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Spoleto: s’impicca in cella detenuto 68enne accusato di mafia
La Nazione, 16 dicembre 2005
Si è ucciso alla vigilia della sentenza del giudizio abbreviato, fissata per oggi a Palermo. Il boss mafioso di Vicari (Palermo) Michelangelo Pravatà è stato trovato morto, impiccato, ieri mattina nel carcere di Spoleto. Sessantotto anni, era stato arrestato un anno fa con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione, nell’ambito di un’operazione antimafia che si concluse con la carcerazione di alcuni dei presunti fiancheggiatori del boss Bernardo Provenzano. Dieci furono, in quella circostanza, le persone che finirono in carcere con le accuse di estorsione e voto di scambio. Per Pravatà, la pubblica accusa, rappresentata dal magistrato Michele Prestipino, aveva chiesto al giudice per l’udienza preliminare la condanna a 14 anni di carcere. Sono stati contestati proprio al boss palermitano trovato morto ieri i rapporti con il superlatitante Bernardo Provenzano e con il suo ex braccio destro Antonino Giuffrè, oggi collaboratore di giustizia. Gli inquirenti trovarono poco dopo l’arresto di Giuffrè alcuni bigliettini, detti in gergo "pizzini", scritti proprio da Pravatà. Il bosso mafioso che si è ucciso nella cella in cui era detenuto sotto il regime del 41bis, negli anni ‘70 avrebbe ospitato, durante la latitanza, Provenzano nella zona di Roccapalumba. A finire in manette insieme a Pravatà, il 16 luglio 2004 erano stato anche il fratello di quest’ultimo, Domenico, i fratelli Salvatore, Gioacchino e Giuseppe Umina e Carmelo Umina, figlio di Gioacchino. Quello di Michelangelo Pravatà è il terzo suicidio "eccellente" di quest’anno: prima di lui avevano scelto la stessa fine Francesco Pastoia, arrestato con l’accusa di essere un fiancheggiatore di Provenzano e Giuseppe Balzano, ai vertici della famiglia mafiosa di Monreale. Sofri: sottosegr. Vitali; la richiesta di grazia io l’avrei firmata…
Ansa, 16 dicembre 2005
"Devo essere sincero, io la richiesta di grazia per Adriano Sofri l’avrei firmata...". Il sottosegretario alla Giustizia Luigi Vitali commenta così l’ennesimo "no" di Castelli alla grazia per l’ex leader di Lotta Continua. E aggiunge: "Anche io avevo creduto che Castelli volesse ripensarci. Quando ha detto che voleva riaprire l’istruttoria per le condizioni di salute di Sofri, pensavo volesse rivedere la sua posizione. E invece no. E mi dispiace". "È chiaro che rispetto i sentimenti e il dolore della famiglia Calabresi - prosegue Vitali - ma sono convinto che, dopo tanti anni e dopo il comportamento tenuto da Sofri in carcere, quel capitolo vada chiuso...". Per quanto riguarda l’amnistia, Vitali spiega di essere d’accordo con la proposta di Marco Pannella. "Secondo me - dichiara - servono tutti e due: amnistia e indulto. E per due motivi. Il primo perché ho ancora nelle orecchie l’applauso scrosciante con il quale i deputati accolsero la richiesta di Giovanni Paolo II di un atto di clemenza per i detenuti. E quell’impegno vorrei che venisse rispettato. Il secondo perché questo governo e questa maggioranza hanno approvato diversi provvedimenti che inaspriscono condanne e trattamenti penitenziari anche per i recidivi. A cominciare dall’ex Cirielli. Quindi mi sembrerebbe giusto chiudere i contenziosi ancora in piedi con questi due atti di clemenza per poi ricominciare daccapo...". Giustizia: Violante; con Berlusconi più delitti e privilegi giudiziari
Ansa, 16 dicembre 2005
"Con Berlusconi aumentano criminalità, immigrazione e privilegi giudiziari". Lo afferma Luciano Violante, capogruppo Ds alla Camera, in un’intervista pubblicata sul nuovo numero del mensile Pocket. "La criminalità - prosegue l’esponente della Quercia - aumenta in modo preoccupante; basta leggere i giornali: stupri, rapine in case isolate e in banca, omicidi di mafia. Il governo taglia del 20% i fondi per Direzione Investigativa Antimafia, del 30% i fondi per la polizia stradale, del 30% circa i fondi per i mezzi dell’insieme delle forze di polizia. Non c’è, insomma, né politica per la sicurezza né considerazione per il lavoro che gli appartenenti a queste forze debbono compiere quotidianamente. Quanto al 41 bis sottolinea che la conferma è stata positiva ma insoddisfacente la sua attuazione; in più di un caso è risultato che detenuti sottoposti al 41 bis continuavano dal carcere a dirigere i loro traffici". Parlando del problema immigrazione, il capogruppo della Quercia sottolinea:"Gli irregolari aumentano, cresce l’emarginazione e quindi cresce la criminalità; non si tiene conto delle esigenze produttive delle imprese e dell’agricoltura. Si sono stipulati pochissimi accordi bilaterali con le nazioni di provenienza e non si è tenuto fede, ad esempio, ai patti stipulati con la Libia, con la conseguenza che i porti libici tornano a essere basi di partenza per l’Italia". Rispondendo ad una domanda sul un eventuale governo dell’Unione, Violante indica come "prioritario cancellare i privilegi e ridurre i tempi dei processi, soprattutto per la giustizia civile, almeno del 30% rispetto alla media attuale, nei primi due anni. Le leggi della Cdl compatibili con i nostri obiettivi restano; le altre si cancellano. Questo vale non solo per la giustizia, ma in tutti i campi. Ma francamente non mi pare che sulla giustizia ci siano oggi leggi del centrodestra compatibili con i nostri obiettivi". Milano: 20 computer destinati agli istituti di pena della regione
