Rassegna stampa 16 dicembre

 

Giustizia: per i recidivi pene più lunghe e carcere più duro

 

Osservatorio sulla legalità, 16 dicembre 2004

 

Ottenuta l’inversione dei lavori per votare l’emendamento "salva Previti", l’inasprimento delle pene per i recidivi è stato l’altro punto di contrasto fra maggioranza e opposizione.

Se la questione della prescrizione più rapida - applicabile anche ai processi in corso e quindi a quelli che vedono coinvolto Cesare Previti e ad alcuni processi di mafia desta indignazione, è stata manifestata preoccupazione sul pacchetto di emendamenti alla legge ex Cirielli (il parlamentare ha ritirato la firma) e su alcune parti rimaste inalterate nella legge stessa che prevedono fra l’altro l’inasprimento delle pene per i recidivi su taluni reati gravi.

Per queste categorie di detenuti si prevede anche la possibilità di ottenere una sola volta l’affidamento in prova ai servizi sociali e la maggior difficoltà ad ottenere permessi. Ignazio La Russa, avvocato, sottolinea che con l’emendamento approvato "si può avere l’affidamento in prova una sola volta dopo che si è stati dichiarati recidivi ex articolo 99, cioè dopo tre condanne, quindi siamo arrivati alla quarta-quinta volta". Ma tale inasprimento è ritenuto inutile e fuorviante.

Per Francesco Bonito "non possiamo concordare con le dichiarazioni rese dal ministro della giustizia Castelli, il quale ha proposto il paragone con gli Stati Uniti, che hanno l’indice di carcerizzazione più elevato del mondo: un americano ogni cento sta in galera, e non credo si tratti del modello migliore. L’Italia ha un indice di carcerizzazione elevatissimo, il maggiore d’Europa: un italiano ogni mille sta in carcere", mentre Giuliano Pisapia ricorda che "la politica degli Stati Uniti in tema di lotta al crimine ha portato - si tratta di un dato di fatto oggettivo - ad un aumento dei reati e non certamente alla diminuzione della criminalità".

Un membro della maggioranza, Aurelio Gironda Veraldi, giurista, sottolinea invece che la nuova disciplina per la prescrizione risulta in alcuni punti conflittuale con l’aumento delle pene. Infatti, fra l’altro, saranno aumentate le pene solo a coloro che vengono condannati, creando sperequazioni con chi invece riesce a dilazionare il processo fino a prescrizione.

Giovanni Kessler, ex magistrato, punta invece il dito sul cosiddetto "pacchetto Napoli", dicendo che nella seconda parte del relativo emendamento, "si prevede un aumento, peraltro non particolarmente vistoso, delle pene previste dall’articolo 416-bis, un aumento di pene per i partecipanti ad associazione mafiosa" cui l’opposizione è favorevole, ma che tuttavia si mostra insufficiente ad affrontare la grave emergenza campana.

Altro punto contestato, quello della concessione delle attenuanti generiche (quelle che hanno fatto prescrivere i reati di Silvio Berlusconi nello SME), che saranno limitate e vincolate ad alcuni casi, anche in presenza di collaborazione con la giustizia, mentre saranno obbligatorie in altri, ad esempio nel caso di un pluricondannato in primo ed in secondo grado che subisce un processo per un altro reato.

È stato approvato anche l’articolo 2 che stabilisce che, nel caso di un plurirecidivo, nel giudizio di comparazione tra attenuanti ed aggravanti, il giudice non potrà tener conto delle attenuanti come l’età minore agli anni 18 ed il vizio parziale di mente, casi per i quali il nostro codice dal 1930 prevedeva la riduzione di un terzo della pena.

Tutti gli emendamenti della maggioranza - discussi brevemente sotto la presidenza del presidente Pierferdinando Casini e parzialmente dei vicepresidenti, con vari interventi di precisazione del presentatore Edmondo Cirielli, e del relatore, Luigi Vitali - sono stati approvati con votazioni da 248 a 272 voti: Gli emendamenti presentati da Giuliano Pisapia e approvati da commissione e governo, hanno ottenuto invece oltre 400 voti, cioè anche quelli dell’opposizione.

Gli esponenti della minoranza - che si erano dimessi dal Comitato dei 9 - hanno comunque ribadito più volte che il vero "problema è mettere il processo penale nelle condizioni di funzionare e di arrivare tempestivamente a stabilire l’innocenza o la colpevolezza delle persone che vengono imputate".

Concorso di sceneggiatura cinematografica per gli Ipm

 

Giustizia.it, 16 dicembre 2004

 

Una proiezione-dibattito dal titolo L’immagine di noi: storie filmate dai minorenni degli Istituti penali e la premiazione delle opere elaborate dai ragazzi detenuti negli istituti penali per i minorenni per il 3° concorso nazionale Una sceneggiatura per la realizzazione di prodotti multimediali sono parte di un progetto interistituzionale ed interassociativo per lo sviluppo della comunicazione in ambito penitenziario, che si pone l’obiettivo di sviluppare una conoscenza attiva tra il carcere ed il territorio attraverso la mediazione del racconto e l’ausilio di strumenti mediatici.

Tale progetto, nato dalla collaborazione tra il dipartimento per la Giustizia minorile e l’associazione Il Soffio, viene presentato giovedì 16 dicembre, alle ore 9.30, presso la Scuola della Formazione del Personale della Giustizia Minorile, in via Barellai 140, dal capo dipartimento per la Giustizia minorile, Rosario Priore, e dal vice capo dipartimento Sonia Viale. Presenti, inoltre, diverse autorità degli Enti locali coinvolte nel progetto, nonché alcuni rappresentanti del mondo dello spettacolo.

L’iniziativa, che per l’edizione di quest’anno ha come titolo Dal gruppo di amici alla comunità: un aiuto alla consapevolezza sociale ed ambientale, ha coinvolto tutti gli istituti penali minorili italiani e prevede, come fase ulteriore al concorso di sceneggiature, quella della realizzazione di cortometraggi. I filmati verranno assemblati successivamente da giovani montatori detenuti della Casa di reclusione di Padova 2 Palazzi.

Roma: 50 associazioni in piazza per i diritti dei detenuti

 

Vita, 16 dicembre 2004

 

La manifestazione di ieri a Roma a dato le cifre di un’emergenza sanitaria e affrontato il caso Cassa Ammende (sulla questione un approfondimento sul numero di Vita magazine in edicola domani).

Ogni trenta minuti hanno simulato la battitura dei ferri delle celle, e davanti alla Camera dei deputati hanno allestito un’enorme gabbia portata dalla neo-nata associazione radicale "Il detenuto ignoto: oltre 50 associazioni del mondo del volontariato hanno manifestato stamane contro un sistema penitenziario che definiscono "al collasso".

E hanno lanciato un preciso monito: "se non si individuano immediatamente delle soluzioni, le carceri rischiano, nonostante le civilissime proteste dei detenuti, di diventare una polveriera come lo furono, per chi ha memoria, quelle ante riforma del ‘75". Un centinaio i manifestati, in rappresentanza di Nessuno Tocchi Caino, della Consulta penitenziaria del comune di Roma, Antigone, Emergency, Società italiana di psicologia penitenziaria, Papillon Rebibbia, Ora d’Aria, Comunità di S. Egidio e, tra gli altri, della Cgil-Fp.

