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Giustizia: sull’ex-Cirielli l’Unione promette le barricate
Gazzetta del Sud, 4 ottobre 2005
Se il buongiorno si vede dal mattino, il cammino in aula della ex-Cirelli si annuncia quantomeno periglioso, e non solo per l’opposizione dell’Unione, che promette barricate. O, fuori dal Parlamento, per la contrarietà dell’Associazione nazionale magistrati e dell’Unione delle Camere Penali. La questione è politica, oltre che tecnica. L’Udc infatti, in questa fase di grande delicatezza nella Cdl, chiede una pausa di riflessione. E stamattina a Montecitorio - in un summit interno e poi forse in una capigruppo - deciderà il da farsi. Conviene a Forza Italia, An e Lega sfilacciare oltre la tela specie se vogliono portare a casa la Cirielli? Fonti azzurre lasciavano intendere in serata che l’intenzione era quella di non rompere, consentendo uno slittamento dei tempi. Del resto lo stesso Follini, in merito al tira e molla sui dati sugli effetti previsti dall’applicazione della contestata legge, in serata ha chiosato: "Attendiamo di conoscere le cifre del ministro Castelli. La ritrosia a dare le cifre stride con la fretta a fare la legge". Già, la ritrosia. C’è voluto un pomeriggio di lettere puntigliose e di repliche e contro-repliche tra la presidenza della Camera e il ministero della Giustizia per arrivare alla promessa serale da parte di Castelli: i dati già inviati alla Presidenza della Repubblica "verranno inviati immediatamente" alla Camera. Detto, fatto. E in tarda serata la presidenza della Camera li ha ricevuti e inviati ai gruppi. Ma arrivarci non è proprio stato facile. Un Casini ben deciso a voler mostrare di essere arbitro imparziale aveva aperto le ostilità in una missiva nella quale rappresentava a Castelli "l’esigenza che la documentazione predisposta dal ministero relativamente all’impatto sui processi pendenti" della ex Cirielli "sia trasmessa anche a questo ramo del Parlamento". "Il ministero della Giustizia, con un comunicato del 30 settembre scorso - puntualizzava la presidenza della Camera - ha reso noto di aver trasmesso la documentazione in materia al Presidente della Repubblica, dichiarando successivamente che nessun altra istituzione ha avanzato richiesta per ottenere i dati sull’impatto della citata proposta di legge sui processi in corso. In realtà una espressa richiesta in tal senso è stata formulata il 15 settembre 2005 dalla commissione Giustizia della Camera". Castelli lì per lì smentiva di aver ricevuto la lettera di Casini, poi subito dopo ammetteva di averla avuta sul suo tavolo "alle 18.15". Ma l’ufficio stampa del presidente della Camera controbatteva: "La lettera del presidente Casini al ministro Castelli è stata recapita questo pomeriggio alle ore 15.36, come risulta dalla ricevuta dell’Ufficio accettazione corrispondenza del Ministero della Giustizia". Finita? Macchè. "Tre ore di tempo da quando una missiva entra nel ministero a quando finisce sul tavolo del ministro non è un tempo eccessivo" ribatteva Castelli. E comunque, chiarito che "il ministero non è inadempiente", assicurava che "i dati richiesti dal Presidente Casini sono pronti e saranno trasmessi immediatamente". Certo, osserva il responsabile giustizia dei Ds, Massimo Brutti, "ora occorrerà leggerli questi dati", ma resta il fatto che "dopo lunghe richieste, adempiendo al suo dovere nei confronti del Parlamento, Castelli compie un atto che poteva fare un mese fa". I dati non sposteranno l’opposizione del centrosinistra, che con Pisapia (Rifondazione) la bolla come "un obbrobrio giuridico". Se la Cdl decidesse di andare avanti chiedendo l’inversione dell’ordine del giorno, presenterà un fuoco di fila composto da quattro questioni di incostituzionalità, una questione di sospensiva e settantanove emendamenti. Ma il problema è che sul cammino della ex-Cirielli ci sono una quarantina di voti segreti, a partire da quelli sulle pregiudiziali di costituzionalità fino al voto finale. E questa è una pacchia per chi volesse fare imboscate. Il presidente della Commissione Giustizia della Camera Gaetano Pecorella (Forza Italia) ne è conscio e si dice "non in grado di prevedere se filerà tutto liscio". "Non ho la sfera di cristallo. I franchi tiratori ci sono sempre stati ma spero che le ragioni politiche non prevalgono su una legge giusta". Le speranze non è che blindino un provvedimento. Ecco perché un prudente slittamento dovrebbe essere la soluzione che emergerà oggi. Giustizia: verso lo slittamento l’esame della ex-Cirielli
Ansa, 4 ottobre 2005
Potrebbe slittare l’esame da parte della Camera della proposta di legge di riforma del sistema della prescrizione, la cosiddetta ex-Cirielli. A quanto si apprende, infatti, indipendentemente dal merito della proposta di legge, l’assemblea dei deputati dell’Udc è pronta a respingere, nella riunione di domani,la proposta annunciata dagli alleati della maggioranza di inversione dell’ordine del giorno dell’aula di Montecitorio, che punta ad inserire in cima al calendario proprio la pdl ex-Cirielli. Giustizia: Pisapia; con ex-Cirielli effetti deleteri su carceri
Affari italiani, 4 ottobre 2005
