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Biella: vietato leggere, sequestrati libri e riviste ai detenuti
Il Manifesto, 6 gennaio 2005
Vietato leggere. È questo l’ordine del nuovo comandante del carcere di Biella. Lunedì 20 dicembre è stata infatti effettuata una perquisizione nella sezione speciale del carcere (composta da 14 detenuti, alcuni politici altri comuni) da parte della polizia penitenziaria. Rientrati nelle celle i detenuti hanno trovato tutto sottosopra (dal carcere sottolineano il particolare accanimento nei confronti delle loro cose) e una sorpresa: le celle infatti erano state razziate. È stato portato via tutto il materiale scritto (dai bloc notes alla posta), tutte le foto dei familiari, gli atti giudiziari, cartoline, buste, francobolli, musicassette, gran parte del vestiario e delle coperte (a parte due per ciascun detenuto ritenute sufficienti ad affrontare il gelo di Biella). Non soddisfatta la polizia penitenziaria autrice della perquisizione (avvenuta in un momento di totale calma, quindi senza nemmeno uno straccio di giustificazione) ha infine requisito libri e riviste. Sono stati lasciati a ciascun detenuto quattro tra riviste e libri. Non sono sfuggiti alla razzia nemmeno i libri presi in prestito dalla biblioteca di Biella. La motivazione addotta dal nuovo comandante per l’incredibile provvedimento (togliere ai detenuti libri e riviste è con ogni evidenza un’altra forma di tortura), è che i libri si leggono uno alla volta. Evidentemente poco incline alla lettura l’amministrazione del carcere ritiene superflua quella montagna di libri. O forse, più semplicemente, si va a colpire anche uno dei pochi "lussi" permessi ai detenuti e cioè lo studio e la lettura. Con uno scopo preciso, punire, privare, in una parola reprimere. Va detto che la direzione ha stabilito che chi vuole può richiedere altri libri oltre ai quattro concessi, previa richiesta motivata scritta. Ci si chiede su che base la direzione concederà o negherà le richieste: dipenderà dal titolo del libro? Dall’autore? Dall’argomento? Ironie a parte per i familiari e gli amici dei prigionieri rivoluzionari che hanno denunciato l’episodio di inaudita violenza, va sottolineato l’atteggiamento provocatorio delle autorità del carcere che hanno anche tenuto in isolamento per quattro giorni un detenuto che si era rifiutato di spogliarsi completamente durante la perquisizione, dopo aver chiesto tra l’altro una visita all’infermeria perché indisposto. Da ieri il comitato ha lanciato una iniziativa volta a denunciare l’episodio e a sensibilizzare l’opinione pubblica. Se la legge non legge, scrivono amici e familiari dei detenuti, inviamo al carcere di Biella quanti più libri e riviste possibili. Del resto anche San Tommaso diceva: "diffida dall’uomo che legge un solo libro". Chiunque legga un libro in più del ministro della giustizia leghista Castelli è dunque invitato ad inviare libri e riviste alla sezione speciale del carcere. Casa circondariale, Via dei Tigli 14, 13900 Biella. (I pacchetti si possono indirizzare a Nicola De Maria, Cesare Di Lenardo, Ario Pizzarelli). La campagna può essere contatta via mail: unlibroinpiu@libero.it. Roma: il derby dei detenuti di Regina Coeli...
