Rassegna stampa 15 dicembre

 

Castelli: bene anti-recidiva ma rischio arrivare a 400.000 detenuti

 

Adnkronos, 15 dicembre 2004

 

"La sinistra abbandoni i vaticini per adottare il metodo galileiano basato sull’esperienza, perché se ci basiamo sulle esperienze dobbiamo dire che queste norme funzioneranno". Roberto Castelli prende la parola in Aula alla Camera e difende la Pdl sulla recidiva. "Vedo la sinistra impegnata in un’opera vaticinatrice per prevedere il futuro - dice il ministro della Giustizia -. Ma quasi mai in passato le previsioni della sinistra si sono avverate. Sulle rogatorie dicevate che sarebbero stati liberati pedofili e assassini, ma non è stato liberato nessuno".

Il ministro della Giustizia, a proposito dell’efficacia delle norme sulla recidiva, ha invitato a guardare all’esperienza americana: "sul sistema Usa, definito strike, è possibile fare previsioni fondate. In America, dove dopo tre recidive ci sono pene molto pesanti, i delitti sono drammaticamente crollati".

C’è un solo però, ha ammesso Castelli: "Il prezzo da pagare è l’aumento della popolazione carceraria che in Italia potrebbe arrivare a 400 mila detenuti. Il sistema non reggerebbe, ed è per questo che abbiamo circoscritto l’applicazione di questa fattispecie ai delitti più gravi", ha concluso il ministro.

Roma: protesta delle associazioni, enorme cella in piazza

 

Ansa, 15 dicembre 2004

 

Ogni trenta minuti hanno simulato la battitura dei ferri delle celle, e davanti alla Camera dei deputati hanno allestito un’enorme gabbia portata dalla neo-nata associazione radicale "Il detenuto ignoto: oltre 50 associazioni del mondo del volontariato hanno manifestato stamane contro un sistema penitenziario che definiscono "al collasso".

E hanno lanciato un preciso monito: "se non si individuano immediatamente delle soluzioni, le carceri rischiano, nonostante le civilissime proteste dei detenuti, di diventare una polveriera come lo furono, per chi ha memoria, quelle ante riforma del ‘75". Un centinaio i manifestati, in rappresentanza di Nessuno Tocchi Caino, della Consulta penitenziaria del comune di Roma, Antigone, Emergency, Società italiana di psicologia penitenziaria, Papillon Rebibbia, Ora d’Aria, Comunità di S. Egidio e, tra gli altri, della Cgil-Fp.

Tutti concordi nel chiedere innanzitutto più fondi per le carceri, visto che - denunciano - i tagli dal 2002 ad oggi sono stati tanti, primi tra tutti quelli all’assistenza sanitaria ("passata dai 104 milioni di euro del 2001 agli 81 milioni di euro del 2004"), alle attività produttive ("ridotte in tre anni di circa il 25%"), sugli asili nido dei figli delle detenute ("stanziamenti ridotti di circa il 20%"). Ma le associazioni del volontariato chiedono anche una proposta di inulto e l’approvazione di riforme che consentano di risolvere i problemi del sovraffollamento attraverso la diversa trattazione penale per i tossicodipendenti, i malati di Aids, i quelli psichiatrici etc.

In piazza questa mattina hanno manifestato anche gli psicologi penitenziari esibendo un cartello su cui c’era scritto: "Tutela salute psichica. Rieducazione: Castelli in aria". Il colpo di scena finale del sit-in, che si concluderà nel primo pomeriggio, è stato l’arrivo in piazza di un forziere contenente i denari accumulati dalla Cassa ammende ("arrivati a 80 milioni di euro") e non ancora erogati - come avrebbe dovuto essere dal 2000 - per aiuti economici alle famiglie dei detenuti e per progetti di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. Alle 50 associazioni del mondo del volontariato al momento hanno espresso personalmente la propria solidarietà i parlamentari Katia Zanotti (Ds), Paolo Cento (Verdi) ed Ermete Realacci (Margherita).

Giustizia: per la Camera il pdl Cirielli è costituzionale

 

Ansa, 15 dicembre 2004

 

Diciotto franchi tiratori nella Cdl e 40 assenti tra le fila del centrosinistra hanno caratterizzato la votazione della pregiudiziale di costituzionalità presentata dalle opposizioni alla legge Cirielli e bocciata in Aula alla Camera per una decina di voti. I contrari sono stati 260 contro i 238 favorevoli. La maggioranza richiesta era di 250 voti.

Nelle file dell’opposizione mancavano circa 40 deputati. 13 i Ds assenti tra cui il segretario Piero Fassino, Giovanna Melandri, Livia Turco; 15 gli esponenti della Margherita tra cui il leader Francesco Rutelli, Ciriaco De Mita, Rosy Bindi, Franco Marini e la new entry Roberto Zaccaria. Nei banchi del Pdci mancavano Oliviero Diliberto e Armando Cossutta.

Il numero dei franchi tiratori si desume sottraendo dai voti della maggioranza, 278 i presenti, quelli che risultano dalla votazione (i no sono stati 260). Un calcolo effettuato senza considerare il comportamento di Filippo Mancuso, iscritto al gruppo misto senza far parte di alcuna componente, ma che vota la fiducia al governo (e di rigore dovrebbe essere annoverato come maggioranza). Sulla carta i voti della opposizione erano "solo" 219. I sì sono stati invece 238.

Firenze: incontro Comune - Regione su condizioni carceri

 

Nove da Firenze, 15 dicembre 2004

 

Un incontro per approfondire le problematiche dei detenuti toscani. È quanto chiedono l’assessore alle politiche sociosanitarie del Comune di Firenze Graziano Cioni e il presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini nella lettera che hanno inviato al presidente della Regione Claudio Martini, al presidente del consiglio regionale Riccardo Nencini, all’assessore al diritto alla salute Enrico Rossi e al presidente della commissione consiliare sanità Federico Gelli.

