Rassegna stampa 5 ottobre

 

Giustizia: stop a ex-Cirielli; esame dopo proporzionale e devolution

 

Gazzetta del Sud, 5 ottobre 2005

 

La proposta di legge ex Cirielli, che riduce i tempi di prescrizione dei reati, per ora slitta. I leader dell’Udc Marco Follini afferma che non si tratta certo di una "priorità". Ma in Forza Italia nessuno ha dubbi: si parli pure prima di legge elettorale e di devolution, come chiedono gli alleati, ma poi si voti. Il provvedimento, ormai conosciuto come "salva-Previti", va approvato e in fretta. L’ex Cirielli infatti, sostengono nell’Unione ma anche nella Cdl, servirebbe non solo a risolvere le grane giudiziarie di Cesare Previti, ma anche di altri esponenti a lui vicini come l’avvocato Acampora, sulla cui sentenza di condanna la Corte di Cassazione dovrebbe pronunciarsi entro i primi di novembre. L’Udc punta i piedi e spiega che sull’ex Cirielli vuole saperne di più. Il sottosegretario all’Economia Michele Vietti dichiara che i dati forniti da Castelli sull’impatto che potrà avere la legge sui procedimenti in corso non lo soddisfa.

E Follini riunisce i suoi sulla questione. Al termine della riunione dei parlamentari centristi, dedicata al dibattito sulla ex Cirielli, Follini insiste sulla linea della moderazione: "Abbiamo il dovere di arrivare ad un finale di legislatura il più costruttivo possibile. Tutti gli argomenti - aggiunge - meritano attenzione, ma il grande obiettivo è cercare di ridurre al minimo le controversie togliendo di mezzo gli argomenti meno prioritari". La replica alla lettera al Corsera viene dal ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, da sempre uno dei dirigenti di Forza Italia più vicini al premier. Utilizzando il dibattito che si è aperto nell’Unione sull’ipotesi (subito respinta da Follini) di una desistenza tra centrosinistra e i centristi, La Loggia attacca chiedendo al segretario dell’Udc un’ulteriore prova di lealtà alla coalizione: "Mi auguro che l’Udc - afferma il ministro - sdegnosamente respinga le sirene che vengono dall’altro lato, me lo auguro fermamente e vorrei che formalmente lo dichiarassero.

In passato lo hanno fatto, una ulteriore conferma non guasterebbe. Io mi auguro che sia così. Laddove non fosse così - aggiunge La Loggia - sarebbe il caso di dirlo adesso, anche per un rapporto di lealtà che si deve tra alleati e con gli elettori". Ma Silvio Berlusconi non sarebbe preoccupato per le prossime scadenze che attendono la maggioranza. In diversi colloqui avuti in questi ultimi giorni, secondo quanto si apprende, il premier avrebbe ribadito la sua totale tranquillità, forte dell’accordo con Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Umberto Bossi. In tal senso, secondo le stesse fonti, avrebbe affermato che Follini e i suoi attacchi non rappresentano un problema. Per questa ragione avrebbe invitato tutti ad abbassare i toni, ad evitare il sorgere di nuovi fronti polemici. Anche se questo non significa che abbia visto male il secco altolà che La Loggia ha intimato a Follini.

La parola d’ordine in FI diventa oggi fare tutto e in fretta. E per riuscirci non c’è che un modo: evitare al massimo le polemiche interne cercando di accontentare gli alleati e aggirare l’ostruzionismo dell’Unione. Così il governo pone la questione di fiducia sul decreto contro la violenza negli stadi e fa decadere quello sul cinema. Quindi fa slittare l’ex-Cirielli. Dalla prossima settimana il voto sarà sulla legge elettorale e poi sarà la volta della devolution. Il passaggio si annuncia rapido perché i tempi per le due riforme sono contingentati.

 

Il "giallo" dei dati

 

Sono mesi che la commissione Giustizia della Camera chiede al ministero della Giustizia i dati sull’impatto della proposta di legge taglia-prescrizione. Ma l’unica cosa che riceve è una lettera di Castelli che contiene dati giudicati dallo stesso ministero "pochi, parziali e inattendibili". Praticamente inutilizzabili. Ma non c’è nulla da fare. Dagli uffici giudiziari, ribadisce in più occasioni Castelli, non si riesce ad avere di più. Ieri però Casini torna alla carica. Anche lui chiede gli stessi dati. Che sa essere stati forniti già al Quirinale. Castelli in serata dà la sua verità e precisa di aver già fornito tutti i dati a sua disposizione prima alla commissione Giustizia, poi al Quirinale. Ora, ricevuta anche la richiesta di Casini, assicura, li trasmetterà di nuovo. Ma si tratta di informazioni che riguardano solo il 17% degli oltre 600.000 procedimenti pendenti. Davvero troppo pochi per capire. A colmare la lacuna ci provano i magistrati. Il primo presidente della Corte di Cassazione Nicola Marvulli lavora tutto il giorno per capire l’impatto dell’ex Cirielli sul lavoro della Suprema Corte e raccoglie dei dati che renderà pubblici domani. Uno per tutti: sui 24 procedimenti per corruzione pendenti in Cassazione 21 andrebbero prescritti.

