Rassegna stampa 6 ottobre

 

Giustizia: ex-Cirielli; le carte coperte del guardasigilli

 

La Repubblica, 6 ottobre 2005

 

A questo punto, soltanto il capo dello Stato può raddrizzare un affare che è tanto grottesco quanto insostenibile per il suo illegalismo istituzionale. Il Parlamento è chiamato dalle convenienze del presidente del Consiglio ad approvare una legge che toglie l’amico Cesare Previti dai guai di una doppia condanna per baratterie giudiziarie (dodici anni di carcere, la condanna). La legge, si sa, lavora sulla prescrizione predeterminandola. Dimezza il tempo oltre il quale viene meno l’interesse dello Stato ad accertare il reato e ad infliggere la pena. Il reato che era cancellato (perché prescritto) in quindici anni, lo si butta via in sette anni e mezzo.

Legittimo, meglio doveroso che il Parlamento chieda al ministro di Giustizia di fornire un quadro dell’"impatto" sui processi del nuovo regime, come si dice. Si sa che la richiesta fa andare su tutte le furie chi deve innanzitutto beneficiarne. Cesare Previti, appena l’altro giorno, ha maltrattato nel Transatlantico di Montecitorio il sottosegretario alla Giustizia, Luigi Vitali, che timidamente gli riferiva la disponibilità del ministero a uno screening accurato. "Il tempo è scaduto", l’ha strapazzato Cesare con brusquerie da caserma.

Il ministro Castelli, nonostante quei dati glieli chieda ufficialmente anche il presidente della Camera, si acconcia ai desideri dell’eccellentissimo. E spedisce in Parlamento numeri approssimativi, monchi, minimalisti condendoli per di più di una ridicola arroganza. A chi gli rimprovera che quello studio è gaglioffo replica che bisogna "alfabetizzarsi" in statistica. A peggiorare la sua condizione, il malaccorto aggiunge di non aver considerato la Cassazione perché "allo stato non si può calcolare alcun impatto" in quanto "il prolungamento di un anno (per questo giudizio) consentirà la celebrazione di un numero allo stato non quantificabile di procedimenti pendenti".

Al contrario, accade che il primo presidente della Corte invii, al ministro e al capo dello Stato, uno studio "asettico" con "dati sottostimati" degli effetti della nuova legge sui processi pendenti in Cassazione. Il quadro che affiora è catastrofico. Saranno "bruciati" l’88 per cento dei processi per corruzione; il 40 per cento delle ricettazioni; il 64 per cento delle usure; il 65 per cento delle truffe ordinarie e il 73 per cento delle truffe aggravate, il 56 per cento degli omicidi colposi; il 26 per cento delle bancarotte (non sono stati prese in considerazione le "fraudolente" e le "preferenziali"); il 67 per cento dei maltrattamenti in famiglia; il 68 per cento dei falsi in atto pubblico; il 50 per cento dei reati contro il patrimonio.

La Waterloo della giustizia, la Piedigrotta del delinquente, il giorno dell’umiliazione della vittima del reato. E non è tutto. Gli altissimi giudici avvertono il ministro (e il Parlamento) che del prolungamento di un anno non sanno che farsene perché se un processo arriva alla Corte "prescritto", i giudici della Corte non possono far altro che firmarne il certificato di morte.

Che sarà un caso (nonostante le cabale sconnesse di Ignazio La Russa) è giustappunto quel che accadrà all’amico Cesare. Il suo ultimo pagamento sottobanco a un giudice è del 1993. Prima della legge, prescrizione di 15 anni. Processo morto nel 2008. Con la nuova legge, prescrizione a 10 anni. Processo morto nel 2004, l’anno scorso: quando arriverà in Cassazione, i giudici non potranno che prenderne atto (d’altronde la legge è stata scritta dopo aver accertato qual è stato l’ultimo pagamento corruttivo individuato dalle sentenze di condanna).

Ora dinanzi a questo quadro così disastroso e, per la sua fonte, attendibilissimo, la correttezza istituzionale avrebbe dovuto imporre al ministro della Giustizia di inviare ad horas il plico in Parlamento. Invece, è ormai sera, e niente. Silenzio. Il sapiente in matematica e statistica tace. E allora non c’è che il capo dello Stato a poter restituire decoro al confronto istituzionale e dignità al Parlamento. Presidente, invii Lei alle Camere lo studio della Corte di Cassazione. Il ministro non sembra averne il coraggio. Cesare Previti deve fargli una paura del diavolo.