Redattore Sociale, 16 dicembre 2005
Sono soprattutto un simbolo i 20 pc che questa mattina al carcere di Bollate il Gruppo dei cronisti lombardi ha consegnato agli istituti penitenziari della regione. Sosterranno l’attività delle redazioni dei periodici, sempre più numerosi e vitali, che nascono nelle carceri. "Ne parlammo in occasione del convegno "Carcere e comunicazione" che si è svolto a San Vittore nel mese di ottobre -spiega Michele Crosti, presidente dei Cronisti lombardi-. Grazie al contributo di Enel e della società di riconversione Pc Det abbiamo mantenuto la promessa". Venti Pc perché i detenuti possano continuare a lavorare alle loro riviste, o "giornalini" come li chiama Emilia Patruno, giornalista di Famiglia Cristiana e direttore di www.ildue.it, il giornale on-line dei detenuti di San Vittore e uno degli esperimenti più vincenti di giornale dal carcere. "Il sostegno timidissimo dei Cronisti, dimostrato in quest’occasione a quelli che restano solo bollettini dal carcere, non risolve i problemi reali. Tra questi c’è come l’ingerenza di alcuni direttori che non vedono bene la fuga di notizie dai loro istituti, ma anche la cattiva informazione che fanno i giornalisti, quelli veri: occasionale e interessata. Il carcere va in pagina solo quando ci entra il nome illustre". Ma se i pc non risolvono problemi almeno assecondano stimoli. "Non pensiamo di creare giornalisti -ammette Crosti - né di salvare le carceri. Per ora ci accontentiamo di provare a costruire solidarietà. Il prossimo passo potrebbe essere seguire Luigi Pagano, provveditore all’amministrazione penitenziaria della Lombardia, nel tour delle carceri che ci ha proposto a ottobre. E poi ci sarà il concorso, quello che nell’ambito del Premio Guido Vergani 2006, l’anno prossimo premierà anche un periodico carcerario. Fra i candidati, fin d’ora, Carte Bollate, dell’istituto diretto da Lucia Castellano: "Sotto la direzione di Andrea Totaro - dice Castellano - il giornale di Bollate si mantiene indipendente e vitale. Pur nelle difficoltà, è una fucina di pensieri ricchissima". Soprattutto un veicolo di espressione, prima e più che un mezzo di informazione. "I giornalini - conclude Patruno - non devono essere muri del pianto ma strumenti per riconciliare le persone. In questa ottica lavoro e mi accanisco, promuovendo o inventando iniziative sempre nuove, come il gioco di ruolo Criminal Mouse (realizzato in collaborazione con Terre di mezzo editore; ndr) o le Lettere dalla Malastalla, che saranno on line da lunedì su www.ildue.it". Lettere di detenuti a Babbo Natale, che fra una battuta e un vagheggiamento di libertà, portano alla luce i problemi dei detenuti. Empoli: detenute sfilano con abiti creati nel laboratorio di sartoria
Redattore Sociale, 16 dicembre 2005
Sarte e modelle. Le dodici detenute della casa circondariale a custodia attenuata di Empoli hanno sfilato oggi indossando gli abiti da loro stesse creati nel laboratorio di sartoria. Si conclude così il progetto "Rosaspina", che ha consentito dunque alle detenute di prendere dimestichezza con stoffe, materiali, forbici, modelli e tecniche di lavorazione. Il progetto è stato realizzato dalla cooperativa sociale Sintesi di Empoli, finanziato dal Circondario Empolese-Valdelsa con le risorse del Fondo Sociale Europeo, sostenuto dai Comuni di Castelfiorentino, Empoli e Fucecchio e dalla CNA Empolese-Valdelsa. "Oggi si conclude un progetto formativo tutto locale – ha rilevato Margherita Michelini, direttrice del carcere – realizzato grazie a finanziamenti del Circondario, insieme alla cooperativa Sintesi, con la collaborazione della CNA e di aziende empolesi, insegnanti ed enti locali –. Un progetto formativo che pur non avendo fatto ottenere alle donne la qualifica le ha fornite di strumenti tecnici che possono utilizzare in un’attività lavorativa. Vorremmo partire da qui per continuare ad investire in una formazione che dia accesso al mondo del lavoro sia fuori che qui all’interno durante la permanenza in carcere". In passato la casa circondariale ha collaborato con una Cooperativa che forniva a domicilio lavori di ricamo. L’obiettivo è riprendere, migliorare ed ampliare quell’esperienza e, sulla base degli strumenti attivati con Rosaspina, dare vita ad un laboratorio permanente di sartoria che effettui lavori