"Nella seduta del consiglio comunale aperto che si è svolto presso il carcere di Sollicciano - scrivono Cioni e Cruccolini - sono emersi dal dibattito i problemi che ben conosciamo, ovvero sovraffollamento, lavoro e sanità".

D’altronde il motivo per cui è stato deciso di tenere il consiglio comunale a Sollicciano era proprio quello di "sentire in diretta le problematiche in merito alle effettive condizioni di vita all’interno del carcere". "Chi è privato della libertà per errori commessi nel proprio percorso di vita - continua la missiva - non può essere penalizzato anche su aspetti importanti come la salute ed è a questo proposito che vi chiediamo un incontro urgente".

L’assessore Cioni e il presidente Cruccolini chiamano in causa la legge Regionale predisposta dall’assessorato diritto alla salute: "Siamo a conoscenza che questa legge è ferma da tempo in commissione consiliare. Il buon lavoro svolto non può essere vanificato e i detenuti, che da tempo hanno denunciato insufficienze sanitarie anche durante incontri con gli assessori al diritto alla salute di Regione e Comune e che hanno contribuito alla formulazione della legge stessa, aspettano risposte alla loro richieste. Non possiamo trovarci davanti a un messaggio non ascoltato" concludono Cioni e Cruccolini.

Antigone: con pdl Cirielli esplosione sovraffollamento

 

Redattore Sociale, 15 dicembre 2004

 

"Le carceri sono sempre più affollate e sempre meno sono le risorse a disposizione per la salute, il lavoro, il trattamento delle persone detenute". È quanto ha dichiarato Patrizio Gonnella, coordinatore nazionale di Antigone, nel commentare il sit-in di protesta davanti a Montecitorio.

Per Gonnella, "la situazione delle carceri italiane potrebbe divenire ingestibile, qualora dovesse passare la sciagurata proposta di legge Cirielli. Da un lato vengono salvati i soliti noti con gli artifici di norme che riducono i tempi ci prescrizione, dall’altro viene di fatto cancellata la legge Gozzini per i poveracci.

Le galere italiane sono piene di tossicodipendenti e immigrati, quasi sempre recidivi. Pertanto la cosiddetta legge sulla recidiva potrebbe determinare per questa folla di popolazione detenuta (oltre il 60% del totale) la perdita di ogni speranza di reinserimento sociale."

Tinebra: da gennaio 20 detenuti stabili a Pianosa

 

Ansa, 15 dicembre 2004

 

Pianosa riapre ai detenuti, che però non saranno in regime di massima sicurezza e, soprattutto, avranno il preciso compito di lavorare per il recupero ambientale dell’isola. Giovanni Tinebra, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), fa il punto sui progetti che a breve interesseranno l’ex isola carcere.

"Dal primo gennaio - dice all’Ansa - 20 detenuti saranno trasferiti in maniera stabile sull’isola e lavoreranno per la ripulirla dai rifiuti". La decisione è stata presa pochi giorni fa nella conferenza di servizio che si è tenuta nella prefettura di Livorno. Il prossimo marzo sarà invece deciso "il programma di recupero totale di Pianosa", dove verrà trasferito "un numero cospicuo di detenuti".

Tinebra, però, assicura: non verranno riaperte le celle di un tempo, quelle che in passato hanno ospitato boss di mafia del calibro di Pippo Calò, Michele Greco, Nitto Santapaola, Pippo Madonia e Giovanni Brusca. "Le vecchie carceri rimarranno lì come museo. Provvederemo ad allestire acconci luoghi di abitazione per i detenuti e per il personale di polizia penitenziaria".

I detenuti che da gennaio in poi saranno trasferiti a Pianosa "saranno a basso indice di pericolosità". Se gli si chiede cosa intenda per "recupero totale di Pianosa", Tinebra risponde: "penso a un’isola completamente aperta alla gente, a detenuti che gestiscono alberghi e bar, e tanto altro ancora...". È forse una soluzione al sovraffollamento delle carceri?

"È innanzitutto un importante progetto di recupero sociale dei detenuti. Poi, certo, così sopperiamo in parte anche al sovraffollamento, che attualmente si è stabilizzato sui circa 56.500 detenuti e non accenna a diminuire". In ogni caso "non stiamo con le mani in mano, visto che abbiamo un nuovo carcere a Perugia e un nuovo reparto a Pescara. Ci aspettiamo altri benefici - conclude Tinebra - dal piano di edilizia carceraria. Infine, è in fase di valutazione la gara per la costruzione delle carceri di Varese e di Pordenone, e la gara per un nuovo reparto a Milano-Bollate per 500 detenuti".

Modena: i detenuti puliscono fiumi e canali

 

Redattore Sociale, 15 dicembre 2004

 

Anche i detenuti possono contribuire a salvaguardare l’ambiente, perché parte integrante del tessuto sociale e risorsa positiva per la collettività. È questo lo scopo del progetto che vedrà impegnati tre gruppi di reclusi della casa circondariale Sant’Anna di Modena e del carcere di Castelfranco Emilia, circa una trentina di persone in tutto, che per tre gironi, a partire da lunedì 20 dicembre, effettueranno interventi di pulizia e ripristino lungo il percorso natura del fiume Panaro, a Spilamberto e a Vignola, e lungo i canali del consorzio di bonifica di Burana.

Il lavoro, svolto gratuitamente, consiste soprattutto nel rimuovere rifiuti, nel ripristinare gli scoli e nel sistemare complessivamente l’area verde. L’iniziativa, promossa dalla Provincia di Modena e dai responsabili dei due carceri modenesi in collaborazione con il consorzio di bonifica, avviene nell’ambito della "Settimana del recupero ambientale" voluta, dal 18 al 25 dicembre, dal Ministero della Giustizia per favorire il coinvolgimento dei detenuti in attività di salvaguardia della natura.

"Si tratta di un progetto sperimentale - ha spiegato Alberto Caldana, assessore all’Ambiente della Provincia di Modena, in conferenza stampa -, l’unico per ora in regione che vede il coinvolgimento dei detenuti in interventi di recupero ambientale.