Giustizia: Radicali; ex-Cirielli, si punisce solo chi non ha mezzi

 

Ansa, 6 ottobre 2005

 

Il Parlamento è sordo alle richieste degli operatori sulle "disastrose conseguenze" che la ex Cirielli avrà sull’intero sistema della Giustizia penale e sul sistema carcerario. Lo afferma Irene Testa, segretario dell’ associazione radicale "Detenuto ignoto", che chiede l’intervento del Presidente della Repubblica perché assicuri "garanzie e rispetto delle leggi". Testa, che fa parte della Giunta Nazionale di Radicali Italiani, ricorda che da "da lungo tempo ormai la maggioranza assoluta degli operatori impegnati a vario titolo nel circuito carcerario, non solamente tanti politici, denunciano l’incostituzionalità e la gravità del ddl ex-Cirielli. A nulla sono valse le manifestazioni, i convegni, gli appelli, le dichiarazioni per richiamare questo nostro Parlamento che è intento, con l’approvazione di questa legge, a punire, piuttosto che tentare di riabilitare, il povero, il disgraziato, l’ immigrato, chi non è nessuno, mentre si dimostra attento a favorire chi ha i mezzi per garantirsi il prolungamento dei processi, gli avvocati, e sempre più agevoli prescrizioni". "Tutto ciò - conclude - denuncia l’estraneità e il disinteresse di questa classe politica nei confronti delle problematiche della società che è chiamata ad amministrare. Il dover garantire i diritti di Caino non può e non deve significare mettersi contro Abele, in quanto Abele stesso dovrebbe volere per Caino una pena giusta e equilibrata da scontare secondo le Leggi dello Stato, che di questo equilibrio, anche nella figura del Presidente della Repubblica dovrebbe essere imparziale garante".

Austria: immigrato 18enne muore di fame in carcere a Linz

 

L’Adige, 6 ottobre 2005

 

Un immigrato africano di 18 anni è morto ieri nel carcere di Linz, in Austria, dopo sette giorni di sciopero della fame. Lo ha annunciato la polizia austriaca precisando che la vittima era originaria del Gambia ed era in carcere in attesa di essere rimpatriata. L’Austria ha introdotto nel luglio scorso una controversa legge che permette alla polizia di nutrire con la forza i detenuti in sciopero della fame. Il comunicato della polizia non precisa se il detenuto morto sia stato nutrito a forza.

Usa: approvate norme contro maltrattamenti detenuti all’estero

 

Adnkronos, 6 ottobre 2005

 

Il Senato americano ha approvato con 90 voti a favore e 9 contrari la messa al bando di maltrattamenti e abusi sui detenuti sotto custodia americana all’estero, una decisione - hanno spiegato i legislatori - che si tradurrà in una serie di norme destinate a soldati ed ufficiali che svolgono gli interrogatori.

Udine: carcere per il furto d’una merendina da 75 centesimi

 

Gazzetta del Sud, 6 ottobre 2005

 

Resterà in carcere, in attesa del processo fissato per il prossimo 19 ottobre, il cittadino albanese Sinan Shabani, di 45 anni, accusato di rapina impropria dopo aver spintonato un agente di polizia penitenziaria che lo aveva sorpreso a rubare una merendina, del valore di 0,75 euro, in un supermercato, nel capoluogo friulano. Lo ha deciso il gip che, convalidando l’arresto, ha disposto la custodia cautelare in carcere tenendo conto dell’aggressione nei confronti dell’agente e di altri episodi minori di cui l’uomo si era già reso protagonista e a seguito dei quali gli era già stato notificato un decreto di espulsione ai sensi della legge Bossi-Fini.

Droghe: don Smacchia, una beffa il naufragio della Conferenza

 

Vita, 6 ottobre 2005

 

Intervento del presidente della Fict sull’ipotesi di slittamento del summit di Palermo. In questi giorni si sono rincorse voci e smentite sull’eventualità di un naufragio della Conferenza sulle tossicodipendenze prevista a Palermo dal 5 al 7 dicembre. Non entro nel merito delle dichiarazioni ma ritengo che ciò sarebbe una iattura per chi è vittima della droga e una beffa per gli operatori.