"Auspico che almeno questa volta, in considerazione delle gravità delle norme che rischiano di diventare legge dello Stato, anziché assistere ai soliti colpi di mano operati da questo governo e da questa maggioranza, tutte le coscienze libere abbiano il coraggio di ribellarsi all’ennesimo vulnus al nostro sistema penale, e che venga affossato un provvedimento che rischia di trasformare ancora di più l’Italia in un paese dove la giustizia viene continuamente e progressivamente calpestata". È con queste parole che il responsabile Giustizia del Prc, Giuliano Pisapia annuncia la presentazione di una questione di sospensiva presentata alla Camera, dove il provvedimento che da domani sarà all’esame dell’Aula di Montecitorio. "Tutti gli operatori del diritto, le associazioni che si occupano del rapporto tra carcere e società, nonché i sindacati della polizia penitenziaria - continua - sono concordi nel ritenere che dall’ eventuale approvazione di questo provvedimento scaturirebbero effetti deleteri sia in generale sulla giustizia penale, sia in particolare sulla situazione già disperata e tragica degli istituti penitenziari". "Non solo. Si creerebbero ulteriori disparità di trattamento tra imputati per reati di marginalità sociale e imputati cd. eccellenti, aumentando i termini di prescrizione per i primi e diminuendoli per i secondi, dando il via a nuove sacche di impunità per i colletti bianchi in aperta violazione del principio di eguaglianza". "La sospensione dell’esame di un simile obbrobrio giuridico si impone - conclude Pisapia - oltre che per i palesi profili di incostituzionalità del provvedimento (che viola gli artt. 3 e 27 della Costituzione, come illustrato nelle pregiudiziali presentate da Rifondazione Comunista), anche per l’inammissibile comportamento del ministro Castelli che non ha fornito al Parlamento i dati sul reale impatto che la cosiddetta legge ex-Cirielli avrebbe sulla prescrizione dei reati per i quali vi sono ancora processi pendenti, richiesti ripetutamente dai gruppi dell’opposizione fin dal luglio scorso". Non manca, inoltre, la polemica con il ministro Roberto Castelli che, secondo la Anm, "non vuole", fornire i dati di impatto della riforma. Per Edmondo Bruti Liberati, "la valutazione di impatto è obbligatoria, il ministro ha un dovere verso l’opinione pubblica". Secondo il magistrato il ministro ha richiesto alle Corti d’Appello italiane, il 2 febbraio scorso, tutti i dati relativi ai procedimenti pendenti. Dati che nella maggior parte di casi, sempre secondo l’Anm, sono stati forniti in pochi giorni. Casini a Castelli: chiarisca l’impatto della ex-Cirielli sui processi
Affari italiani, 4 ottobre 2005
Dopo l’Associazione magistrati, anche il presidente della Camera chiede al ministro della Giustizia di far sapere quanti procedimenti rischiano di saltare con l’approvazione della legge detta ex Cirielli. Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini ha inviato una lettera al ministro della Giustizia, Roberto Castelli per "rappresentare l’esigenza che la documentazione ora predisposta dal Ministero, relativamente all’impatto sui processi pendenti generato dalla proposta di legge Modifiche al codice penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione, in corso di esame presso la Camera dei deputati, sia rimessa anche a questo ramo del Parlamento". È quanto informa una nota della Camera dei deputati. "Secondo quanto riportato ieri dagli organi di informazione - si legge - il ministero della Giustizia, con un comunicato del 30 settembre scorso, ha reso noto di aver trasmesso la documentazione in materia al Presidente della Repubblica, dichiarando successivamente che nessun altra istituzione ha avanzato richiesta per ottenere i dati sull’impatto della citata proposta di legge sui processi in corso". "A questo riguardo, nella lettera, il presidente Casini ricorda - conclude la nota - che una espressa richiesta in tal senso è stata formulata il 15 settembre 2005 dalla commissione Giustizia della Camera, ai sensi dell’articolo 79, commi 5 e 6, del Regolamento, come risulta dal resoconto della seduta di tale Commissione del 20 settembre 2005". "Qui non è un problema di dati, sappiamo tutti sia gli addetti ai lavori, che i parlamentari, che tra gli altri guasti nel ddl ex Cirielli c’è certamente un’amnistia perenne per i reati di media entità che sarebbero quasi tutti prescritti in caso di approvazione del ddl, dato che il sistema non è in grado di completare utilmente il giudizio". È quanto dichiara Ettore Randazzo presidente dell’Unione delle Camere penali. "I dati - conclude - non servono né agli uni per sostenere né agli altri per ostacolare. Bisogna soltanto evitare una legge ingiusta". Giustizia: ex Cirielli; Castelli a Casini, ecco dati ma inidonei
Asca, 4 ottobre 2005
Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha inviato al Presidente della Camera i dati sull’effetto della legge ex Cirielli sui provvedimenti in corso, ma ha sottolineato che a suo avviso si tratta di dati inidonei a una valutazione completa poiché basati solo su 15 corti di appello su 29. Nella lettera che accompagna i dati e che il Presidente Casini ha consegnato anche ai presidenti dei gruppi parlamentari e al presidente della commissione Giustizia, Gaetano Pecorella, Castelli ricorda che già il 20 settembre si era detto disponibile a fornire questi dati al presidente Pecorella, ma che li riteneva parziali e dunque inidonei. La richiesta non era stata dunque rinnovata e Castelli non aveva mandato la documentazione. Poi la richiesta del Presidente della Repubblica e quella del Presidente della Camera. A loro il Guardasigilli ha inviato gli stessi dati elaborati già il 20 settembre, con la sottolineatura che a suo avviso si tratta ancora di numeri inidonei a dare un quadro certo. Nella lettera che accompagna le venti cartelle di considerazioni e tabelle, Castelli afferma che si tratta di una "elaborazione statistica su dati parziali" e dunque "inidonea a fornire un’esatta valutazione dell’impatto globale della normativa in itinere". Nella lunga nota tecnica si afferma che si è potuto lavorare solo sui