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Amnistia: a caccia di adesioni per riunire subito la Camera
Giornale di Brescia, 18 dicembre 2005
Mentre il leader dei Radicali Marco Pannella conferma la marcia di Natale pro amnistia, il tema ritorna nell’agenda politica. Domani, ha annunciato Roberto Giachetti, Margherita "proverò a raccogliere le 200 firme necessarie per la convocazione straordinaria della Camera e comincerò da Rutelli e Fassino". Giachetti, in un articolo su Europa, ha invitato i partiti a venire allo scoperto. "Ho letto", ha sottolineato, "che Rutelli, Fassino e Prodi si sono visti, si sono riuniti e hanno concordato che la linea da tenere è quella dell’indulto. Non capisco ma mi adeguo! Ma se questa è la linea possiamo almeno compiere un atto di coraggio? Possiamo per una volta uscire dai tatticismi della politica?". L’idea è raccogliere le firme previste da regolamento (un terzo dei deputati) per chiedere una convocazione straordinaria della seduta della Camera nella quale "si potrebbe discutere e approvare una risoluzione che indichi con chiarezza modi e tempi per l’approvazione di un provvedimento di clemenza". La proposta ha registrato l’appoggio di numerosi esponenti dell’Unione. "È un’ottima iniziativa, che condivido pienamente", ha commentato Luana Zanella, Verdi, "Da lunedì mi metto a disposizione per raccogliere le firme. Vedremo finalmente chi ci sta davvero sull’amnistia, al di là delle posizioni di facciata e delle troppe ambiguità". Pure Ugo Intini, Rosa nel pugno, ha annunciato: "anche noi da lunedì aiuteremo a raccogliere le firme" perché quella di Giacchetti "è una strada da seguire senz’altro per ottenere che il Parlamento sia investito immediatamente del problema". Rifondazione, ha reso noto Giuliano Pisapia, ha formalizzato in commissione Giustizia di essere "favorevole a votare immediatamente un provvedimento di amnistia e di indulto". L’Unione però è divisa: Ds e Margherita vogliono l’indulto soprattutto dopo il caso Antonveneta; Verdi, Rifondazione, Pdci e Sdi chiedono una misura più ampia e significativa; l’Italia dei valori di Di Pietro è contraria. E Pannella non ha risparmiato accuse a vecchi e nuovi compagni di strada che non si sono mobilitati e "non hanno fatto neanche un girotondo". Pannella ha puntato il dito contro quella che definisce "l’avventura poco limpida e poco seria dell’indultino". Quello della giustizia è "un gigantesco problema sociale a fronte del quale vi è mancanza di lucidità politica e mancanza di volontà e capacità politica". Amnistia: un’idea umana e razionale, di Riccardo Bonacina
Vita, 18 dicembre 2005
Hanno da poco messo una targa in Parlamento per ricordare quella prima storica visita di un Papa nel cuore delle istituzioni repubblicane, il 14 novembre 2002. Una visita in cui Giovanni Paolo II disse ai legislatori: "Merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Mi rivolgo con fiducia a voi per invocare un segno di clemenza a vantaggio di tutti i detenuti: astenersi da azioni promozionali nei confronti del detenuto significherebbe ridurre la misura detentiva a mera ritorsione sociale, rendendola soltanto odiosa". Un appello che gli stessi parlamentari di oggi salutarono con un’ovazione lunga sei minuti. Eppure, da allora il nulla, se non un avvilente ping pong politico-parlamentare fatto di divieti incrociati. Due anni fa, commentando l’ennesimo riaccendersi di un dibattito sull’indulto, Adriano Sofri (vittima in questi giorni della cattiveria e piccineria del ministro Castelli), disse: "C’è una specie di ritirata dal campo della grazia non per starsene nel campo della giustizia (che si sa essere abitato dall’iniquità universale) ma in quello della convenienza politica". Nel frattempo le condizioni di sovraffollamento delle carceri italiane sono di gran lunga peggiorate: la popolazione carceraria con i suoi 60mila abitanti ha raggiunto il suo record storico. Un’emergenza che riguarda persone in carne ed ossa che vivono in spazi dove potrebbero viverne al massimo due terzi di loro, in situazioni abominevoli dal punto di vista igienico e della vivibilità. L’area penale, cioè l’area di cittadini interessata a misure restrittive, ha toccato la cifra impressionante di 190mila persone (erano 36mila nel 1990). Senza dimenticare i 6 milioni di procedimenti penali in corso. Eppure, negli ultimi 30 anni, si sono spesi per l’amministrazione penitenziaria più di tre miliardi di euro. Una cifra, hanno considerato le associazioni di