Giustizia: Castelli; su ex-Cirielli unici dati precisi sono i miei

 

Adnkronos, 5 ottobre 2005

 

"Ho letto delle critiche tutte infondate. Alcune non mi hanno sorpreso, perché in questo quadro ognuno si sente autorizzato a dare i numeri che crede. Vorrei ribadire che l’unica fonte che può avere dati precisi è il ministero della Giustizia, da un lato, e dall’altro la Cassazione che ha un sistema di raccolta dati indipendente. Tutti gli altri dati sono campati in aria perché non hanno alcuna base precisa o si riferiscono a campioni non rappresentativi perché limitati". Così il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, risponde in conferenza stampa alle polemiche sui dati del ministero relativi all’impatto che avrebbe la legge ex Cirielli sui procedimenti in corso.

Il ministro si dice anche disponibile a realizzare una nuova indagine su determinati reati, rispondendo così all’accusa di aver selezionato in maniera troppo parziale i reati da inserire nella statistica trasmessa alle Camere. "Se me lo chiedono organi istituzionali e non un singolo parlamentare -spiega Castelli- perché interessati all’impatto della ex Cirielli su determinati reati, sono disposto a fare una nuova ricerca statistica".

Comunque per chiarezza il ministro dice che documenti e dati sono disponibili sul sito internet del ministero della Giustizia. E aggiunge: "Qualcuno ha detto che non si capisce niente: se qualcuno non ha le basi culturali per interpretarli non è un mio problema. È dichiarato con chiarezza sul sito come sono stati raccolti e selezionati i dati. È come se un analfabeta che prende la Divina Commedia dicesse che Dante è poco chiaro. Alfabetizzatevi". "Il lavoro sulla Cirielli è iniziato a febbraio - ha poi spiegato- e ha messo in luce un dato significativo, cioè che i procedimenti pendenti sono meno di quanto si supponesse, cioè meno di 6 milioni perché molti di questi casi sono già stati prescritti" sottolineando che nel totale dei procedimenti pendenti compaiono anche alcuni prescritti perché in certi casi gli uffici non hanno comunicato "tempestivamente l’esito del procedimento e in altri non hanno dato comunicazione ufficiale di quanto avvenuto".

"Questo lavoro di ripulitura, complesso e delicato, che stanno svolgendo gli uffici del ministero della Giustizia potrebbe ridimensionare quindi il numero dei procedimenti in corso. Naturalmente - ha concluso - occorre tempo per avere i dati definitivi". A rafforzare la posizione del ministro Castelli scende in campo Alleanza nazionale. Tutti i processi in Cassazione, con le norme contenute nella ex Cirielli, avranno almeno un anno di tempo per essere definiti. "Per questo sono strumentali le accuse che ci rivolge l’opposizione di voler varare una legge ad personam". Per An, ha detto il capogruppo alla Camera, Ignazio La Russa, non rappresenta un problema il rinvio della discussione in Aula del provvedimento. "Non ci interessa tanto -ha spiegato- se la legge venga esaminata prima o dopo. Noi la vogliamo votare tutta ma non siamo disposti a rinunciare alle norme sulla recidiva, perché se per la prescrizione, nonostante il polverone sollevato dal centrosinistra, si tratta di modifiche tecniche, per le altre parti della legge siamo in presenza di nuove norme di grande impatto sociale".

Giustizia: Fini; parte ex-Cirielli sui recidivi non va accantonata

 

Adnkronos, 5 ottobre 2005

 

"La legge ha due parti: Alleanza nazionale ha sottolineato più volte l’aspetto importante relativo all’inasprimento nei confronti dei recidivi. Questa parte non può essere accantonata". Lo ha affermato il presidente di An Gianfranco Fini, conversando con i giornalisti a proposito dell’iter della cosiddetta ex-Cirielli.

Ass. Papillon: le nostre "questioni primarie" per il futuro governo

 

Comunicato stampa, 5 ottobre 2005

 

Davanti all’ormai prossimo collasso del sistema penitenziario italiano, prodotto da decenni di cinismo politico e accelerato da oltre quattro anni di arroganza e menefreghismo del centro destra, che vorrebbe lasciarci in eredità anche le meraviglie forcaiole contenute nella proposta di legge "ex-Cirielli".