Non tutti sanno che proprio in vista della Conferenza da prima dell’estate i membri della Consulta sulle tossicodipendenze si riuniscono anche settimanalmente, suddivisi nei seguenti gruppi: doppia diagnosi;carcere e droga; prevenzione, comunicazione sociale e formazione; adeguamento dei servizi alle nuove modalità di consumo. Un lavoro impegnativo, qualificato e ampiamente condiviso che a mio avviso dovrebbe tradursi in proposte concrete da presentare ufficialmente proprio in occasione della Conferenza. E su quelle proposte i rappresentanti istituzionali e gli esponenti politici dovranno pronunciarsi con chiarezza evitando ogni demagogia e strumentalizzazione.

Cassazione: bocciata l’ex-Cirelli; prescritti il 50% dei processi

 

Adnkronos, 6 ottobre 2005

 

Il centro elaborazione dati della Cassazione fa i suoi conti e constata che con l’ex Cirielli in vigore andrebbero in prescrizione il 50 per cento dei procedimenti pendenti. In particolare dalla verifica tecnica svolta dai giudici di Piazza Cavour e trasmessa al ministro della Giustizia è risultato che con l’approvazione della nuova normativa salterebbero molti dibattimenti, soprattutto quelli relativi ai reati per corruzione, che andrebbero estinti nell’88,8% dei casi. "Mi riservo di verificarli", ha commentato il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. "Credo importante dare dati omogenei altrimenti si fa fatica a comprendere. Dovrei valutare - ha continuato il ministro - i criteri con cui sono stati elaborati".

E dopo le prime indiscrezioni circa i dati campione di Piazza Cavour sugli effetti dell’approvazione della ex Cirielli, i commenti non si sono fatti attendere. "I dati della Cassazione sbugiardano il ministro Castelli, sono allarmanti e impongono l’immediato stop della ex-Cirielli. Di fronte a queste cifre, Castelli dovrebbe fare un passo indietro se ha un minimo di responsabilità e vuole evitare di distruggere la giustizia italiana", ha dichiarato il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio.

"Si prescriverebbero - ha sottolineato Pecoraro - quasi la metà dei processi se fosse approvata questa vergognosa legge che evidentemente vuole tutelare interessi particolari. Non si comprenderebbe, altrimenti, per quale motivo un ministro leghista, partito che ha assunto spesso posizioni estreme e forcaiole abbia tanto a cuore una legge che è un vero colpo alla giustizia italiana. Sarebbe inconcepibile approvare una legge così disastrosa. Ci auguriamo -ha auspicato- che le componenti più responsabili della Cdl, se esistono, la facciano saltare".

Una guerra di cifre, dunque, tra i conti di Castelli e quelli della Cassazione che rendono il clima ancora più teso tra il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e il Guardasigilli. Casini avrebbe già scritto una lettera al ministro della Giustizia per acquisire le nuove stime sul possibile impatto che l’ex Cirielli potrà avere sui procedimenti in corso in Cassazione.

Il dossier contenente l’elaborazione dei dati del Palazzaccio è arrivato al Guardasigilli proprio nel momento in cui ieri Castelli era occupato a difendere la cosiddetta ‘Salva-Previtì. "Ho letto delle critiche tutte infondate. Alcune non mi hanno sorpreso, perché in questo quadro ognuno si sente autorizzato a dare i numeri che crede. Vorrei ribadire che l’unica fonte che può avere dati precisi è il ministero della Giustizia, da un lato, e dall’altro la Cassazione che ha un sistema di raccolta dati indipendente. Tutti gli altri dati sono campati in aria perché non hanno alcuna base precisa o si riferiscono a campioni non rappresentativi perché limitati". Così il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha risposto ieri in conferenza stampa alle polemiche sui dati del ministero relativi all’impatto che avrebbe la legge ex Cirielli sui procedimenti in corso.