Roma One, 6 gennaio 2005
Grande festa nel carcere di via della Lungara con la vista di Rosella Sensi e Claudio Lotito. I due esponenti di Roma e Lazio hanno portato maglie, sciarpe e palloni insieme ai deputati Paolo Cento e Publio Fiori. Palloni, magliette, sciarpe, autografi e tanti sorrisi. Così hanno vissuto la loro giornata particolare un centinaio di detenuti del carcere di Regina Coeli. Per loro, alla vigilia del derby Lazio - Roma, c’è stata la visita dell’amministratore delegato giallorosso Rosella Sensi, del presidente bianco celeste Claudio Lotito, e dei deputati Paolo Cento e Publio Fiori, rispettivamente presidenti del Roma Club Montecitorio e del Lazio Club Montecitorio. Roma e Lazio hanno voluto così ricordare chi "troppo spesso viene dimenticato", spiega Cento, ideatore dell’iniziativa. La giornata è iniziata alle 15.30, quando la "fazione" romanista ha varcato il cancello di Regina Coeli. In ritardo la sponda laziale, sottolineato dall’esponente dei Verdi con un "arrivano sempre dopo..." dal sapor di sfottò. Al momento dell’ingresso nella sala che ha ospitato l’evento, utilizzata come spazio di incontro dove si svolge anche la messa, il boato dei detenuti ha accolto i protagonisti visibilmente emozionati. A fare gli onori di casa il direttore del carcere Mauro Mariani, e lo storico cappellano, di fede laziale, don Vittorio Trani. Dopo l’introduzione dei due che hanno sottolineato l’importanza che hanno iniziative del genere per i detenuti, è toccato ai rappresentati di Roma e Lazio prendere la parola. Per primo Claudio Lotito, osannato dalla parte di detenuti di fede laziale: "Era giusto partecipare di persona a questo evento - ha aggiunto Lotito - Le squadre di calcio non devono pensare solo agli interessi personali ma rivolgere un pensiero anche alle persone che soffrono. Il derby sarà come sempre una partita importante sotto tutti i punti di vista. Noi cercheremo di fare il risultato ma non dobbiamo dimenticare che è sempre una partita di calcio. Non dobbiamo mai abbandonare la correttezza ed i tifosi non devono prevaricare nel teppismo". Poi è toccato a Rosella Sensi parlare ai detenuti: "Innanzitutto vi porto i saluti di mio padre, il grande presidente - ha detto la figlia del patron romanista mentre i detenuti intonavano il coro "Rosella, Rosella" - Poi racconterò ai giocatori della mia visita al carcere e dell’accoglienza che mi avete riservato, e gli chiederò di giocare anche per voi", ha concluso la Sensi meritandosi gli applausi dei supporter giallorossi. E il battito di mani è andato via via crescendo quando è arrivato il momento di scartare i regali della Befana portata a Regina Coeli da Roma e Lazio. Undici maglie originali con i nomi dei giocatori della Roma, che verranno messe in palio nella finale del torneo che si disputerà in carcere il giorno della Befana, e 5 tute rigorosamente biancocelesti consegnate da Lotito accompagnato dall’immancabile Suor Paola. Ma non è finita. Perché anche i due Club di Montecitorio hanno fatto la loro parte. Una cinquantina di maglie date ai detenuti - grazie anche alla collaborazione del giornale "Il Romanista" che ha regalato la sottomaglia indossata da Totti nel giorno del 107esimo gol - consegnate da Paolo Cento. E stessa cosa per Publio Fiori che ha fatto felici gli "ospiti" di regina Coeli di fede laziale con le maglie biancocelesti con la scritta "Dedicata a te". Il presidente dell’Unione Tifosi Romanisti, Fabrizio Grassetti, ha invece consegnato ai presenti una decina di palloni. Insomma una grande giornata di festa per mandare un "messaggio di lealtà in vista del derby di domani sera - ha sottolineato Cento - affinché la legittima competizione tra le due squadre e le due tifoserie si svolga nel rispetto reciproco". Torino: delitto di Novi, il lento "ritorno alla vita" di Omar
Roma One, 6 gennaio 2005
Condannato a 14 anni di carcere per l’omicidio di Novi Ligure, il ragazzo ha già scontato un quarto della pena. Tra due mesi potrebbe ottenere un permesso premio grazie al suo contributo in un progetto di volontariato. Nel paese della tragedia nessuna reazione. Il ritorno alla vita di tutti i giorni di Omar, l’omicida di Novi Ligure, passerà attraverso il volontariato. Il giovane, con gli educatori del carcere di Asti dove sta scontando la condanna a 14 anni per aver ucciso quattro anni fa con l’ allora fidanzata Erika la madre e il fratello di lei, sarà impegnato nella realizzazione di un progetto di volontariato che potrebbe consentirgli, entro i prossimi due mesi, di uscire in permesso-premio. Dopo che il tribunale di sorveglianza del minori di Torino gli ha riconosciuto il diritto di accedere al beneficio, si avvicina il giorno della prima uscita dall’istituto di pena, anche