Davanti all’apatia e alla demagogia del centro sinistra, il quale finge di non vedere che la drammatica realtà quotidiana delle carceri ormai può e deve essere affrontata anzitutto con provvedimenti di amnistia e di indulto generalizzato che siano la base per poi applicare tutte le necessarie riforme penali e penitenziarie, prime fra tutte la rigorosa limitazione dell’uso della custodia cautelare e la rigorosa limitazione della discrezionalità del magistrato di sorveglianza nell’applicazione della legge Gozzini;

Davanti ai meschini tentativi di vendere ai cittadini (liberi e detenuti) l’illusione che i drammi del carcere saranno presto risolti da un nuovo codice penale, ben sapendo che esso (per quanto auspicabile) anche nella migliore delle ipotesi non potrà essere discusso, approvato e applicato prima di altri cinque anni.

Davanti ai tentativi un po’ ridicoli di offrire ai detenuti il classico specchietto per allodole con la legge sul presunto "garante nazionale", che non tiene minimamente conto dei limiti dimostrati dall’esperimento dei vari uffici dei "garanti dei detenuti" e della necessità di una legge che finalmente permetta ai detenuti di "garantirsi" da soli, attraverso la effettiva libertà di associazione, di lotta pacifica e di comunicazione con la società esterna, senza dover pagare ogni volta il prezzo di minacce, ricatti, provvedimenti disciplinari, rigetti della magistratura di sorveglianza, denunce, trasferimenti e persino maltrattamenti, come avviene oggi in molte carceri.

davanti al fatto che siamo ormai alla vigilia delle primarie e tutti nell’unione sembrano fare le orecchie da mercante davanti alla nostra richiesta di impegnarsi affinché tutti i detenuti interessati, qualunque sia la loro posizione giuridica, possano votare il 16 ottobre.

Davanti a tutto questo, i detenuti dell’associazione Papillon-Rebibbia iniziano oggi una raccolta di schede a favore di Simona Panzino - "il candidato senza volto" - che rappresenta quella parte di movimenti e associazioni che con più coerenza e responsabilità sostengono le lotte, i diritti, la dignità e le aspirazioni degli "ultimi tra gli ultimi".

Invitiamo tutti i detenuti ad organizzare al più presto questa raccolta di firme all’interno di tutte le carceri, facendole pervenire alle sedi romane della nostra associazione in Piazza Santa Maria Consolatrice 13 - 00159, e in via Raoul Chiodelli 103/105 - 00010. Ci auguriamo che gli uffici competenti dell’unione non vorranno negare anche il diritto dei cittadini detenuti di partecipare come possono alla consultazione delle primarie.

Como: picchiato in carcere, cinque detenuti a processo

 

La Provincia di Lecco, 5 ottobre 2005

 

Lo picchiarono selvaggiamente durante l’ora d’aria, gli ruppero due costole, costrinsero i chirurgi dell’ospedale Sant’Anna ad asportargli la milza. Ora Gianluca Mancosu, 40 anni di Ballabio, un passato da detenuto nel carcere comasco del Bassone, chiede giustizia e 150 mila euro di risarcimento all’amministrazione penitenziaria per difetto di vigilanza. Ma non solo: ieri mattina in Tribunale a Como si è aperto il processo contro cinque persone all’epoca dei fatti detenute, accusate dal pm Maria Vittoria Isella di lesioni personali gravissime. Si tratta di Gian Piero Riva, Andrea Ielasi e dei nordafricani Morad Sami, Mohamed Samaka (l’unico presente in aula e tuttora incarcerato al Bassone), Abdelkadre Elhaddoni. Davanti ai giudici del collegio, Mancosu si è costituito parte civile. Ed ha deposto per primo, riassumendo i fatti di quel 12 giugno del 2003. Era detenuto - e lo è ancora, ma agli arresti domiciliari a casa di parenti in Sardegna, dove finirà di scontare la pena a fine mese - per un episodio di molestia sessuale nei confronti di una minorenne. Difficile stabilire se il movente del pestaggio, avvenuto in un cortile durante l’ora d’aria, coincida con l’applicazione del particolarissimo codice penale che vige in carcere (punizioni severe per quanti si macchino di reati contro donne e minorenni) o se invece i detenuti fossero incattiviti con Mancosu per altri motivi. Di fatto, uno di loro lo avvicinò e gli chiese di dire per quale motivo fosse dentro: "Non ebbi neppure il tempo di rispondere - ha raccontato lui ieri in aula - che quello iniziò a colpirmi alle tempie. Finii a terra, non vidi più nulla. Ricevetti decine di calci...".

Giustizia: arriva l’alt dell’Udc sulla proposta di legge ex-Cirielli

 

Il Sole 24 Ore, 5 ottobre 2005

 

Sulla ex Cirielli, l’Udc sembra averla spuntata. La legge quasi certamente sarà discussa a fine mese, o ai primi di novembre, dopo la riforma elettorale e dopo la devolution. Il dibattito e poi il voto sulla legge elettorale sono stati fissati tra l’11 e il 13 ottobre, la devolution il 20. Dopo la riunione dei parlamentari centristi, il segretario Marco Follini ha sottolineato "il dovere di arrivare a un finale di legislatura il più costruttivo possibile, riducendo al minimo le controversie, togliendo di mezzo gli argomenti meno prioritari". E l’Udc non considera prioritario il tema della ex Cirielli. Un nuovo punto i centristi lo faranno nella direzione nazionale di lunedì prossimo, il giorno prima dell’inizio delle votazioni a Montecitorio sulla proposta di riforma della legge elettorale in senso proporzionale. Il Ministro per i Beni culturali Rocco Buttiglione ritiene che devolution e legge elettorale "debbano camminare insieme" e vede la proposta di legge cosiddetta salva Previti "sopravvalutata" e ora "un po’ allontanata nelle nebbie del futuro". Nella Cdl sia An che Forza Italia smorzano i toni dello scontro con l’Udc.