Tutti concordi nel chiedere innanzitutto più fondi per le carceri, visto che - denunciano - i tagli dal 2002 ad oggi sono stati tanti, primi tra tutti quelli all’assistenza sanitaria ("passata dai 104 milioni di euro del 2001 agli 81 milioni di euro del 2004"), alle attività produttive ("ridotte in tre anni di circa il 25%"), sugli asili nido dei figli delle detenute ("stanziamenti ridotti di circa il 20%"). Ma le associazioni del volontariato chiedono anche una proposta di inulto e l’approvazione di riforme che consentano di risolvere i problemi del sovraffollamento attraverso la diversa trattazione penale per i tossicodipendenti, i malati di Aids, i quelli psichiatrici etc.

In piazza hanno manifestato anche gli psicologi penitenziari esibendo un cartello su cui c’era scritto: "Tutela salute psichica. Rieducazione: Castelli in aria". Il colpo di scena finale del sit-in, che si concluderà nel primo pomeriggio, è stato l’arrivo in piazza di un forziere contenente i denari accumulati dalla Cassa ammende ("arrivati a 80 milioni di euro") e non ancora erogati - come avrebbe dovuto essere dal 2000 - per aiuti economici alle famiglie dei detenuti e per progetti di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. Alle 50 associazioni del mondo del volontariato al momento hanno espresso personalmente la propria solidarietà i parlamentari Katia Zanotti (Ds), Paolo Cento (Verdi) ed Ermete Realacci (Margherita).

Giustizia: La Russa; non legge salva-Previti, ma salva-libertà

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

Gli esponenti della sinistra "si stanno accorgendo che i loro lai sulla salva-Previti sono infondati perché, per esempio, l’attenuante che si applica agli ultrasettantenni incensurati non si applica a Previti che non ha 70 anni, ma vuole essere un premio a chi passa tutta la vita senza violare la legge e quindi può godere di una possibile concessione di una attenuante. Questa non è una legge salva-Previti ma è una legge salva libertà dei cittadini".

Lo ha detto il vicepresidente vicario di An Ignazio La Russa a proposito delle norme sulla prescrizione in discussione alla Camera. "Il succo vero di questa legge - ha proseguito - è che inasprisce le condizioni per i recidivi reiterati, e cioè per chi è stato condannato già due volte e alla terza volta si trova davanti ad un trattamento assai più severo".

"Cerchiamo di affrontare il problema di chi entra ed esce dal carcere come se fosse un cinema, di chi commette un reato e il giorno dopo è di nuovo per strada. Si tratta di una norma che incide sull’ 80% dei reati perché - ha concluso - è dimostrato che l’ 80% dei reati viene commesso sempre dalle stesse persone".

Lombardia: aumento dei fondi per il lavoro ai detenuti

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato un emendamento dei Radicali che prevede un aumento di 250 mila euro ai fondi destinati a procurare posti di lavoro ai detenuti e agli ex detenuti della regione. Inizialmente l’aumento ammontava a 1 milione di euro, ma la cifra è stata ridotta su richiesta dell’Assessore al Bilancio Romano Colozzi (Fi).

"La mancanza di lavoro è una delle grandi emergenze della situazione carceraria", ha sottolineato Alessandro Litta Modignani, capogruppo dei Radicali nel consiglio regionale, "impegnare i detenuti in un’attività lavorativa risponde a un triplice scopo: un’esigenza di sensibilità sociale e umana; il rispetto della Costituzione (che vuole la pena finalizzata alla rieducazione del condannato); la prevenzione del rischio che gli ex detenuti, di fronte a difficoltà economiche, commettano nuovi reati". Nel gennaio prossimo il Consiglio regionale dovrà votare altri provvedimenti riguardanti la situazione carceraria, già approvati dalle commissioni competenti.

Anm: forte preoccupazione per approvazione pdl Cirielli

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

"Forte preoccupazione per le proposte di riforma legislativa che modificano la disciplina della prescrizione" viene espressa dalla giunta dell’Associazione nazionale magistrati che spiega così il proprio allarme: "se questa modifica passerà deve essere chiaro che si indebolirà in modo grave la risposta alla criminalità".

"La prescrizione, soprattutto quando si verifica in corso di giudizio o durante le fasi di impugnazione, rende vano il faticoso lavoro di indagine della polizia e l’impegno dei magistrati del pm e giudicanti - avverte l’Anm - In mancanza di ogni incisivo intervento sulle strozzature del processo penale ogni riduzione dei termini di prescrizione costituirà un potente incentivo ad atteggiamenti difensivi dilatori".

"Il nostro paese è l’unico al mondo in cui capita di frequente che reati gravi si prescrivano in corso di giudizio o in fase di appello o addirittura in cassazione "denuncia l’Associazione, che ribadisce il proprio punto di vista: "in questa materia un intervento è necessario, ma nel senso di un allungamento dei termini massimi facendo decorrere nuovamente i termini di prescrizione dopo le diverse fasi del processo".

Le critiche dell’Anm non finiscono qui: "il fatto che questo inopinato intervento legislativo incida su procedimenti in corso è un dato sconcertante, peraltro sottolineato anche da autorevoli esponenti della maggioranza".

Droghe: per Ue servono soluzioni alternative al carcere

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

La lotta contro la droga richiede una strategia europea perché il tema non può essere affrontato dai singoli Stati membri in maniera individuale e comunque anche le politiche nazionali devono essere fondate "su un approccio scientifico e non su impulsi di natura emozionale".

È quanto sostiene il Parlamento europeo in una relazione presentata da Giusto Catania, eurodeputato italiano della Sinistra unita, ed approvata al termine di un voto molto serrato con 285 voti a favore, 273 contrari e 23 astensioni. La relazione sarà trasmessa subito al Consiglio europeo che, nella riunione di domani e venerdì a Bruxelles, deve decidere una nuova strategia in materia di droga per il periodo 2005-2012.

Con il suo voto l’assemblea di Strasburgo chiede "un approccio integrato, multi disciplinare ed equilibrato del problema droga, che tenga conto degli incoraggianti" risultati ottenuti finora. Gli eurodeputati propongono di dare priorità "alla protezione della vita e della salute" di coloro che usano sostanze illecite, con programmi di riduzione del danno, in particolare la diffusione dell’Aids e di altre malattie trasmesse attraverso il sangue da utilizzatori di droghe.

Il Parlamento suggerisce anche di organizzare, a livello europeo, "un’iniziativa preventiva annuale istituendo, in via sperimentale, centri facilmente accessibili per la riduzione del danno e per la strategia antiproibizionista". L’aula ha inoltre adottato un emendamento del gruppo socialista che chiede misure adeguate per evitare che i profitti economici derivanti dal traffico illegale di droga possano finanziare il terrorismo internazionale, e di applicare la legislazione antimafia vigente in Italia in tema di confisca dei beni e lotta contro il riciclaggio dei capitali.

Catania ha rilevato che, secondo l’osservatorio europeo di Lisbona, nell’Ue c’è un aumento nell’uso di cocaina e cannabis, tanto che il 20% della popolazione ne ha fatto uso. Ha sostenuto che la strategia seguita finora "è stata fallimentare perché non ha ridotto né l’uso, né l’offerta".

L’eurodeputato del Prc ha insistito, sulla base dei risultati che considera negativi della legislazione italiana in materia di droga, di andare verso un cambio di strategia radicale mediante pene alternative al carcere e depenalizzazione del reato e puntando su una conoscenza più approfondita degli effetti delle droghe.

Parallelamente si è svolto a Strasburgo un incontro promosso da un’associazione di cui fanno parte, tra gli altri, Gad Lerner, Luigi Manconi, Alfredo Biondi, Chicco Testa, Franco Corleone, Marco Taradash, Massimo Teodori, che si batte per "una politica intelligente sulle droghe" e che ha presentato un manifesto sulla situazione italiana. Nell’occasione è stato deciso di programmare, per il mese di gennaio, un incontro a Roma tra parlamentari italiani e eurodeputati.