se per poche ore. Il giudice di sorveglianza aveva respinto la richiesta del giovane detenuto di trascorrere il Natale in famiglia, soprattutto per stare vicino alla nonna. Il magistrato, nel prendere tale provvedimento aveva applicato l’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario in base al quale, per determinati reati, occorre avere scontato metà della pena per accedere al beneficio. Ma i difensori di Omar hanno subito impugnato il provvedimento sostenendo, anche in base a sentenze della Corte Costituzionale, che il 4 bis non è applicabile al caso del giovane di Novi Ligure perché all’epoca dei fatti era ancora minorenne e pertanto il beneficio è ammissibile a fronte di un terzo della pena. Il tribunale ha accolto il ricorso; tuttavia non è stato concesso il permesso invitando a ripresentare la richiesta. Il progetto di volontariato sarà nuovamente valutato dal giudice di sorveglianza e diventerà esecutivo soltanto dopo la sua approvazione. Arrestato il 23 febbraio 2001, Omar è stato condannato a 14 anni ed ha già scontato oltre un quarto di pena. Le relazioni degli assistenti sociali che lo seguono sono tutte favorevoli a lui. Nel carcere minorile Ferrante Aporti di Torino, il ragazzo ha già iniziato la rieducazione. Ha seguito un corso di meccanica, poi ha preso il patentino europeo di computer. A metà maggio 2004, al compimento del ventunesimo anno, è stato trasferito nel carcere di Asti. Ora frequenta il terzo anno di ragioneria, si sta specializzando in computer, fa parte di un gruppo di studio di detenuti, collabora a tutte le attività carcerarie, compresa la redazione di una pagina che periodicamente viene pubblicata su un quotidiano locale. Ai giudici, durante il processo, aveva chiesto: "Voglio rendermi utile". La notizia della possibile uscita dal carcere di Omar potrà uscire non ha suscitato alcuna reazione a Novi. Ma per capire se la città ha davvero lasciato alle spalle la tragedia si dovrà aspettare il 12 gennaio, quando uscirà suoi il film-documentario "Sono stati loro, 48 ore a Novi Ligure". Ipm: le iniziative organizzate per il Natale 2004…
Giustizia.it, 6 gennaio 2005
Durante il periodo natalizio, in base alle direttive emanate dal Dipartimento Minorile, i Servizi territoriali, Ipm e Comunità Ministeriali, hanno programmato numerose attività per permettere ai giovani presenti di trascorrere in serenità il periodo di Natale. Molte sono state le Associazioni del Privato Sociale, dei Volontari, degli studenti delle Scuole, di esponenti del mondo dello spettacolo, dei rappresentanti istituzionali territoriali che hanno partecipato attivamente alle iniziative, promuovendo così una sinergia protesa alla costruzione di una cultura di solidarietà. Ecco in sintesi le attività più significative svolte nei singoli istituti. Ipm Acireale: tombolata e numerosi giochi con la partecipazione di volontari esterni. Ipm Airola: manifestazione musicale "Aspettando la Befana", che si concluderà con la consegna di calze, dolciumi e doni ai ragazzi. Ipm Bari: rassegna musicale "Abbracci" realizzata dal Teatro Kismet Opera, cui hanno preso parte molti cittadini nonché giornalisti di numerose testate giornalistiche. Per l’Epifania è prevista la consegna delle "Calze" offerte dall’Associazione Uisp e dai volontari. Ipm Bologna: attività di laboratorio sul tema della pace, finalizzate alla produzione di manufatti natalizi quali l’allestimento di presepi e alberi di Natale. L’Associazione Uisp ha organizzato tornei di pallavolo, calcetto e di calciobalilla, conclusa con delle premiazioni durante una festa musicale. Ipm Catania: numerose attività educative e formative che hanno coinvolto la comunità esterna, per la realizzazione di attività tipicamente natalizie, di uno spettacolo di cabaret e di una Messa. Ipm e Cpa/Comunità di Catanzaro: allestimento di presepi artigianali per partecipare ad una mostra-concorso, con premiazione il 6 gennaio 2005. Per tale giornata, in Istituto sono previste le premiazione dei tornei organizzati dalla Uisp ed un pranzo con gli operatori. In Ipm, il periodo natalizio è stato caratterizzato anche dallo svolgimento di numerose attività di tipo musicale, culturale, sportivo e religioso. Realizzazione del progetto "Insieme", promosso dai Servizi minorili della Giustizia della Calabria. Sottoscrizione di un protocollo di intesa tra il Centro per la Giustizia Minorile di Catanzaro ed il Coni - Comitato Regionale della Campania. Ipm Firenze: Realizzazione in Istituto di uno spettacolo teatrale, con la partecipazione del pubblico dall’esterno, nonché di un Concerto per Natale. L’Associazione "L’altro diritto" ha organizzato delle cene e delle attività ricreative, anche per il giorno dell’Epifania. Ipm L’Aquila: spettacolo teatrale realizzato con l’Associazione "L’Uovo" dell’Eti, attività di laboratorio per la realizzazione di un murales nella sala mensa dei ragazzi con la collaborazione di volontari, attività sportive e musicali. Ipm Lecce: giochi caratteristici di questa fase dell’anno, un torneo di calcetto e uno di calciobalilla, che si sono conclusi con le relative premiazioni. Incontro, dal titolo "Natale nel mondo Islamico", tenuto da una volontaria dell’Associazione Integra con i ragazzi di religione Musulmana. Ipm Milano: Organizzati un concerto, un incontro-dibattito con rappresentanti di diverse religioni, uno spettacolo di clown e magia, l’esposizione di cibi prodotti da ragazzi di diverse origini etniche. Ipm Nisida: Rappresentazione teatrale di Luca De Filippo "Napoli milionaria" con alcuni ragazzi e ragazze detenuti in Ipm; un’esposizione di prodotti effettuati dai ragazzi nei laboratori con l’apertura di una bottega nel territorio cittadino; partecipazione dei ragazzi allo spettacolo di musiche classiche napoletane "InCanti del Mediterraneo" messo in scena al Teatro San Carlo, allo spettacolo "Lettere ai Gabbiani" con i ragazzi del laboratorio teatrale e musicale dell’Ipm e allo spettacolo musicale di melodie napoletane della "Piccola Banda Maruzzella". Ipm Palermo: concerto di Claudio Baglioni in Ipm, in collaborazione con il Comune di Palermo; realizzazione di attività sportive e di una Partita di Calcio che ha coinvolto la popolazione cittadina. Ipm e Comunità di Potenza: realizzazione del Presepe e dell’albero di Natale; organizzazione di numerose manifestazioni sportive e tipicamente natalizie. Ipm Quartucciu: realizzazione di attività musicali, sportive, ricreative e culturali; realizzato anche uno spettacolo di trampolieri ed un concerto tenuto da una banda musicale. Ipm Roma: spettacolo con un coro gospel, alcune attività sul tema della pace, un presepe vivente con l’ampia partecipazione della comunità esterna e di molte testate giornalistiche, attività sportive e di animazione e la proiezione di numerosi film. Ipm Torino: Festa organizzata per il Natale, che ha previsto la conclusione del corso di addestramento cani; realizzato uno spettacolo teatrale, attività di musica e danza, due piccoli spettacoli eseguiti dalla "Scuola di Circo"; la Festa dell’Agnello per i ragazzi musulmani, un torneo sportivo contro una squadra esterna. Ipm Treviso: attività religiose con la partecipazione della comunità esterna, attività sportive, formativo - professionali e socio-culturali. Como: da tutti i detenuti in arrivo "un euro di speranza"
La Provincia di Como, 6 gennaio 2005
"Un euro di speranza": questo il titolo della sottoscrizione avviata tra i detenuti e le detenute del carcere del Bassone e il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Caritas per gli aiuti alle genti del Sud-Est asiatico straziate dal maremoto. "La tragedia che ha colpito le popolazioni del Sud-Est asiatico ci ha spinto a riflettere e a pensare sull’importanza della solidarietà verso persone in difficoltà" dice la nota congiunta di tutti i detenuti della casa circondariale comasca. E aggiunge: "Per questo ci siamo riuniti con gli operatori penitenziari e abbiamo pensato che un gesto di solidarietà potesse varcare le barriere del carcere e giungere laggiù, tra la gente colpita da questa immane tragedia. Così abbiamo pensato a dar vita all’iniziativa "Un euro di speranza"... La cifra è irrisoria, è solo una goccia nell’oceano, ma il nostro messaggio forse è grande come un oceano perché sgorga dal cuore di chi soffre". I giudici, gli avvocati e la Convenzione dei Diritti dell’Uomo…
L’Opinione, 6 gennaio 2005
La magistratura italiana è nota in Europa e nel mondo per la disinvoltura con cui fa uso della custodia cautelare in carcere. Una magistratura che dimostra fastidi ogniqualvolta si parla di tutela dei diritti del cittadino indagato e si ricorda alla stessa che esiste una Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che deve essere sempre e comunque rispettata. Una magistratura che ha così poco rispetto del cittadino che inquisisce e molto spesso, per esigenze di indagini, lo priva della libertà, al punto che se lo dimentica addirittura in carcere o agli arresti domiciliari, quando il termine di custodia cautelare è scaduto, e talvolta scaduto da mesi. Accade anche questo, purtroppo, nel paese, che un tempo era la "patria del diritto". Si apprende dalle cronache dei giornali della vigilia di Natale, che ben 20 magistrati sono finiti davanti alla sezione disciplinare del Csm, l’organo di autogoverno dei giudici, con l’accusa di "negligenza grave" per aver rimesso in libertà i loro arrestati con un certo ritardo rispetto alla scadenza del termine di custodia