Il nostro obiettivo è quello di arrivare a definire un percorso in grado di dare continuità a questa esperienza". Come ha sottolineato Paolo Madonna, direttore della casa circondariale di Sant’Anna a Modena "la popolazione carceraria è un soggetto attivo e può fornire un servizio utile a favore dei cittadini. I detenuti sono parte integrante del tessuto sociale e possono rappresentare una risorsa positiva per l’intera comunità locale".

I reclusi del carcere di Sant’Anna che partecipano al progetto sono stati scelti tra quelli con un residuo di pena non superiore ai tre anni e che possono usufruire di permessi premio. Quelli del carcere di Castelfranco Emilia, invece, sono persone che hanno già scontato la pena ma che devono rispettare ancora misure di sicurezza.

Firenze: a Sollicciano i consiglieri comunali fiorentini

 

Altracittà, 15 dicembre 2004

 

Per la prima volta il consiglio comunale è entrato dentro il carcere di Sollicciano, per una seduta straordinaria tematica fortemente voluta dal presidente dell’assemblea Eros Cruccolini e dal garante dei diritti dei detenuti Franco Corleone. Dentro la sala cinema si sono ritrovati circa 130 degli attuali 950 ospiti di Sollicciano (il doppio della capienza massima prevista), fianco a fianco con gli operatori del volontariato, gli assessori, il sindaco Leonardo Domenici, i consiglieri comunali del centrosinistra e della sinistra critica.

Assenti o quasi quelli del centrodestra, con tre eccezioni. Dalla voce dei detenuti due richieste su tutte, legate alla sanità e al lavoro, con puntuali denunce sulla presenza di un medico solo due volte la settimana, l’assenza anche per mesi di un dentista, i farmaci da acquistare a proprie spese e quindi solo se si hanno i soldi.

Poi il lavoro, visto che l’80% dei detenuti non puoi lavorare nonostante che la legge lo permetta, anche a causa della quotidiana emergenza cui sono costretti gli agenti penitenziari da sempre in sotto organico. Purtroppo il consiglio non è stato seguito in diretta come abitualmente succede da Novaradio, questo perché la direzione dell’amministrazione penitenziaria ha fatto sapere che "la legge non lo permette".

I redattori di Novaradio hanno civilmente protestato, il manifesto appoggia la loro denuncia. Presente in carcere anche don Alessandro Santoro: "Questo consiglio comunale è importante - ha osservato ai microfoni di Controradio - la speranza è che non sia un evento occasionale. Sarebbe importante avere un collegamento stabile fra il territorio e il mondo separato del carcere".

Legge salva-Previti: sulla giustizia riesplode lo scontro

 

L’Unione Sarda, 15 dicembre 2004

 

Giornata al cardiopalma sul fronte della giustizia alla Camera. La Cdl tenta il blitz e ci riesce: la proposta di legge contro i recidivi, quella che contiene la norma cosiddetta "salva-Previti" e il pacchetto anti-crimine arriva all’esame dell’aula nel pomeriggio, bypassando i quattro decreti da ieri all’ordine del giorno dell’assemblea.

Nella sorpresa generale. L’accordo, dopo le perplessità di Udc e Lega, è stato trovato e la parola d’ordine ora è fare in fretta. L’opposizione protesta e prima abbandona i lavori del comitato dei nove della commissione Giustizia, poi convoca una conferenza stampa per attaccare la Cdl e il testo che viene apostrofato come "truffa legislativa", "amnistia mascherata", "macelleria giudiziaria".

Tutto comincia di mattina presto. Il comitato dei nove si riunisce alle 8.30, ma non vota nessun emendamento. Ci sono ancora "ritocchi tecnici" da fare. Il comitato si riconvoca nel primo pomeriggio, quando la maggioranza ripresenta un nuovo fascicolo di emendamenti e un nuovo testo aggiornato. Ma l’opposizione deve fare presto ad esaminarli.

Il presidente della commissione Gaetano Pecorella spiega in apertura di seduta che non ci sono "più di 25 minuti per valutare le modifiche perché il testo deve andare in Aula entro le 16". È la goccia che fa traboccare il vaso. I responsabili Giustizia dei Ds Anna Finocchiaro e della Margherita Giuseppe Fanfani escono dalla commissione infuriati. "Come si fa a dare un parere in 25 minuti su norme che stravolgono ordinamento e prescrizione?", grida Fanfani.

Il centrosinistra decide così di abbandonare i lavori e di dimettersi dal comitato. Nella conferenza stampa, l’opposizione esprimerà sdegno verso un testo che abbatte i tempi di prescrizione "anche per reati gravi come mafia e furto" e che usa il "pacchetto anti crimine" come foglia di fico "solo per rendere più digeribile la norma cosiddetta salva-Previti".

Una norma che, spiega Giovanni Kessler (Ds), "in realtà servirà molto anche a Dell’Utri e al premier che non dovrà più presentare appello contro la prescrizione ottenuta per la concessione delle attenuanti generiche". Con questo testo infatti "tutti i loro reati sarebbero prescritti automaticamente". In comitato dei nove, la Cdl rimasta sola approva in cinque minuti tutti gli emendamenti e il testo è pronto per l’aula, dove intanto Forza Italia chiede l’inversione dell’ordine del giorno. Ma nella conferenza dei capigruppo l’accordo non si trova.

L’opposizione non ci sta e minaccia di fare ostruzionismo sui decreti. La decisione viene così rimessa all’assemblea: la Cdl compatta vota e l’ordine del giorno si inverte. Invece nel voto segreto sulle pregiudiziali del centrosinistra, 22 deputati della Cdl stanno con l’opposizione. Nei commenti finali, il leader Ds Piero Fassino accusa il centrodestra: "La sua priorità è Previti". Il ministro Roberto Castelli replica: "Stiamo facendo davvero una buona legge. Il centrosinistra vuole far uscire tutti dalle carceri tranne Previti, Dell’Utri e Berlusconi".