Il Presidente dei deputati di Alleanza Nazionale Ignazio La Russa, sottolinea: "Sui tempi di approvazione della ex Cirielli non faremo una guerra. Del resto, non é stata una nostra idea quella di anticiparla". E ricorda: "An vota questa legge soprattutto perché la seconda parte introduce una novità assoluta in Italia, e cioè la maggiore severità per i recidivi, abitualmente dediti al crimine, responsabili della stragrande maggioranza dei reati".

Da Forza Italia il Ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia ammonisce: "Se qualcuno non è d’accordo sul merito, argomenti senza strumentalizzare la propria tattica solo per impedire che questa legge arrivi finalmente a conclusione"; Carlo Taormina, giudica "un’ottima legge" quella sulla riforma della recidiva e delle prescrizioni, ed è convinto che anche l’Udc voglia "recuperare integralmente" il rapporto con la Cdl; mentre il sottosegretario all’Interno, Michele Saponara, è sicuro che sulla legge ex Cirielli arriverà anche il voto dell’Udc "anche perché se non lo facessero vorrebbe dire che la coalizione è morta e sepolta". Sullo slittamento a dopo la devolution il forzista Luigi Vitali, sottosegretario alla Giustizia ritiene che non vi sia nessuna questione politica: "È semplicemente dipeso dal fatto che soltanto ieri sera il Ministro della Giustizia ha fatto pervenire alla Camera dei Deputati i dati sull’impatto sui processi, che sono abbastanza complessi anche se non definitivi". Ma già ieri il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, parlando con i suoi fedelissimi si era detto convinto che, piuttosto che rischiare di non far passare la ex Cirielli, fosse meglio rinviare il voto.

I legali di Cesare Previti hanno presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza d’appello del processo Imi-Sir che condanna l’ex Ministro della Difesa a sette anni di reclusione per corruzione. Previti è invece stato assolto dall’accusa di corruzione per la vicenda Lodo Mondadori. Come è noto, il disegno di legge ex Cirielli, è stato ribattezzato dall’opposizione salva Previti, proprio perché secondo il centrosinistra sarebbe stato elaborato per risolvere i problemi giudiziari di Previti, visto che, fra l’altro, dimezza i tempi di prescrizione di reati come la corruzione per gli incensurati. La maggioranza ha respinto le accuse sostenendo che l’effetto primario della legge è quello di inasprire le pene per i recidivi. Ma i tempi parlamentari della legge, oltre ad essere condizionati dalla discussa proposta sul proporzionale e dalla devolution da ragioni di priorità, cioè di tatticismo politico, continuano ad apparire legati come da un file rouge ad alcuni casi processuali.

Verbania: 30 detenuti al lavoro per la pulizia parchi ed edifici

 

Ansa, 5 ottobre 2005

 

La pulizia dei parchi e la tinteggiatura di edifici pubblici del novarese saranno i compiti di 30 detenuti del carcere di Verbania, che lavoreranno fino all’ estate prossima, secondo quanto sancito da un protocollo d’ intesa siglato ieri tra il penitenziario e gli enti locali, alla presenza di Giovanni Tinebra, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. I detenuti saranno impegnati in quattro comuni del Novarese: Arona, Invorio, Lesa e Meina, sul lago Maggiore. A firmare l’ accordo sono stati il direttore della casa circondariale di Verbania, Massimo Forgione, i sindaci dei Comuni interessati e Sergio Vedovato, presidente della Provincia di Novara.

Macerata: nasce Consulta provinciale per i problemi penitenziari

 

Redattore Sociale, 5 ottobre 2005

 

A Macerata nasce la Consulta provinciale per i problemi penitenziari: un organismo che cercherà di approfondire i vari aspetti del fenomeno carcerario sul territorio per promuovere azioni di sostegno all’integrazione sociale di ex detenuti e di prevenzione dei casi di recidiva. La Giunta provinciale ha già approvato il relativo atto deliberativo. La Consulta sarà aperta alla partecipazione del direttore del Centro di Servizio sociale per adulti dell’Amministrazione penitenziaria di Macerata - con cui è nata l’idea della costituzione dell’organismo -, del direttore della Casa circondariale di Camerino, dei 4 coordinatori degli Ambiti territoriali sociali maceratesi, di un rappresentante delle organizzazioni di volontariato del territorio, di un rappresentante delle cooperative sociali, di un consigliere provinciale di maggioranza e di un altro di minoranza, nonché degli assessori provinciali alle Politiche sociali e alle Politiche attive del lavoro e della formazione.

