e l’attenzione nei loor confronti viene meno". Ricerca di straordinarietà e rischio. Al dibattito di questa sera prenderanno parte tra gli altri Grazia Labate, sottosegretario alla Sanità, Alfio Lucchini, responsabile del dipartimento delle Dipendenze dell’Asl Milano 2, e Achille Saletti, docente di Diritto processuale civile presso l’Università statale di Milano. Teramo: una lettera dalla sezione femminile del carcere
Il Messaggero, 8 settembre 2005
"Noi detenute del reparto femminile del carcere di "Castrogno", non come erroneamente definito "Caienna" ma Spielberg, avendo migliore fortuna del nostro illustre Pellico, (non per il tratta mento) ma poiché "generosamente forniti di penne ad inchiostro, ribadiamo che nonostante le nostre ripetute proteste, la risonanza (se pur minima) data alle stesse da alcuni quotidiani, la conferenza stampa indetta di fronte al carcere, la visita di uno sconosciuto assessore, restiamo in un clima di totale inedia ed isolamento, senza contare che i problemi da tempo lamentati permangono, anzi, la visita dell’ assessore sopra citato, ci ha illuse visto che con la stessa non abbiamo potuto avere nessun tipo di contatto, neppure le detenute non in cella, che aspettavano nell’ aria lager, hanno potuto dialogare poiché gli era stato precedentemente vietato. Nei giorni precedenti, pur non potendo ribaltare strutturalmente questo luogo, sono state riviste nelle celle le misere suppellettili, sostituiti arredi fatiscenti, ripuliti locali inutilizzati per anni (vedi la palestra) ed altri che erano nell’ abbandono e nello sfascio totale, compresa la pulizia del quadrilatero di cemento dove le detenute sono costrette a sostare sotto il sole cocente o sotto la pioggia battente pur di respirare un po’ d’aria. Il sopra citato "luogo d’aria" è sempre lurido, sfornito di un bagno funzionante con in uso un misero lavandino costantemente otturato. Inoltre, visto il periodo feriale e la carenza di agenti di custodia, le cosiddette ore d’ aria sono spesso dimezzate. Quindi, il regime al quale siamo sottoposte è più duro di un carcere punitivo di massima sicurezza. Siamo praticamente sempre chiuse in cella (cosa che ormai è superata nel 70% delle carceri italiane) e niente del poco che ci era stato permesso è stato attuato. Alle detenute sfornite di mezzi propri continua a mancare lo stretto necessario per una sopravvivenza almeno dignitosa: carta igienica, disinfettante, assorbenti e, da alcuni giorni anche i sacchetti per la spazzatura. Le condizioni di alcune detenute con gravi problemi di salute permangono. Denunciamo inoltre la presenza di una detenuta, in particolare, che mostra gravi turbe psichiche, turbando giorno e notte la già flebile serenità della sezione. Non speriamo in nulla poiché siamo certe che questa nostra ennesima richiesta di aiuto e solidarietà si perderà nei meandri della burocrazia e sarà fonte di ricatti e ritorsioni. Inoltre abbiamo letto su un articolo del "Centro", che esiste una fantomatica associazione di volontariato (verso il futuro) che sarebbe presente spesso all’ interno del carcere e curerebbe le nostre problematiche. Teniamo a far sapere, gridandolo a viva voce che non abbiamo la più pallida idea di chi possano essere questi sedicenti "missionari" e ribadiamo che possiamo esclusivamente contare sulla "notoria" solidarietà carceraria aiutandoci l’una con l’altra. Grazie comunque di non averci ignorate almeno verbalmente". Livorno: caso Lonzi, la madre si oppone all’archiviazione
Newspaper 24, 8 settembre 2005