Droghe: Agnoletto; da Ue strategia antiproibizionista

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

"È stato sconfitto il proibizionismo, ha vinto la scienza". Così l’europarlamentare Vittorio Agnoletto commenta il voto espresso oggi dal Parlamento europeo sulla nuova strategia dell’Unione in materia di lotta alla droga per il periodo 2005-2012.

"Il Parlamento Europeo - afferma Agnoletto, che da sempre si batte contro il proibizionismo - ha approvato una strategia che pone al centro dell’azione comunitaria la tutela della salute di ogni essere umano, compresi coloro che fanno uso di sostanze.

È stato affermato con forza che il tossicomane non deve essere represso nè incarcerato, ma sostenuto e aiutato da una efficace rete di servizi sociali che operino anche attraverso politiche di riduzione del danno quali strumenti essenziali per evitare le tante morti causate da infezioni quali Hiv/Aids, epatite B e C".

"Spetta ora al Consiglio europeo - aggiunge - rispettare la volontà del Parlamento nell’elaborazione della nuova strategia anti-droga dei prossimi anni. In particolare toccherà al governo italiano decidere se insistere nella proposta proibizionista, confermata dal disegno di legge Fini, ponendosi in contrasto con gli orientamenti europei, o prendere atto che l’unica soluzione del fenomeno è un cambiamento culturale radicale che abbandoni ogni approccio repressivo verso i singoli tossicodipendenti".

"Da oggi - secondo Agnoletto - gli operatori delle tante associazioni che lavorano nel campo della lotta alla droga avranno uno strumento in più per continuare nel loro impegno quotidiano, condotto attraverso il lavoro di strada, l’apertura dei centri a bassa soglia, i progetti di scambio di siringhe".

"La raccomandazione approvata dal Parlamento Europeo - conclude - rappresenta, qualora fosse recepita dalle legislazioni dei 25 Stati membri, un importante strumento di lotta al narcotraffico. È in essa infatti evidente come l’elemento centrale per vincere questa battaglia risieda nel netto abbandono delle politiche proibizioniste che finora, se da un lato, hanno fatto crescere enormemente il numero dei tossicodipendenti in carcere e dei decessi, dall’altro hanno fatto la fortuna della criminalità organizzata dedita al traffico di stupefacenti".

Castelli: vera vittima Cirielli sono io, aumenteranno i detenuti

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

"La vera vittima di questa legge sono io perché aumenteranno talmente tanto i detenuti e io dovrò gestire tutta questa mole di lavoro...". Il ministro della Giustizia Roberto Castelli commenta così, con aria soddisfatta, la decisione di esaminare subito la proposta di Legge contro i recidivi, prima dei decreti. "La sinistra - dichiara Castelli - nelle sue critiche e nei suoi interventi in aula ha detto un cumulo di cose non vere. Non è vero infatti che si ridurranno i tempi di prescrizione per i reati di mafia. Anzi, ripeto, ci saranno molti più detenuti.

Ma di questo sarò contento perché vorrà anche dire che ci sarà più sicurezza". "Comunque guardate qua - dichiara mostrando ai cronisti alcuni dispacci di agenzia e diversi ritagli di giornale - quello che dicevano questi della sinistra quando parlavano di indulto e di amnistia. Volevano far uscire i detenuti dalle carceri. E ora invece cosa dicono?

Mi sembra di capire che affermino l’esatto contrario, quindi questo che significa? Che devono essere tutti liberi tranne tre persone? Con Bossi e Berlusconi non ci sono riusciti. Ora sperano di riuscirci con gli altri". "Ma vedrete - conclude - questa sarà davvero una buona legge". Perché allora la Lega nel Comitato dei nove, quando vennero presentati gli emendamenti cosiddetti "salva Previti", non li votò?

"Da allora - afferma il guardasigilli - molte cose sono cambiate. Il testo è stato rivisto e gli emendamenti sono stati modificati. Ora questa per noi è una buona legge". Ma è cambiato anche il clima politico? "Quello - dichiara sorridendo - è sempre stato più che buono...".

Giustizia: Finocchiaro; questa è un’amnistia sotterranea

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

Con la proposta di legge sulla recidiva, pacchetto anticrimine compreso, si dà vita ad una vera e propria "amnistia sotterranea". È questa l’accusa della responsabile giustizia della Quercia, Anna Finocchiaro, intervenuta in aula alla Camera nell’ambito della discussione sulle pregiudiziali della proposta di legge sulla recidiva. La Finocchiaro prende in esame il cosiddetto "pacchetto Napoli" e sottolinea che "è stato ridotto di fatto a un meccanismo assai povero di contrasto alla criminalità".

"Spendo la mia parola d’onore - dice la parlamentare diessina - per dire che con questo testo state dando ai cittadini un provvedimento che di fatto rappresenta una amnistia sotterranea anche perché per molti reati che allarmano i cittadini italiani verranno ridotti i tempi necessari alla prescrizione".

"Da quindici anni - cita - a otto per furto aggravato, lo stesso per la corruzione...". Per questo la Finocchiaro rivolge un appello alla Cdl perché il pacchetto criminalità venga esaminato in ambito separato rispetto alle norme che il centrosinistra ha ribattezzato salva-Previti.

"In tempi non sospetti - ha detto la Finocchiaro - avevamo dato la nostra disponibilità per parlare seriamente della criminalità. Siamo ancora in tempo per farlo ma liberiamoci delle norme anti-Previti".

Dap: permesso a 917 detenuti per pulire boschi e verde città

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

Un permesso premio speciale, ma non di quelli che si danno a Natale per trascorrere le feste con i propri familiari: il permesso premio di cui beneficeranno 917 detenuti nelle carceri italiane, dal 18 al 24 dicembre, sarà per "utilità sociale", vale a dire per trascorrere un’intera giornata come volontari per ripulire i boschi in prossimità del parco nazionale della Val Grande, risistemare i giardini pubblici di Via Palestro a Milano, il parco Gioemi di Catania, oppure la degradata area del municipio V a Roma.

L’iniziativa, promossa dal capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tinebra - frutto di mesi di lavoro tra il Dap, il mondo del volontariato del settore ambientale, regioni, comuni e province - prende le mosse dal protocollo di intesa siglato la scorsa estate tra il ministero della Giustizia e quello dell’Ambiente.

La prova generale c’era stata a Ferragosto, quando - su proposta di due poliziotti penitenziari del Gom (il gruppo operativo mobile del Corpo che interviene in caso di sommossa) - una quarantina di detenuti del carcere di Verbania avevano risistemato sentieri, panchine e tabelle del parco della Val Grande, e successivamente avevano ripulito le spiagge di Arona. A Natale il bis.

Ma stavolta in tutta Italia. I detenuti per i quali si apriranno le porte delle celle hanno per lo più alle spalle storie di rapina, furto, e spaccio di stupefacenti. Hanno tutti un fine pensa di 2-3 anni. Circa la metà dei 917 detenuti hanno avuto il permesso premio con la scorta di polizia penitenziaria, l’altra metà senza.

A sorvegliarli ci penseranno 458 agenti della polizia penitenziaria, e a loro si affiancheranno circa duemila volontari delle associazioni ambientaliste, del mondo del carcere, di regioni, province e comuni. La Lombardia è la regione che vedrà il maggior numero di detenuti impegnati nella giornata del volontariato. A Milano, il 18 dicembre, l’appuntamento sarà alle 9.30 davanti alla Scala. Da lì si distribuiranno, in gruppi, per tutta la città, per aiutare, ad esempio, il consorzio del parco nord a ripulire l’area, oppure la zona circostante il castello Sforzesco, o i giardini di due case di riposo per anziani.