"C’è il bisogno di conoscere meglio questa parte del sociale - sottolinea l’assessore Alessandro Savi - sia per agire con iniziative mirate e concertate, sia per coinvolgere sempre più la comunità locale nella costruzione di percorsi di recupero delle persone in esecuzione penale, specie di quelle che devono rispondere a misure alternative alla detenzione, come ad esempio nei casi di affidamento in prova al servizio sociale.

La Consulta avrà un ruolo consultivo rispetto alla Provincia e i suoi pareri sui temi in questione permetteranno al nostro assessorato di esprimere, con maggior cognizione di causa, la sua politica di coordinamento e programmazione insieme con gli Ambiti territoriali sociali nello spirito della legge sulle politiche sociali". Tra le attività che il nuovo organismo provinciale dovrà sviluppare rientrano innanzi tutto uno screening territoriale per conoscere le dimensioni del fenomeno e individuare i bisogni emergenti, nonché un’opera di sensibilizzazione della comunità locale in materia penitenziaria al fine di diffondere un’informazione più corretta e un approccio diverso al problema della sicurezza pubblica.

Roma: bosniaco suicida, colletta detenuti per seppellirlo in patria

 

Roma One, 5 ottobre 2005

 

Circa 130 reclusi del carcere romano hanno raccolto 1.100 euro per permettere ad uno di loro, morto suicida un mese fa, di essere seppellito in Bosnia, il suo paese natale. Da Rebibbia arriva una storia di solidarietà che supera confini culturali ed etnici. Circa 130 detenuti si sono autotassati per far sì che Branko, morto suicida a metà settembre, potesse essere seppellito nel suo paese natale, la Bosnia, accanto ai genitori. Branko Kozul, 45 anni, era un detenuto lavorante, molto conosciuto in carcere proprio perché portava vivande o puliva le celle. Si era fatto molti amici, sia italiani sia stranieri. "E proprio loro - racconta il garante regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni che dà notizia della colletta - hanno deciso spontaneamente di autotassarsi per far sì che Branko non fosse seppellito a Prima Porta, come tutti i poveri, ma tornasse in Bosnia". Tutti hanno dato quello che potevano fino ad arrivare a 1.100 euro. La cifra è stata spedita alla sorella del detenuto per contribuire alle spese del rimpatrio della salma e del funerale. "In tempi in cui sembra - spiega Marroni ringraziando con una lettera i detenuti del G12- un problema essere meticci, un esempio di umanità al di là delle razze arriva proprio dal carcere, un luogo di cui si parla spesso in senso dispregiativo. Ed invece anche dietro le sbarre ci sono gesti di umanità nonostante i tanti problemi, dall’affollamento alle difficoltà economiche, con cui i detenuti devono convivere".

Udine: partono in tre carceri i corsi di friulano per i detenuti

 

Il Gazzettino, 5 ottobre 2005

 

Corsi di friulano saranno istituiti a favore dei detenuti nelle carceri di Udine, Tolmezzo e Gorizia e dei loro famigliari dalla Filologica friulana, che ha presentato ieri mattina l’iniziativa nella casa circondariale udinese per voce del presidente Lorenzo Pelizzo. Un finanziamento di 120 mila euro servirà a sostenere i corsi di lingua, che saranno svolti da qui sino al mese di aprile del prossimo anno. "L’obiettivo del progetto, in linea con la legge 482 sulla tutela delle minoranze - ha commentato il direttore del carcere udinese, Francesco Macrì - è quello di applicare alle informazioni dirette sui servizi e i regolamenti penitenziari, le norme e le iniziative previste per la tutela della minoranza linguistica". I detenuti friulani - è stato precisato nel corso dell’incontro - sono in tutto una trentina, ma anche altri reclusi nelle carceri della regione hanno manifestato interesse per l’iniziativa.

Civitavecchia: detenuto morto, ancora incertezza sull’autopsia

 

Il Messaggero, 5 ottobre 2005

 

Non è ancora stata decisa la data per l’autopsia sul corpo del detenuto trovato privo di vita all’interno del carcere di borgata Aurelia. Il magistrato inquirente Elena Neri, dovrebbe comunque affidare l’incarico al medico legale Gino Saladini nei prossimi giorni, il quale eseguirà anche l’esame tossicologico allo scopo di verificare l’eventuale presenza di sostanze stupefacenti nel sangue della vittima. Intanto emerge che il ventisettenne aveva qualche problema di depressione, a differenza di quanto si era detto subito dopo il fatto, e quindi gli venivano saltuariamente somministrati psicofarmaci.