Il legale di Maria Ciuffi, madre di Marcello Lonzi, detenuto morto nel carcere delle Sughere a Livorno, ha annunciato che si opporrà alla richiesta di archiviazione, avanzata dal pm di Genova Paola Calleri, dell’esposto-denuncia presentato dalla Ciuffi contro il pm livornese Roberto Pennisi e altri due indagati. Nel suo esposto, Maria Ciuffi aveva ipotizzato i reati di falso, omissione di atti d’ ufficio e favoreggiamento di ignoti, ritenendo che il figlio non fosse morto per un infarto, ma per le conseguenze di un pestaggio in carcere. "Il gip - spiega l’avvocato - dovrà fissare un’ udienza camerale a seguito della quale decidere se accogliere la richiesta di archiviazione del pm o disporre un supplemento di indagini rimettendo il fascicolo allo stesso pm richiedente". Roma: Regina Coeli scoppia, detenuti trasferiti in Sicilia
Vita, 8 settembre 2005
Trasferiti da Roma alla Sicilia perché il carcere in cui erano detenuti era sovraffollato oltre ogni limite: è quanto accaduto, nei giorni scorsi, a oltre cinquanta detenuti del carcere romano di Regina Coeli, trasferiti perché tra il 26 e 27 agosto nel carcere romano c’erano 1008 detenuti, numero che ha superato di gran lunga la "capienza tollerabile" pari a 960 detenuti. A denunciare l’accaduto è il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni secondo cui "quella del sovraffollamento è una circostanza confermata anche dai dati nazionali, che evidenziano una crescita negli ingressi in carcere ad agosto, in controtendenza rispetto agli anni scorsi. Il sistema ha raggiunto un livello di saturazione non solo a Roma, ma in tutto il Lazio". Secondo dati non ufficiali, a giugno nelle carceri di tutto il Lazio c’erano circa 5.900 detenuti. A Regina Coeli poi, fanno notare dall’Ufficio del Garante, i lavori di adeguamento agli standard europei di alcune sezioni della struttura, se da un lato ha migliorato le condizioni di vita dei detenuti, dall’altro ha diminuito la capienza generale del carcere. Nel caso specifico il Garante dei diritti dei detenuti ha evidenziato che con questo tipo di trasferimenti, "il Dap sistematicamente viola il principio della territorialità della pena stabilito dall’articolo 30 dell’Ordinamento Penitenziario". Al di là dell’aspetto formale, inoltre, il trasferimento in istituti di altre regioni provoca problemi di non poco conto per i detenuti: "difficoltà di avere rapporti regolari con i genitori, congiunti e figli - ha detto - e difficoltà di rapporti con i propri legali, oltre a quella di vedersi letteralmente sradicati da un ambiente tutto sommato più familiare per arrivare in un luogo del tutto sconosciuto con tutte le incognite del caso". Gran Bretagna: tranquillante per cavalli diventa nuova ecstasy
Ansa, 8 settembre 2005
Se i Sessanta erano gli anni dell’LSD, i Settanta quelli della marjiuana e gli Ottanta quelli della cocaina, la droga del Terzo Millennio è un tranquillante per cavalli: la chetamina. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato da DrugScope, il più importante ente benefico britannico di informazione sulle sostanze stupefacenti, secondo il quale il narcotico, denominato anche "Special K", è divenuto ormai il nuovo ecstasy nelle discoteche del Regno Unito. L’indagine, che ha analizzato i dati raccolti da 40 centri di monitoraggio sul consumo di droga operanti in 15 città del paese, mostra infatti che la sostanza, un tempo popolare solo nei locali gay, ha ampliato il suo appeal. "Special K" ora figura per la prima volta nella lista dei narcotici più venduti in otto delle 15 città esaminate. La chetamina, inventata nei laboratori Parke-Davis nel 1962, come sostitutivo del PCP o pillola della pace - potente anelgesico in uso negli anni Cinquanta - è usata in veterinaria come tranquillante per cavalli ed è stata anche impiegata come anestetico sul campo di battaglia, ad esempio nella guerra in Vietnam, per svolgere operazioni chirurgiche d’urgenza. Le sue proprietà allucinogene permettevano infatti di separare la mente dal corpo, consentendo ai medici di campo di effettuare operazioni salva-vita sui soldati. Tuttavia nell’ultimo anno la droga - acquistabile in alcuni parti del regno per appena 22 euro al grammo - ha registrato un’impennata di consumi fra i sudditi, in particolare fra gli appartenenti alla