per ditte e singoli cittadini. Il lavoro realizzato finora proseguirà con il progetto ‘Again’ finanziato dal Circondario Empolese-Valdelsa con le risorse del Fondo Sociale Europeo. Comincerà nei primi mesi del 2006, ponendosi in continuità con le esperienze formative realizzate nei due anni scorsi, rafforzando il settore del cucito e dell’estetica (visagismo) e affiancando un modulo di orientamento e comunicazione finalizzati ad aumentare le possibilità occupazionali delle allieve una volta fuori dal carcere. Il progetto Again vede coinvolti nuovamente la Cooperativa Sintesi di Empoli, la Scuola di Estetica Armony di Vinci, il Consorzio CO&SO Empolese Valdelsa, è sostenuto dalle amministrazioni comunali di Capraia e Limite, Castelfiorentino, Certaldo, Empoli, Fucecchio, Montelupo, Vinci, dalla CNA Empolese-Valdelsa, dalla Consigliera di Parità della Provincia di Firenze e da imprese private operanti nei settori del progetto. E il buffet offerto oggi è stato preparato dalle donne, detenute e non, del nuovo progetto formativo "Donne, Occupazione, Carcere e Gourmet", gestito dal Consorzio CO&SO di Empoli e che ha preso avvio nei giorni scorsi. Saranno loro le componenti della cooperativa sociale di catering che nascerà entro il prossimo gennaio. Lodi: "Uomini liberi" non esce, ma non è colpa dei detenuti
Il Cittadino, 16 dicembre 2005
Uomini Liberi, giornale della casa circondariale di Lodi, scritto interamente dai detenuti questa settimana non è pubblicato nell’edizione odierna del Cittadino. Tre anni di continue e regolari pubblicazioni mensili. Un giornale fatto con passione. Una opportunità che molti hanno colto per far sentire la voce di chi non ha voce normalmente sui giornali. Un giornale che non ha mai voluto raccontare casi personali di denuncia ma che ha sempre cercato di offrire al territorio una opportunità di riflessione su una realtà, il carcere, di cui in troppi spesso dimenticano l’esistenza. Uomini Liberi ha contribuito, con tante iniziative quali "carcere a porte aperte", a far conoscere, a tanti lodigiani, la realtà di chi vive dietro le sbarre. Un legame tra Uomini Liberi e il Cittadino che è diventato un modello positivo tra gli oltre sessanta giornali delle carceri italiane. In un recente convegno a Bologna organizzato dall’ordine dei giornalisti, in cui è nato il coordinamento nazionale dei giornali delle carceri, Uomini Liberi e il Cittadino sono stati valorizzati come esempio da seguire e da imitare a livello nazionale. Un giornale libero di trasmettere e di dialogare con tutto il territorio. Uomini Liberi oggi non esce. Negli ultimi mesi il rapporto tra i volontari che seguono il progetto di Uomini Liberi e la direzione della casa circondariale di Lodi sono stati particolarmente difficili. Una quasi impossibilità di dialogo, una costante difficoltà ad entrare come volontari in carcere per continui paventati problemi di sicurezza, una continua contrattazione su mille aspetti pratici e organizzativi hanno ridotto Uomini Liberi ormai al lumicino. Crediamo in un giornale in cui i detenuti si possano sentire liberi e protagonisti di scrivere senza continue barriere, in cui il ruolo dei volontari sia di semplice supporto. Non chiediamo molto, ma semplicemente di essere messi nelle condizioni di potere continuare a pubblicare il giornale. È difficile andare avanti potendo lavorare nella redazione del giornale con mille difficoltà. È difficile, tanto per fare un esempio, poter stampare gli articoli che vengono scritti all’interno della redazione del carcere una volta alla settimana (il lunedì) perché la direzione così ha deciso, all’improvviso senza spiegazioni. È difficile far coincidere le esigenze tecniche di un quotidiano con quelle spesso troppo lunghe del carcere. Per quasi tre anni siamo riusciti in questa impresa grazie alla sensibilità della direzione e della polizia penitenziaria: oggi abbiamo "bucato" l’appuntamento. Uomini Liberi continuerà a denunciare questa situazione con la speranza di poter tornare ad avere una normale dialettica con la direzione del carcere. Uomini Liberi oggi non esce. La nostra speranza è quella di poter tornare nei prossimi giorni con il numero che avevamo programmato sul tema "come si vive il Natale dietro le sbarre". Chi si trova in carcere non ha voce per manifestare, per protestare. Lo facciamo noi che possiamo godere della libertà. Da qualche tempo i detenuti della casa circondariale di Lodi si sentono soli, lottano ogni giorno a fatica per i propri diritti. In tanti in questi anni hanno apprezzato il nostro lavoro. In questo momento è importante che tutta la redazione possa sentire di avere tanti amici. Attraverso queste righe vogliamo lanciare un appello affinché tutti coloro che hanno a cuore Uomini Liberi possano far sentire attraverso noi la solidarietà ai detenuti della redazione. E chissà che qualcosa, assieme, riusciamo a cambiare.