dati forniti da 15 delle 29 corti d’appello, quindi su circa 80.000 procedimenti su un totale di 132.182, cioè poco più del 50 % dei casi. Nella nota si osserva anche che la normativa attualmente in vigore è completamente diversa da quanto è previsto dalla ex-Cirielli, e si sottolinea pertanto che "la profonda diversità dei due sistemi normativi rende assai difficile una comparazione". I dati, pur se disomogenei, individuano 132.182 procedimenti pendenti presso le corti di appello, di cui 78803 tenuti con sistema informatico. La conclusione è che verrebbero prescritti 2742 procedimenti con la norma che riguarda l’aumento di un quarto dei tempi di prescrizione, 1543 con la norma che riguarda l’aumento di metà dei tempi di prescrizione, 741 procedimenti con la norma che riguarda l’aumento di due terzi, nessun procedimento con la norma che prevede l’aumento del doppio. I reati presi in esame riguardano la legge fallimentare, il diritto d’ autore, le disposizioni sulla stampa, le misure di sicurezza, lo sfruttamento della prostituzione, norme sulla criminalità, la legge sulla droga, il codice della strada, le norme Ue sui rifiuti e la legge sull’immigrazione. Giustizia: Buemi (Sdi); ex-Cirielli, una legge per i soliti potenti
Apcom, 4 ottobre 2005
"Speriamo che vi sia spazio per un sussulto di dignità e di buon senso da parte di qualche forza politica o di singoli parlamentari della Casa delle Libertà per bloccare una legge assurda, incostituzionale e che differenzia il cittadino di fronte allo stesso reato". Lo afferma il responsabile giustizia dei Socialisti democratici italiani Enrico Buemi. "Dopo le leggi ad personam, e non si esclude che anche questa lo sia, - aggiunge - ci troviamo di fronte a una legge contraddittoria, oscurantista, repressiva nei confronti del deboli e certamente vantaggiosa per alcuni potenti. Il Paese di riforme come questa ne può fare tranquillamente a meno". "La giustizia italiana non ha bisogno di leggi come queste, ma di leggi moderne e uguali per tutti senza favoritismi o trattamenti preferenziali. Sarebbe auspicabile conclude Buemi - che le coscienze libere, che sappiamo ancora esistere nel centrodestra, si manifestino". Giustizia: Di Pietro; immunità ad hoc per i Cesari e i Previti
Apcom, 4 ottobre 2005
"Siamo tutti con il fiato sospeso per conoscere le statistiche che il ministro della Giustizia Castelli ha trasmesso al Presidente Ciampi in merito all’impatto sui processi pendenti generato dalla legge ex Cirielli". Lo dichiara Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, che aggiunge: "sarebbe piaciuto anche all’opposizione conoscere questi dati ma il ministro Castelli non lo ha ritenuto, evidentemente, opportuno". "L’Associazione Nazionale Magistrati - prosegue - parla di effetti devastanti: se Ciampi firmerà la legge, salteranno dai 50.000 ai 70.000 processi, gran parte dei quali già celebrati. Questa legge è l’ennesima dimostrazione della volontà dell’attuale maggioranza parlamentare di legiferare non nell’interesse della collettività, ma di singole persone" prosegue l’ex Pm. "Senza contare - aggiunge Di Pietro - che così si getta alle ortiche il lavoro delle forze dell’ordine, della magistratura e le migliaia di euro spesi per la celebrazioni dei processi, con i soldi dei contribuenti italiani: come dire, grazie a tutti, abbiamo scherzato!". "Con la scusa del recente intensificarsi di episodi delittuosi legali alla criminalità organizzata, si è introdotta la modifica al termine di prescrizione dei reati, solo per salvare qualche imputato molto eccellente: per introdurre - conclude il leader di Idv - l’immunità ad hoc per i Cesari e i Previti". Oristano: la Commissione consiliare diritti civili visita il carcere
Ad Majora Media, 4 ottobre 2005
La seconda commissione consiliare "Diritti civili" ha visitato ieri il carcere di Oristano. "I lavori del nuovo carcere dovrebbero iniziare entro i primi mesi del 2006". Lo ha assicurato il sindaco Antonio Barberio alla commissione, la cui delegazione era formata, oltre che dal presidente Pisu, da: Carlo Sanjust (F.I.), Vincenzo Floris (DS), Mario Diana (A.N.), Gerolamo Licandro (F.I.), Stefano Pinna (Progetto Sardegna), Antonio Biancu (La Margherita) , Franco Ignazio Cuccu (UDC) e Oscar Cherchi (UDS). La prima tappa dell’organismo consiliare è stata la casa circondariale di Oristano. "La struttura, costruita 120 anni fa, ormai è inadeguata ad ospitare i detenuti nonostante gli interventi di ristrutturazione fatti negli anni 90 alla rete fognaria e all’impianto di riscaldamento" affermano i Commissari. Sono previsti interventi urgenti, ma che non sono ancora stati finanziati, per l’eliminazione delle finestre "a bocca di lupo" e le docce, che ancora, sono comuni. Nessun disagio per il riscaldamento, mentre d’estate la situazione "è intollerabile e nelle celle si superano i quaranta gradi". Rispondendo alle domande dei commissari, il direttore della struttura carceraria Pier Luigi Farci ha ricordato che la capienza "tollerabile" del carcere è di 116 detenuti, quella normale è di 87, attualmente ce ne sono 130, a volte si è arrivati a 140. Le donne sono 7 (tutte senza bambini, perché non esiste il nido e le "mamme detenute" vengono trasferite a Sassari). La vera emergenza è quella sanitaria. In carcere c’è la guardia medica per 11 ore al giorno e per le urgenze l’ospedale è vicinissimo. I problemi esistono per i malati di Aids (nella struttura ce ne sono 2) che devono essere curati a Cagliari, per i 27 malati di epatite (l’anno scorso ne sono stati curati solo 2 a causa della lentezza con cui si fanno le analisi), per i malati psichiatrici e per i tossicodipendenti che non possono essere seguiti tutti nelle 12 ore al mese in cui lo psichiatra è in carcere. La situazione è aggravata dal fatto che spesso arrivano dalle altre carceri italiane detenuti che hanno bisogno di cure: l’anno scorso al carcere di Oristano sono stati assegnati altri 7 detenuti "autolesionisti". Giustizia: Conso; l’ex-Cirielli è un’amnistia mascherata