classe media che si scatenano al fine settimana per poi tornare al lavoro il lunedì. "Le pillole di ecstasy contengono meno Mdma (il principio attivo) di un tempo e pertanto sono diventate poco più di un eccitante piuttosto che un qualcosa che altera lo stato mentale", ha spiegato Neil Venables di Birmingham, che da anni lavora con i tossicodipendenti. "I ragazzi fra i 18 ed i 25 anni ora prendono dunque la chetamina per sballarsi di più la notte. È facile individuarli in pista nelle discoteche perché non ballano, stanno seduti in una sorta di stato vegetativo", ha sottolineato Venables. La crescente diffusione di Special K ha allarmato così tanto il governo britannico che il ministero dell’Interno, su suggerimento degli esperti, ha deciso di metterla fuori legge entro la fine dell’anno, classificandola come sostanza stupefacente di livello C, al pari delle amfetamine e della cannabis. Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano britannico The Guardian, l’Advisory Council on the Misuse of Drugs (l’organo consultivo sull’abuso di droga) ha precisato che la sostanza non è particolarmente pericolosa per i consumatori occasionali, ma pone gravi rischi per chi soffre di disturbi cardio-vascolari o di schizofrenia ed altre patologie psichiatriche. Il narcotico può dare dipendenza, ma non quanto le amfetamine o la nicotina. Un tempo la chetamina in polvere o in forma liquida venduta illegalmente dagli spacciatori, proveniva da ambulatori veterinari, ma di recente grandi quantitativi sono stati scovati dagli agenti delle dogane britanniche in carichi acqua di rose e oli per massaggi provenienti dall’India. Siracusa: il 14 si terrà un incontro sui problemi del carcere
La Sicilia, 8 settembre 2005
Un incontro sui problemi del carcere è fissato per giorno 14. Le questioni da affrontare con somma urgenza vanno dall’adeguamento del personale alla diminuzione dei carichi di lavoro che gravano sulla polizia penitenziaria, dalla sistemazione dei cunicoli dell’istituto, della illuminazione, dei solai, dell’impianto elettrico alla sistemazione di diversi detenuti con patologie psichiatriche e detenuti extracomunitari e alla diminuzione della popolazione reclusa. A sottolineare le problematiche che affliggono il penitenziario è il segretario provinciale del Coordinamento nazionale Polizia penitenziaria Massimiliano Di Carlo. "Sono problematiche - dice- ripetutamente denunciate ma non sanate mai, che occorre fronteggiare prima che si verifichino irreparabili episodi. Proclamiamo lo stato di agitazione affinché le istituzioni competenti assumano, previa concertazione sindacale, le improcrastinabili iniziative che riconducano la situazione alla normalità. "La realtà quotidiana in cui la polizia penitenziaria si trova ad operare è al di fuori di ogni contesto di vivibilità riferibile all’ambiente di lavoro, alle condizioni igienico-sanitarie e alla sicurezza". In una nota inviata al ministro della Giustizia, al capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al prefetto di Siracusa, al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria e al direttore della casa penale di Augusta il segretario provinciale del Cnpp, oltre ad un tempestivo intervento, chiede un incontro urgente con dirigenti e funzionari a livello sia centrale che periferico. "Questa organizzazione sindacale vigilerà ed assumerà ogni opportuna iniziativa affinché la legalità nelle condizioni di lavoro venga ristabilita". Per la errata gestione del personale di polizia penitenziaria Santo di Stefano Randazzo e Corrado Della Luna, della segreteria provinciale della Uil, prendono atto della sollecitudine con cui la direzione ha convocato le parti sindacali. "Al fine di poter subito correttamente interloquire chiediamo in via preventiva di conoscere le soluzioni dalla stessa ipotizzate". Giustizia: intercettazioni, la Fnsi plaude a dietrofront governo
Il Campanile, 8 settembre 2005