Il pomeriggio, nel Duomo di Milano, sarà il momento della preghiera assieme al card. Tettamanzi, e assieme ai detenuti è prevista la presenza di Tinebra, del sindaco Albertini e del presidente della Regione Formigoni. Anche nel Lazio le porte delle celle si apriranno il 18, ma per 80 detenuti: in molti, a Roma, si adopereranno per ripulire una vasta area verde ormai degradata all’uscita del raccordo Anulare.

Il 19 toccherà alla Liguria (30 detenuti), il 20 dicembre, invece, il permesso premio sarà dato ai detenuti del Piemonte (100), della Sardegna (50), della Basilicata (7). Il 21 sarà la volta della Campania (80 detenuti), il 22 della Toscana (sempre 80), il 23 dicembre dell’Umbria (80 detenuti), della Puglia (50), dell’Emilia Romagna (10), della Calabria (50). A chiudere, il giorno della vigilia di Natale, sarà la Sicilia, con cento detenuti che si divideranno tra Catania e Palermo per ripulire il parco Gioemi e il parco della Favorita.

Giustizia: Pisapia; il pdl Cirielli è testo anticostituzionale

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

"Ci troviamo di fronte a un testo apertamente anticostituzionale, un testo che viola la Costituzione e scardina lo stato di diritto: il voto sarà segreto e mi affido alle vostre coscienze".

Lo ha detto il deputato di Rifondazione comunista Giuliano Pisapia intervenendo in Aula alla Camera prima del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità alla pdl sulla recidiva.

"Questa maggioranza - ha aggiunto Pisapia - ci ha proposto di modificare a inizio legislatura il codice penale: ad oggi non c’è nulla, solo un provvedimento che deforma il codice penale".

Giustizia: Buemi; coalizione ricattata da volontà oscure

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

"Ci troviamo di fronte all’ennesimo atto di arroganza, irresponsabilità e protervia di una coalizione ricattata da volontà oscure che vogliono essere a tutti i costi tutelate in spregio alle leggi approvate da un parlamento democratico".

Lo afferma il responsabile giustizia dei Socialisti democratici italiani Enrico Buemi. "Le vicende a cui siamo obbligati ad assistere in questa 14/ma legislatura ci devono far riflettere su come sia facile scivolare rapidamente dal legittimo esercizio di poteri democratici verso il libero arbitrio in spregio ai regolamenti.

La decisone di forzare la conclusione in Commissione giustizia limitando il tempo a soli 25 minuti per una presunta esigenza programmi parlamentari, nasconde la convinzione da parte di alcuni esponenti della maggioranza che il confronto sia un puro rito e che quello che conta è la tutela di singoli potenti. Questa coalizione di centro destra ha la capacità di trasformare le questioni più delicate e serie in luoghi di scontro e strumentalizzazione, impedendo così - conclude Buemi - la soluzione di problemi che spesso necessitano di risposte ma certo non nei termini che invece gli interessi personali e particolari dei padroni del centro destra impongono".

Cassa Ammende: il ministro Castelli ha dato i numeri

 

Agenzia Radicale, 16 dicembre 2004

 

Il 16 novembre scorso è stata resa nota la risposta del Ministro della Giustizia all’interrogazione presentata un anno prima dal deputato Giovanni Russo Spena (RC) sull’attuazione dell’istituto della Cassa delle Ammende (fondi statali anche e soprattutto destinati al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti).

Il Governo informa che: il patrimonio della Cassa delle Ammende ammonta a 71.280.681,36 euro; due progetti presentati dal Ministero Giustizia (sull’attività di telemedicina e sull’assistenza psichiatrica in carcere) sono stati avviati prima ancora che fosse emanato, il 18 febbraio scorso, il Regolamento di attuazione della Cassa, che contiene le indicazioni di massima su come presentare i progetti medesimi; da febbraio sono stati presentati 33 progetti (22 da parte dell’Amministrazione penitenziaria, 1 da un’Asl, 10 da privati), non meglio specificati; nessun progetto è stato realizzato attingendo congiuntamente dalla Cassa e da altri fondi (comunitari, nazionali e regionali); dulcis in fundo, "l’amministrazione penitenziaria si è sempre impegnata a pubblicizzare adeguatamente le possibilità offerte dalle risorse disponibili al fine di incentivare le attività connesse con il reinserimento dei detenuti e degli internati o ammessi alle misure alternative alla detenzione".

Iolanda Casigliani (Associazione Il Detenuto Ignoto) - che ha fatto parte della delegazione di associazioni ricevuta ieri alla Camera dei Deputati dalla Commissione Carceri – e Bruno Mellano (presidente gruppo consiliare radicale in Piemonte) hanno dichiarato:

"L’unico elemento positivo della risposta del ministro è la conferma ufficiale (finalmente!) della rilevanza del patrimonio della Cassa delle Ammende: 71 milioni di euro, continuamente implementati, sono una manna nel deserto delle disponibilità finanziarie per il pianeta carcere. Per il resto, c’è la conferma di cose ambigue o poco chiare: due progetti avviati dal ministero prima del dovuto e dalla dubbia legittimità (la competenza della medicina penitenziaria non è passata al ministero della Salute?); nessuna notizia analitica sui progetti presentati (quanti sono stati approvati? Quanti sono stati respinti e sulla base di quali motivazioni?); nessun progetto che sia stato in grado di attingere anche ad altre fonti di finanziamento; la dichiarazione finale che suona beffarda, se è vero come è vero che solo la testardaggine radicale, non certo gli uffici del Ministro Castelli, ha permesso di far conoscere la Cassa delle Ammende agli operatori del settore.

Visto il contesto, è quanto mai opportuna la nuova interrogazione sulla Cassa delle Ammende presentata ieri, su nostra indicazione, dai deputati Giuliano Pisapia e Marilde Provera di Rifondazione Comunista. Speriamo di non dover attendere un altro anno per ottenere risposte che servono a tutti ora".

Asti: il carcere allacciato all’acquedotto comunale

 

Agenzia Radicale, 16 dicembre 2004

 

Questa mattina, nel carcere di Quarto d’Asti, si è svolta l’inaugurazione dell’allacciamento dell’Istituto all’acquedotto comunale, alla presenza del sindaco di Asti, Vittorio Voglino, e dell’Assessore regionale all’Assistenza, Mariangela Cotto.

Erano anche presenti Giulio Manfredi (Comitato Nazionale Radicali Italiani) e Silvio Viale (presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta) che, al termine della cerimonia, hanno dichiarato: "Appena eletti, nel giugno 2000, i due consiglieri regionali radicali, Bruno Mellano e Carmelo Palma, visitarono il carcere di Asti e constatarono che, a 11 anni dalla sua costruzione, era ancora privo di un allacciamento alla rete idrica comunale.

Presentarono subito un esposto alla Procura della Corte d’Appello, una mozione in consiglio regionale e scrissero all’allora sindaco di Asti. Mellano e Palma sono ritornati a visitare l’istituto di Quarto altre sette volte e in ogni occasione, ad Asti come a Torino, sono tornati alla carica sulla questione "Acqua". Questo, perciò, è un gran giorno per noi, ma soprattutto per i detenuti, gli agenti, tutto il personale, il direttore Minervini che si è impegnato al massimo.

A volte il caso fa bene le cose: l’inaugurazione avviene nella settimana che si è aperta con i radicali sotto il Ministero della Giustizia per richiedere una gestione trasparente della "Cassa delle Ammende" (circa 80 milioni di euro a disposizione per programmi di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti) e che si chiuderà con un importante convegno nazionale su "La Città e il Carcere", organizzato dal gruppo consiliare radicale sabato a Saluzzo.