Ansa, 4 ottobre 2005
"Anche se sottoscritte solo da deputati dell’opposizione - scrive Giovanni Conso sul Sole 24 Ore - le "questioni pregiudiziali per motivi di costituzionalità" al progetto di legge denominato ex Cirielli rivestono un’importanza primaria perché segnalano difetti, già da molte parti autorevolmente lamentati (magistrati, quelli della Cassazione compresi, avvocati penalisti, docenti universitari di diritto penale e di procedura penale), che, se non eliminati, esporrebbero il provvedimento, in tutto o in parte, a sicuri rischi di incostituzionalità. E, quel che è peggio, in caso di successivo accoglimento da parte della Corte costituzionale, porterebbero all’annullamento di tutte le decisioni giudiziarie che dovessero venire adottate sulla base di una o più delle nuove norme poi dichiarate illegittime". "Tra le questioni pregiudiziali sopra accennate - spiega il presidente emerito della Corte costituzionale - spicca la prima, specialmente nella parte in cui lamenta che con questa legge si produrrebbe, di fatto, un’amnistia mascherata, in violazione dell’articolo 79 della Costituzione, che per l’amnistia esige una maggioranza qualificata". "È proprio la deroga che si vuole introdurre - continua Conso - ad accostare il provvedimento all’amnistia vera e propria, che, come da tempo insegna un’autorevolissima dottrina (Gustavo Zagrebelsky), è "essenzialmente atto retroattivo" . La norma in questione, già di per sé quanto mai discutibile sul piano della ragionevolezza, anche per le ricadute travolgenti che avrebbe su miriadi di processi magari già pervenuti in fase avanzata, spesso dopo tante spese e tante fatiche (basti pensare alle parti civili coraggiose denuncianti episodi usurari) potrebbe risolversi in un autentico boomerang". Milano: la direttrice; San Vittore è lo specchio della società
La Padania, 4 ottobre 2005
Direttrice Gloria Manzelli, in questi giorni il carcere di San Vittore di Milano si trova al centro di vivaci polemiche. "Ogni tanto, tornano a galla i soliti demoni. Ma non ci meravigliamo: sono sempre esistiti. Non è assolutamente una novità che gli spazi siano insufficienti. Ospitiamo 1389 detenuti, quando la capienza massima del carcere, in condizioni normali, è di 900 posti letto. Sottolineo "in condizioni normali" perché abbiamo un reparto e mezzo chiuso per lavori e i posti si riducono di 150 unità. Poi ci sono le detenute: ne abbiamo circa 130 in custodia quando, invece, i posti a disposizione sono un centinaio scarso. Questi sono i numeri, ma non possiamo fare più di tanto: ogni giorno ci arrivano circa 35-40 detenuti."
Come li sistemate? "Bisogna arrangiarsi. Alcuni dormono su brandine di fortuna, altri sono costretti a farlo per terra. In alcuni casi, ci troviamo in situazioni al limite: otto detenuti in celle da due. Poi, dobbiamo stare molto attenti nel combinarli, la convivenza etnica può diventare un problema molto serio. Ci sono alcuni soggetti portatori di malattie infettive, fattore che ci obbliga ad allontanarli dagli altri detenuti. Soprattutto tra i nordafricani c’è la consuetudine di tagliarsi le braccia per esprimere il loro disagio..."
Mi dà l’occasione per introdurre altri due problemi, l’alta percentuale di extracomunitari e le difficili condizioni igieniche. "San Vittore nasce come istituto deputato a ricevere gli arrestati dalle forze dell’ordine e a gestire tutto l’iter processuale fino alla sentenza. Per questo, la movimentazione giornaliera è altissima e il turn over pesantissimo. Non deve dunque stupire che il 60-70 per cento dei detenuti sia composto da immigrati che vengono arrestati per furto, prostituzione, spaccio di stupefacienti o violenze: la situazione carceraria è lo specchio della nostra società, tanto che l’aumento della malavita in ambienti extracomunitari diventa un problema anche per noi. Algerini, tunisini e marocchini da una parte, slavi e albanesi dall’altra. Ci sono poi i cinesi che, nella maggior parte dei casi non parlano italiano e diventa impossibile comunicare con loro. Non c’è che dire, la situazione non è per niente facile."
E per quanto riguarda le condizioni igieniche? "Non si possono lanciare accuse generiche: la sinistra ci gioca su questo. Lamentare genericamente le condizioni igienico-sanitarie è troppo vago: in questo, l’amministrazione è stata molto sensibile e sono state attivate da anni diverse convenzioni con la Regione Lombardia per l’assistenza medico-sanitaria. Accanto ai medici coordinatori, i detenuti possono usufruire di servizi più efficienti di quelli che potrebbe chiedere un libero cittadino. Non sto dicendo che sia tutto rose e fiori: questo carcere risente di una concezione architettonica ottocentesca, troppo diversa da quella odierna. È questo il male di San Vittore".
Per questo si era parlato di chiuderlo e sostituirlo con più istituti fuori Milano. Ma la sinistra ha bocciato questa proposta. Perché? "Sinceramente non saprei, non ne vedo alcun motivo a sfavore. È anche vero che San Vittore ha un ruolo importante per la sua posizione centrale e vicina al Tribunale. Tuttavia, proprio questa posizione pesa sulla struttura stessa. Bisognerebbe trovare una soluzione, ma (come capita spesso) è più facile criticare e fare presidi piuttosto che costruire qualcosa di nuovo."