Giustizia: Castelli; su ex-Cirielli sono disposto a fornire altri dati

 

Apcom, 5 ottobre 2005

 

"Ribadisco che l’unica fonte che può fornire i dati è il ministero della Giustizia, oppure la Cassazione che ha un suo sistema di raccolta, altri dati sono campati in aria perché non hanno alcuna base precisa". Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri, tiene a puntualizzare la sua opinione in merito alle polemiche suscitate dai dati forniti dai suoi uffici sull’impatto che la legge ex Cirielli avrà sui processi in corso. Castelli respinge quindi, definendole "infondate" le critiche fatte dall’opposizione e dai magistrati. Castelli ha inoltre spiegato, replicando a chi ha definito parziali i dati forniti dal ministero, che "sono stati trascurati certi reati perché in un’indagine di questo tipo si ricercano i dati più significativi e perché dal Presidente della Repubblica e dalla Camera mi è stato chiesto di valutare l’impatto della legge sui reati più significativi. Se ne sono stati lasciati fuori alcuni sono dispostissimo a fornirne ulteriori ma solo se mi sarà richiesto dal Senato, dalla Camera o da un’altra istituzione, non certo se a chiederlo è un parlamentare o un gruppo parlamentare".

Il Guardasigilli ha inoltre sottolineato come l’indagine compiuta abbia fatto emergere un numero di processi pendenti molto inferiore a quello ipotizzato. "Abbiamo perciò iniziato un lavoro di ripulitura - ha detto - che sarà lungo e complesso ma che porterà a ridimensionare il numero, che oggi è di 6 milioni, di processi pendenti". La ragione per cui spesso i dati sui processi non vengono aggiornati, ha spiegato il ministro, è che "alcuni uffici non scrivono tempestivamente l’esito dei processi e perché molti di questi sono stati prescritti ma la prescrizione non viene dichiarata ufficialmente".

Giustizia: in Cassazione a rischio prescrizione 21 processi su 24

 

Il Messaggero, 5 ottobre 2005

 

Slitta la ex-Cirielli, la legge che dovrebbe ridurre i tempi per la prescrizione dei reati. E rischia di perdere l’appellativo malizioso di salva-Previti, perché il primo che potrebbe non beneficiare dei suoi effetti è proprio l’ex ministro della Difesa. Che ieri ha depositato in Cassazione il suo ricorso contro la condanna a sette anni che gli era stata inflitta dalla corte d’appello di Milano al termine del processo Imi-Sir. E proprio dalla Cassazione arrivano le ultime, preoccupanti, stime sugli effetti della legge, qualora entrasse in vigore: secondo un studio commissionato dal primo presidente della Corte Suprema, Marvulli, su 24 procedimenti pendenti per reati di corruzione, 21 verrebbero prescritti per effetto della nuova legge. Della ex-Cirielli, che tanto preoccupa i magistrati si ricomincerà a discutere in Parlamento dal prossimo 25 ottobre, quando saranno già state affrontate le delicate questioni che riguardano la legge elettorale e la Devolution. E i tempi per l’approvazione potrebbero allungarsi a dismisura rallentati dall’esame della Finanziaria, rischiando di impattare sul limite ultimo fissato in primavera dalla fine della legislatura. Se così fosse, Cesare Previti potrebbe affidarsi solo all’abilità dei suoi legali, Sandro Sammarco e Giorgio Perroni, per evitare che la condanna a sette anni diventi definitiva e, praticamente, da scontare. " Il giudizio in Cassazione - calcola l’avvocato Sammarco - dovrebbe concludersi verso la fine della prossima estate, quando i termini della prescrizione per l’onorevole Previti non saranno ancora maturati". Ma intanto, lo scontro politico sulla legge prosegue. L’opposizione punta a far saltare i lavori, approfittando anche della scarsa coesione interna alla Casa delle Libertà, dove l’Udc non ha ancora dato il suo pieno assenso al provvedimento. La conferma arriva da Marco Follini, leader del partito: " Abbiamo il dovere di concorrere a un finale di legislatura il più costruttivo possibile, riducendo al minimo le controversie e togliendo di mezzo gli argomenti più discutibili e meno prioritari" .

Da parte sua, il Guardasigilli Castelli ha reso di dominio pubblico il carteggio intercorso tra il suo ufficio e la commissione Giustizia della Camera, per dimostrare che non c’è mai stata da parte sua alcuna volontà di nascondere le stime del ministero sugli effetti della ex Cirielli. Ma quelle stesse cifre, che prevedono l’annullamento di un numero limitato di procedimenti, sono contestate con forza dai magistrati dell’Anm: "È evidente che si tratta di dati non attendibili - dice Ciro Riviezzo, presidente del sindacato delle toghe - visto che sono stati presi in considerazione solo i processi per un solo reato e con un solo imputato, che per ovvie ragioni sono i più rapidi".