Abbiamo, finalmente, acquisito l’acqua; ora tocca acquisire il pane, le risorse per rendere il Carcere e chi vi abita sempre più vicini alla Città, agli altri cittadini; un problema di Asti, di Saluzzo, di Torino, di tante altre realtà in Italia."

Firenze: attestati a 10 detenuti neo-arbitri di calcio

 

Redattore Sociale, 16 dicembre 2004

 

Imparare e condividere le regole del calcio, far sì che possano diventare uno strumento per orientarsi meglio anche nella vita. Un gruppo di circa 10 detenuti della casa circondariale maschile a custodia attenuata Mario Gozzini a Firenze - più nota come Solliccianino - riceverà domani gli attestati che testimoniano la partecipazione ad un corso di formazione per arbitri di calcio, svoltosi durante l’estate scorsa e terminato nel mese di settembre.

Il corso, che potrà consentire ai neo-arbitri di regolare partite amichevoli, è stato organizzato e gestito da Uisp Solidarietà Firenze e da Uisp Comitato di Firenze Area Diritti Sociali, è stato sostenuto e finanziato dall’assessorato alla marginalità del Comune di Firenze e da quello alle politiche sociali della Provincia.

La casa circondariale Mario Gozzini ospita circa 50 detenuti con problematiche di tossicodipendenza, ciascuno è coinvolto in un programma personalizzato di recupero e riabilitazione, che prevede il lavoro e la partecipazione ad attività come quella che in questo caso ha visto protagonisti una decina di persone.

"Lo scopo non è stato tanto, o meglio non solo, quello di far conseguire un titolo, quanto di fornire una nuova opportunità da poter spendere per costruire un futuro nuovo - dice Elisabetta Beccai, educatrice presso la casa circondariale -. L’approccio allo sport, alla disciplina, al rispetto delle regole che il gioco comporta può aiutare ad applicare questo ragionamento anche alla quotidianità, qui e fuori dal carcere". La consegna degli attestati si svolgerà all’interno di Solliccianino alle ore 16.

Recidiva solo per gli imputati non abbienti,

di Claudio Nunziata (Magistrato in Bologna)

 

www.centomovimenti.com, 16 dicembre 2004

 

La media di durata di processi a carico di imputati non detenuti in Italia è di circa 9 anni. Ne occorrono almeno altri due per gli adempimenti che consentono di dimostrare la condizione di recidivo. Circa il 60-70 % dei processi che vengono portati a giudizio ha una durata massima di prescrizione di sette anni e mezzo, per buona parte di essi il legislatore ha previsto che la prescrizione passi da 15 anni a 7 anni e mezzo per effetto della concessione delle attenuanti generiche, ma nel sistema attuale è riservata al giudice di evitare questo effetto perverso valutando negativamente il comportamento complessivo dell’imputato desunto anche da circostanze di fatto di cui abbia acquisito conoscenza anche se non rilevabili ancora dal certificato penale. Con la norma cd. salva-Previti la concessione delle attenuanti generiche diventerà invece automatica per coloro che risulteranno incensurati (e resteranno tali anche se avranno commesso altri reati dichiarati prescritti).

Già attualmente almeno un quarto dei processi va in prescrizione con spreco sconsiderato delle relative energie e conseguente impossibilità di accertare la condizione di recidivo. La percentuale di processi destinati alla prescrizione nelle condizioni attuali è destinata ad aumentare vertiginosamente nei prossimi anni, lo sarà molto più con la nuova normativa: mentre la durata dei processi rimane stabile dinanzi ai Tribunali monocratici, per i pochi processi che si riescono a portare a giudizio per reati più gravi, di competenza del Tribunale collegiale, già raddoppiatasi negli ultimi 15 anni, tende ad aumentare progressivamente.

Potranno giovarsi della prescrizione solo quel 20-30 % di imputati in grado di sostenere le spese legali di tutti i gradi di giudizio e di sfruttare una serie di regole processuali macchinose e formalistiche accumulatesi nell’ordinamento per rendere non funzionale il processo penale. Conseguentemente questa schiera di imputati abbienti, autori di reati prescritti, potrà continuare a beffarsi della legalità perché non risulterà mai recidiva e potrà beneficiare a ripetizione dei vantaggi di una prescrizione breve.

Il nostro è un paese ove, oramai, il delitto di corruzione – e quindi il livello di correttezza di chi viene chiamato a svolgere funzioni pubbliche - non potrà essere mai più accertato e perseguito, dove dunque per definizione la classe politica potrà essere corrotta ma sbandierare allo stesso tempo la propria incensuratezza anche se sottoposta ad una pluralità di processi penali per reati che andranno tutti dichiarati prescritti a catena.

Dove, oltre al delitto di corruzione, i reati di associazione e istigazione a delinquere, truffa in danno dello stato, lesioni volontarie, omicidio colposo, abbandono di minori, furto, resistenza e tanti altri non potranno più essere apprezzati per la loro intrinseca gravità e comporteranno automaticamente la prescrizione a ripetizione per le persone poste nelle condizioni di potersi assicurare la prescrizione la prima volta. Dove solo la condizione di detenzione sarà l’unico binario privilegiato per la celebrazione dei processi prima del decorso dei termini di prescrizione.

Il nostro lavoro è diventato oramai in larga parte un lavoro quasi simbolico all’interno di un sistema con servizi giudiziari da terzo mondo che l’insipienza del legislatore e la scarsa intelligenza organizzativa della compagine ministeriale hanno abbandonato al senso di responsabilità di magistrati e personale che in gran parte lavora ai limiti del sacrificio. Dove a fronte delle modifiche processuali introdotte dal 2000 in poi non sono state eseguite le necessarie verifiche di funzionalità, non si elaborano analisi statistiche ufficiali sul funzionamento complessivo del sistema o si forniscono dati elaborati su criteri fuorvianti (ad esempio la media presunta di durata tra procedure aventi struttura diversa) per evitare di dovere dar conto dello slittamento dell’intero sistema verso una inefficienza caotica.

Un sistema destinato a funzionare solo per la repressione della delinquenza comune e del disagio sociale, un sistema a due velocità nel quale la polizia , procedendo al fermo o all’arresto, stabilirà in sostanza un percorso accelerato per la celebrazione dei processi al di fuori del rischio di prescrizione. Un sistema nel quale i recidivi, dichiarati tali in base a questo meccanismo di selezione, rimarranno gli unici a subire le conseguenze dei processi penali determinando una situazione di profonda disparità di trattamento rispetto a coloro che in forza delle proprie disponibilità economiche potranno mascherare questa loro sostanziale analoga pericolosità sociale.

Potenza: al via progetto per recuperare i detenuti

 

Gazzetta del Mezzogiorno, 16 dicembre 2004

 

Creare una rete per favorire il reinserimento di detenuti ed ex detenuti nel mondo del lavoro. È questo il contenuto di un progetto, promosso dai ministeri di Lavoro e Giustizia, che è stato presentato stamani a Potenza. L’iniziativa, che si inserisce nel Programma operativo nazionale (Pon) "Azioni di sistema per le politiche di inserimento al lavoro", partirà nel gennaio 2005 nelle province di Potenza, Matera, Lecce e Benevento.

Nella prima fase, saranno svolti dei corsi di formazione per gli operatori dei Centri per l’Impiego delle quattro province interessate. In un secondo momento sarà poi realizzata una banca dati con le caratteristiche e le attitudini lavorative dei detenuti e degli ex detenuti.