cautelare. In un caso si è trattato, addirittura, di 240 giorni di ritardo. E così 12 gip - giudici delle indagini preliminari - del tribunale di Catania, e 2 gip e 6 sostituti procuratori della Repubblica presso il tribunale di Milano, a seguito di ispezioni del ministero della Giustizia, sono stati denunciati dalla procura generale della Corte di cassazione, titolare insieme al Guardasigilli, dell’azione disciplinare nei confronti dei giudici. Non sbaglia chi definisce l’Italia, la "Repubblica dei giudici". Negli anni ‘70 il prof. Pasquale Curatola, un noto giurista calabrese, trapiantato a Firenze, scrisse la "Repubblica dei procuratori": erano gli anni in cui i procuratori della Repubblica "governavano l’Italia" con le loro inchieste a tutto campo sul presunto "malaffare" politico ed istituzionale, e queste inchieste diedero vita alla "mala giustizia". Bel risultato, non c’è che dire! Come si vede, gli anni, anzi i lustri, passano e siamo sempre con la stessa giustizia, anche se oggi c’è "il giusto processo". In questi casi, però, non vengono in rilievo solo le responsabilità dei giudici, che sono certamente gravi, ma anche quelle degli avvocati difensori di questi indagati dimenticati. Mi chiedo quale "professionalità" hanno questi avvocati e se realmente conoscono, come dovrebbero, il codice di procedura penale. Perché se il giudice dimentica in carcere chi ha arrestato, l’avvocato ha dimenticato i propri assistiti che restano in carcere, perché il giudice non ha rispettato la legge. Qui è proprio il caso di ricordare agli ui e agli altri quanto stabiliscono gli articoli 5 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo del 4 novembre 1950: "Nessuno può essere privato della libertà e se è stato arrestato o detenuto, quando vi sono ragioni plausibili per sospettare che egli abbia commesso un reato, deve essere tradotto dinanzi l’autorità giudiziaria competente entro un tempo ragionevole per accertare la fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta". Altro che dimenticare l’arrestato in carcere per 240 giorni, che corrispondono a ben otto mesi della sua vita. Questi signori evidentemente non sanno che esiste "il diritto alla libertà", che nessun giudice e nessun Torquemada possono violare. È veramente inaudito che questo si verifichi ancora nel nostro paese e che chi si è reso responsabile di una violazione come questa rischia tutt’al più una sanzione disciplinare! In questo contesto di garanzie fissate dalla citata Convenzione si inserisce il grave episodio di venerdì 31 dicembre: l’aggressione consumata dal ventottenne muratore mantovano, Roberto Del Bosco, che ha lanciato il cavalletto della sua macchina fotografica contro l’ignaro premier Silvio Berlusconi, colpendolo alla testa. Il Del Bosco ha dato, al suo gesto, che poteva avere ben più gravi conseguenze, una precisa motivazione: "l’ho fatto per odio", per poi darne un’altra con palesi fini difensivi:"scherzavo, è stata una bravata". È evidente che gli scherzi del muratore mantovano sono un pò pesanti, meno male che non aveva la cazzuola in mano! In questo caso il gip romano, rimettendo in libertà il "muratore giocherellone" è sicuramente andato molto al di là dei principi contenuti nella Convenzione del 1950, disattendendo da una parte il più grave reato di "violenza e minaccia ad un corpo politico e amministrativo", contestato a ragione dal pubblico ministero, e dall’altra ritenendo non necessaria una adeguata indagine su questo signore e sugli ambienti che lo stesso frequenta, tenuto conto dell’"odio" che nutre verso chi governa questo paese, prima di rimetterlo in libertà. Su questa vicenda bisogna riflettere, perché è di tutta evidenza che i nostri giudici passano disinvoltamente da un eccesso all’altro, con il rischio di creare precedenti pericolosi non solo per chi rappresenta le Istituzioni di questo paese, ma anche per la stessa società civile. Toscana: visite del Comitato Carceri della Commissione Giustizia
Asca, 6 gennaio 2005
Una visita di due giorni nei principali istituti penitenziari della Toscana. È l’iniziativa, in programma per il 12 e 13 gennaio, del Comitato carcere della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Il Comitato carcere, si legge in una nota, ha da tempo intrapreso un’indagine conoscitiva sullo stato degli istituti di pena nel nostro paese, per fare il punto sui gravi problemi del sovraffollamento e sulle carenze nelle strutture e dotazioni di queste realtà. L’indagine, prosegue la nota, mira inoltre a verificare le condizioni di vita dei detenuti e le condizioni di lavoro di tutto il personale amministrativo, di polizia penitenziaria, rieducativo e assistenza sociale che, operando all’interno di queste realtà, inevitabilmente ne condivide molte problematiche. All’iniziativa prenderanno parte gli onorevoli Enrico Buemi (Sdi), Beatrice Magnolfi (Ds-L’Ulivo), Francesco Carboni (Ds-L’Ulivo), Giuseppe Fanfani (Margherita-L’Ulivo), Mario Pepe (Fi) e Giuliano Pisapia (Prc). Milano: la direttrice di San Vittore si fece le ossa a Lodi…