Castelli: su Cirielli la sinistra ha detto di tutto di più

 

Apcom, 15 dicembre 2004

 

L’opposizione sulla pdl ex Cirielli "ha detto di tutto di più". Così il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, rispondendo ai cronisti a Montecitorio, replica alle contestazioni avanzate dal centrosinistra sulla legge che da oggi è arrivata all’esame dell’Aula della Camera.

Il Guardasigilli nega, infatti, che il cosiddetto "pacchetto Napoli" consista in una sola norma come affermato dall’opposizione e definisce la pdl "equilibrata". E poi aggiunge: "Abbiamo fatto il massimo possibile compatibilmente con i regolamenti parlamentari. Certo avremmo preferito che si fossero potute inserire altre norme come quella sulla videoconferenza, ma intanto diamo una prima risposta".

Il ministro contesta anche che questa legge farà ridurre i tempi di prescrizione per i reati di mafia. "Non è vero. Per i reati di mafia i tempi non cambiano". La verità, secondo il Guardasigilli, è che il centrosinistra "si è messo in una brutta situazione, solo perché ha intravisto una norma che secondo loro andrebbe a favore di una persona".

Castelli si riferisce dunque a quello che "la sinistra diceva quando parlava di indulto e di amnistia. Volevano far uscire i detenuti dalle carceri. E ora invece cosa dicono? Che devono essere tutti liberi tranne tre persone? Con Bossi e Berlusconi non ci sono riusciti. Ora sperano di riuscirci con gli altri".

Roma: sit in davanti al Parlamento per diritti detenuti

 

Osservatorio sulla legalità, 15 dicembre 2004

 

Si terrà oggi dalle 9.00 alle 15.00 un sit in davanti al parlamento che è stato definito "il carcere in piazza". La manifestazione è promossa, fra gli altri, da Consulta Penitenziaria del Comune di Roma, Emergency, Forum Nazionale per la Giustizia Minorile, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Nessuno Tocchi Caino, Ristretti Orizzonti, Gruppo Abele, Antigone, Società Italiana Psicologia Penitenziaria, Ordine Nazionale Assistenti Sociali, Ordine Psicologi Regione Lazio, Cittadinanza Attiva, Papillon Rebibbia e Comunità di Sant’Egidio.

Scopo dell’iniziativa, dicono gli organizzatori, è "manifestare il disappunto del mondo del volontariato e della società civile democratica e sottolineare l’urgenza di riconsiderare tutte le possibili soluzioni in grado di fare del carcere una realtà moderna e democratica in cui il tempo della pena possa assumere una reale funzione di risarcimento e di reinserimento autentico".

Infatti, argomentano le associazioni promotrici, "le carceri italiane oggi rendono indegne le condizioni di vita delle persone detenute e degli operatori penitenziari: aumentano i suicidi e gli atti di autolesionismo dei detenuti, cresce il disagio degli operatori penitenziari. Appelli, mobilitazioni e scioperi della fame non sono serviti a convincere il Governo e il Ministro della Giustizia ad adottare interventi utili a risolvere i gravissimi problemi che vivono le persone detenute ma anche gli operatori e i lavoratori del carcere" e fanno alcune richieste e proposte.

In particolare i promotori chiedono maggiori finanziamenti per il sistema carcerario italiano, penalizzato da molte riduzioni di bilancio succedutesi dal 2002 ad oggi sia per gli adulti che per i minori detenuti, propongono un indulto e "l’approvazione di riforme che consentano di risolvere i problemi del sovraffollamento attraverso la diversa trattazione penale per i tossicodipendenti, malati di Aids, malati psichiatrici e di tubercolosi, malati di cancro, di epatiti, malati terminali, etc.".

Inoltre i manifestanti chiedono "una definitiva e chiara applicazione" della legge sul riordino della medicina penitenziaria e di quella sulle misure alternative alla detenzione e tutela del rapporto tra detenute e figli minori", nonché "una attenzione specifica ai minori sottoposti a procedimenti penali". Ma il sit in, dicono i promotori, "vuole anche evidenziare i problemi di reinserimento sociale dei condannati, la non applicazione dei benefici previsti dalla Legge Gozzini e l’uso eccessivo della carcerazione preventiva".

Le associazioni considerano "tutta la classe dirigente" colpevole di aver trascurato il problema carcere e chiedono "a tutte le forze politiche che con più ragionevolezza e meno strumentalità riconsiderino l’opportunità e la necessità di avviare un iter parlamentare per apportare le dovute soluzioni ma soprattutto che le Commissioni Giustizia di Camera e Senato si adoperino perché lo scarto tra la realtà carceraria e le leggi già varate ed esistenti sia colmato".

Sanremo: oggi teatro nel carcere di Valle Armea

 

Sanremo News, 15 dicembre 2004

 

Questo pomeriggio alle 14, presso il teatro del carcere di Sanremo, in Valle Armea, si terrà la prima dello spettacolo "Compagni di sbronze", scritto e diretto da Davide Barella ("Orlando dissennato" di Dolceacqua) e interpretato dai detenuti-attori dell’Istituto della Compagnia di Teatro Brigante. Lo spettacolo, che chiude un semestre di laboratorio svolto settimanalmente, è una antologia di testi mutuati e ispirati dalla letteratura americana degli anni ‘60/’70,

fra pulp e struggimento, specchio di una comunità artistica in crisi di frustrazione, che si dibatte fra una esistenza godereccia e dissoluta e l’obiezione a conflitti bellici (il Vietnam), rigurgiti maccartisti, disoccupazione cronica e problemi razziali.

A prendere parte allo spettacolo otto detenuti attori di diverse nazionalità che per un’ora interpreteranno personaggi importanti (Bukowski, Kerouak, Elliot, Malcolm X, Groucho Marx, Andy Warhol ed altri) di spicco nel campo della poesia, della prosa, dell’arte e del cinema di quegli anni. L’appuntamento conclude, oltre al semestre, un anno di corsi e spettacoli, cominciato il 2 febbraio e inframmezzato dallo spettacolo del 7 luglio, il vigoroso "Ipnotico". Una prima apertura col mondo esterno è avvenuta il 7 dicembre al festival Spes di Ventimiglia, con la partecipazione di un detenuto-attore alla rassegna.