"Queste informazioni - ha spiegato la project-manager del Centro Servizi (la società che cura il progetto), Simona Orsi - saranno poi trasferite ai terminali del Centri per l’impiego".

L’obiettivo del progetto è anche quello di instaurare un rapporto con aziende ed imprese (per le quali la legge già prevede sgravi fiscali) affinché sia facilitato l’ingresso nel mondo del lavoro dei carcerati e degli ex carcerati. In Basilicata il progetto vedrà la partecipazione della Regione, delle province di Potenza e Matera e delle Case Circondariali di Potenza, Melfi e Matera.

"Il progetto - ha detto il responsabile dell’Ufficio regionale per le politiche del lavoro, Francesco Parrella - si inserisce nel momento di cambiamento del mondo del lavoro. A questo proposito, è significativa la sinergia tra le diverse istituzioni".

Brescia: la S. Vincenzo contro la povertà nelle carceri

 

Giornale di Brescia, 16 dicembre 2004

 

È il quarto anno consecutivo che la società di S. Vincenzo dè Paoli organizza una giornata nazionale per richiamare l’attenzione su una particolare situazione di povertà umana e sociale. Quest’anno ripropone "La povertà del carcere", il cui progetto "Ero carcerato..." ha come scopo quello di "Dare un lavoro ai carcerati".

Metterli cioè in condizione di guadagnarsi onestamente da vivere al termine del periodo di reclusione. Il tema della "Giornata" è: "Prevenire e recuperare è meglio per tutti". La Società di San Vincenzo dè Paoli è un’organizzazione di laici cattolici, fondata da Federico Ozanam a metà dell’ottocento, che opera nel mondo e che si propone, attraverso il rapporto personale diretto, di affrontare le povertà che affliggono molti nostri fratelli e cercare di risolverle alla radice, in modo da restituire a chi ne è vittima la dignità propria di ogni persona.

A Brescia la Società conta, tra città e provincia, 33 gruppi di base (chiamati conferenze) e 440 soci. Le persone assistite dalle conferenze nel 2003 sono state 2.700. I fondi erogati alle famiglie e ai singoli ammontano a 220 mila euro dalle conferenze e ad altri 77 mila euro direttamente dal Consiglio centrale. Fondi che derivano dalla colletta che i soci fanno tra loro ad ogni riunione e dalla generosità di benefattori bresciani.

La San Vincenzo bresciana gestisce, attraverso l’Associazione dormitorio Onlus, due case di accoglienza per persone senza dimora: il dormitorio maschile, che nel 2003 ha contato ben 14.600 presenze tra italiani e stranieri; Casa Ozanam, per donne e mamme con bambini, che nell’anno trascorso ha contato ben 7.200 presenze.

Inoltre sono gestiti dalla stessa associazione due appartamenti per ospitare temporaneamente i parenti di ammalati ricoverati all’Ospedale Civile che non possono permettersi spese alberghiere; e cinque appartamenti nei quali vengono accolte persone già ospiti dei dormitori che hanno raggiunto un sufficiente grado di autonomia personale ma che non riescono a trovare alloggio sul mercato libero.

Le spese per il funzionamento di queste attività sono sostenute per un terzo circa da convenzioni con il Comune per persone che sono in carico ai servizi sociali dello stesso; i restanti due terzi sono coperti dalla generosità dei cittadini. Tranne due operatori, il funzionamento delle case è garantito dalle prestazioni dei volontari.

Roma: incontri e cinema i per ragazzi di Casal del Marmo

 

marketpress.info, 16 dicembre 2004

 

Oggi alle ore 15.00 presso l’Istituto Penale Minorile di Casal del Marmo comincia un ciclo di incontri all’interno delle carceri romane organizzato dall’Assessorato alle Politiche per le Periferie, lo Sviluppo Locale, il Lavoro in collaborazione con la Fandango di Domenico Procacci.

Gli incontri prevedono la visione di un film e una discussione con i detenuti che avranno la possibilità di incontrare registi e attori. La prima proiezione si terrà a Casal del Marmo: verrà visionato il film "Velocità massima" di Daniele Vicari con Valerio Mastrandrea.

Regista e protagonista, ossia Vicari e Mastrandrea saranno presenti in istituto per discutere del film con i ragazzi. Il ciclo di incontri proseguirà, nelle prossime settimane, anche a Rebibbia maschile e femminile e a Regina Coeli, con la proiezione di altri film targati Fandango e relativi incontri con registi ed interpreti. "Si tratta di una occasione culturale importante - dichiara Luigi Nieri - che insieme alla Fandango abbiamo pensato di promuovere per chi starà in galera nelle prossime feste. Un cineforum vero e proprio, con registi e attori disponibili a incontrare i detenuti."

Droghe: europarlamento approva strategie antiproibizioniste

 

Il Sole 24 Ore, 16 dicembre 2004

 

Con 285 voti favorevoli, 273 contrari e 23 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato oggi a Strasburgo la relazione dell’italiano Giusto Catania (Prc - Sinistra unitaria europea) sulla strategia europea in materia di lotta contro la droga, che chiede, tra l’altro, l’applicazione di strategie antiproibizioniste e di "riduzione del danno".

Il Consiglio europeo che inizia domani a Bruxelles ha in agenda l’adozione di una nuova strategia europea in materia di droga per il periodo 2005-2012, e inviterà probabilmente la Commissione Ue a presentare proposte nel 2005 per attuare tale strategia.

L’aula chiede che, in occasione del vertice, si consegua "un approccio integrato, multidisciplinare ed equilibrato del problema della droga che tenga anche conto degli incoraggianti risultati ottenuti, ampiamente documentati dai vari Stati membri nonché da altri Paesi europei che attuano politiche alternative sugli stupefacenti".

L’assemblea insiste che la nuova strategia europea non dovrebbe essere adottata prima di conoscere i risultati ottenuti per mezzo delle strategie attuali. Secondo l’Europarlamento, inoltre, la lotta alla droga non può essere affrontata dai singoli Stati membri individualmente e le politiche nazionali di lotta contro la droga dovrebbero essere fondate su un approccio scientifico e non su impulsi di natura emozionale.

Gli europarlamentari chiedono di dare priorità alla protezione della vita e della salute degli utilizzatori di sostanze illecite e al miglioramento del loro benessere, e invitano il Consiglio Ue ad aumentare la disponibilità di programmi di riduzione del danno, in particolare contro la diffusione dell’Aids e di altre malattie trasmesse attraverso il sangue tra gli utilizzatori di droghe. La risoluzione sollecita inoltre il Consiglio a fissare delle norme minime relative alle misure di riabilitazione, piuttosto che concentrarsi sulla post terapia con succedanei delle droghe.

Particolarmente acceso è stato il dibattito sul paragrafo in cui il Parlamento propone di organizzare, a livello europeo, "un’iniziativa preventiva annuale istituendo, in via sperimentale, centri facilmente accessibili per la riduzione del danno e per la strategia antiproibizionista", che è stato alla fine approvato di stretta misura, con 284 voti favorevoli, 280 contrari e 12 astensioni.

L’aula, infine, ha adottato un emendamento del gruppo socialista che chiede misure adeguate per evitare che i profitti economici derivanti dal traffico illegale di droga possano finanziare il terrorismo internazionale. A questo proposito, si chiede di applicare la legislazione vigente in materia di confisca dei beni e di lotta contro il riciclaggio dei capitali, anche sostenendo la legislazione antimafia italiana che prevede il riutilizzo per fini sociali dei beni confiscati alle organizzazioni criminali.