Il Cittadino, 6 gennaio 2005
Ha debuttato proprio a Lodi il primo direttore donna, da 125 anni, del carcere di San Vittore a Milano. Gloria Manzelli, originaria di Rimini, con in tasca una laurea in legge, prima si è fatta le ossa come vice responsabile proprio nel penitenziario meneghino che oggi dirige e poi, nel 1993, è approdata in via Cagnola dove è rimasta fino al 1997 quando è arrivato l’attuale dirigente Luigi Morsello. "Nel periodo in cui Gloria Manzelli è rimasta a Lodi - racconta Raffaele Ciaramella, comandante degli agenti di polizia penitenziaria - non ci sono stai particolari problemi. Mi è parsa una persona per bene. Era il suo primo incarico da direttore ed era naturalmente un po’ cauta. Ma siamo stati bene e lei ha saputo instaurare un canale di comunicazione con tutti, in particolare con i detenuti. E questa mi pare la dote fondamentale per un direttore". Nei quattro anni in cui è rimasta a Lodi, Gloria Manzelli aveva scelto di vivere all’interno del carcere, nell’alloggio di servizio destinato ai dirigenti. In quel periodo si è data fare per ridare alla casa circondariale di via Cagnola un assetto stabile dopo un periodo in cui era stato governato da una serie di funzionari di passaggio mandati dal ministero a gestire la situazione, quando Armida Miserere aveva deciso di lasciare per altri incarichi. Nel 1997 a Gloria Manzelli è stata assegnata la responsabilità del carcere di Brescia da dove poi è riapprodata a Milano, in uno degli incarichi più prestigiosi, prendendo il testimone dal direttore uscente Luigi Pagano, storica figura del penitenziario milanese, che le ha fatto un po’ da maestro nella difficile arte di gestire una struttura con centinaia di detenuti, problemi di sovraffollamento e di convivenza tra decine di etnie diverse. Sulmona: Codacons scrive a Castelli, "quel carcere va chiuso"
Il Messaggero, 6 gennaio 2005
Ieri pomeriggio il dottor Ildo Polidoro, medico legale di Lanciano, ha eseguito l’autopsia sulla salma di Guido Cercola, il braccio destro di Pippo Calò, "cassiere" della mafia, condannato all’ergastolo insieme a lui perché ritenuto responsabile della strage di Natale del 1984 sul Rapido 904. Sui risultati immediati dell’autopsia non ci dovrebbero essere dubbi: conferma del suicidio. Per la ricerca dei familiari di Cercola, c’è stato qualche problema che poi si è risolto. Cercola ha chiuso con un’ultima, disperata professione di innocenza, vergata su un foglio di carta poco prima di darsi la morte, la sua partita con quella Giustizia che in tutti e tre i gradi di giudizio lo aveva riconosciuto colpevole. La lettera sicuramente non mancherà di aprire nuove polemiche. Intanto il Codacons annuncia di aver chiesto al ministro della Giustizia Castelli la chiusura di quello che ha definito "il carcere dei suicidi" e "l’apertura di indagini approfondite". Medio Oriente: Israele respinge richiesta voto detenuti palestinesi
La Repubblica, 6 gennaio 2005
La corte suprema israeliana ha respinto la richiesta dell’Anp di consentire ai circa 9mila palestinesi detenuti nelle carceri israeliane di votare per le presidenziali di domenica prossima. Lo si è appreso da fonti giudiziarie israeliane. La richiesta era stata presentata domenica, a nome dell’Autorità nazionale palestinese, dall’avvocato israeliano Zvi Rish. I tre giudici della corte suprema israeliana hanno ritenuto che non ci fosse tempo per organizzare il voto nelle carceri. La decisione di presentare un ricorso alla Corte suprema era stata presa dal ministro palestinese per i prigionieri, Isham Abdel Razik, dopo che le autorità israeliane aveva fatto sapere che non avrebbero consentito ai detenuti di andare alle urne: Radik aveva affermato che il diritto di votare è per i detenuti palestinesi un diritto umano fondamentale. Francia: due anni in cella col fumatore, no al risarcimento
Ansa, 6 gennaio 2005
Un ex detenuto francese, ex fumatore, il quale, dopo aver passato due anni nel penitenziario di Caen, aveva denunciato le direzione dell’istituto di pena per averlo costretto a stare per due anni in una cella di 9 metri quadrati con un fumatore. Cosa che - aveva sostenuto - lo aveva fatto ricadere nel vizio. L’uomo aveva quindi chiesto 10.000 euro di danni. Il tribunale di Caen gli ha dato torto, ma ha sollecitato l’amministrazione penitenziaria a rispondere al diritto alla salute degli ospiti. Rizzo (Pdci): a quando il carcere per barzellette su premier?