Andrea Ferrari e Alex Corlazzoli, Coordinatori di Uomini Liberi Milano: detenuto di 36 anni muore suicida a San Vittore
Adnkronos, 16 dicembre 2005
Un detenuto italiano di 36 anni si è ucciso questa mattina all’alba nel carcere di San Vittore a Milano. L’uomo, con precedenti per reati contro il patrimonio, è stato trovato impiccato intorno alle 4. Amnistia: D’Elia; proposta Unione fatta per essere respinta
Apcom, 16 dicembre 2005
"La proposta di amnistia e indulto presentata oggi dai responsabili giustizia dell’Unione e comunicata dai leader dell’Ulivo Prodi, Fassino e Rutelli sembra fatta apposta perché sia respinta dalla maggioranza". Lo dichiara Sergio D’Elia, dei Radicali. "Il gioco delle esclusioni di alcuni reati inserite nel provvedimento è chiaramente finalizzato a farsi dire di no e a porre definitivamente una pietra tombale su qualsiasi atto di clemenza - osserva -. Per noi la base, ottima, di discussione deve rimanere la proposta di amnistia fino cinque anni e di un indulto di due presentata nell’aprile scorso dai senatori a vita Cossiga, Colombo e Andreotti e sostenuta da altri 37 senatori di diversi gruppi politici sia di maggioranza che di opposizione tra cui il vice Presidente del Senato Cesare Salvi". "Quanto al rischio di suscitare nelle carceri, come affermano i leader dell’Ulivo aspettative e speranze che vengono poi disattese, è il caso di affermare che i detenuti, in questi anni, nonostante l’immonda condizione a cui sono costretti e le promesse sistematicamente tradite, hanno dimostrato un senso di responsabilità che è incomparabilmente superiore a quello del Parlamento tutto. A questo punto - conclude - è ancor più necessario mobilitarsi perché sia "Grande" la "Marcia di Natale per l’amnistia, la giustizia e la libertà" proposta da Marco Pannella". Carceri: Osapp; bene Unione su riforma polizia penitenziaria
Ansa, 16 dicembre 2005
"Viva soddisfazione" esprime l’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (Osapp) per il lavoro svolto dal Gruppo Istituzioni, Pubblica Amministrazione, Sicurezza del Tavolo di Programma dell’Unione che ha inserito nell’ agenda di lavoro del prossimo governo il "Completamento della Riforma della Riforma della Polizia Penitenziaria del 1990 ma non ancora conclusa". La mancata conclusione di quel progetto, spiega il segretario generale Leo Beneduci, "ha costituito per l’Osapp uno dei principali motivi di rivendicazione e protesta di questi ultimi dieci anni, in cui maggiormente si è fatta sentire l’ assenza nelle carceri italiane di un Corpo di Polizia dello Stato addetto a funzioni anche risocializzanti e rivolte al reinserimento produttivo nella Società Civile dei detenuti e non solo esclusivamente di Polizia, perché a carattere preventivo o repressivo". Beneduci sottolinea che "per la prima volta, quindi, un possibile programma di Governo si trova a rappresentare gli interessi e le aspirazioni professionali, già potenzialmente esistenti ma mai sino ad oggi resi concreti, di una intera Categoria. Sono state così poste le premesse indispensabili per un proficuo lavoro che negli anni a venire potrà significare non solo il recupero della dignità e del ruolo di 45 mila donne e uomini in uniforme e al servizio dello Stato nelle Carceri, ma anche una delle condizioni essenziali per il miglioramento delle condizioni di vita di 60 mila detenuti". Giustizia: Commissario Ue; in Italia 14.000 detenuti di troppo
Ansa, 16 dicembre 2005
Quasi 14.000 detenuti di troppo nelle carceri italiane: sono 56.068 a fronte di una capienza massima degli istituti penitenziari di 42.478 posti. Lo segnala il commissario europeo ai Diritti umani, Alvaro Gil-Robles, nella sua relazione in cui raccomanda all’ Italia di "adottare provvedimenti tempestivi per diminuire il sovraffollamento delle carceri, segnatamente grazie a misure alternative ed aumentando la capacità degli istituti". "Nel corso della mia visita al carcere di Rebibbia - racconta il commissario - ho potuto constatare l’entità di tale sovraffollamento. La prigione ospitava 1.610 detenuti, mentre la sua capacità effettiva è di 1.070 e la sua capacità massima tollerabile è di 1.271 persone". La gravità del sovraffollamento delle carceri, prosegue Gil-Robles, "viene aumentata dalla vetustà delle infrastrutture o talvolta dalla loro inadeguatezza rispetto alle esigenze moderne. Conscio di tale difficoltà il ministro della Giustizia mi ha esposto un programma edilizio ambizioso del valore di un miliardo di euro per i prossimi 15 anni. In totale, il ministro spera di costruire 24 nuove carceri". Il rapporto parla anche dei decessi in carcere. Tra gennaio e giugno sono stati 43, di cui 26 per suicidio. Cifre, secondo il commissario, che, "senza essere allarmanti come in altri Paesi