volontari, che avrebbe permesso un piccolo piano Marshall di sostegno al reinserimento. Si sarebbero potuti inserire circa 2mila nuovi operatori nei tribunali di sorveglianza, negli uffici degli educatori e nei Centri di servizio sociale; si sarebbero potute incentivare aziende e cooperative all’assunzione di 10mila detenuti o ex detenuti, si sarebbe potuta costituire una rete abitativa di accoglienza per 5mila dimessi dal carcere. Invece i soldi sono stati usati per edifici in leasing e per perseguire politiche puramente repressive. Come se non si fosse ancora capito che la galera non significa nessuna crescita di sicurezza. Al contrario, spesso si traduce nella cronicizzazione della delinquenza. Oggi in carcere ci sono soprattutto due tipi di persone: giovani immigrati molto poveri e giovani tossicodipendenti. Dunque: o si affronta quella condizione sociale o viceversa con la galera si sanziona la loro trasformazione in delinquenti abituali. Le iniziative che in questi giorni si stanno mettendo in campo per rilanciare il provvedimento di clemenza che in Italia manca da 13 anni e che vede coinvolte tante associazioni, speriamo non si risolvano nell’essere ulteriore occasione per reiterare inutili polemiche. Amnistia e indulto, oltre ad essere una misura razionale e pragmatica senza la quale non è possibile mettere mano ai problemi strutturali che affliggono il sistema penale e penitenziario, devono diventare occasione per rimettere al centro la priorità delle politiche sociali e di prevenzione nella risposta al bisogno di sicurezza della nostra società. Nuoro: "sciopero della santa messa di Natale"…
Comunicato dal carcere, 18 dicembre 2005
al Magistrato di Sorveglianza - Nuoro al Vescovo Monsignor Pietro Meloni - Nuoro a Sua Santità Benedetto XVI - Roma
I detenuti del Carcere di Badu e Carros (Nu) in tutti questi anni, hanno fatto di tutto per attirare la loro attenzione per tentare di portare la legalità istituzionale nell’istituto, dalle battiture notturne, allo sciopero del carrello, alle fermate all’aria ecc (e spesso molti di noi per queste proteste pacifiche e democratiche siamo stati puniti). Ma le cose non cambiano… anzi peggiorano continuamente: l’orario delle docce coincide con quello dell’aria, nella maggioranza dei casi passiamo 21 ore al giorno chiusi in celle anonime impersonali con effetti nefasti per il benessere psicologico e fisico dei detenuti in alterazioni delle legalità sociali e mentali, spesso irreversibili; non c’è uno spazio per dipingere o intagliare o svolgere comunque qualsiasi altra attività fisica, non abbiamo una palestra, da circa un anno non usufruiamo del campo sportivo e della biblioteca, chi è allocato in cella singola non può consumare un pasto in compagnia, cibo scarso e mal cucinato, ciò che è peggio è che patiamo l’umidità delle celle a causa dei termosifoni sempre spenti perché guasti, direttore totalmente assente (non fa udienze con i detenuti, vedesi apposito registro colloqui) e quindi manchiamo al dialogo con il responsabile della Direzione. Viviamo (e la polizia penitenziaria lavora) in una struttura fatiscente e precaria al limite dell’agibilità. Non si capisce e non si comprende perché la Santa Messa viene svolta a numero chiuso (massimo 20 persone mentre al passeggio siamo molti di più). A tal proposito in Chiesa non c’è riscaldamento ed il nostro cappellano, insieme a noi, nella stagione rigida batte i denti dal freddo. Mancanza di lavoro nell’istituto, sono stati tolti due posti di lavoro e mai più ripristinati e su una forza di circa 90 persone nella sezione (Alta Sorveglianza ed Elevato Indice di Vigilanza) lavorano a rotazione solo 8 persone quindi di media un mese all’anno con uno stipendio da fame e con alcuni lavoranti che svolgono due mansioni (spesini e portavitto) con un solo stipendio ed evidente sfruttamento del lavoro dei detenuti. L’esercizio del diritto del lavoro nonostante che si svolge all’interno di un istituto penitenziario, non può essere svilito dalle esigenze amministrative del penitenziario ma solo coordinarsi con esse. E così per tutte le altre esigenze non è colpa nostra se non ci sono soldi o strutture o organico per attuare ed applicare la legge penitenziaria ed il regolamento di esecuzione. Molti di noi si trovano in carcere per non aver rispettato la legge ed ora lo Stato deve essere migliore di noi ed applicare le sue stesse leggi. L’autorevolezza della Costituzione non può essere svilita dalle esigenze amministrative del penitenziario di Nuoro ma deve solo coordinarsi con esso. Per una pena più umana, più legale, più giusta affinché " le pene non possano coesistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato", i detenuti della sezione A.S ed E.I.V per attirare l’attenzione ai loro problemi, si asterranno nella quasi totalità (chi condividerà questo documento) di partecipare alla Santa Messa di Natale, sicuri che Gesù Bambino non si offenderà… anzi sarà dalla nostra parte, anche se siamo brutti sporchi e cattivi tiferà per noi! Piacenza: la commissione Giustizia "promuove" le Novate