Genova: Sappe; il carcere di Marassi è sul punto di scoppiare

 

Comunicato stampa, 5 ottobre 2005

 

È impietosa la "fotografia" del carcere genovese di Marassi come emerge dall’analisi del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. "Se è vero che la civiltà di un Paese si misura anche dal livello di civiltà delle sue prigioni" afferma Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sappe "allora Marassi è davvero al punto zero. Dai numeri appare evidente come soprattutto negli ultimi 5 mesi la situazione sia davvero degenerata, con un aumento esponenziale dei carcerati - attualmente sono poco meno di 700, ben 200 in più rispetto al numero consentito. Sono aumentate in maniera esponenziale le attività trattamentali (ad esempio i corsi scolastici, l’ora di socialità, etc.) che, seppur legittime, vanno a discapito della sicurezza della struttura carceraria perché sottraggono un buon numero di Personale di Polizia Penitenziaria dall’ordinario e duro servizio di controllo delle sezioni detentive. E, cosa più grave, da più di 4 mesi manca un provvedimento di sfollamento ministeriale." Martinelli precisa che "sono poco più di 200 i poliziotti penitenziari che nell’arco delle 24 ore sono direttamente impiegati nelle sezioni detentive, troppo pochi in considerazioni dell’alto numero di detenuti e delle troppe attività trattamentali in atto che coinvolgono buona parte dei carcerati. In celle dove dovrebbero esserci solamente quattro persone, ve ne sono anche 8, ed è evidente quali rischi questo potrebbe comportare quando un nostro agente, da solo e disarmato, entra in una cella per un controllo di routine. Per il sovraffollamento, inoltre, non è possibile neanche una loro suddivisione per categorie, cioè tra quelli a cui è già stata inflitta una condanna e chi è in attesa di giudizio, chi deve essere protetto per incolumità personale, le persone di nazionalità diversa, con problemi quindi di comunicabilità, e soprattutto la separazione tra giovani al di sotto dei 25 anni e gli altri". Il Sappe punta il dito anche sulla fatiscenza dei locali del Palazzo di Giustizia di Genova. "Sono semplicemente vergognose le condizioni in cui opera il personale addetto al Nucleo Traduzioni e Piantonamenti della Casa Circondariale di Genova "Marassi". I locali del Palazzo di Giustizia di Genova sono visibilmente indecorosi e indecenti, fatiscenti sotto il profilo edilizio e logistico e del tutto inospitali anche per quanto riguarda l’arredamento e l’operatività. E va rilevato, al riguardo, il notevole transito, oltre che la permanenza, in tali ambienti del contingente del Corpo, le cui doglianze vanno necessariamente valutate, proprio perché possono incidere sulla sicurezza, sull’igiene e sulla efficienza istituzionale. Non può sfuggire, altresì, il fatto che, trattandosi di spazi in cui l’affluenza di pubblico è davvero considerevole,anche l’immagine dell’Amministrazione e del Corpo ne risentono sensibilmente." "Su questi gravi problemi" conclude Martinelli "la Segreteria Generale del Sappe ha sollecitato Ministero della Giustizia e Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ad assumere con urgenza determinazioni appropriate e responsabili, ma non escluso che organizzeremo presto una grande manifestazione di protesta davanti al carcere di Marassi per rivendicare e tutelare le aspettative più che legittime di tutti gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria".

Agrigento: il direttore di Petrusa e i problemi del carcere

 

La Sicilia, 5 ottobre 2005

 

C’è una situazione di pre-allarme, al carcere Petrusa che rischia il sovraffollamento. Direttore dell’istituto penitenziario da un paio di mesi è Giovanni Mazzone, il quale oggi traccia un quadro su quantità e tipologia dei detenuti. "In questo momento il carcere ospita circa 400 persone. Una parte è in attesa di giudizio, il resto, circa 200, hanno condanne definitive, quindi i veri destinatari dell’attività svolta dagli operatori penitenziari".

 

È avvertita la carenza di personale?

"Si. Il numero delle unità assegnate a Petrusa riesce a malapena a soddisfare le esigenze dell’istituto, e la carenza di personale nella nostra, come in altre strutture della regione, impone al provveditorato regionale di organizzare una sorta di mobilità per tamponare il deficit. Per quanto riguarda il personale amministrativo registriamo alcune disfunzioni, ma anche in questo campo facciamo di tutto per assicurare il servizio di custodia e trattamento".

 

Attualmente dentro ci sono molti giovani?

"Si, l’età media dei detenuti si è abbassata enormemente. Questo necessita l’applicazione di un’attività di trattamento che sia idonea all’età, di contro ci incoraggia perché consente di recuperare più agevolmente i detenuti, considerato che da giovani si è più sensibili a correggersi e rivedere i propri passi. Mi stupisce molto l’assidua presenza del volontariato e l’ interesse da parte di enti locali e istituzioni pubbliche, che offrono un valido supporto esterno".