europei, rappresentano pur sempre un motivo di preoccupazione, tanto più che si rileva che alcuni fatti sono rimasti impuniti o che la giustizia non si è ancora pronunciata, sebbene si siano verificati negli anni ‘90". Critiche da parte di Gil-Robles vengono poi rivolte al regime 41 bis. Il commissario raccomanda all’ Italia di "migliorare le condizioni di detenzione" per chi vi è sottoposto, "rendendo più umani i luoghi di vita e di passeggiata e sviluppando le attività proposte". Occorre inoltre "garantire un accompagnamento psichiatrico regolare per questi detenuti, in particolare quando il regime del 41 bis è accompagnato da una pena di isolamento diurno". Replicando alle osservazioni, il Comitato interministeriale dei diritti umani italiano spiega che è in corso un programma per la costruzione di 12 nuovi carceri a Rieti, Marsala, Savona, Rovigo, Sassari, Cagliari, Tempo Pausania, Forlì, Oristano, Trento, Varese e Pordenone. Tutti questi progetti, si sottolinea, "sono ispirati dai nuovi criteri inclusi nei nuovi regolamenti carcerari, che prevedono celle moderne e confortevoli, con bagni e doccia, una piccola cucina e prese per tv, radio e computer". Quanto al 41 bis, rileva il Comitato, non si tratta di una aggravamento della punizione, ma è solo una misura per prevenire la commissione di ulteriori crimini attraverso gli ordini impartiti dalla persona imprigionata. Teramo: un corso di fotografia per le detenute a Castrogno
Adnkronos, 16 dicembre 2005
Parte oggi, all’interno della casa circondariale di Castrogno, in provincia di Teramo, il primo modulo di un corso di formazione sulla fotografia analogica e digitale rivolto alle detenute. È organizzato dalla commissione Pari Opportunità, presieduta da Germana Goderecci, e dalla consigliera di parità della provincia, Bianca Micacchioni Zuccarini, e si avvale della collaborazione di alcuni docenti volontari. Alle lezioni, che termineranno il 1° febbraio, parteciperanno 13 detenute della casa circondariale, di cui 9 extracomunitarie. L’obiettivo è quello di favorire il reinserimento delle detenute nel mondo del lavoro, stimolare curiosità culturali verso l’arte in generale e nei confronti della fotografia artistica in particolare, sensibilizzare sul tema delle pari opportunità e fornire informazioni sulla legislazione del lavoro e sulla normativa a favore delle categorie svantaggiate. Sono previsti due moduli teorico-pratici, con l’attivazione di un laboratorio di fotografia digitale e di comunicazione. Alle partecipanti sarà rilasciato un attestato e i lavori realizzati durante il corso saranno esposti in una mostra. "Speriamo di offrire a una categoria di donne particolarmente svantaggiata quale è quella delle detenute - afferma la presidente della commissione Pari Opportunità, Germana Goderecci - un’opportunità di reinserimento lavorativo, ma anche uno stimolo al recupero sociale attraverso gli interessi culturali e artistici". "Questo è il nostro primo concreto progetto di formazione, ma vogliamo occuparci anche di altre fasce disagiate dalla popolazione femminile. La formazione rientra, infatti, tra le azioni positive previste -ricorda- tra le competenze della commissione Pari Opportunità, che si occupa principalmente di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle tematiche femminile per l’affermazione delle pari opportunità". Sulmona: osservatorio per studiare profilo psicologico detenuti
Ansa, 16 dicembre 2005
Un osservatorio formato da un pool di esperti che si preoccupi di studiare il profilo dei detenuti, il loro disagio psichico e il relativo percorso clinico e psicologico per ogni singolo recluso: è il contenuto del protocollo d’intesa sottoscritto oggi dalla Provincia dell’Aquila e dal direttore del carcere di Sulmona, Giacinto Siciliano. L’equipe di osservazione sarà formata da 4 psicologi, dagli educatori del carcere, dalla polizia penitenziaria e nell’eventualità da uno psichiatra. "È un importante risultato che dimostra l’estrema attenzione che ha la Provincia nei confronti dei problemi derivanti dal disagio sociale - ha affermato l’assessore provinciale alla cultura e al sociale, Teresa Nannarone -: un’iniziativa che esula dalle nostre competenze con cui si vuole avviare un discorso che possa portare a uno studio più approfondito delle problematiche dei detenuti". "Si tratta di un ulteriore raccordo tra il carcere e il territorio - ha spiegato il direttore del carcere -: i problemi all’interno del carcere si risolvono attraverso una rete di interventi e credo che la nuova iniziativa possa garantire un maggior controllo delle diverse tipologie di detenuti e quindi studiare un trattamento adeguato per ognuno di essi". Il nuovo progetto consentirà alla direzione del carcere, da sempre alle prese con problemi di disponibilità economica, di aggiungere al colloquio clinico altri supporti quali test e altri metodi di osservazione con cui affrontare il disagio psichico dei detenuti per limitarne al massimo il ricorso agli episodi autolesionistici. Il carcere di Sulmona era stato teatro negli ultimi due anni di sette suicidi, tra i quali quelli eclatanti della direttrice dell’istituto, Armida Miserere, e del sindaco di Roccaraso (L’Aquila), Camillo Valentini. Varese: l’energia musicale dei "Novecento" contagia i detenuti