E voi cosa fate nel frattempo? "Nonostante i problemi, sono soddisfatta di questa struttura. Lavoriamo molto sulla prima accoglienza e sulla riabilitazione: cerchiamo di dare lavoro ai detenuti creando cooperative, corsi di formazione e stage operativi. A questo si aggiungono le attività sportive, il nuovo asilo nido e il "kit di sopravvivenza per i primi giorni che seguono la scarcerazione" che contiene biancheria, materiale igienico, biglietti della metro, alcuni buoni mensa e una scheda telefonica. La sinistra, anziché fare presidi e manifestazioni, dovrebbe accorgersi che San Vittore è anche questo e non solo suicidi e cattive condizioni igienico-sanitarie, problemi che vengono utilizzati solo a fine propagandistico ma che non vogliono essere risolti". Palermo: progetto "Icaro", per il recupero dei minori a rischio
La Sicilia, 4 ottobre 2005
La mera repressione della devianza minorile e il ricorso al carcere minorile rischiano di danneggiare i giovani, di emarginarli e di condannarli ad un futuro di criminalità. Il principio costituzionale della rieducazione e della socializzazione, dunque, assume importanza vitale soprattutto per i giovani. Nell’ottica del recupero dei minori siciliani a rischio di devianza, il progetto Icaro (finanziato dal Fse, dal Ministero del Welfare e dall’assessorato regionale al Lavoro) si appresta a intraprendere un secondo triennio di attività. Il piano (presentato, ieri mattina, nella sede dell’assessorato al Lavoro) fonda l’asse dell’intervento sulla ricerca-azione e sulla formazione, attraverso la predisposizione di progetti finalizzati all’inserimento lavorativo dei minori destinatari di provvedimenti di prevenzione o di tutela. Il progetto "Icaro" è atipico e costantemente monitorato nell’ottica sperimentale, in quanto i soggetti destinatari sono i minori con gravi difficoltà nel contesto familiare e sociale. Si tratta di giovani sottratti alla famiglia (in seguito alla decisione del Tribunale per i Minorenni) e affidati in forma amministrativa o penale alle "Case-alloggio". Il piano è finalizzato all’orientamento, alla formazione ed all’inserimento nel mondo produttivo dei minori che sono ospiti delle 50 Case alloggio dislocate in tutta la Sicilia e convenzionate con la Regione. L’area dell’orientamento (rivolta ad una fascia d’età tra 8 e 18 anni) predispone una serie di iniziative (come i laboratori) finalizzate a creare una mentalità socio-culturale di propensione verso il lavoro e verso la formazione. La fase dell’inserimento nel mondo produttivo interessa la fascia d’età tra 15 e 18 anni e rappresenta una sorta di agenzia del lavoro che individua la rete di opportunità locali non solo per l’occupazione, ma anche per la formazione. Si tratta di laboratori professionali e di stage formativi. Ieri, è stato fornito un bilancio dei primi anni di attività del Progetto Icaro: 28 comunità coinvolte, 150 minori tra 15 e 18 partecipanti (di cui cento idonei all’inserimento), 70 aziende disponibili sul territorio, 51% dei percorsi formativi attivati, 24% di stage trasformati in contratti. In totale, il 30% dei minori è stato con successo inserito nel mondo del lavoro. Alla conferenza stampa sono intervenuti: l’assessore regionale al Lavoro, Francesco Scoma; Michele Di Martino, dirigente del Centro Giustizia minorile di Sicilia; Maria Teresa Ambrosini, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo; Antonio Grasso, presidente del Coordinamento regionale delle Comunità Alloggio; Padre Francesco Biondolillo, presidente dell’associazione Irf "Padre Clemente onlus"; Padre Erminio Gius, professore ordinario di Psicologia a Padova. "Investire sul recupero della devianza minorile in Sicilia rappresenta un dovere per me ed un impegno programmatico per la Regione e per l’Assessorato che rappresento", ha detto Scoma. "Il Progetto Icaro – ha specificato – non si limita ad offrire solo abilità tecniche, ma permette ai ragazzi di comprenderne e interiorizzarne il significato, al fine di potersi orientare per l’inserimento nel mondo del lavoro e, dunque, in un nuovo universo sociale, con migliori prospettive di vita". Giustizia: d’Ambrosio: con l'ex-Cirielli certezza di ingiustizia
Apcom, 4 ottobre 2005
"È una legge nata male e finita peggio che inevitabilmente avrà l’effetto di un’amnistia". Lo dice, a proposito della ex legge Cirielli (oggi alla Camera), Gerardo D’Ambrosio, in passato procuratore di Milano. Intervistato dall’Unità, D’Ambrosio rileva che "i reati, anche quelli gravi, avranno una sostanziale impunità per il taglio dei tempi di prescrizione (...) ad esempio, reati che prevedono fino a cinque anni si prescriveranno in sei (...) Questa legge è stata ribattezzata salva-Previti ma in effetti salverà tutti aumentando la possibilità di arrivare indenni alla prescrizione, tanto più che entrerà in vigore subito". Per D’Ambrosio "in questo caso abbiamo pene più gravi per delitti che non verranno mai puniti grazie alla prescrizione". Giustizia: Conso; amnistia mascherata e rischio incostituzionalità
Apcom, 4 ottobre 2005