Pianosa: arrivano 20 detenuti, ma solo per recupero ambiente

 

Toscana Oggi, 15 dicembre 2004

 

Pianosa riapre ai detenuti, che però non saranno in regime di massima sicurezza e, soprattutto, avranno il preciso compito di lavorare per il recupero ambientale dell’isola. Giovanni Tinebra, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), fa il punto sui progetti che a breve interesseranno l’ex isola carcere.

"Dal primo gennaio - dice all’Ansa - 20 detenuti saranno trasferiti in maniera stabile sull’isola e lavoreranno per la ripulirla dai rifiuti". La decisione è stata presa pochi giorni fa nella conferenza di servizio che si è tenuta nella prefettura di Livorno. Il prossimo marzo sarà invece deciso "il programma di recupero totale di Pianosa", dove verrà trasferito "un numero cospicuo di detenuti".

Tinebra, però, assicura: non verranno riaperte le celle di un tempo, quelle che in passato hanno ospitato boss di mafia del calibro di Pippo Calò, Michele Greco, Nitto Santapaola, Pippo Madonia e Giovanni Brusca. "Le vecchie carceri rimarranno lì come museo. Provvederemo ad allestire acconci luoghi di abitazione per i detenuti e per il personale di polizia penitenziaria". I detenuti che da gennaio in poi saranno trasferiti a Pianosa "saranno a basso indice di pericolosità".

Se gli si chiede cosa intenda per "recupero totale di Pianosa", Tinebra risponde: "penso a un’isola completamente aperta alla gente, a detenuti che gestiscono alberghi e bar, e tanto altro ancora..." È forse una soluzione al sovraffollamento delle carceri?

"È innanzitutto un importante progetto di recupero sociale dei detenuti. Poi, certo, così sopperiamo in parte anche al sovraffollamento, che attualmente si è stabilizzato sui circa 56.500 detenuti e non accenna a diminuire".

In ogni caso "non stiamo con le mani in mano, visto che abbiamo un nuovo carcere a Perugia e un nuovo reparto a Pescara. Ci aspettiamo altri benefici - conclude Tinebra - dal piano di edilizia carceraria. Infine, è in fase di valutazione la gara per la costruzione delle carceri di Varese e di Pordenone, e la gara per un nuovo reparto a Milano-Bollate per 500 detenuti".

Giustizia: alla Camera priorità a "pacchetto anticrimine"

 

Gazzetta del Sud, 15 dicembre 2004

 

Oggi già si vota, domani potrebbe essere cosa fatta. Va avanti, "come un treno in corsa" l’esame della (ex) Cirielli. Il ddl quasi omnibus che, assieme alla riforma della recidiva, avrà come effetto la contestata cancellazione della condanna di Cesare Previti, contiene anche il pacchetto anticriminalità. Un ddl che, accusa l’opposizione, da decreto "salva Previti" "si sta trasformando in una vera e propria amnistia camuffata".

O, come assai impoliticamente sintetizza il responsabile giustizia dei Ds, Anna Finocchiaro, "in una porcata". L’opposizione è furiosa e abbandona i lavori del comitato dei nove della commissione Giustizia. "È la riprova – spara ad alzo zero il segretario dei Ds Piero Fassino – di quali siano le vere priorità del centrodestra: pensare ai fatti propri e impedire che la giustizia faccia il proprio corso". Certo è che in una Montecitorio elettrica come quando in gioco c’è qualcosa di davvero importante la (ex) Cirielli travolge tutto.

Supera, dopo l’abbandono dell’opposizione che protesta per non aver avuto il tempo di vedere gli emendamenti, la valutazione del comitato dei nove in commissione giustizia. Ottiene a spese del "milleproroghe" e di 5 decreti in scadenza la corsia preferenziale grazie a una richiesta di inversione dell’ordine del giorno che il presidente Casini non sposa ma gira alla conferenza dei capigruppo che la vara seduta stante.

Dribbla di corsa le pregiudiziali di costituzionalità con 238 voti a 219. Già, i voti. "Ventidue della maggioranza hanno votato con noi" dicono dall’opposizione. Ma dall’esame dei tabulati viene fuori che ci sono stati sì 18 franchi tiratori che, in crisi di coscienza, hanno votato con l’opposizione. Ma anche 40 assenti (tra cui Fassino, Rutelli, Diliberto) tra le file del centrosinistra, cioè quanto bastava per invertire l’esito della votazione. Un autogol. E così la (ex) Cirielli prosegue, inarrestabile. L’opposizione ha quasi una crisi di nervi. Con la nuova legge il furto aggravato, l’usura e la corruzione – accusa il centrosinistra – passerebbero dagli attuali 15 anni a otto, l’incendio doloso da 15 anni a 8 anni e 9 mesi, così come il reato di lesioni gravi.

Per i reati di mafia già commessi la prescrizione per l’associazione mafiosa scende dai 15 ai 12 anni e se armata da 22 anni e 6 mesi a 20 anni. "Noi vi accusiamo di approfittare delle morti di camorra – picchia duro Pierluigi Castagnetti (Margherita) – per infilare interessi privati in un provvedimento". "Stupidaggini, non è vero che per la mafia cambiano i tempi di prescrizione – ribatte Castelli – la verità è che vera vittima di questa legge sono io perché con la certezza della pena aumenterà il numero dei detenuti e questo è un problema di cui mi dovrò occupare, anche se questo significa che ci saranno meno delinquenti in strada".

"È una buona legge, abbastanza equilibrata – prosegue – una risposta alla domanda di sicurezza. Quanto alla sinistra, volevano far uscire i detenuti dalle carceri con indulti e amnistie. E ora invece cosa dicono? Che devono essere tutti liberi tranne tre persone? Con Bossi e Berlusconi non ci sono riusciti. Ora sperano di riuscirci con gli altri. È una persecuzione...". In giornata Castelli aveva persino detto, aggiungendo benzina sul fuoco, che "il pm sotto l’esecutivo non è la morte del diritto" roba da far venire l’itterizia all’opposizione.