Varese News, 16 dicembre 2005
Per i detenuti del carcere di Varese quello di oggi è stato un insolito pomeriggio all’insegna della musica. Alle ore 15,30, infatti, ha preso il via la terza edizione del concerto di Natale che il comune di Varese ha organizzato per loro nell’ambito del piano di collaborazione alla giustizia riparativa.Ad esibirsi è stato il gruppo "Novecento", che ha intrattenuto il pubblico regalando un’ora di buona musica, energia e allegria contagiose. Come previsto, il concerto è stato presentato da Marco Caccianiga, assessore uscente allo Sport e allo Spettacolo del comune di Varese. Quattordici i brani proposti da Mirka Strano (voce), Simone Crespi (chitarra), Davide Aleo (sax) e Paolo Speziani (percussioni e batteria). I classici brani natalizi ("Last Christmas", "Happy Xmas", "White Christmas", "Silent night Holy night", "Oh happy day", "Jingle bells rock", "Life is beautiful") si sono alternati a pezzi "evergreen" di rock e soul ("Wonderful life" di Lara Fabian, "Aicha" di Khaled, "I feel good " di James Brown, "Summertime" di Gershwin, "Knockìn on Heaven’s door" di Bob Dylan, "SexBomb" di Tom Jones , "With or without you" degli U2). Il tutto condito dall’entusiasmo e dalla partecipazione "canora" dei detenuti, che hanno cantato con il gruppo il brano di chiusura, "Oh happy day", di cui è stato proposto un bis, visto il successo. Alla fine del concerto il direttore del penitenziario di Varese ha voluto ringraziare l’amministrazione comunale che ha reso possibile la realizzazione dell’evento, e ne ha approfittato per fare a tutti i migliori auguri di Natale. Lazio: Garante dei detenuti visita carceri Frosinone e Cassino
Il Messaggero, 16 dicembre 2005
Il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni ha visitato ieri insieme al consigliere regionale Udc, Anna Teresa Formisano, le case circondariali di Frosinone e di Cassino. "Ritengo di avere un quadro ben chiaro della situazione delle strutture provinciali e quindi di poter promuovere iniziative mirate, volte a colmare lacune e soddisfare necessità", ha spiegato Marroni al termine della visita. "Anche le attività basilari, come quelle sportive, si rivelano fondamentali per i detenuti - ha spiegato la Formisano - per questo mi adopererò per la realizzazione di un campo sportivo polivalente all'interno del carcere di Cassino". Amnistia: Brutti (Ds); l'indulto è l'unica strada percorribile
Ansa, 16 dicembre 2005
L’unica strada percorribile per arrivare in tempi rapidi alla concessione di un atto di clemenza è quella dell’indulto. È quanto afferma il responsabile giustizia dei Ds, Massimo Brutti. "La popolazione carceraria - sostiene Brutti - è costituita per un terzo da tossicodipendenti. Molti altri detenuti devono scontare pene residue brevi. La sicurezza dei cittadini non si tutela trasformando il carcere in un inferno. A questo punto, una legge di indulto che intervenga sul periodo finale delle pene, abbreviandole, e che consenta ai tossicodipendenti una prospettiva di recupero alternativa alla detenzione, è l’unico strumento realizzabile". "È questa la sola strada realisticamente praticabile - dichiara il senatore della Quercia - sappiamo che esistono opinioni discordanti, ma riteniamo che su una misura di questo genere che esclude i reati di criminalità organizzata e che non comporta rischi per la sicurezza dei cittadini, sia possibile realizzare la convergenza politica necessaria ad un’ampia maggioranza". "In questa direzione - conclude - va la proposta presentata alla Camera da Giuseppe Fanfani e da me al Senato. Ora, è fondamentale che tutte le forze politiche chiariscano le proprie intenzioni. Se c’è la volontà, un provvedimento di indulto potrà essere approvato entro la fine della legislatura". Amnistia: Biondi (Fi); situazione ai limiti dell’insopportabilità
Ansa, 16 dicembre 2005
"Sono favorevole a che dopo tanti anni si esamini un provvedimento di clemenza in questa situazione, per tre motivi - afferma Alfredo Biondi, vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, in un’intervista a Radio Radicale - La situazione carceraria è arrivata ai limiti dell’insopportabilità in danno dei detenuti, possibilità che si siano verificate situazione che rendano non più attuale la pena, e infine - conclude - perché molti dei rapporti che si sono costituiti nella società di oggi non sono più quelli di ieri". Amnistia: Cento; un atto di clemenza serio e non ipocrita