Libertà, 18 dicembre 2005
"L’istituto carcerario di Piacenza è ben governato, di alto livello, con una direzione efficace e rapporti di stretta collaborazione sul territorio. Il corpo degli agenti di polizia penitenziaria è attento, pur lamentando una carenza di organico. È un argomento che riporteremo al Dap (dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), perché consentirà di migliorare il servizio con poca spesa". Questo il giudizio espresso, ieri pomeriggio, dai rappresentanti della commissione Giustizia del Senato, il presidente Antonino Caruso e la senatrice Albertina Soliani (Margherita), i quali hanno visitato la casa circondariale delle Novate, nell’ambito dei sopralluoghi effettuati negli istituti di pena presenti in Emilia Romagna. I senatori hanno incontrato la direttrice Caterina Zurlo, e i rappresentanti delle diverse realtà che gravitano attorno al carcere, come il Comune di Piacenza, rappresentato dall’assessore ai servizi sociali Leonardo Mazzoli, Brunello Buonocore, incaricato dall’amministrazione per le attività a favore dei detenuti, i vertici della cooperativa Futura, Manuela Zaini e Pietro Bertolazzi, che offre opportunità lavorative ai detenuti, Massimo Magnaschi di Caritas (presente per attività di ascolto e di ricollocamento dei detenuti). Un rapporto stretto tra carcere e territorio, elogiato da Caruso e Soliani. "La casa circondariale è un istituto di pena di livello alto, ma con logistiche infelici - commenta Caruso -. La struttura sconta uno dei paradossi italiani: progettata negli anni Settanta, è stata costruita nel 1982 per essere poi aperta nel 1992. È allo stesso tempo "nuova" e obsoleta dal punto di vista progettuale. Il problema del sovraffollamento non c’è: è un istituto che ha una capienza reale fino a 340 detenuti, mentre al momento sono presenti 309 persone". La ripartizione tra italiani e stranieri è pari, circa il 30 - 40% dei detenuti ha avuto problemi di droga, o è stato arrestato per reati correlati all’utilizzo di sostanze stupefacenti, la percentuale dei recidivi è del 70 per cento. "La casa circondariale vede in tutto 178 celle singole - prosegue Caruso -: perché, una volta, questo era considerato un buon modo di intendere la sicurezza, mentre adesso viene valutato come pessimo. Del resto, non più del 10% dei detenuti chiede di rimanere da solo in cella". Il vero problema a Piacenza risulta essere, quindi, la carenza di personale. "In modo pacato e intelligente i rappresentanti della polizia penitenziaria hanno fatto notare che l’organico è stato deciso sulla carta". "Noi riusciamo a garantire il lavoro e la sicurezza - commenta Bruno Inzitari, delegato Cisl, che ha incontrato i rappresentanti della commissione insieme ai colleghi Nicola Migliorato di Uil e Santo Guercio di Cgil - a costo di aumentare l’orario di lavoro e togliere le ferie, come accadrà per Natale. Noi non abbiamo chiesto la luna. Abbiamo bisogno di almeno venti persone in più". Napoli: spettacoli teatrali per i detenuti partenopei
Caserta News, 18 dicembre 2005
Lunedì 19 dicembre 2005 la Camera Penale di Napoli, in collaborazione con il Comune di Napoli e i teatri Acacia, Area Nord, Augusteo, Galleria Toledo, Nuovo Teatro Nuovo e Totò, presenta nell’ambito del progetto Il Carcere Possibile, la manifestazione Teatri in Carcere. Dalle ore 16.00 di lunedì 19, in contemporanea, negli Istituti Penitenziari di Poggioreale, Secondigliano, Pozzuoli e Nisida si terranno spettacoli, recital e performance musicali. Un appuntamento dedicato ai detenuti e alle detenute degli istituti di pena che, nel clima delle festività, vuole esprimere gli auguri della città alle comunità carcerarie, e intende sottolineare, in linea con gli impegni della Camera Penale di Napoli, ancora una volta, la necessità di contribuire al mandato costituzionale previsto dall’Art.27, terzo comma, che recita: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato…"