La discussione che oggi pomeriggio si svolgerà alla Camera dei Deputati sulla ex Cirielli "non potrà non dedicare la dovuta attenzione alle questioni di incostituzionalità". Lo scrive l’ex presidente della Corte costituzionale Giovanni Conso in un fondo sul "Sole 24 ore" di oggi. Secondo Conso, le pregiudiziali, seppure firmate dall’opposizione "rivestono una fondamentale importanza perché segnalano difetti che se non eliminati esporrebbero in tutto o in parte il provvedimento all’incostituzionalità". "E quello che è più grave - annota Conso - in caso di successivo accoglimento da parte della Corte costituzionale, porterebbero all’annullamento di tutte le decisioni giudiziarie che dovessero venir adottate sulla base di una o più delle nuove norme poi dichiarate illegittime". Tra le questioni pregiudiziali avanzate, afferma Conso "spicca la prima specialmente nella parte in cui si lamenta che con questa legge si produrrebbe di fatto un’amnistia mascherata, in violazione dell’articolo 79 della Costituzione, che per l’amnistia esige una maggioranza qualificata (...) e ciò perché il comunque tortuoso terzo comma dell’articolo 10, frutto di più emendamenti non ben coordinati tra loro, vuole estendere l’applicazione dei termini ai procedimenti in corso, così derogando al principio generale secondo cui la legge non discute dell’avvenire, eccezion fatta per le norme penali". Conso mette sotto accusa "la deroga che si vuole inserire" che la accosta "all’amnistia vera e propria (...) la norma in questione già di per sé quanto mai discutibile sul piano della ragionevolezza, anche per le ricadute travolgenti che avrebbe su miriadi di processi magari già in fase avanzata, potrebbe risolversi in un autentico boomerang". "Infatti - conclude Conso - non appena venisse accolto dalla Consulta il primo incidente eccepito dalla pubblica accusa, resterebbero bloccate tutte le sentenze di proscioglimento per prescrizione emanate o da emanare in base alla nuova legge". Giustizia: Cento; l’ex-Cirielli farà esplodere le carceri
Age, 4 ottobre 2005
"I dati forniti da Castelli a Casini sono per sua stessa ammissione incompleti e parziali per la prescrizione di molti processi in corso. Ma la cosa che più ci preoccupa è il silenzio che continua a permanere sugli effetti moltiplicatori di questa legge rispetto alla popolazione detenuta". Lo afferma Paolo Cento, deputato dei Verdi e vice presidente della commissione Giustizia della Camera. "L’aumento delle pene nel conteggio delle aggravanti e per i recidivi - osserva infatti - porterà almeno a un raddoppio in pochi mesi della popolazione carceraria, da 60 mila detenuti a 120 mila soprattutto tossicodipendenti e immigrati. Ancora una volta - conclude Cento - questa legge configura una politica sulla giustizia debole con i potentati politici e finanziari e arrogante e giustizialista con i deboli". Ancona: un detenuto algerino muore in carcere a Montacuto
Ansa, 4 ottobre 2005
Sarà l’autopsia a determinare le cause della morte di un detenuto algerino di 29 anni spirato la notte scorsa nel carcere di Montacuto ad Ancona. Fonti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria escludono comunque che la morte sia da attribuire ad atti violenti o di autolesionismo. Una prima ispezione cadaverica avrebbe infatti accertato cause naturali all’origine del decesso. Il giovane era in cella da pochi mesi. È stato il suo compagno ad avvisare le guardie e quindi i funzionari del carcere. Ora verrà aperta un’indagine amministrativa e, come sempre in questi casi, sarà disposta un’autopsia. Lodi: cento lodigiani in sciopero della fame per le carceri
Ansa, 4 ottobre 2005
Sono già un centinaio i lodigiani che hanno risposto all’appello di "Uomini Liberi", il gruppo di detenuti e volontari del carcere di Lodi che ha aderito alla campagna promossa a livello nazionale da Sergio Segio su "Il disastro carcerario e la disattenzione della politica": giovedì saranno in sciopero della fame, e per tutta la giornata si limiteranno a bere del te. Un impegno che si sono assunti nei confronti di "Uomini Liberi". Le adesioni si raccolgono via mail (scrivendo a uominiliberi@virgilio.it), o inviando un sms al numero 335.5361187. Nel frattempo, il gruppo ricorda l’appuntamento del 12 ottobre, quando a Lodi tornerà la carovana nazionale antimafie: ospiti, tra gli altri, don Virginio Colmegna (direttore Casa della Carità Milano), Pino Arlacchi (già direttore Agenzia antidroga Onu), Antonio Dell’Olio (responsabile Pax Christi). Firenze: volontari per Sollicciano, corso dell’associazione Pantagruel
Redattore Sociale, 4 ottobre 2005
Avvicinarsi al carcere da volontari. È partito ieri sera a Firenze un corso di formazione promosso dall’Associazione Pantagruel, da anni attiva tra le mura di Sollicciano, che ospita circa un migliaio di detenuti. Sono più di 20 le persone che si sono iscritte e ieri hanno seguito il primo degli otto incontri previsti, con l’obiettivo di essere in grado di varcare le soglie del carcere e seguire da vicino i detenuti o accompagnare coloro che vivono le misure alternative alla detenzione. Il gruppo dei frequentanti, che hanno versato una quota di partecipazione di 30 euro, è composto da ragazze e ragazzi prossimi alla laurea o neolaureati ma anche uomini e donne tra i 50 e i 60 anni, pensionati. I responsabili del corso, Bruno Borghi e Giuliano Capecchi, che da anni svolgono attività di volontariato in carcere, saranno affiancati da alcuni ex detenuti, operatori, educatori, in modo da riuscire a trasmettere ottiche e punti di vista diversi, esperienze personali, storie di chi ha affrontato e si confronta ogni giorno con la realtà del carcere. Gli appuntamenti si terranno ogni lunedì presso l’associazione "Ramo in fiore" (dalle 17 alle 19.30), e il mercoledì sera presso l’associazione "Pantagruel" (Via A. Tavanti, 20). L’incontro di ieri sera aveva al centro il tema dello ‘spaziò, dunque la dimensione del carcere come luogo fisico in cui imparare a trascorrere il tempo. La riflessione ha fatto spazio anche alla storia della struttura di Sollicciano, con l’intervento di un architetto della Fondazione Michelucci. Il prossimo incontro sarà invece dedicato al tema del tempo, al modo in cui viene vissuto e all’importanza di riuscire a ‘riempirlò nel modo migliore. Per informazioni sull’associazione Pantagruel e l’insieme di attività che porta avanti prendere contatti al numero 055.473070. Forlì: il carcere è una pentola a pressione sul punto di scoppiare