Venezuela: per rivolte nelle carceri, 314 morti nel 2005

 

Ansa, 5 ottobre 2005

 

La situazione nelle carceri venezuelane è "simile all’olocausto", con 314 detenuti morti durante le rivolte scoppiate negli istituti di pena quest’anno. È la denuncia di Humberto Prado, dell’ong "Observatorio de Prisiones", che accusa il governo di Caracas di scarso impegno nel controllo della sicurezza dietro le sbarre. Stando ai dati diffusi dall’Osservatorio, nel 2004 i detenuti rimasti uccisi in scontri tra bande sono stati 327, mentre altri 655 sono stati i feriti: secondo Prado, il numero delle vittime alla fine del 2005 sarà superiore.

Marocco: nelle carceri marocchine si muore per il Saharawi

 

Liberazione, 5 ottobre 2005

 

Il prestigio di re Mohammed VI sta affondando nella vergogna del carcere di Aaiun. Dopo mesi dl sciopero della fame trentasette dirigenti del Fronte Polisario, detenuti arbitrariamente, sono riusciti a squarciare il velo - opprimente ed odioso - che da tempo era calato sulla occupazione marocchina del Sahara occidentale. La pubblicazione di un rapporto sulla violazione dei diritti umani da parte di Amnesty International e ancora di più di alcune foto - che hanno fatto il giro del mondo - dei dirigenti saharawi ammassati l’uno sull’altro in una cella maledorante, sembrano, aver risvegliato l’attenzione dei mass media su questo dramma. Le diplomazie invece, Unione Europea in testa, continuano a fingere che il problema di un popolo senza più patria non esista. Neanche il governo Zapatero, per non pregiudicare i lucrosi contratti di sfruttamento dei fosfati, ha avuto il coraggio di invertire questa tendenza. Eppure la Spagna più di tutti porta la responsabilità da potenza coloniale, di avere, nel 1975, inopinatamente ceduto - in cambio di una robusta buonuscita - quei territori ai governo del Marocco e della Mauritania. È l’inizio di una guerra di indipendenza violentissima che impone al governo della Mauritania di siglare gli accordi di pace con il Fronte Polisario nel 1979.

Rabat invece, istillando un nazionalismo sempre più perverso, raddoppia lo sforzo bellico e lascia che a parlare siano le armi, le espulsioni dei civili, l’assassinio dei dirigenti e degli intellettuali schierati per l’indipendenza. I circa 266mi1a chilometri quadri che si affacciano per un migliaio di chilometri sull’Atlantico diventano un deserto di sofferenza. Sotto la sabbia si nasconde uno dei giacimenti di minerali più importanti del pianeta. Sono in buona parte fosfati che si trasformano in una vera e propria maledizione per le popolazioni nomadi e stanziali che su quelle dune vi hanno vissuto per secoli.

La resistenza del Fronte Polisario non si affida solo alle armi ma principalmente al risveglio della coscienza del suo popolo e ad una gigantesca offensiva diplomatica. Isolata nel contesto internazionale la monarchia marocchina si dichiara disponibile a sottoporre il destino del Sahara occidentale ad un referendum democratico. L’Onu consacra l’accordo ma il governo di Rabat ha la lingua biforcuta. Per anni lavora per logorare gli accordi. Lima e taglia a suo piacimento la liste degli elettori al fine di alterarne l’esito, avviando tra l’altro una massiccia campagna di colonizzazione. Il referendum è rinviato più volte fino ad essere definitivamente accantonato. Più Rabat stringe affari con le multinazionali e i governi occidentali e sempre di più, sul Sahrawi e sulla loro lotta cala il silenzio e la rimozione. Di contro - come ricorda Gennaro Migliore della segreteria nazionale del Prc - cresce la solidarietà dal basso "con decine di gemellaggi tra i comuni e le province italiane e i campi profughi" gestiti dal Fronte Polisario nel deserto algerino. Una solidarietà tanto forte - fatta di scambi, visite reciproche e ospitalità per migliaia di ragazzi - a tal punto che tra le nuove generazioni dopo l’arabo è l’italiano la lingua più parlata. La diplomazia invece latita, l’Unione Europea non solo è strabica ma si rifiuta di avere un qualsiasi ruolo per non irritare le politiche dì contenimento dei flussi migratori che il governo di Rabat attua su indicazione di Bruxelles. Da qui la decisione di scendere in sciopero della fame. Dieci dei trentasette detenuti di Aaiun arrivano fino all’estreme conseguenze e versano tuttora in coma. Gli altri sono segregati come animali ed isolati dal resto del mondo. Oggi in piazza Maggiore a Bologna e in piazza del Duomo a Firenze si apriranno le tende organizzate dal comitati di solidarietà con il popolo Saharawi. È la giornata europea di mobilitazione in solidarietà con le vittime della repressione nei territori occupati del Sahara occidentale. Parlano di una lotta e di un popolo dimenticato che nonostante tutto rifiuta di piegarsi alla legge della giungla. Non lasciamoli soli. La loro lotta ci riguarda da vicino.

 

 

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