Ansa, 16 dicembre 2005
"Un atto di clemenza serio, e non una norma ipocrita, deve prevedere l’amnistia per i reati fino a cinque anni accompagnata dall’indulto". Lo afferma Paolo Cento, coordinatore dei Verdi. "Se davvero esiste la volontà politica - continua - è possibile fare un provvedimento efficace entro la fine della legislatura. Ma è il centrodestra che deve scoprire le sue carte, dicendo con chiarezza quale è la sua volontà ". "Sarebbe infatti irresponsabile - conclude Cento - alimentare illusioni nelle carceri per poi offrire norme inutili come l’ultimo indultino". Bologna: progetto "Papillon", un’alternativa sociale al carcere
Redattore Sociale, 16 dicembre 2005
Dopo gli obiettori di coscienza, nei servizi comunali arrivano i detenuti. Ovvero, un’alternativa sociale al carcere e una risorsa per i cittadini: è il progetto "Papillon", dell’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Casalecchio di Reno, in collaborazione con l’associazione di promozione sociale "Papillon - Rebibbia Onlus" di Bologna. "Tutto nasce - spiega Valerio Guizzardi, responsabile Emilia - Romagna di "Papillon - Rebibbia Onlus" - dall’unione di necessità apparentemente inconciliabili di due categorie di soggetti svantaggiati: da una parte, anziani e diversamente abili in carico ai servizi sociali che hanno bisogno del massimo sostegno sia per la permanenza a domicilio (consegna pasti, compagnia, aiuto nelle mansioni quotidiane) che per uscire di casa per necessità di cura, integrazione, socializzazione, lavoro, vita pubblica; dall’altra i detenuti che possono fruire delle misure di legge alternative al carcere, per svolgere un lavoro socialmente utile e di grande importanza per prevenire l’istituzionalizzazione delle patologie senili e per garantire maggiori opportunità al disabile, fruendo loro stessi di un’esperienza formativa e motivante, utile al re-inserimento nella società". Il progetto, già avviato, funziona attraverso l’attivazione presso i servizi sociali del Comune di Casalecchio di quattro borse lavoro annuali per detenuti che possono godere delle misura alternative, autorizzati dalla Magistratura di Sorveglianza di Bologna, su proposta della Direzione della casa circondariale "Dozza". I primi due detenuti hanno iniziato il percorso a partire dallo scorso maggio nei centri diurni anziani di Cà Mazzetti e Villa Magri; attualmente sono impegnati in quattro, tre uomini e una donna. Oggi, venerdì 16 dicembre, a partire dalle 15, nella "Piazza delle Culture" della Casa della Conoscenza a Casalecchio, per fare un primo bilancio del progetto si terrà il convegno "Carcere & Società: dopo gli obiettori i detenuti nei servizi comunali. Storia di un’esperienza". Interverranno, fra gli altri, il sindaco Simone Gamberini, l’assessore alle Politiche Sociali Massimo Bosso, Manuela Ceresani, direttrice della Casa Circondariale di Bologna, Mario Longo, Magistrato di Sorveglianza del Tribunale di Bologna, e Valerio Guizzardi. "Sulla base dell’esperienza positiva di questi ultimi anni con gli obiettori e con i volontari – sottolineano i promotori del progetto – si è dimostrata la positiva valenza sociale di affiancare personale non specialistico ai servizi alla persona. Riteniamo quindi significativa la presenza dei detenuti in questo percorso, che determina una nuova e importante strada verso la coesistenza civile e sociale di categorie altrimenti emarginate. Con la relazione reciproca, attraverso i servizi alla persona, possono entrambe emanciparsi e, con particolare riferimento ai detenuti, intraprendere percorsi di reinserimento effettivo". Il progetto si basa, dunque, sulla "partnership" tra il Comune di Casalecchio e "Papillon - Rebibbia Onlus" di Bologna: mentre l’associazione ha messo a disposizione un volontario, esperto nelle problematiche carcerarie, per la supervisione e la promozione dell’attività sociale dei detenuti impiegati, e una volontaria competente nel settore della disabilità per la conduzione di moduli formativi ad hoc per i detenuti, il Comune ha incaricato a sua volta un esperto per l’avvio dei percorsi di sensibilizzazione, tutoraggio, motivazione, organizzazione delle competenze dei detenuti coinvolti. In ultimo, ma non certo meno importante, l’aspetto finanziario: per il progetto, sono stati messi a disposizione circa 48.000 euro dal Comune di Casalecchio di Reno e dalla Regione Emilia - Romagna per il 2005/2006; di questi, 24.000 sono destinati a quattro borse lavoro per i detenuti. Amnistia: Ds e Margherita; dopo il "caso Fiorani" non si può...