Programma di lunedì 19 dicembre 2005 ore 16.00
Sappe: possibile "sciopero bianco" della polizia penitenziaria
Agi, 18 dicembre 2005
"Non è escluso che ricorreremo alla sciopero bianco nei prossimi giorni, che di fatto paralizzerà le carceri italiane". È quanto preannuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, che con gli altri sindacati di categoria Sinappe e Fsa ha avviato iniziative di protesta davanti a Palazzo Chigi, alla Camera dei Deputati ed al ministero della Giustizia. "Questo primo giorno di volantinaggio per protestare contro le disattenzioni e le promesse non mantenute del Governo verso la Polizia Penitenziaria - sottolinea - ha avuto molto successo. La gente ci ha spronato ad andare avanti, ci ha espresso sincera solidarietà per il nostro duro lavoro ed è rimasta sorpresa dalle garanzie non rispettate dell’onorevole Luigi Vitali, sottosegretario alla Giustizia. Ci auguriamo di incontrare nei prossimi giorni il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta per individuare una soluzione alla grave situazione carceraria". Il Sappe giudica il Governo "irresponsabile": "avendo sotto gli occhi il disastroso sistema penitenziario italiano - rileva il sindacato - non assume alcuna iniziativa concreta nella Finanziaria ed anzi ha ‘sponsorizzatò una legge, la ex Cirielli, che incrementerà ulteriormente la già vertiginosa cifra dei 60.000 detenuti attuali, per cui sono previsti 4.000 detenuti in più alla fine del prossimo anno e saranno oltre 70.000 nel 2008. La Finanziaria 2006 deve garantire l’assunzione definitiva dei 500 ex agenti ausiliari, oltre a maggiori fondi che permettano la predisposizione di piani straordinari per la sicurezza degli istituti di pena e per il personale". Il volantinaggio, spiega il Sappe, continuerà nei prossimi giorni, mentre il 21 dicembre verrà organizzato un sit-in permanente davanti a Montecitorio, "per richiamare tutti i parlamentari sulla gravissima situazione penitenziaria nazionale". Milano: raccolti in un libro i sogni delle madri di San Vittore
Redattore Sociale, 18 dicembre 2005
I sogni sono liberi. Ha preso le mosse dalla verità contenuta in questa frase di una detenuta il progetto di Lella Ravasi Bellocchio, la psicanalista che per due anni (nel 2002 e nel 2003) ha ascoltato i sogni delle madri di San Vittore. "Attraverso le storie incentrate su figli e genitori fantasmatici - dice la psicanalista - abbiamo cercato di recuperare un modello positivo di genitorialità, che aiutasse le donne a riconciliarsi con la propria maternità, con la propria colpa e quindi con se stesse". Racconti di donne che Ravasi Bellocchio ha raccolto in un libro, "Sogni senza sbarre. Storie di donne in carcere", appena edito da Cortina. "Ricucire, contenere, rassicurare: questa è la misura dell’essere genitori - spiega Ravasi Bellocchio -, questo è ciò che negli incontri sperimentali a San Vittore ho cercato di fare, traducendo in pratica l’esperienza del materno". Agli incontri sperimentali hanno partecipato volontariamente una decina di detenute, che, due ore alla settimana e per due anni, sono andate in analisi. "La loro realtà quotidiana - dice la psicanalista - è fatta di crisi psicotiche, incubi e nessuna assistenza psichiatrica. Durante il periodo di analisi alcune donne hanno iniziato a farsi carico delle altre, a prendersi cura, a essere madri". Donne straniere e italiane gravate da un’immagine deteriore della propria maternità, soffocata dalla detenzione: "scoprire la normalità della sofferenza legata all’essere madre per loro è stato un lusso - dice Ravasi Belloccio -: accomunate da una colpa che è di tutte le madri hanno imparato ad accettare la scommessa della riconciliazione". Un sollievo per madri costrette a rapporti difficili e a incontri non di rado frustranti con i loro figli. "Spazi, tempi e modi di tali relazioni sono innaturali, spesso inutili, a volte dannosi", spiega Susanna Mantovani, preside della facoltà di Scienze della Formazione all’università di Milano-Bicocca. Anche saper rinunciare all’incontro può allora essere un valore: "Come nel caso del nido in carcere, uno strumento che rende solo più doloroso il distacco futuro -prosegue Mantovani-, snaturando il principio di autonomizzazione reciproca che guida invece i nidi fuori dagli istituti di pena". Continuità e pazienza, per il bene del bambino e a sostegno del genitore, "perché - conclude Ravasi Bellocchio - la maternità è il luogo radicale del riscatto e del cambiamento". Giustizia: Anm; toghe diserteranno cerimonia corti d’appello