Corriere Adriatico, 4 ottobre 2005
La "fotografia" del carcere forlivese rivelata da alcuni dipendenti della Casa circondariale ai rappresentanti dei sindacati forlivesi di Cisl, Cgil, Fps Cisl, FpCgil, "sembrerebbe" non corrispondere perfettamente all’immagine che - a parer loro - avrebbe dato la direttrice della struttura, Rosalba Casella". Le tanto sbandierate iniziative ludiche e formative - affermano gli esponenti delle forze sindacali - per distrarre e educare i carcerati nella loro lunga giornata, sono solo una copertura dei mali che covano lì dentro e che la Casella fa finta di non vedere, sorda alle richieste dei suoi operatori. Lo sanno anche Sedioli e Turroni, che sono venuti a trovarci, in che contesto si trovano ad operare". Dai numeri appare evidente come soprattutto negli ultimi 5 mesi la situazione sia davvero generata, con un aumento esponenziale dei carcerati - attualmente sono in 208, 40 in più rispetto al numero consentito, 165 - e una diminuzione del personale di Polizia penitenziaria, composto da 107 elementi, suddivisi in 4 turni giornalieri. "Sulla carta sono 125 - spiegano i sindacalisti Enzo Santolini, Raffaele Barbiero, Antonella Arfelli, Adriano Castagnoli, Daniela Avantaggiato e Martina Castagnoli - ma tra distaccati e ammalati, alla fine rimangono in 107. Sì perchè molti sono stati colpiti da malattie dovute allo stress, come ansia, gastrite e pericolosi disturbi psicologici. Per dare l’idea delle condizioni di sicurezza in cui si trova il carcere, basta pensare che nel turno di notte, dalle 16 alle 24, i sorveglianti sono solo in 10; e una volta, durante una recita di bambini, le guardie erano soltanto 4, per duecento e passa detenuti. Che bella sicurezza". I problemi non riguardano naturalmente solo poliziotti e dipendenti, ma coinvolgono anche la riabilitazione stessa dei carcerati, dal percorso formativo all’igiene delle celle in cui vivono". La dignità del detenuto, della persona - aggiungono - deve essere tutelata prima di tutto nel garantirgli un ambiente che non lo degradi, ma le celle dove dovrebbero essere ubicati in due, ne contengono anche 5, e non avendo più neppure letti, alcuni sono costretti a dormire sul materasso, a terra. Visto il sovrannumero, inoltre, non è possibile neanche una loro suddivisione per categorie, cioè tra quelli a cui è già stata inflitta una condanna e chi è in attesa di giudizio, chi deve essere protetto per incolumità personale, persone di nazionalità diversa, con problemi quindi di comunicabilità e soprattutto la separazione tra giovani al di sotto dei 25 anni e gli altri". Al centro della polemica anche il numero limitato di guardie mediche (i turni notturni non sono coperti), il nuovo carcere che dovrebbe sorgere alla Cava ("non si farà mai" - dicono), "le feste, le attività sportive, i corsi, molti dei quali inadeguati per il loro inserimento lavorativo, appena usciti, forse la funzione fondamentale di un carcere". A proposito di iniziative, proprio ieri mattina, nella Casa circondariale, si è celebrata l’inaugurazione dell’anno scolastico per gli alunni interni alla struttura della Rocca. Civitavecchia: un detenuto di 27 anni trovato senza vita in cella
Il Messaggero, 4 ottobre 2005
Ancora un decesso all’interno del carcere di Aurelia. Ed ancora mistero. L’altra notte, infatti, gli agenti della polizia penitenziaria hanno trovato un detenuto senza vita, all’interno della sua cella. Non se ne conosce l’identità, ma si sa che aveva 27 anni e che era da tempo nella casa di reclusione. Circa le cause del decesso non si sa nulla. L’esame del medico legale non ha portato, almeno per il momento, a nessuna certezza, ma si attendono i risultati dei test. Per ora sembra potersi escludere il suicidio e anche l’assunzione di sostanze stupefacenti per via endovena. Per il resto tutto è possibile. E la cosa si tinge di mistero visto che, come ha rilevato il medico, è difficile che in 27enne possa morire per cause naturali. Il caso, allunga la già consistente striscia di decessi e suicidi all’interno della struttura di Aurelia. Un’altra morte sospetta al carcere di borgata Aurelia. Ieri notte gli agenti della polizia penitenziaria hanno trovato un detenuto senza vita all’interno della propria cella. Sul caso vige un riserbo strettissimo, per cui trapela solo il fatto che si tratta di un giovane di appena ventisette anni, di cui però non sono state rese note le generalità, e che era detenuto presso il penitenziario civitavecchiese già da svariati anni. La morte, ad una prima superficiale analisi del medico legale Gino Saladini, è avvenuta per arresto cardiocircolatorio, ma quello che è da stabilire è quale sia stata la causa che ha portato il cuore del giovane detenuto a fermarsi definitivamente. Sul caso è stata ovviamente aperta un’indagine da parte della procura della Repubblica di Civitavecchia, ed è stata affidata al sostituto procuratore Elena Neri. Ipotesi sulle cause del decesso, al momento, non se ne fanno, anche perché si attende l’esame autoptico che potrebbe svolgersi già nella giornata di oggi, domani al massimo, e soprattutto l’esame tossicologico per verificare se il ragazzo possa aver assunto sostanze stupefacenti od altro. Di certo il corpo del giovane non presentava segni che potessero far pensare ad una assunzione di droga via endovena. Al momento l’unica ipotesi che gli inquirenti sono propensi a scartare è il suicidio, perché non ci sono segni apparenti e soprattutto perché, a quanto è dato sapere, al detenuto non venivano somministrati farmaci. Resta il fato che è l’ennesima morte sospetta all’interno del penitenziario cittadino, a pochi giorni di distanza dalla tragica fine di un carcerato polacco, impiccatosi all’interno della propria cella, e che fa scalare posizioni alla struttura locale nella triste classifica della frequenza di decessi all’interno delle proprie celle. Belluno: arrestato per violenza sessuale, s’impicca in casa