Ma il punto è che Castelli si sente sicuro, con lui c’è tutta la Casa delle Libertà, recuperate le perplessità dei centristi e di parte della Lega, che si mobilita. "Il testo – osserva il relatore Luigi Vitali (FI) – è blindato". E infatti. Mandato d’arresto europeo. Fini ha ieri scritto al presidente del Consiglio e al presidente del Senato chiedendo una sollecita calendarizzazione della legge sul mandato d’arresto europeo già votata a Montecitorio. Ma a meno di una alchimia della conferenza dei capigruppo non se ne parlerà che a metà gennaio.

La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha deciso all’unanimità di proporre all’aula di respingere la richiesta dei magistrati di Potenzia di arrestare Gianfranco Blasi, responsabile per il Mezzogiorno di Forza Italia. La questione potrebbe essere esaminata dall’assemblea di Montecitorio già oggi, come ha riferito la relatrice Erminia Mazzoni (Udc), o domani. La giunta ha ravvisato il "fumus persecutionis" nei confronti del parlamentare.

Milano: ragazza rom muore schiacciata in cassonetto

 

Il Manifesto, 15 dicembre 2004

 

Non stava rubando. Stava solo cercando di rimediare qualche maglione in buone condizioni, di quelli che molti buttano via a ogni cambio di stagione. Alle 2 di notte, la temperatura vicina allo zero, l’hanno trovata con la gola recisa e le gambe che penzolavano fuori da un cassonetto della Caritas posizionato in viale Suzzani, periferia nord di Milano.

Si chiamava Maria e aveva 15 anni: al suo nome si è risalito attraverso le sue impronte digitali, rilasciate qualche mese fa in un controllo in questura. A lanciare l’allarme è stato un passante. Per liberare il corpo sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. Il coperchio basculante del raccoglitore di abiti usati l’ha colpita di netto tagliandole la gola.

La polizia intanto indaga. Si potrebbe venire a sapere che la ragazza non era sola - è difficile arrampicarsi da soli su quei cassonetti - e che gli altri, magari ragazzini, sono scappati per la paura. Don Virginio Colmegna, che ancora per pochi giorni è direttore della Caritas Ambrosiana, è sconvolto. "Terribile pensare che questa donna sia morta in quel modo, anche se dobbiamo ancora capire bene come e cosa sia successo".

Per rendere l’infinita tristezza di questa tragedia non serve aggiungere altro, per esempio che la ragazza stava cercando qualcosa per coprirsi e non morire di freddo. Magari questa volta è andata così, ma di solito chi saccheggia i cassonetti lo fa per rivendere i vestiti nei mercatini (e in questo caso prendere non significa rubare, ci tengono a precisare alla Caritas Ambrosiana).

Al mercatino di San Donato Milanese, appena fuori città, con la metropolitana che fa capolinea, si comprano maglioni e cappotti a un euro. Sono gli indumenti che ogni giorno spariscono dai cassonetti della Caritas. Una piccola fonte di reddito che serve a molte persone per raggranellare qualche spicciolo, rom rumeni e molto più spesso cittadini italiani senza casa e senza meta. Ma bisogna essere almeno in due per riuscire a recuperare qualche indumento.

Suor Claudia Biondi, che per la Caritas Ambrosiana da anni si occupa di zingari, sostiene che a Milano e provincia funziona bene il servizio di guardaroba: chi ha bisogno di una maglia di solito non rovista nei cassonetti ma si rivolge alle mense o alle parrocchie. Lo fanno anche molti nomadi. I cassonetti per gli indumenti a Milano sono 227 (390 nel territorio della diocesi) e prima dell’altra notte non era mai accaduto alcun incidente ai dieci lavoratori della cooperativa che gestisce la raccolta; quei vestiti vengono rivenduti dalla Caritas ai grossisti (li ritroviamo nelle bancarelle) o finiscono nei laboratori di Prato dove si riutilizza la lana.

Di fronte a certe morti, nella migliore delle ipotesi, si è soliti ripetere che ci voleva una tragedia come questa per accendere i riflettori su una situazione drammatica. La formuletta retorica (generalmente i riflettori si spegnono in fretta) però non funziona mai quando ci sono di mezzo gli zingari. A Milano i rom rumeni continuano ad arrivare.

Senza alcuna prospettiva, né abitativa, né lavorativa. Lo scandalo è appena dietro l’angolo, sotto gli occhi di tutti, a pochi passi dal cimitero Maggiore dove il comune di Milano ha allestito un campo con muro e filo spinato per sistemare un gruppo di rom, con regolare permesso di soggiorno. Li vicino, si allarga una favela con più di mille persone che sopravvivono in condizioni disumane.

"La situazione è drammatica - racconta suor Claudia Biondi - e le condizioni di vita sono al limite dell’umano, è una vergogna per una città come Milano che vive nel benessere. Eppure in quel campo ho trovato una dignità enorme, ci sono baracche abbellite con i fiori, anche pulite, nel limite del possibile". Del comune di Milano è inutile sparlare, eppure il dramma dei rom, come ripetono inascoltati gli operatori sociali, andrebbe affrontato a livello provinciale. Sembra che la nuova Provincia, amministrata dal centrosinistra, sia più disposta ad ascoltare le richieste di chi auspica un interessamento di tutti i comuni. Ma ormai l’ascolto non basta.

Roma: il carcere scende in piazza contro l’indifferenza

 

Ansa, 15 dicembre 2004

 

Oggi per quasi un’intera giornata, dalle 9 alle 15, ci sarà un sit in davanti a Montecitorio da parte di tutte le associazioni del volontariato che si occupano di carcere e di disagio sociale ad esso legato per manifestare il disappunto del mondo del volontariato e della società civile democratica e sottolineare l’urgenza di riconsiderare tutte le possibili soluzioni in grado di fare del carcere una realtà moderna e democratica in cui il tempo della pena possa assumere una reale funzione di risarcimento e di reinserimento autentico.