"Prendo atto della decisione del governo di modificare il provvedimento relativo alle violazioni del segreto per quanto riguarda le intercettazioni (provvedimento all’odg del prossimo Consiglio dei ministri di domani, ndr). È certamente positivo che l’esecutivo abbia fatto rapidamente marcia indietro rispetto ad una proposta del Premier e di alcuni suoi amici di prevedere il carcere duro per i giornalisti. Purtroppo, più volte negli ultimi anni l’esecutivo oppure pezzi della maggioranza hanno tentato di intimidire l’informazione ma hanno sempre dovuto cambiare linea". Così il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi commenta la modifica al testo sulla nuova normativa al vaglio del governo in materia di intercettazioni. Serventi Longhi suggerisce "per il futuro una maggiore prudenza. Vedremo il testo del nuovo provvedimento, che auspico assuma la forma di un disegno di legge da discutere in Parlamento. Non è chiaro, tra l’altro, il ruolo che si affiderebbe all’ordine dei giornalisti che, secondo indiscrezioni, dovrebbe disporre la sospensione cautelare dall’esercizio della professione fino a tre mesi per i giornalisti che violino il segreto. Una sospensione che avverrebbe in seguito ad una informazione da parte del magistrato capo della procura competente. Una simile formula appare giuridicamente inconcepibile considerata l’autonomia dell’ordine prevista dalla legge professionale. Nessuno può obbligare l’Ordine a "disporre" sanzioni che vengono decise dall’organo di autodisciplina della categoria in piena autonomia sulla base della documentazione pervenuta". Verona: Tiziana Valpiana (Rc) ha visitato l’istituto di pena
L’Arena di Verona, 8 settembre 2005
Sovraffollamento. È questo il problema maggiore per la popolazione del carcere. Lo hanno ribadito ieri pomeriggio Tiziana Valpiana, deputata di Rifondazione comunista e il consigliere comunale, compagno di partito Fiorenzo Fasoli, dopo una visita alla struttura carceraria di Montorio. "Quando l’istituto venne costruito doveva ospitare 250 detenuti, con un massimo di 400 nelle situazioni di emergenza", ha esordito Valpiana, "oggi in carcere c’erano 680 maschi e 78 femmine. In una trentina di celle è stata messa la quarta branda, quando una commissione dell’Asl dello scorso anno, inviata proprio da me, aveva evidenziato che in quegli spazi non era possibile mettere neanche la terza", ha sottolineato la deputata che era stata in carcere anche a giugno. Sostanzialmente, hanno ribadito i due politici la situazione non è variata di molto e le loro visite hanno il significato di sensibilizzare amministrazione penitenziaria e vari addetti ai lavori affinché resta alta l’attenzione nei confronti della popolazione carceraria. "A ottobre dovrebbero partire i lavori di sistemazione delle docce", ha continuato Valpiana, "io sono stata in diversi ospedali dell’India e non ho dubbi nel dire che i bagni là, sono meglio di quelli di Montorio. Ma il direttore ha detto anche che per fare quei lavori almeno 160 detenuti dovranno essere spostati altrove, diversamente non sarà possibile intervenire". Tra le notizie positive invece l’avvio del terzo anno dell’istituto alberghiero, la prosecuzione di quello per pizzaioli, con l’intenzione di portare fuori anche le pizze. E ancora la possibilità di tenere all’interno della struttura dei cavalli. "Tra i problemi maggiori che i detenuti incontrano c’è quello di un colloquio con le assistenti sociali, il fatto di dover aspettare fino a due anni prima che il giudice di sorveglianza esamini una posizione, essendo da sola con una mole di lavoro sempre maggiore", ha concluso Valpiana, "oltre al fatto che i posti letto in infermeria sono 29, tutti occupati. C’è un detenuto, operato per un tumore alla spina dorsale tre volte che dorme in cella". E le spese per il personale infermieristico sono state ridotte per poter acquistare i farmaci. Cuneo: nuove proposte per favorire il lavoro nelle carceri