Ansa, 16 dicembre 2005
I Ds e la Margherita non hanno più dubbi: no all’amnistia, sì all’indulto. Anche ieri avevano indicato la strada dell’indulto cosiddetto graduale per risolvere la questione carceraria. Ma oggi, dopo che l’inchiesta su Antonveneta porta in carcere l’ex amministratore delegato della Banca popolare di Lodi Giampiero Fiorani e coinvolge anche ministri e parlamentari, sono più che mai convinti. "Non credo proprio che dopo questa vicenda di Fiorani che vede coinvolti politici e uomini delle istituzioni - dichiara il deputato della Quercia Giovanni Kessler - il Parlamento debba continuare a parlare di amnistia. Suonerebbe come un atto di arroganza o un tentativo di auto-assoluzione...". E d’accordo è anche la Margherita: "Ma dico - osserva il responsabile Giustizia del partito Giuseppe Fanfani - con tutto quello che sta succedendo con la vicenda Fiorani-Antonveneta, noi stiamo pensando di fare un amnistia? Saremmo dei pazzi... La gente non capirebbe...". L’inchiesta Antonveneta insomma getta scompiglio nei palazzi della politica anche sul fronte dell’amnistia. E divide l’Unione. Mentre Ds e Dl, infatti, tirano definitivamente il freno sull’amnistia e aprono la porta all’indulto "graduale" che prevede uno sconto di pena al massimo di un anno, lo Sdi tiene duro. "Gli interessi di bottega - dichiara il responsabile Giustizia Enrico Buemi - non possono continuare a influenzare in questo modo la linea politica. L’Unione ha detto sì all’ amnistia, ora mantenga il punto". Analoga la posizione del Pdci, con Maura Cossutta che annuncia la sua partecipazione alla marcia di Natale, e dei Verdi che con Paolo Cento invocano l’amnistia fino a cinque anni più l’indulto. Per non parlare del Prc: "Questo cambio di posizione sull’amnistia - dichiara il capogruppo alla Camera Franco Giordano - è del tutto negativo. Noi rimaniamo nettamente a favore". Ma contro l’amnistia si schierano anche l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e i Popolari-Udeur di Clemente Mastella. "Sto ricevendo segnali poco incoraggianti - annuncia intanto il deputato di FI Nino Mormimo, incaricato dalla commissione Giustizia di fare il punto tra le varie forze politiche per vedere se ci sono dei margini per arrivare ad un’intesa su un provvedimento di clemenza - anzi, oserei dire preoccupanti...". "Sino ad ora - precisa - ho ricevuto solo tre relazioni scritte da tre forze politiche dell’Unione e, al massimo, quello che ho ricevuto è stato un "sì all’indulto fino ad un anno. Un po’ poco a dire la verità...". Il responsabile Giustizia dei Ds Massimo Brutti però è categorico. Fino a ieri abbastanza possibilista sull’ipotesi dell’amnistia, oggi opta decisamente per l’indulto, in particolare per quello prospettato nella proposta di legge presentata da Fanfani alla Camera e da lui stesso a Palazzo Madama. "È questa - dichiara - la sola strada realisticamente praticabile. Sappiamo che esistono opinioni discordanti, ma riteniamo che su una misura di questo genere che esclude i reati di criminalità organizzata e che non comporta rischi per la sicurezza dei cittadini, sia possibile realizzare la convergenza politica necessaria ad un’ampia maggioranza". I Radicali della Rosa nel pugno se la prendono a male. "Indulto o amnistia? Non partecipo a questo gioco al ribasso - spiega il leader di Radicali Italiani Daniele Capezzone - né al gioco del rinvio, né a quello dello scaricabarile. Noi abbiamo proposto l’amnistia perché è l’unico vero provvedimento che serve a tutti quei poveri cristi che sono chiusi in carcere o alle prese con procedimenti pendenti. E rimaniamo coerenti con la nostra scelta". Invita dunque alla chiarezza il presidente della commissione Giustizia della Camera Gaetano Pecorella (FI) che sollecita l’opposizione a "far seguire alle parole i fatti": "Come presidente della commissione - dichiara - ho preso atto della proposta dell’Unione in materia di amnistia. Se si vuole far seguire alle parole i fatti, è necessario che l’opposizione segua una di queste strade: o presenta anche alla Camera la proposta di amnistia firmata da Guido Calvi (DS) e da altri, che si trova al Senato (visto che né Ds, né Margherita hanno sottoscritto alcuna proposta di amnistia alla Camera), oppure chiede la sospensione dell’esame delle proposte di legge alla Camera per iniziare un nuovo iter al Senato con la proposta Calvi". "L’amnistia - sottolinea Pecorella - è questione troppo delicata e dolorosa perché possano restare margini di ambiguità". Ex Cirielli: l'opinione degli Assistenti sociali della Giustizia
Comunicato Stampa, 16 dicembre 2005
Gli assistenti sociali della giustizia, quotidianamente impegnati nell’opera di recupero e di inclusione sociale delle persone condannate si associano a tutti gli operatori della giustizia: magistratura, avvocatura, operatori sociali, sindacati della polizia penitenziaria, mondo del volontariato, che stanno in questi giorni lanciando, inascoltati, messaggi di grande preoccupazione per il sistema penitenziario italiano. Le carceri italiane non sono state mai così sovraffollate da 10 anni a questa parte, si parla ormai di oltre 60.000 detenuti di cui oltre il 27 % è formato da tossicodipendenti e più del 30% di stranieri. La legge n. 251, approvata il 29 novembre scorso (ex Cirielli), promulgata il 5 dicembre dal Presidente della Repubblica, che impedirà l’accesso dei soggetti recidivi alle misure alternative alla detenzione, moltiplicherà questi numeri in modo considerevole. Questa legge non rispetta i principi costituzionali:
Le conseguenze:
Non è questa la risposta giusta per reprimere la microcriminalità perché è statisticamente provato che i tassi di recidiva sono più alti tra coloro che scontano la pena totalmente in carcere rispetto a chi fruisce di misure alternative alla detenzione Il Coordinamento Assistenti Sociali della Giustizia fa appello a tutte le autorità istituzionali e amministrative competenti affinché siano contenuti i danni derivanti dalla nuova normativa, anche attraverso la predisposizione di un provvedimento di clemenza lungamente atteso.
Per il consiglio nazionale del Coord. Assist. sociali della Giustizia (Anna Muschitiello)
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