Gazzetta del Sud, 18 dicembre 2005
Con un solo voto contrario, il parlamentino dell’Associazione nazionale magistrati ha deliberato la non partecipazione alle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario che si terranno il 28 gennaio prossimo nei distretti delle Corti d’Appello. Un gesto simbolico di protesta contro la riforma dell’ordinamento giudiziario. Resta esclusa dalla protesta l’inaugurazione presso la Corte di Cassazione, per il "doveroso rispetto" per la presenza istituzionale del Capo dello Stato. Potrebbero così essere ridotte al minimo di partecipazione, con la presenza solo dei rappresentanti istituzionali, le cerimonie di apertura dell’anno giudiziario. Il comitato direttivo centrale dell’Anm, nel decidere di disertare le cerimonie di apertura, ha anche stabilito che vengano convocate assemblee in ogni distretto di corte di appello, il prossimo 26 gennaio. Assemblee aperte al mondo dell’avvocatura, delle università e ai rappresentanti del personale amministrativo "per una analisi della relazione del ministro al Parlamento" sullo stato della giustizia, per denunciare le situazioni di crisi di funzionalità nelle singole sedi, per un confronto sugli interventi necessari a rendere più efficiente il servizio giustizia. "Preso atto degli ulteriori passi" della riforma dell’ordinamento giudiziario con l’approvazione da parte del governo degli schemi dei decreti legislativi, si legge nel documento approvato oggi dal parlamentino delle toghe, "rilevato che i contenuti degli schemi presentati per il parere alle Camere accentuano i profili di allarme che già derivano dalla legge delega, in quanto lungi da attenuare o da migliorare gli aspetti di più rilevante contrasto con i principi costituzionali e con le esigenze di funzionalità del servizio, aggiungono previsioni peggiorative del testo della legge delega"; preso atto anche "della perdurante, intollerabile inerzia e delle gravissime inadempienze del ministro della Giustizia di fronte alla crisi di funzionalità dell’apparato giudiziario", il comitato direttivo centrale ha deliberato di esprimere la sua "protesta", disertando le cerimonie di apertura dell’anno giudiziario, dando mandato alla giunta di stabilire le opportune modalità delle iniziative. L’esigenza di mandare un "segnale molto forte contro questa pessima riforma" è stato sottolineato da uno dei padri fondatori di Magistratura Democratica, il procuratore di Venezia, Vittorio Borraccetti: "Anche se l’intervento di più soggetti alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario può essere considerato un buon modello di cerimonia, ciò accade "in una situazione in cui da poco abbiamo in vigore una riforma che limita l’indipendenza della magistratura, mette a rischio la tutela dei diritti delle persone e c’è una cattiva qualità del servizio che rendiamo dovuta all’incuria del governo verso le questioni organizzative - ha detto - bisogna cogliere l’occasione per dire che non ci saremo perché c’è stato un disinteresse verso tutto quello che riguarda il funzionamento della giustizia, perché sono state fatte leggi che hanno reso più difficile il nostro rapporto con i cittadini". Anche per il segretario del Movimento per la Costituzione, Nino Condorelli, è necessario dare la massima visibilità a questa decisione in un momento in cui ci si trova costretti ad emettere "una valutazione di totale disvalore" verso una legge che già è stata approvata. "Quando la delega sarà esercitata noi applicheremo la legge di riforma dell’ordinamento giudiziario, la interpreteremo, coinvolgeremo la Corte Costituzionale - sottolineato Carlo Fucci, vicepresidente dell’Anm - ciò non è in contrasto con le iniziative di protesta possibili". Con "nettezza, fermezza e prudenza manifesteremo il nostro dissenso", ha sottolineato l’ex presidente dell’Anm Edmondo Bruti Liberati, mentre Armando Spataro, del Movimento per la Costituzione, ha detto chiaro: "Abbiamo assistito ad uno scempio della giustizia e l’Anm ha tenuto una posizione ferma di critica forte, radicata e costruttiva". Anche Antonio Patrono, segretario dell’Anm e rappresentante di rilievo di Magistratura Indipendente, si è detto d’accordo con la decisione assunta dal Cdc: "Criticare una legge è diverso dal non rispettarla. Ogni magistrato ha il dovere di applicare la legge, ma anche il diritto di criticarla secondo e le forme previste e legittime". Unica voce in dissenso, quella di Mario Cicala: "Questa è una legge dello Stato - ha detto - non una legge del Polo. È una norma che si presume conforme alla volontà del popolo. Noi dobbiamo rispettarla come rispettiamo le sentenze". È "inopportuno che la magistratura si contrapponga non ad una maggioranza, ma al potere legislativo. Daremmo la sensazione di seguire una precisa linea politica", disertare le cerimonie di apertura dell’anno giudiziario è "un errore". Giustizia: frenata sull’amnistia, adesso si fa largo l’indulto