Targato CN, 8 settembre 2005
Favorire il lavoro e il reinserimento sociale dei mille detenuti presenti nelle carceri della Granda, questo lo scopo concreto del tavolo tecnico riunitosi martedì in Provincia. All’incontro erano presenti i direttori delle quattro carceri della Granda (Cuneo, Alba, Fossano e Saluzzo), rappresentanti dell’Unione Industriale, della Camera di Commercio e del Comune di Cuneo, il Presidente della Provincia Costa e l’ex consigliere regionale Bruno Mellano. Nelle carceri del Cuneese mancano attività lavorative interne, anche se le idee ci sarebbero. A Cuneo, ad esempio, si sta puntando sulla formazione professionale per un corso di giardinaggio di utilità pubblica, ad Alba si sta parlando di attività con il coinvolgimento di cooperative, a Fossano c’è un laboratorio attrezzato di falegnameria e si stanno formando esperti per la riparazione di piccoli elettrodomestici, a Saluzzo il corso per cuochi sta formando professionalità che potrebbero essere impiegate nel campo della pasticceria di qualità. Ma i problemi pratici sono molti, a cominciare dal fatto che mancano le aziende che diano lavoro ai detenuti. Costa ha avanzato cinque proposte concrete: cercare "clienti", cioè aziende disponibili ad attivare un rapporto con il carcere; contattare l’associazione Artigiani per puntare anche sulle attività artigianali; coinvolgere i consulenti del lavoro e i commercialisti che per professione dispongono di molti contatti con le imprese; ipotizzare la costituzione di una cooperativa di scopo; verificare presso il Ministero apposito la possibilità concreta di avviare progetti con la Cassa Ammende. Avellino: primo seminario provinciale per i figli dei reclusi
Il Mattino, 8 settembre 2005
Si conclude oggi, nella struttura del seminario di S. Andrea di Conza, il primo campo scuola regionale per i figli dei detenuti nelle carceri presenti nella regione Campania. La singolare iniziativa, che per una settimana ha visto protagonisti circa trenta bambini provenienti dalle varie città d’Italia, è stata organizzata dal cappellano dell’istituto di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, in collaborazione con i parroci di Poggioreale e degli altri istituti di pena. Il programma formativo e ricreativo, nonché il vitto e alloggio dei ragazzi, sono stati completamente a carico dei parroci e con il contributo di Monsignor Carlo Liberato, Arcivescovo di Pompei (Delegato regionale per i cappellani delle Case di Reclusione). "Bisogna dare affetto e speranza anche ai figli dei detenuti - ha spiegato Don Antonio Cimmino - Su questo ringrazio anche per la preziosa collaborazione anche il vescovo di Sant’Angelo, Monsignor Francesco Alfano che ha messo a disposizione la suggestiva struttura religiosa di Sant’Andrea. Piana soddisfazione - conclude il cappellano del carcere santangiolese - è stata espressa dai genitori dei bambini che in questi giorni, si sono arricchiti dell’amore di Dio e dell’affetto della Chiesa che, ancora una volta, dimostra di lavorare incisivamente per dare speranza anche a queste famiglie". Una iniziativa che, per l’alto valore educativo, sarà sicuramente ripetuta il prossimo anno. Lauro: detenuti liberi di cantare con spettacolo "Pulcinella Band"
Il Mattino, 8 settembre 2005
Il carcere di Lauro apre le porte al pubblico per presentare lo spettacolo "Pulcinella Band": l’appuntamento è per domani sera alle ore 20, nell’ambito delle "Dafnee 2005". Sede della kermesse artistica sarà proprio la casa circondariale, in un attrezzato spazio interno dove sarà possibile accedere grazie alla semplice esibizione di un documento di riconoscimento. Protagonisti della serata nove detenuti che, seguiti dal maestro Leonardo Di Lorenzo, sono diventati dei provetti musicisti. Il concerto, un collage di classiche musiche e canzoni napoletane, riarrangiate con le percussioni, durerà un’ora