 

Ragioni della protesta

 

Il sit in è a sostegno di una precisa richiesta di ricapitalizzazione del sistema carcerario italiano. Troppe le riduzioni di bilancio succedutesi dal 2002 ad oggi sia per gli adulti sia per i minori detenuti. Emblematici i tagli operati sull’assistenza sanitaria (che passa dai 104 milioni di euro del 2001 agli 80 milioni di euro del 2004), sulle attività scolastiche (ridotte in tre anni di circa il 25 %), sugli asili nido dei figli delle detenute (stanziamenti ridotti di circa il 20%); e poi le riduzioni per le spese di mantenimento, di osservazione e trattamento e di quelle relative al personale penitenziario ed alla sua formazione professionale.

Se si tiene conto che quest’anno i suicidi in carcere, i morti di malasanità e le overdose sono stati superiori a quelli dell’anno precedente si avrà un quadro più ampio di cosa sta dietro a questa iniziativa. L’indifferenza e l’egoismo di chi sta fuori non aiutano di certo la sicurezza pubblica. Le associazioni del volontariato spingono per una proposta di indulto e per l’approvazione di riforme che consentano di risolvere i problemi del sovraffollamento attraverso la diversa trattazione penale per i tossicodipendenti, malati di Aids, malati psichiatrici e di tubercolosi, malati di cancro, di epatiti, malati terminali, ecc.

Inoltre esigono una definitiva e chiara applicazione della L. 230/99 art. 5 - Riordino della medicina penitenziaria e della L. 40/01 – "Misure alternative alla detenzione e tutela del rapporto tra detenute e figli minori". Nonché una attenzione specifica ai minori sottoposti a procedimenti penali. Ma il sit - in vuole anche evidenziare i problemi di reinserimento sociale dei condannati, la non applicazione dei benefici previsti dalla Legge Gozzini e l’uso eccessivo della carcerazione preventiva. Per questo ogni trenta minuti verrà simbolicamente simulata la "battitura dei ferri".

 

Il sistema penitenziario

 

Il sistema penitenziario, anche riferito ai minori, è in crisi perché considerato da sempre l’unico rimedio ai disagi sociali e all’emarginazione e unica risposta alla conflittualità che questi problemi inevitabilmente innescano. Le carceri italiane oggi rendono indegne le condizioni di vita delle persone detenute e degli operatori penitenziari: aumentano i suicidi e gli atti di autolesionismo dei detenuti, cresce il disagio degli operatori penitenziari.

Appelli, mobilitazioni e scioperi della fame non sono serviti a convincere il governo e il ministro della Giustizia ad adottare interventi utili a risolvere i gravissimi problemi che vivono le persone detenute ma anche gli operatori e i lavoratori del carcere. Se non si individuano immediatamente delle soluzioni, le carceri rischiano, nonostante le civilissime proteste dei detenuti, di diventare una polveriera come lo furono, per chi ha memoria, quelle ante riforma del ‘75.

Per questo occorre intervenire immediatamente.Il fallimento è in ogni caso da attribuire a tutta la classe dirigente che non è riuscita a trovare una soluzione in sede legislativa alle richieste che da più parti sono state avanzate nei confronti dei mille problemi del carcere e della detenzione. Il problema oggi più che ieri si ripropone con forza perché il sovraffollamento, che riduce la possibilità di spazi per la socializzazione e per le attività di recupero, la incompatibilità con il carcere di alcune tipologie di detenuti, soprattutto quelli affetti da patologie psico-fisiche, la grave carenza di personale, i fondi sempre più esigui generano un corto circuito che rischia di far implodere l’intero sistema penale.

 

Richieste

 

I promotori sono consapevoli delle difficoltà che le imminenti quanto lunghissime campagne elettorali che aspettano questo Paese provocheranno sul terreno dei necessari interventi legislativi, noi non desistiamo dal considerare la ricerca di una soluzione a questi problemi come una priorità. Ma chiedono a tutte le forze politiche che con più ragionevolezza e meno strumentalità riconsiderino l’opportunità e la necessità di avviare un iter parlamentare per apportare le dovute soluzioni ma soprattutto che le commissioni Giustizia di camera e senato si adoperino perché lo scarto tra la realtà carceraria e le leggi già varate ed esistenti sia colmato.

Pescara: sul palcoscenico attori dell’Uovo e detenuti

 

Il Messaggero, 15 dicembre 2004

 

Una lunga giornata dedicata al teatro, quella di ieri. Si è partiti dal San Filippo per arrivare all’auditorium delle Costarelle, dove ha avuto luogo lo spettacolo "Del cappellaio matto e di altre storie..." con attori professionisti e detenuti-attori.

Nella mattinata, con la manifestazione "Carcere città territorio" si sono concluse le attività formative condotte nel 2004 con i minori delle aree penali e con i detenuti delle Costarelle. Nel pomeriggio, invece, tanti applausi per la seconda trance di attività, raccolte sotto il nome di interposizioni e frutto dell’esperienza di tanti anni di lavoro nelle carceri. Lavoro che per il Teatro stabile d’innovazione dura dal 1982.

La rappresentazione è risultata accattivante, grazie alla brillante e spigliata interpretazione, che ha fatto degli attori reclusi veri professionisti, al fianco degli attori dell’Uovo. Ad introdurre, la regista Maria Cristina Giambruno, che ha tracciato le linee guida delle attività e le motivazioni di tali iniziative. Per concludere "in dolcezza", i detenuti hanno offerto agli ospiti in sala torte, prese a simbolo della condivisione della medesima esperienza. Quella umana.

Recidiva: maggioranza accelera voto, opposizione insorge

 

La Sicilia, 15 dicembre 2004

 

Roma. È rottura sulla giustizia. L’ennesima. La Casa delle libertà è decisa ad approvare entro domani il "pacchetto anti-crimine" incardinato nella legge "salva Previti", che accorcia i tempi della prescrizione e segnerà la fine ai processi al parlamentare di Forza Italia.