A rafforzare la posizione del ministro Castelli poi era scesa in campo ieri anche Alleanza nazionale. Tutti i processi in Cassazione, con le norme contenute nella ex Cirielli, avranno almeno un anno di tempo per essere definiti. "Per questo sono strumentali le accuse che ci rivolge l’opposizione di voler varare una legge ad personam". Per An, ha detto il capogruppo alla Camera, Ignazio La Russa, non rappresenta un problema il rinvio della discussione in Aula del provvedimento. "Non ci interessa tanto - ha spiegato - se la legge venga esaminata prima o dopo. Noi la vogliamo votare tutta ma non siamo disposti a rinunciare alle norme sulla recidiva, perché se per la prescrizione, nonostante il polverone sollevato dal centrosinistra, si tratta di modifiche tecniche, per le altre parti della legge siamo in presenza di nuove norme di grande impatto sociale".

Ex-Cirielli: Castelli; entro stasera chiari criteri cassazione

 

Agi, 6 ottobre 2005

 

"Entro stasera credo di aver chiarito con la Cassazione quali criteri ha utilizzato": lo ha detto il ministro della Giustizia Roberto Castelli parlando con i giornalisti in Transatlantico al Senato. Castelli ha esordito sottolineando di aver "dormito malissimo, per il bailamme di questa Italia dove esiste ancora l’ipse dixit e non il metodo galileiano della sperimentazione, dell’analisi dei dati. È per questo che l’Italia non ha mai premi Nobel". A chi gli chiedeva se il governo si aspetti un nuovo stop dall’Udc, Castelli risponde con una domanda: "perché chiedete a me? La Cirielli è una legge di natura parlamentare: io in questo momento svolgo una funzione di natura tecnica. Sono un povero cireneo che cerca di dare dati che siano attendibili in un frastuono mediatico in cui non si capisce niente. Questo è il dato".

Secondo la Cassazione rischia di saltare un processo su due: "andate a leggere il mio sito internet - ha risposto Castelli -: lì ci sono i dati che vengono dalle Corti d’Appello. Adesso vedrò quelli della Cassazione che ieri ho ricevuto mentre ero a Porta a Porta e quindi non li ho visti. Stamattina li vado a vedere con i miei tecnici e a verificare se sono omogenei con i miei. Omogenei significa se sono stati analizzati con gli stessi criteri. I miei dati sono giusti, se i criteri utilizzati sono diversi segnalerò alla Cassazione questo fatto e ci metteremo d’accordo sul criterio. Dai giornali di stamattina ho letto che per ogni reato danno un numero. La Cirielli, invece, ha varie fattispecie per ogni reato, c’è un aumento di un quarto, un mezzo fino ad un raddoppi. Come minimo bisogna dare per ogni reato varie ipotesi e non una sola. Questo mi fa pensare che abbiano usato criteri diversi dai miei".

Informazione: Radio Carcere; un telegramma per la Giustizia

 

Comunicato stampa, 6 ottobre 2005

 

Radio Carcere rubrica di informazione a cura di Riccardo Arena, dopo l’appello contro l’ex Cirielli, appello sottoscritto da Anm, Uncp e Aiga, oltre che da tantissimi tra professori, magistrati e avvocati, lancia una nuova iniziativa. "Un telegramma per la Giustizia". Si invita tutta la popolazione, cittadini liberi, imputati o condannati a inviare al Presidente della Camera Casini il seguente telegramma: "Presidente, salvi la Giustizia, no alla Cirielli". La giustizia si amministra in nome del Popolo italiano. Non lasciamo che anche l’ingiustizia venga amministrata in nostro nome.

Ferrara: adesione al digiuno contro il problema carcerario

 

Estense.com, 6 ottobre 2005

 

In questi giorni si parla molto della legge ex-Cirielli. Se ne parla soprattutto per il problema giudiziario dell’avvocato del Presidente del Consiglio, dimenticando che i suoi effetti vanno ben al di là degli interessi di chi non vuole entrare nei Grand Hotel di Castelli. Questa è una legge di classe che garantisce prescrizioni e attenuanti agli incensurati, soprattutto a chi può garantirsi una difesa efficace e può permettersi di allungare i processi sine die (magari con l’aiuto di un Parlamento amico), mentre aumenta pesantemente le pene e riduce le possibilità di misure alternative ai recidivi, vale a dire alla gran parte dei detenuti, costituita da tossicodipendenti e immigrati. Si parla invece ancora poco dello stralcio annunciato recentemente dal Ministro Giovanardi degli articoli salienti della Legge Fini sulle droghe: un tentativo di salvare in corner il disegno punitivo, sulla pelle dei consumatori ed in spregio al referendum. Significherebbe l’equiparazione fra sostanze diverse, la "reintroduzione" della quantità massima detenibile per "distinguere" il consumatore dallo spacciatore, l’estensione dei benifici per chi entra in comunità. Insomma: più carcere, pubblico o privato, duro o attenuato che sia, ma per tutti.