Il Campanile, 18 dicembre 2005
No all’amnistia, sì ad un indulto graduale. È questa la proposta dei Ds e della Margherita dopo le ultime vicende legate all’Antonveneta, che hanno portato in carcere l’ex amministratore delegato della Banca popolare di Lodi, Giampiero Fiorani e che vede coinvolti anche ministri, parlamentari e il governatore di Bankitalia, Antonio Fazio. Inchieste che "sospendono momentaneamente" la proposta dell’Unione in materia di amnistia presentata alla commissione Giustizia della Camera. "Non credo proprio che questa vicenda di Fiorani che vede coinvolti politici e uomini delle istituzioni - osserva il deputato della Quercia, Giovanni Kessler - il Parlamento debba continuare a parlare di amnistia. Suonerebbe come un atto di arroganza o un tentativo di auto-assoluzione". Trovando l’appoggio dei Dl, dei Popolari-Udeur (pronti a recepire l’invito di Papa Wojtila nella sua storica visita al Parlamento nel novembre del 2002, ndr) e dell’Italia dei valori. "Considerando le ultime vicende giudiziarie legate all’inchiesta su Antonveneta che ha portato in carcere l’ex amministratore delegato della Banca popolare di Lodi, Giampiero Fiorani - osserva il vice-capogruppo alla Camera dei Popolari-Udeur, Antonio Oricchio - è necessario muoversi con grande equilibrio e moderazione per quanto riguarda eventuali decisioni sulla clemenza". Senza contare, ricorda il deputato del Campanile, "che con la ex-Cirielli non sappiamo ancora quale saranno gli effetti che si avranno con questa legge, soprattutto per quanto riguarda il sovraffollamento carcerario, attualmente già notevole". Del resto, conclude Oricchio, "il governo negli ultimi anni ha lanciato tanti progetti per la realizzazione di nuove carceri, mai costruite". E quella del sistema penitenziario è una riforma che sta a cuore anche ad Antonio Di Pietro, convinto che questa sia una priorità rispetto all’amnistia: "Bisogna depenalizzare alcuni reati e abbreviare i processi". Mentre nell’Unione c’è chi, come il Prc, il Pdci, i Verdi e lo Sdi, sono decisi a premere l’acceleratore sull’amnistia, rigettando l’ipotesi di "indulto graduale" che prevede uno sconto di pena al massimo di un anno. "Gli interessi di bottega non possono continuare ad influenzare in questo modo la linea politica - dichiara il responsabile Giustizia dello Sdi, Enrico Buemi -. L’Unione ha detto sì all’amnistia, ora mantenga il punto". Dello stesso avviso il capogruppo alla Camera di Rifondazione, Franco Giordano: "Questo cambio di posizione sull’amnistia è del tutto negativo, noi rimaniamo nettamente a favore". E l’esponente del Pdci, Marco Rizzo: "Un fatto è per noi certo: la pelle dei detenuti non può essere merce di scambio per tentare di racimolare qualche voto in più". Pronti a manifestare il loro dissenso con la "Marcia di Natale" che si terrà a Roma il 25 dicembre. "Quella della giustizia per noi è la massima questione sociale – fa sapere il leader Radicale, Marco Pannella - e vogliamo rompere la fragranza di uno Stato italiano condannato 108 volte dalla giustizia europea". Ma dalla Quercia il "no" all’amnistia è categorico: l’unica strada percorribile è quella dell’indulto graduale. "Sappiamo che esistono opinioni discordanti - osserva il responsabile Giustizia, Massimo Brutti - ma riteniamo che su una misura di questo genere che esclude i reati di criminalità organizzata e che non comporta rischi per la sicurezza dei cittadini, sia possibile realizzare la convergenza politica necessaria ad un’ampia maggioranza". Anche se, tra gli stessi Ds, c’è chi non sembra essere d’accordo con la proposta congiunta della Quercia e della Margherita. "La grande maggioranza della popolazione reclusa - ricorda Cesare Salvi - è costituita da povera gente che spesso è in prigione perché non è in condizione di pagarsi una difesa efficace, anche per la grave inadempienza delle istituzioni che non hanno finora predisposto un adeguato sistema di patrocinio per i meno abbienti". Ancona: la denuncia; "mio figlio, detenuto e disperato"...