"Il Consiglio europeo non potrà ignorare la raccomandazione approvata dal Parlamento europeo che cambia radiclamente l’impianto della strategia antidroga dell’Unione", ha affermato Giusto Catania a commento del voto. "Il Parlamento europeo - ha sottolineato il relatore - si è espresso in modo chiaro, condannando le politiche proibizioniste e di criminalizzazione del consumo e chiedendo un approccio scientifico e non ideologico alla questione".

Il rapporto, ha osservato Catania, "evidenzia l’importanza del trattamento sostitutivo nelle carceri, sottolinea la necessità di una ricerca su canapa indiana, coca e oppio per fini medici per la sicurezza alimentare e per l’agricoltura sostenibile; chiede che vengano aiutati i Paesi produttori di droga mediante programmi di coltivazione alternativa; e avvia una seria lotta al narcotraffico e contro le mafie".

Secondo il relatore, infine, con la risoluzione di Strasburgo "viene data centralità alle strategie di riduzione del danno, e cio è fondamentale per contrastare il virus dell’Hiv che si sta espandendo nei nuovi Paesi dell’Unione, come sottolinea l’Osservatorio Ue sulle droghe di Lisbona".

Modena: detenuti al lavoro per l’ambiente, 3 cantieri lungo il Panaro

 

Sesto Potere, 16 dicembre 2004

 

Anche i detenuti possono contribuire a salvaguardare l’ambiente. È questo lo scopo del progetto che vedrà tre gruppi di detenuti, circa una trentina in tutto, della casa circondariale di S. Anna di Modena e della casa di reclusione di Castelfranco eseguire, partire da lunedì 20 dicembre per tre giorni, interventi di pulizia e ripristino lungo il Percorso Natura del Panaro a Spilamberto e Vignola e sui canali del Consorzio di bonifica di Burana, in particolare il canale S.Pietro a Spilamberto. Il lavoro, svolto gratuitamente, consiste soprattutto nella pulizia da rifiuti, il ripristino degli scoli e la sistemazione complessiva dell’area.

L’iniziativa è organizzata dalla Provincia di Modena e dai responsabili dei due carceri modenesi, in collaborazione con il Consorzio di bonifica di Burana, nell’ambito della "Settimana del recupero ambientale", promossa dal 18 al 25 dicembre dal Ministero della Giustizia per favorire il coinvolgimento dei detenuti in attività di salvaguardia della natura e che prevede interventi in tutta Italia.

"Si tratta di un primo progetto sperimentale - afferma Alberto Caldana, assessore all’Ambiente della Provincia di Modena - l’unico per ora in regione che vede il coinvolgimento di detenuti in interventi di recupero ambientale. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a definire un progetto in grado di dare continuità a questa esperienza".

Come sottolinea Paolo Madonna, direttore della casa circondariale di S.Anna a Modena "la popolazione detenuta è un soggetto attivo e può fornire un servizio a favore della collettività. I detenuti sono parte integrante del tessuto sociale e possono rappresentare una risorsa positiva per l’intera comunità locale".

I detenuti del carcere di S. Anna che partecipano al progetto sono stati scelti tra quelli con un residuo di pena non superiore ai tre anni e che possono usufruire di permessi premio. Quelli del carcere di Castelfranco Emilia sono detenuti che hanno già scontato la pena ma devono rispettare ancora misure di sicurezza.(Sesto Potere)

Vicenza: il volley è entrato nel carcere di San Pio X

 

Giornale di Vicenza, 16 dicembre 2004

 

Sport che affratella e abbatte le barriere. Nel carcere vicentino di S. Pio X una selezione di giocatori di volley del Centro sportivo italiano ha affrontato, nel tradizionale incontro che chiude la programmazione sportiva del 2004, una selezione dei detenuti. La sfida, assai equilibrata, si è conclusa al quinto set con la vittoria della formazione dei detenuti per 3-2 (15-13 nell’ultima frazione).

Prima della disputa del set decisivo, Gianluca, l’arbitro del Csi che ha diretto l’incontro, ha chiamato le squadre a bordo campo per permettere ai giocatori di fare un brindisi e potersi scambiare gli auguri, anche perché l’ora d’aria a disposizione per la gara era ormai finita.

Nella formazione del Csi hanno giocato Siro, Mauro, Enrico, Gec, Massimo e Rocky; mentre in quella dei detenuti, in cui sono emerse alcune individualità notevoli sul piano tecnico, sono stati almeno una ventina gli atleti che si sono alternati in campo. I giocatori del Csi, tutti operatori nel volontariato, per poter disputare la partita in carcere hanno dovuto chiedere permesso o sacrificare una giornata di ferie, un motivo in più per sottolineare la loro disponibilità.

In campo (ma sarebbe stato meglio fosse rimasto in panchina!) anche il presidente del Csi Vicenza, Enrico Mastella, referente per l’attività ludico-sportiva nel carcere vicentino, che ha rilevato come quest’anno, oltre alle tradizionali due sedute settimanali tenute dal prof. Giovanni Bassanese, l’attività sportiva entro le mura carcerarie sia decisamente lievitata.

Alle partite di calcio con le diverse selezioni del carcere hanno partecipato anche i ragazzi del "Rossi" di Vicenza, istituto tra l’altro premiato in un concorso della Regione Veneto proprio per la disponibilità al dialogo attraverso il confronto sportivo con i carcerati. Al "Rossi", che ha fatto da apripista, si sono ora aggiunti anche gli istituti "Canova" e "Lampertico", il liceo "Pigafetta" e l’Alberghiero di Recoaro: una piattaforma importante, linfa vitale per tener vivo il dialogo con il S. Pio X anche nel 2005.

Cagliari: fiaccolata davanti al carcere di Buoncammino

 

L’Unione Sarda, 16 dicembre 2004

 

"Sappiate che fuori c’è anche chi vi aspetta senza pregiudizi. Se solo volete lasciare alle spalle il vostro passato". È questo il messaggio con cui martedì 21 dicembre una fiaccolata circonderà il carcere di Buoncammino, per dare speranza ai carcerati.

Questi ultimi spegneranno tutte le luci delle loro celle, nell’attesa di vedere arrivare le centinaia di fiaccole che daranno il via alla possibilità di parlare con i propri familiari e amici. Di salutarli, anche se da lontano e di augurare loro Buon Natale. "Sarà questo", testimoniano gli organizzatori di un evento ecumenico giunto alla sua terza edizione, "il momento più commovente.

Perché i detenuti si sentiranno coinvolti in una sorta di grande abbraccio". L’iniziativa aperta a tutti, è promossa da un comitato spontaneo di cittadini in collaborazione con la Caritas, il Coordinamento carcerario, l’Azione Cattolica, gli Scouts e l’Oftal che accompagna i malati nei viaggi a Lourdes.

E ancora la Comunità Mondo X e Campùe Luas di padre Morittu, quella Collina di don Ettore Cannavera, e i gruppi Missionario e della Misericordia della parrocchia di Sant’Elia. Presenti i familiari dei carcerati. La fiaccolata partirà da piazza Palazzo alle 19.30.

Genova: detenuto albanese si aggiudica concorso letterario

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

Condannato a 20 anni di reclusione per omicidio volontario, un 25enne albanese ha ricevuto un attestato per aver vinto un concorso letterario. Qemal Hoxha, detenuto nel carcere di Imperia, si è aggiudicato il concorso intitolato "Un sogno nel cassetto".

Il giovane ha scritto una poesia intitolata "Pensieri" che è stata indicata tra le vincitrici dalla giuria del concorso, presieduta dal prof. Gallea della Consulta Ligure. Il premio è stato consegnato in carcere dagli organizzatori.