Apcom, 6 gennaio 2005
"La Casa delle Libertà è intenzionata a rinfocolare la polemica anche quando di per sé si va esaurendo, come nel caso dell’sms privato del segretario Anm Fucci che qualcuno ha avuto il buon gusto di rendere pubblico e di ritorcergli contro. Cui prodest?". Lo domanda il capo delegazione del Pdci all’Europarlamento Marco Rizzo. "È evidente - sottolinea Rizzo - da un lato l’intento di oscurare i problemi reali del Paese tra teatrini ordini ad hoc e boutade di vario genere, dall’altro quello di fare percepire un clima di graduale ma inesorabile limitazione delle libertà individuali dei cittadini, evidentemente funzionale ad un sistema che si vuole instaurare. Ricordo al ministro Giovanardi che tira in ballo le dimissioni di Scajola, che la situazione non presenta nessun tipo di analogia, perché si trattava in quel caso di un ministro dell’interno cui ricadeva la responsabilità dell’assegnazione o meno delle scorte e che si permetteva di fare battute proprio su una vittima del terrorismo che andava altrimenti protetta". "Un sms privato di un cittadino che è anche magistrato - conclude Rizzo - non costituisce nessun tipo di responsabilità a danno altrui, semmai bisognerebbe interrogarsi circa la violazione della privacy a suo danno. A Storace vorrei dire che le accuse di ipocrisia sono davvero fuori luogo e a Castelli di occuparsi di più delle vicende che riguardano concretamente la giustizia, per esempio il fatto che alcuni tribunali tra cui quello di Roma sono ingessati perché non ci sono per mancanza di fondi nemmeno i trascrittori degli atti, e di lasciare perdere la demagogia. Di questo passo c’è da temere che in Italia si voglia cancellare la libertà di pensiero e di espressione. Rebus sic stantibus, a quando la galera per chi racconta barzellette sul premier?" Venezia: le detenute del carcere si tassano per solidarietà
Il Gazzettino, 6 gennaio 2005
"Il principio della vita nuova comincia da adesso, attraverso la condivisione e la libera scelta della fede in Dio". Il patriarca Angelo Scola ha visitato ieri pomeriggio il penitenziario femminile della Giudecca, accolto con gioia ed emozione dalle detenute. Alcune di esse ninnavano in braccio i piccolissimi figli, che il patriarca si è lungamente soffermato ad accarezzare durante lo scambio del segno di pace. Scola ha voluto annunciare la lieta novella di Natale ed augurare un sereno anno nuovo, attraverso la celebrazione della santa Messa ed una seguente familiare chiacchierata, come il patriarca ha ormai abituato i fedeli veneziani. "La via di Cristo - ha proseguito Scola, nell’omelia - non è una strada momentanea, buona ad addolcire gli istanti, ma rappresenta La Strada. Da questa sera inizia la nostra consapevolezza di responsabilità, cercando in noi stessi se le parole pace, amore, condivisione, sono diventate più vere. Se così sarà, avremo costruito assieme una famiglia nuova in Cristo e, come il germoglio inevitabilmente diverrà fiore, anche noi germoglieremo spiritualmente". La preghiera dei fedeli è stata recitata dalle detenute in diverse lingue. La funzione è stata concelebrata da padre Andrea, don Antonio Biancotto, don Mauro Haglic e don Raffaele Muresu. Al momento dell’offertorio, le detenute hanno regalato al patriarca una bianca tovaglia con le loro firme, i prodotti dal laboratorio interno di cosmetica ed una mazzo di fiori bianchi a nome dei bimbi presenti. Inoltre le donne si sono autotassate, consegnando nelle mani di Scola 280 euro in favore dei popoli del Sud est asiatico, colpiti dal sisma. Porto Azzurro: dieci semiliberi all’Elba sono un falso problema…
L’Isola, 6 gennaio 2005