Corriere Adriatico, 18 dicembre 2005
Pieno di ecchimosi, lividi e ferite, con un dito rotto e in stato confusionale. Così sarebbe apparso, secondo quanto riferisce la madre, un ventenne detenuto a Montacuto, dove il giovane sta scontando una condanna di un mese per evasione dagli arresti domiciliari. La donna, Marina Martinese, di Lecce, annuncia un esposto-denuncia ai carabinieri, chiedendo anche la nomina di un perito per valutare subito lo stato di salute del figlio, sofferente in questo momento di un principio di schizofrenia. Resta da capire a cosa siano attribuibili le condizioni del giovane denunciate dalla madre, se a presunti maltrattamenti da parte di qualcuno o ad atti di autolesionismo. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria delle Marche, fino alla giornata di ieri, non aveva ricevuto alcuna segnalazione dell’episodio, che risale alla scorsa settimana, anche se la madre ha deciso di denunciare il fatto solo ieri, dopo che la nonna del ragazzo, durante la consueta visita settimanale, ha riferito di averlo trovato in condizioni ancora peggiori, "aveva il setto nasale fratturato", ha sostenuto -, sporco e malvestito. La vicenda del ragazzo è del tutto particolare. Il ventenne era ospite di una comunità per tossicodipendenti e persone affette da problemi psichiatrici a Macerata (aveva un principio di schizofrenia): aveva ottenuto di scontare gli arresti domiciliari per una quindicina di giorni per oltraggio a pubblico ufficiale in comunità, da cui si è però allontanato. Da qui la condanna a un mese di carcere. "Non è un pluriomicida - si dispera la madre - ma un ragazzo che ha sbagliato commettendo solo reati minori". I suoi problemi di salute - secondo i familiari - potrebbero anche aggravarsi. L’avvocato Antonio Parete di Pescara, ha cercato di consegnare a mano una lettera alla direzione del carcere, chiedendo la verifica delle condizioni di salute dal suo cliente, ma la procedura prevede che la richiesta venga inviata per raccomandata. "Non so se poi - osserva - la direzione abbia provveduto autonomamente a fare queste verifiche". Larino: anche in carcere un canto di gioia e speranza
Il Tempo, 18 dicembre 2005
Un bel momento musicale ieri pomeriggio presso la Casa Circondariale di Larino, con il concerto gospel degli "Ancient Souls", formazione di 25 elementi, molto ben diretta dall’elegantissima Rita D’Addamo. Una iniziativa resa possibile grazie al sostegno della Provincia di Campobasso e in particolare dell’assessore alla Cultura Rosati. Lo spettacolo è stato intitolato significativamente "Joy Christmas" e come ha spiegato la D’Addamo, è stata la prima tappa del tour natalizio del gruppo che ha voluto, "utilizzando l’universale messaggio della musica e la sua grande forza comunicativa, riuscire a far vivere un momento di gioia anche in un ambiente così particolare". Lo speciale pubblico ha partecipato con entusiasmo all’esibizione, che ha alternato classici come "Nobody knows e "Happy Day" a originali arrangiamenti di melodie natalizie come "Silent Night". Spettatrice entusiasta anche la direttrice dell’istituto Rosa La Ginestra che si è dichiarata molto soddisfatta per una manifestazione "che avvicina il mondo esterno a quello interno della nostra struttura e riesce a farci sentire l’atmosfera natalizia trasmettendo grandi emozioni". La dottoressa ha voluto inoltre ringraziare la prof.ssa Italia Martusciello, che ha creduto profondamente nella realizzazione di questo evento. Tratta: nel Cpt di Ponte Galeria a Roma operano 14 suore…
Redattore Sociale, 18 dicembre 2005