e mezza circa e vedrà sul palco Salvatore Caradonna, Domenico Rizzuto, Antonio Luongo, Raffaele Riccio, Sergio Spagnuolo, Salvatore Vigorito, Cristo Di Domenico, Gaetano Campanile e Antonio Cardone. La manifestazione è stata organizzata dalla direttrice del carcere, Maria Luisa Palma, e dall’associazione di operatori carcerari "Zona Transitiva" con il patrocinio della Regione Campania, comunità montana Vallo Lauro-baianese, Provincia di Avellino e Comune di Lauro. L’iniziativa di aprire le porte del carcere al pubblico è un invito che i vari operatori rivolgono alla cittadinanza con precise finalità: "Il contesto sociale e la sua partecipazione - spiega la direttrice Palma - è importante per il reinserimento dell’ex detenuto. L’integrazione con i cittadini, anche per un possibilità lavorativa oltre che sociale, diventa importante per chi cerca di trovare una strada alternativa a quella che l’ha portato in carcere. Farlo attraverso la musica o le altre attività formative, fa scoprire qualità ed interessi che possono portare al recupero ed al totale reinserimento nella realtà civile". "Non è solo lo spettacolo come intrattenimento musicale per il pubblico il nostro obiettivo - continua Leonardo Di Lorenzo, che da un anno cura la formazione musicale della band - ma far capire a tutti quali siano le loro potenzialità e attitudini. Qualità umane oltre che artistiche. Un percorso didattico che li porti ad una "forma mentis" differente da quella che li ha spinti a varcare le soglie di una prigione. Basta che uno solo di loro riesca a capire dove ha sbagliato che questa esperienza, già positiva, diventi un fondamentale punto di riferimento per il futuro". Roma: detenuto pestato a Rebibbia, parte l’inchiesta
Il Messaggero, 8 settembre 2005
La Procura indagherà sull’episodio di violenza ai danni di Cesare Poggesi, il detenuto recluso nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso (reparto G9) che, secondo quanto denunciato lo scorso 24 agosto dall’associazione Papillon, sarebbe stato malmenato da due agenti penitenziari. L’aggressione risalirebbe al 3 agosto ed è stata raccontata dallo stesso Poggesi in una lettera inviata a Papillon e al Garante regionale dei detenuti. "Sono stato condotto in una stanza dove sono stato pestato fin quasi allo svenimento - aveva denunciato Poggesi nella lettera inviata a Papillon e al Garante regionale dei detenuti - Appena entrato mi è stato dato un pugno da dietro e dopo sono stato preso a calci e pugni sul corpo, malmenandomi anche con l’ausilio della chiave d’ottone con cui aprono e chiudono i cancelli. Dopo una decina di minuti di dato trattamento sono stato rispedito in cella intimandomi di non dire niente a nessuno, pena il trasferimento ad un carcere lontano da Roma. Dopo un lasso di tempo che non saprei decifrare, dato che soffrivo troppo, i compagni di detenzione hanno chiamato l’infermiere vista anche la difficoltà che avevo a respirare. Il dottore mi ha chiesto conto dell’accaduto ed io impaurito, ho dichiarato che ero caduto dalla seconda branda a castello, anche se il dottore stesso ha messo in dubbio la mia dichiarazione, dato che i lividi diffusi su tutto il corpo non erano compatibili con una caduta dal letto". La lettera di Poggesi è stata girata dall’Ufficio del Garante regionale dei detenuti alla Procura. "Il direttore del carcere, Carmelo Centone, ha preso atto della denuncia e sta effettuando accertamenti interni sull’accaduto", fanno sapere dall’Ufficio del garante regionale dei detenuti. L’episodio è stato stigmatizzato anche dal garante comunale dei detenuti, Luigi Manconi. "Il caso è gravissimo. La legalità e il diritto non devono restare fuori dalle porte dei penitenziari. L’isolamento della violenza deve esser perseguito senza remore o perdite di tempo", ha dichiarato Luigi Nieri, assessore al Bilancio della Regione Lazio.
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