I detenuti semiliberi sono dieci in tutta l’Elba e su Porto Azzurro ne gravitano meno della metà. Martino Lanzi, portavoce dell’associazione culturale Papillon e membro del direttivo elbano di Rifondazione Comunista ha "molto" da dire in merito all’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale longonese con il quale si chiede la revoca del regime di semilibertà. Il rifondatore inquadra, innanzitutto, i termini della discussione chiarendo che per godere del regime di semilibertà un detenuto deve prima avere assicurato il posto di lavoro, già concordato dall’educatore del carcere con il futuro datore. Non solo. La mattina esce, la sera rientra in carcere. "Quindi non ha bisogno dell’alloggio" precisa Lanzi "perché il detenuto deve stare in carcere. Quell’ordine del giorno dipinge una situazione che non risponde alla realtà, perché non si può dire che il detenuto chiede lavoro e casa. Inoltre, c’è da fare presente che la Legge Gozzini, che istituisce la semilibertà, è una delle più efficaci che ci siano". Allora, perché il Consiglio comunale ha approvato quel documento? "Perché c’è l’intenzione di fare un casinò". risponde Lanzi. Che aggiunge: "A settembre 2003, Rifondazione ha presentato un’interrogazione regionale pensando che gravi inadempienze dell’Amministrazione carceraria fossero legate ad una cordata di imprenditori, intenzionati a chiudere il carcere e a metterci una casa da gioco, visto che Forte San Giacomo è inserito nell’elenco dei beni alienabili dello Stato". Ma cosa rappresenta il carcere per Porto Azzurro? "Il carcere - risponde Lanzi - è un’opportunità, non un problema. Lo dimostra il fatto che l’Amministrazione comunale è socia fondatrice della Cooperativa San Giacomo. E lo dimostra il successo di iniziative di apertura del carcere, come la mostra organizzata nel 2001 dall’allora assessore Pesciatini, che registrò un record di presenze, soprattutto tra i turisti. È un’opportunità la proposta di realizzare all’ interno della struttura penitenziaria il canile comprensoriale, come già sta avvenendo a Rebibbia. Si potrebbero ospitare i cani randagi, che verrebbero custoditi dai detenuti. Si aprirebbe il carcere ai visitatori, che potrebbero praticare adozioni, e si potrebbe partire con una sperimentazione di qualità, tant’è che a Rebibbia, dopo le esperienze di ricovero, si è passati all’addestramento di cani per ciechi". Quali, dunque, le reazioni dopo l’approvazione del documento all’ordine del giorno? "Sono soddisfatto - prosegue il portavoce dell’associazione Papillon - perché il presidente della Comunità Montana, Danilo Alessi, ha criticato la votazione dell’ordine del giorno da parte dei Ds, mentre mi stupisco che i vertici della Margherita non prendano provvedimenti. L’assessore portoferraiese Marotti, socio dell’associazione Dialogo, in un suo intervento durante il concerto al carcere non ha spiegato perché Pinotti ha votato a favore. E il sindaco Peria, nel suo programma elettorale, ha dichiarato che il carcere, per l’Elba, deve essere un’opportunità e che si impegnerà per far lavorare e inserire sul territorio i detenuti semiliberi. Mi stupisco anche dell’Amministrazione carceraria, che non risponde ad un’accusa cosi grave e mi fa meraviglia la Chiesa, in particolare a Porto Azzurro, che non dice nulla. Potrebbe essere un bello spunto per l’omelia natalizia". Il sindaco Papi afferma che con il casinò intende risollevare le sorti turistiche del paese. Le sembra la strada giusta? "I veri problemi del turismo - ribatte Lanzi - sono altri. Alcuni amici che vengono da oltre dieci anni in un campeggio a Barbarossa quest’anno mi hanno salutato dicendo che non sarebbero più tornati, perché la spiaggia è "tipo Rimini" e perché non hanno dormito per tutta la vacanza a causa del rumore proveniente da una discoteca sulla provinciale. Quando uscivano trovavano mucchi di immondizia al bivio del Monserrato, in paese la viabilità era impossibile (hanno preso quattro multe) e i prezzi proibitivi. Questi sarebbero ottimi spunti su cui meditare. Dieci semiliberi sono un falso problema per distogliere da quelli veri, non ultimo la cementificazione selvaggia che è prevista nell’area che va dal cimitero fino al Fosso di Reale. Ringrazio, comunque, la stampa e voi in particolare che avete dato voce a questo problema".
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