Attualmente i carcerati in italia sono 59.649 contro i solo 42.959 posti disponibili. A questi andrebbero aggiunti gli "ospiti" dei tanti CPT in giro per l’Italia, semi-nascosto esempio di allargamento della sfera penale nel nostro paese. Le carceri non sono "Grand Hotel", che una volta finite le camere non raccolgono più prenotazioni. Come in una discarica sociale si aggiunge prima un letto, poi due, poi tre sino ad arrivare a rendere ancor più insostenibile e umiliante la vita di chi è privato della libertà. In carcere si sta male, nel fisico e nella mente. È drammatica la situazione sanitaria: il 22% dei detenuti è tossicodipendente, il 7,5% sieropositivo, il 38% positivo al test per l’epatite C e il 50% a quello dell’epatite B e il 18% risulta positivo al test della Tbc. Nelle carceri italiane nel 2004 ci sono stati almeno 52 suicidi (la media dei suicidi fra i detenuti è 19 volte più alta che fra la popolazione nazionale), 1.110 tentati suicidi, 6.450 scioperi della fame, 4.850 episodi di autolesionismo.

La soluzione non è costruire nuove carceri, come propone giornalmente il Ministro di Giustizia, o esternalizzare carcerati e carcerieri in strutture private, per sopperire al continuo allargarsi della sfera penale. Non possiamo abdicare alla speranza, facendoci coinvolgere nella visione del Carcere come un luogo di eterno ritorno, che annulla ogni possibilità di reinserimento sociale e di affrancamento dallo stato di "deviante".

Nelle scorse settimane Franco Corleone, Garante dei Diritti dei Detenuti a Firenze, ha lanciato un digiuno a staffetta per protestare contro l’indifferenza nei confronti dei problemi delle carceri italiane, per l’approvazione di tre disegni di legge largamente condivisi, sull’affettività, sul Garante dei Diritti dei Detenuti e per il diritto ai Sindaci di entrare nelle carceri, che occuperebbero una sola giornata di lavori parlamentari. A Ferrara il Consiglio Comunale ha approvato recentemente un Ordine del Giorno che getta le basi per la costituzione di un Ufficio del Garante dei Diritti dei Detenuti; renderlo operativo ora sarebbe un piccolo ma importante passo verso la speranza per "pochi" e deboli. Anche per questo aderisco all’appello contro il disastro carcerario promosso da Sergio Segio che ha raccolto centinaia di adesioni (è online su www.dirittiglobali.it) iniziando il digiuno a staffetta sino al 10 ottobre.

 

Leonardo Fiorentini, Presidente Circoscrizione Centro Cittadino Comune di Ferrara

Lodi: i volontari e la direttrice del carcere ai ferri corti

 

Il Cittadino, 6 ottobre 2005

 

La tensione in carcere, a Lodi, è sempre più alta. Le iniziative dei volontari sono state bocciate, tagliato il torneo di calcio con i giovani e censurati gli articoli della testata "Uomini liberi". Le accuse sono rivolte alla direttrice della casa circondariale di via Cagnola Caterina Ciampoli e arrivano dalle persone che da anni fanno servizio di volontariato nel penitenziario. L’interessata, da noi interpellata, dichiara di non voler parlare con chi non conosce. "La cosa che ci ha più indispettito al riguardo dichiara Andrea Ferrari, coordinatore e fondatore di Uomini liberi è che non sono state date spiegazioni in merito". La misura è ormai colma. Tanto che sempre di più a Lodi le motivazioni dello sciopero della fame contro la situazione carceraria, indetto per oggi, hanno assunto una connotazione locale. Più di cento sono le adesioni e allo sciopero partecipano tutti i detenuti di via Cagnola. Ferrari è esausto: "Mi ha mandato una lettera assurda e stamattina (ieri, ndr) mi ha telefonato dicendomi che mi dovevo dimettere".

