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Per Sofri grazia più lontana. La Camera affossa il testo Boato
La Repubblica on line, 17 marzo 2004
Passa un emendamento di Alleanza nazionale che vanifica il testo. Fassino: "Il volto della destra è forcaiolo e vendicativo". L’opposizione abbandona l’aula. Castelli: "Parlamento sovrano". E Giuliano Ferrara si infuria: "Un voto gaglioffo"
Finisce con gli applausi del centrodestra e la rabbia del centrosinistra. Alla Camera, si consuma così l’approvazione di un emendamento di An che riconduce al Guardasigilli la concessione della grazia, vanificando l’autonomia della scelta del Capo dello Stato. Un atto che segna di fatto il tramonto della legge Boato. E che vanifica la possibilità di grazia per Adriano Sofri. Un voto che è stato accolto da un lungo applauso del centrodestra. "Si tratta di un voto fascista ed anche in sfregio del Capo dello Stato" replica Boato. Dopo il voto l’opposizione ha lasciato l’aula decisa a non votare un provvedimento che, come ha sottolineato lo stesso Boato, riporterebbe tutto indietro "al Codice Rocco". Deluso il forzista Carlo Taormina, relatore del provvedimento: "Siamo entrati in aula con la convinzione che nelle votazioni la maggioranza si potesse trovare e invece siamo stati smentiti". "È prevalso - attacca il segretario dei Ds Piero Fassino - il vero volto della destra: forcaiolo, liberticida e vendicativo che anzichè cercare di esaminare la legge nelle sue finalità, ha fatto prevalere il suo spirito fazioso. Un ennesimo esempio di come sia difficile sviluppare con questa destra un confronto civile e vero". Raggiante
il capogruppo di An, Ignazio La Russa, che ha guidato l’intera operazione:
"ìIl nostro emendamento non era altro che un servizio alle istituzioni
perchè elimina la possibilità che il presidente della Repubblica si trovasse
con il peso di proporre una grazia e di doverla poi dare. In realtà la sinistra
voleva trasformare Ciampi in Marzullo, che si fa le domande e si dà le
risposte". E anche la Lega accoglie con soddisfazione il voto
dell’assemblea: "Fin dall’inizio - dice il capogruppo Alessandro Cè-
siamo stati convinti che non fosse opportuno modificare lo spirito della
Costituzione". Durissimo il commento di Giuliano Ferrara sul Foglio: "È stata tradita vergognosamente la parola data e con un voto gaglioffo una legge, che autorizzava il presidente della Repubblica a esercitare un potere che la Costituzione gli garantisce in via esclusiva, è stata colpita e affondata per paura delle pernacchie, come ha detto Er Pecora, uno degli statisti della Casa delle libertà e della galera…".
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