Il Gazzettino, 4 ottobre 2005
Una storia di degrado e di solitudine, un uomo già vecchio a causa dell’alcool, che a volte gli impediva di distinguere il confine tra ciò che è lecito e ciò che costituisce l’oggetto proibito del desiderio. Ma anche la storia di una giovane donna, una ragazza che andava a fare le pulizie in un agriturismo di mezza-montagna, e che si era imbattuta in quell’uomo dalle mani troppo lunghe e dalle parole troppo disinvolte. Le due esistenze si sono incrociate, in modo drammatico, quando la ragazza ha subito un tentativo di violenza sessuale, e ha reagito andando a presentare una denuncia ai carabinieri. L’uomo, pensionato e custode dell’azienda agricola, era da qualche settimana agli arresti domiciliari. Adesso si è ucciso, impiccandosi nella legnaia, chiudendo il proprio conto con una vita in pezzi e con i rimorsi amplificati dai clamori della cronaca. Piove maledettamente sul pugno di case cresciute attorno a villa Avogadro, che porta il nome di Bivai, frazione di Santa Giustina, lungo la strada che collega Belluno a Feltre. La villa padronale è chiusa, la contessa è assente. Nella foresteria, occupata dai guardiani, è rimasto solo uno dei fratelli di Ferruccio Lionello, 47 anni, l’uomo che ha messo fine ai propri giorni nella notte tra sabato e domenica. In quegli edifici rurali che ospitano l’agriturismo il fattaccio era accaduto a fine agosto. La ragazza andava a fare le pulizie e la sua giovinezza aveva attirato l’attenzione di Lionello. Che un giorno ci aveva provato, stando alla denuncia della giovane. Non un tentativo di violenza carnale vero e proprio, come contemplato un tempo dal Codice Penale. Più semplicemente un approccio molto pesante, più nelle espressioni verbali che nei gesti. Comunque, inequivocabile, libidinoso, stando agli atti d’accusa. Il pensionato aveva accompagnato le sue carezze gesto con parole difficili da fraintendere, e comunque incontrollate, visto che l’autocoscienza era annegata in un mare di ubriachezza. Ma la ragazza era riuscita a divincolarsi. E aveva raccontato tutto in famiglia. Era stata convinta a presentare denuncia. Un percorso doloroso, che soprattutto da queste parti espone alle chiacchiere. Le comunità sono piccole, tutti si conoscono. Le voci fanno presto a correre. E la poveretta viene identificata quasi subito. La conseguenza si è materializzata a metà settembre, quando i carabinieri si sono presentati a casa di Lionello, sotto forma di un provvedimento di custodia agli arresti domiciliari, chiesto dal Pm Gianni Griguolo sulla base della deposizione della giovane donna e concesso dal gip Carlo Sangiorgio. Arresti in casa significa impossibilità di uscire, salvo per gli adempimenti di legge. Infatti, l’ultima volta che l’indagato si era allontanato dalla propria abitazione era il 16 settembre, per andare al palazzo di giustizia di Belluno. Assistito da un difensore d’ufficio, di fronte alle contestazioni si era però avvalso della facoltà di non rispondere. Comportamento dettato più che da una scelta tattica, dal fatto che appariva frastornato, incapace di ricordare ciò che era accaduto quel giorno in cui il vizio privato di alzare il gomito si era trasformato in una pubblica violenza. Ma più che nelle aule giudiziarie, la partita decisiva, esistenziale, per Lionello si stava giocando sul piano dell’assistenza psico-sanitaria. Già prima di finire ai domiciliari, grazie all’interessamento dell’assistente sociale, aveva manifestato l’intenzione di utilizzare un programma di recupero in comunità, per uscire dalla spirale dell’alcool. "Ci voglio andare, non posso continuare a questo modo" aveva confessato. Ma il provvedimento del giudice aveva impedito il completamento della procedura, visto che il regime di lavoro imposto dalla comunità designata era incompatibile con la detenzione domiciliare. E così era stata abbozzata qualche iniziativa per poter utilizzare le procedure di legge che consentono il recupero di un detenuto. Si tratta della norma di cui usufruiscono tanti tossicomani. E che ha permesso la scorsa estate ad un giostraio trevigiano di lasciare il carcere sulla base di una richiesta di entrare in comunità terapeutica. Ma poi si era unito a un gruppetto di complici per rapinare (e ammazzare) un gioielliere ad Abano Terme, rimanendo a sua volta ucciso. Ferruccio Lionello non ha avuto questa possibilità, e ha staccato la spina prima di poter tornare in libertà. Una questione di vergogna, forse. Ma anche di degrado sociale. Originario di Torreglia, in provincia di Padova, viveva isolato, senza relazioni umane. Adesso in paese qualcuno lo descrive come un tipo incapace di controllare le proprie reazioni quando beveva troppo. Di certo aveva parecchi problemi. Ma da queste parti sono in molti ad averne. Non di rado i carabinieri vengono chiamati nelle contrade per constatare decessi improvvisi e drammatici. Suicidi. Come è avvenuto la scorsa estate quando una donna si è sparata con una pistola, un uomo si è fatto esplodere la testa e un terzo ha deciso di farla finita con un paio di cariche di detonatore. Lionello se ne è andato in una fredda notte, senza lasciare un messaggio, una spiegazione, un addio. Ma lo ha fatto in modo che tutti potessero capire.
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