Una delle cose più contestate è il suo intervento "nei confronti dell’articolo 21 che consente ai carcerati di lavorare all’esterno. Se in passato erano in dieci i detenuti che lo facevano, una percentuale tra le più alte del la Lombardia, adesso ce n’è solo uno e probabilmente durerà poco. Non è tutto. Ha tolto il cavo della stampante e i detenuti non possono stampare gli articoli, tolto le casse acustiche e i giochi sul computer. Tutte ripicche. Un gruppo di volontari che da 15 anni portava vestiario in carcere si è visto negare il permesso di entrare. Ha detto che erano troppi. Assurdo. Eppure con i precedenti direttori Fabrizio Rinaldi e Luigi Morsello ci eravamo trovati molto bene. Quest’ultimo partecipava agli incontri con la redazione del giornale e a tutte le iniziative dei volontari". La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata, oltre alla telefonata, anche la lettera che la direttrice ha inviato a Ferrari, nella quale dice chiaramente che deve "respingere in toto" le singole proposte di attività da parte dei volontari, pur essendo "valide e interessanti".

Per via, dice la direttrice, "del modo di porsi di fronte all’istituzione con la convinzione che la propria attività di volontariato conferisca il potere di decidere di ciò che si deve fare a meno all’interno del carcere, con atteggiamento invadente". E tra le iniziative bocciate anche la Carovana antimafia, che ha tra i protagonisti don Virginio Colmegna, direttore della casa della carità di Milano: "Apprendo scrive al proposito la direttrice che ci sarà un dibattito in carcere e che allo stesso parteciperanno persone diverse da quelle indicate nella richiesta di autorizzazione: rispondo con un diniego per l’impostazione politica e di parte dell’iniziativa che offende la memoria di Falcone e Borsellino".

Uno dei pilastri dell’educazione alla legalità, scrive la direttrice, "è il rispetto della legge come strumento e non come fine, perché frutto della volontà di un parlamento democraticamente eletto: niente di tutto questo si trova nella presentazione dell’iniziativa e forse per non urtare la suscettibilità dei trafficanti di droga ristretti in questo istituto, si è omesso il contributo di Pino Arlacchi comunicato alla cittadinanza". Queste spiegazioni a Ferrari, inutile dirlo, non sono andate giù: "Abbiamo sempre cercato di coordinare bene il nostro lavoro: sappiamo che la sua precedente esperienza a Busto è stata difficile. Non vogliamo buttare via l’impegno di questi tre anni".

Un po’ dispiaciuto anche Antonio Marchetti, presidente della Uisp, Unione italiana sport per tutti, che ha dovuto modificare il programma del torneo di calcetto e pallavolo, programmato come ogni anno, in collaborazione con il provveditorato: "Abbiamo dovuto rinunciare dice alle partite finali dedicate agli incontri, in carcere, tra detenuti e giovani delle superiori e rispedire al mittente le adesioni". Adesso però Ferrari ha intenzione di sbloccare la situazione e così sta prendendo contatti con le parti locali interessate, i parlamentari lodigiani e altri soggetti istituzionali al di fuori del territorio.

Lodi: maxi digiuno per salvare i detenuti, più di ottanta adesioni

 

Il Cittadino, 6 ottobre 2005

 

In troppi decidono di farla finita e suicidarsi. Ai più fortunati, invece, la sorte riserva Aids, Tbc ed epatite. I carcerati non vengono certo aiutati a rifarsi una vita. Molte leggi a loro favore sono ferme al palo, inapplicate da anni. La drammatica e ormai nota condizione del sistema penitenziario italiano è diventata insostenibile. L’ultima delle iniziative messe a punto con l’obiettivo di sbloccare la situazione è l’appello lanciato da Sergio Segio che fu tra i fondatori di "Prima linea" (l’organizzazione armata che aveva mille militanti e migliaia di simpatizzanti). La proposta prevede un digiuno nella giornata di giovedì. Sono ormai molti anni che Segio, dopo 22 passati in cella, è impegnato nel volontariato e ieri è venuto a Lodi per presentare il suo appello.