Nuoro: detenuti in aiuto alla popolazione per maltempo

 

Ansa, 16 dicembre 2004

 

Da oggi, in aiuto alle popolazioni di Galitelli, colpite dall’alluvione, ci saranno anche i detenuti del penitenziario di Mamone. Un centinaio di carcerati saranno impegnati nello spalare fango ma, alcuni di loro, esperti allevatori, anche nel sostenere i pastori e i loro greggi.

Il direttore della casa di reclusione nuorese, Vincenzo Alastra, ha chiarito che il permesso-premio verrà dato per 6 ore, a turno, a 15 detenuti che hanno avanzato una apposita richiesta.

Giustizia: sì della Camera pdl Cirielli, ora passa al Senato

 

Agi, 16 dicembre 2004

 

L’aula della Camera ha approvato la pdl sulla recidiva ex Cirielli con 279 sì e 245 no. Ora il provvedimento passa al Senato per la seconda lettura. Riduzione dei termini di prescrizione, inasprimento delle pene relative ai reati di associazione mafiosa (il cosiddetto "pacchetto Napoli"), aumento delle pene per i recidivi, arresti domiciliari (niente carcere quindi) per chi ha 70 anni ed è incensurato.

Sono questi i punti-chiave della proposta di legge che riguarda le attenuanti generiche e la recidiva, ex-Cirielli. Il provvedimento nel corso del suo iter ha perso il nome del "padre" della pdl, il deputato di An, Edmondo Cirielli, che ha ritirato la firma per dissociarsi dalle norme sulla prescrizione che le opposizioni hanno battezzato come salva-Previti.

Norme introdotte dal relatore Enzo Fragalà (An), che poi fu costretto a dimettersi per le polemiche e la mancata intesa nella Cdl, e dopo reinserite dal nuovo relatore Luigi Vitali (Fi) con l’accordo ritrovato nella maggioranza.

In effetti, con la riduzione dei tempi di prescrizione, il deputato di Forza Italia, Cesare Previti, imputato per corruzione, vedrà il suo reato prescritto. Attualmente il codice penale prevede, infatti, che il tempo di prescrizione per reati di corruzione sia di 15 anni, con questa legge scende a 7 anni e mezzo.

Marocco: no a centri detenzione per clandestini nel Maghreb

 

Vita, 16 dicembre 2004

 

Dopo l’Algeria, anche il Marocco si oppone all’istituzione di centri di detenzione per immigrati provenienti dall’Africa sub sahariana. Il governo marocchino ha dichiarato ieri di essere opposto all’idea di creare nel Maghreb centri di detenzione per i clandestini originari dai Paesi dell’Africa sub sahariana e desiderosi di raggiungere l’Europa. Lo ha reso noto l’Afp citando il ministro dell’interno marocchino Mustafa Sahel.

"Il Marocco non è convinto della creazione di centri di detenzione nei paesi maghrebini" ha dichiarato il ministro, in riferimento alla nuova politica migratoria di alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia. La soluzione alternativa secondo Sahel "deve essere economica nel quadro di un partenariato con i Paesi subsahariani", per poi aggiungere che "in tal caso, il Marocco si rende disponibile a cooperare con l’Europa".

L’idea consiste nella creazione di "programmi di protezione dei rifugiati" nei pressi delle regioni di origine al fine di aiutare il Maghreb a controllare le sue frontiere e rafforzare così la loro capacità di accoglienza dei rifugiati subsahariani.

Mustafa Sahel ha poi ricordato gli sforzi intrapresi dal Marocco per sorvegliare le sue frontiere, come ad esempio lo smantellamento di oltre 420 reti di traffico di umani presenti nel Paese. Contrariamente alla Libia, protagonista di accordi bilaterali con il governo Berlusconi per creare centri di detenzione su suolo libico, nel mese scorso, l’Algeria aveva dichiarato la sua ostilità all’istituzione di questi centri "dove saranno parcheggiati i clandestini in attesa che i loro dossier vengano regolarizzati dai Paesi europei".

Milano: Ipm Beccaria... "Alla ricerca del piccolo principe"

 

lospettacolo.it, 16 dicembre 2004

 

I giovani detenuti del carcere milanese mettono in scena con la regia di Giuseppe Scutellà la celebre opera di Saint-Exupéry stravolgendone il testo e adattandolo alle "loro" esigenze

"Alla ricerca del Piccolo Principe" è lo spettacolo teatrale realizzato dal regista Giuseppe Scutellà con alcuni minori del carcere Beccaria di Milano, che andrà in scena sabato 18 dicembre al Teatro Sala Fontana di Milano. Il ricavato della serata (costo del biglietto 10 euro) andrà a sostegno delle attività dell’Associazione "Puntozero".

Le prove dello spettacolo si sono tenute nello scorso giugno all’interno del Carcere Beccaria di Milano e adesso il lavoro è pronto per fare il suo debutto in teatro con la compagnia creata da Scutellà e costituita da giovani detenuti coinvolti nel duplice ruolo di attori e tecnici. Il gruppo è, infatti, formato da minori reclusi, da minori in libertà che hanno scontato la pena, da studenti liceali e universitari e dagli operatori di "Puntozero".

L’iniziativa è la punta dell’iceberg di un progetto, incoraggiato dalla direzione del carcere e portato avanti dalla coppia formata da Giuseppe Scutellà/Lisa Manzoni e dal loro gruppo "Puntozero". Il progetto, denominato "IPM di scena/I mestieri del teatro", mira ad un reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti minori del Beccaria.

Liberamente tratto dal celebre "Il Piccolo Principe" di Saint Exupery, Scutellà ha stravolto il testo riadattandolo alle esigenze dell’iniziativa. "Nella realtà dei fatti - spiega il regista - il testo originale non piaceva a nessuno di noi. "Il Piccolo Principe" ci risultava sempre un po’ saccente e presuntuoso di fronte alle figure più umane e vicine al nostro modo di sentire; il lampionaio, l’uomo d’affari, il geografo, il vanitoso, il re ci sembravano più aderenti alla nostro realtà..."

Ed ecco dunque che nasce "Alla ricerca del Piccolo Principe", una ricerca di quell’innocenza che è in ognuno di noi. La rappresentazione è un misto di generi teatrali e musicali, dal rap alla break dance, per fare poesia. Il tutto con le musiche, in parte dal vivo, realizzate dai minori del Beccaria sotto la guida dell’associazione "Suoni Sonori", anch’essa operante all’interno del carcere.

Piacenza: giornale "Sosta Forzata" esce con lettera per sindaco

 

Comunicato Stampa, 16 dicembre 2004

 

Esce domattina in 7000 copie "Sosta Forzata" giornale della Casa Circondariale piacentina come supplemento al settimanale diocesano "Il Nuovo Giornale". In prima pagina una lettera al sindaco di Piacenza in cui la redazione chiede l’istituzione del Garante delle persone private della libertà.

"Egregio Ingegner Roberto Reggi, sindaco di Piacenza, scriviamo a Lei e ai componenti della Giunta cittadina per chiedere un impegno dell’Amministrazione Comunale a favore dell’istituzione anche nella nostra città del Garante dei diritti delle persone private della libertà.

Sarebbe per tutti noi detenuti un prezioso gesto di interesse e di umano rispetto e per Piacenza un importante segno di maturità civile. Dopo Roma e Firenze, altre città hanno deliberato o sono in procinto di deliberare per l’istituzione del Garante. Perché non Piacenza? Confidando nella sua sensibilità, Le porgiamo cordiali saluti e fervidi auguri di Buon Natale". La redazione di Sosta Forzata, giornale della Casa Circondariale Le Novate.

 

 

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