Nel Cpt di Ponte Galeria, a Roma, operano 14 suore di 11 congregazioni e di 8 nazionalità, per offrire sostegno spirituale e materiale alle detenute africane ed est europee (quasi tutte vittime di tratta) e alle straniere irregolari in attesa di rimpatrio. Lo racconta suor Eugenia Bonetti, la prima religiosa a entrare nella struttura romana nel 2003. La suora è intervenuta oggi pomeriggio al seminario al seminario di formazione "La detenzione dei migranti in Italia. Aspetti legislativi, psicologici e sociali", promosso alla Sala Assunta dal Centro Astalli in collaborazione con Jrs Europa. "Attualmente l’80-90% delle donne trattenute sono vittime della tratta delle prostituzione, mentre il 50% degli uomini provengono dal carcere (contro l’1-2% delle donne) – ha riferito suor Bonetti -. Sono comuni i casi di persone che hanno trascorso 3 o 4 periodi di trattenimento nel centro". Suor Eugenia, venuta a sapere della presenza numerosa di nigeriane e del loro desiderio di un’assistenza religiosa nella propria lingua, nel 2002 chiese di poter accedere al centro con altre religiose per "poter offrire assistenza religiosa e sostegno morale-psicologico alle donne in attesa di espulsione". L’arrivo nel centro, nel 2003, ha suscitato in altri gruppi linguistici contattarono le suore per pregare insieme. "Anche un centro di permanenza può e deve diventare un luogo di speranza e di rispetto dei fondamentali diritti umani, pur nella diversità delle varie culture, offrendo a ogni persona tutte le opportunità per sentirsi capita, accolta e aiutata a gestire una situazione negativa che certamente potrebbe avere un riscontro psicologico e sociale drammatico per lei e per la famiglia", ha osservato suor Bonetti, raccontando: "Il rimpatrio coatto ha un impatto molto deleterio specialmente sulle nigeriane che, spesso, reagiscono male e con tanta violenza; mentre le ragazze dell’Est, molto più vulnerabili e a volte anche incoscienti, non si preoccupano più di tanto, perché sanno che se vogliono ritornare in Italia hanno ancora delle opportunità; quindi non si preoccupano di rispettare né le nostre normative, né tengono conto del foglio di espulsione ricevuto". Parma: istituzioni e volontariato chiedono più risorse per il carcere
Gazzetta di Parma, 18 dicembre 2005
L’allarme arriva dalle istituzioni e dal mondo del volontariato: in carcere mancano personale educativo e agenti di polizia penitenziaria. Lo dicono in tanti al presidente della Commissione giustizia del Senato, Antonino Caruso, in visita all’istituto di pena di via Burla, una tappa del suo tour nelle carceri dell’Emilia Romagna: un pezzo dell’indagine conoscitiva degli istituti italiani. Lo dicono nella cripta della Certosa gli assessori alle politiche sociali di Comune e Provincia e i vari volontari che operano in via Burla: a Parma, la disponibilità del privato sociale tanta, ma oltre le sbarre la carezza di personale educativo oggi gli operatori sono due a fronte di una pianta organica che ne prevede nove non consente di sfruttare tutta queste risorse. Messico: rivolta in carcere, 6 morti e 12 feriti
Agi, 18 dicembre 2005
Almeno sei detenuti sono morti e altre 12 persone, detenuti e poliziotti, sono rimaste ferite quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nel carcere di Ciudad Juarez, nel nord del Messico al confine con gli Stati Uniti, per sedare una rivolta. Secondo il direttore del penitenziario, Juan Federico Fernandez, le vittime sono state uccise dagli altri detenuti a colpi di arma bianca o con percosse. Nel carcere ci sono circa 4.000 detenuti. La legge Cirielli, l’emergenza carceri, le
iniziative del volontariato
Giovedì 22 dicembre alle ore 11 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati si terrà una conferenza stampa della CNVG - Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia – che riunisce le associazioni di volontariato operanti nelle carceri e per la difesa dei diritti. Nel corso della conferenza stampa, saranno illustrate le iniziative di mobilitazione e di protesta dell’associazionismo e del volontariato in vista dell’entrata a regime della legge Cirielli, i cui effetti devastanti sul sistema penitenziario e sul già cronico sovraffollamento delle carceri sono stati più volte richiamati.
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