L’iniziativa cade in un momento di tensioni locali. Tanto che molti articoli dell’ultimo numero di "Uomini liberi", il periodico redatto dai carcerati insieme ai volontari sono stati pesantemente censurati dalla nuova direttrice. Il direttore del "Cittadino", che ospita il giornale, ha denunciato la situazione in prima pagina e ieri i volontari hanno ribadito il desiderio di migliorare il dialogo con i vertici. "Noi chiediamo ha detto il volontario Andrea Ferrari, che è anche assessore comunale alla cultura che le censure siano motivate. Non pensiamo che non si debbano leggere gli articoli prima della pubblicazione, ma che ogni taglio venga spiegato".

Ferrari però non ha voluto che questo fosse l’argomento principale della giornata. I riflettori, davanti alla casa circondariale di via Cagnola, erano tutti puntati sull’iniziativa nazionale che a Lodi ha già ottenuto oltre ottanta adesioni, ancora prima di essere ufficialmente lanciata. "Nelle carceri italiane ha detto Segio ci sono 60mila detenuti, 16.690 in più dei posti disponibili; senza contare le 70 persone che dall’inizio dell’anno sono morte suicidate o di malasanità. E anche i dati dell’anno scorso sono illuminanti: almeno 52 i suicidi, 8 da parte degli agenti di custodia, più di mille i tentativi, 4600 i gesti di autolesionismo. Nel 57,5 per cento delle carceri si sono verificati casi di Tbc, nel 60 per cento contagi di scabbia e nell’oltre 7 per cento si sono registrati ammalati di epatite e Aids". Eppure le leggi restano inapplicate. E giù una sfilza.

Segio cita la Finocchiaro del 2001 per la scarcerazione delle detenute madri e dei loro bambini. Oggi sono oltre 60 le mamme e i piccoli dietro le sbarre; la legge Smuraglia per favorire il lavoro in carcere e fuori, che significa inserimento sociale dei detenuti e meno possibilità di avere recidive, è poco o per nulla finanziata; ancora, la legge che deve favorire la scarcerazione degli ammalati di Aids non è applicata. Idem per il regolamento Margara. "Vogliamo commenta Segio che si portino a termine almeno due leggi, quella sull’affettività e sul garante nazionale dei detenuti". Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto la volontaria Michela Sfondrini ha auspicato che a Lodi si faccia come a Roma, Torino e Firenze, dove in assenza della legge, gli enti locali hanno nominato in proprio un garante. Da noi la situazione non è poi così rosea.

In via Cagnola si contano tra gli 80 e i 90 carcerati, ma per stare bene questi ultimi dovrebbero essere trenta di meno. Un altro dei problemi, fa notare invece la volontaria Grazia Grena, è quello del rapporto dei detenuti padri con i loro bambini. "Speriamo che si trovi una saletta per consentire un incontro più umano tra i genitori e la loro prole, reso impossibile dalla presenza del tradizionale bancone. Vorremmo ripetere anche a Santa Lucia la bellissima festa fatta a giugno che ha riunito padri e figli; ma non so se si riuscirà perché questo è un momento un po’ difficile". Forse la battaglia di così tanti lodigiani però riuscirà a sciogliere anche le tensioni interne. Chi ha aderito all’appello, intanto, è invitato domani, al circolo Arci di via Maddalena, alle 18, per un tè. L’unica bevanda concessa in questa giornata. Chi volesse aggregarsi per salvare i carcerati può inviare una mail a uominiliberi@virgilio.it. Per ottenere informazioni, invece, si possono visitare i siti: ultimi@diocesi.lodi.it; oppure www.dirittiglobali.it

Giustizia: Corte di Strasburgo; diritto di voto per i detenuti

 

Agi, 6 ottobre 2005

 

I detenuti potranno votare. Una sentenza della Corte europea dei Diritti umani ha riconosciuto ai reclusi il diritto di voto. La sentenza del tribunale di Strasburgo comporterà modifiche legislative per dare ai detenuti il diritto di esprimere il proprio voto nelle future elezioni nazionali e regionali. Il Tribunale ha dato ragione a John Hirst, che aveva presentato un ricorso mentre scontava una sentenza a vita nella prigione di Rye Hill, nel Wawwickshire, per omicidio colposo. Riconquistata in libertà, il 54enne Hirst ha voluto continuare la sua battaglia. "Il tribunale per diritti umani ha convenuto con me che la posizione del governo è sbagliata: non importa quanto atroce sia stato il delitto, a ciascuno spetta l’elementare diritto umano di votare".

 

 

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