E alla Camera, quando la maggioranza chiede di cambiare il calendario dell’aula per accelerare l’esame dell’ex Cirielli, blindato, evitando l’ostruzionismo del centrosinistra, si consuma l’ennesimo, durissimo scontro con l’opposizione, che abbandona i lavori della Commissione giustizia, chiamata a dare il via libera definitivo al testo per l’approdo in aula, e si dimette dal Comitato dei Nove per protesta sollecitando l’intervento del presidente Casini.

E in una conferenza stampa spara a zero contro l’ennesima quella che definisce "un’amnistia mascherata", che Anna Finocchiaro (Ds) definisce "una porcata" e tutta la Gad bolla come un provvedimento "vergognoso e inaccettabile" che serve a "camuffare con presunte norme per la sicurezza dei cittadini, norme mirate per salvare Previti o altri", una "forzatura", una "foglia di fico evanescente", una "macelleria del codice penale", una "vera e propria truffa legislativa".

Il presidente della Camera di fronte alla bagarre è costretto a intervenire e poco dopo la Conferenza dei Capigruppo dà via libera alla richiesta della Cdl di invertire l’ordine del giorno e discutere subito la proposta di legge Cirielli. Il passo successivo dell’aula - come da copione - è quello di respingere, con 238 voti favorevoli e 260 contrari, la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal centrosinistra. Oggi il voto sugli emendamenti. Il ministro Castelli è convinto che sia stata fatta "una buona legge".

"La vera vittima di questa legge - spiega il ministro - sono io, perché sicuramente aumenteranno i detenuti. Questa legge è stato il massimo possibile compatibilmente con le norme parlamentari, e non è vero che il pacchetto sicurezza si è ridotto a una normicina che non è una ma quattro. Comunque guardate qua -dichiara mostrando ai cronisti alcuni dispacci di agenzia e documenti parlamentari - quello che dicevano questi della sinistra quando parlavano di indulto e di amnistia. Volevano far uscire i detenuti dalle carceri.

E ora invece cosa dicono? Mi sembra di capire che affermino l’esatto contrario, quindi questo che significa? Che devono essere tutti liberi tranne tre persone? Con Bossi e Berlusconi non ci sono riusciti. Ora sperano di riuscirci con gli altri. Ma vedrete, questa sarà davvero una buona legge".

Di parere opposto l’opposizione pronta alle barricate su quella parte del testo che accorcia i tempi di prescrizioni dei reati (secondo tre scaglioni) senza che questi dipendano più dalla discrezionalità del magistrato, sulla quale Cdl e governo modificano più volte gli emendamenti e in parte li ritirano.

Con la proposta di legge sulla recidiva, pacchetto anticrimine compreso, si dà vita ad una vera e propria "amnistia sotterranea". È questa l’accusa della responsabile giustizia della Quercia, Anna Finocchiaro, che prende in esame il cosiddetto "pacchetto Napoli" e sottolinea che "è stato ridotto di fatto a un meccanismo assai povero di contrasto alla criminalità. Spendo la mia parola d’onore - dice la parlamentare diessina - per dire che con questo testo state dando ai cittadini un provvedimento che di fatto rappresenta una amnistia sotterranea anche perché per molti reati che allarmano i cittadini italiani verranno ridotti i tempi necessari alla prescrizione".

"Da quindici anni - cita - a otto per furto aggravato, lo stesso per la corruzione...". Per questo la Finocchiaro rivolge un appello alla Cdl perché il pacchetto criminalità venga esaminato in ambito separato rispetto alle norme che il centrosinistra ha ribattezzato salva-Previti. "In tempi non sospetti - ha detto la Finocchiaro - avevamo dato la nostra disponibilità per parlare seriamente della criminalità. Siamo ancora in tempo per farlo ma liberiamoci delle norme anti-Previti".

"È inammissibile - spiega Giuseppe Fanfani della Margherita - che ci presentino ogni ora un fascicolo di emendamenti diverso e ci diano solo 25 minuti per discutere". Perché lo fanno? "Perché hanno ricevuto l’ordine di discutere il provvedimento in aula oggi pomeriggio stesso", Fanfani ne è sicuro. E con lui tutto l’Ulivo. Perché "con questo provvedimento - spiega Anna Finocchiaro - verranno ridotti i tempi di prescrizione anche per i reati di mafia. Oggi per il 416 bis il tempo di prescrizione è di 15 anni, con la "salva Previti" verrebbe ridotto a 12 anni". E si abbrevieranno pure quelli "per reati non certo secondari come l’usura, l’incendio doloso e il furto aggravato, solo per citarne alcuni".

Ma non è solo l’Ulivo ad essere indignato. "La stagione delle leggi ad personam non è finito", dice amareggiato il capogruppo dei Comunisti italiani Pino Sgobio. E Antonio Di Pietro aggiunge: "fare una legge per salvare delle persone condannate, specie se parlamentari e amici di partito, è un atto politicamente criminale che rompe il patto di fiducia con gli elettori". Castelli osserva: "sono ossessionati da Previti".

Usa: pena morte, dopo 10 anni mese senza esecuzioni

 

Reuters, 15 dicembre 2004

 

Questo mese di dicembre sarà il primo, in più di un decennio, in cui nessun detenuto americano sarà giustiziato, riflettendo ciò che gli esperti hanno definito un graduale cambiamento della visione americana su come punire i criminali più pericolosi.

La combinazione di elementi come i timori generali sulla sicurezza nazionale, le sentenze che mettono in dubbio chi deve essere giustiziato e casi di giustiziati poi scoperti innocenti, hanno contribuito alla diminuzione del numero di esecuzioni, secondo quanto riferito dal Centro sull’Informazione sulla pena di morte.

Il totale dei giustiziati di quest’anno, 59 casi, è in calo del 40% rispetto a cinque anni fa. Da quando la pena di morte è stata reintrodotta negli Usa nel 1976, il numero di esecuzioni più alto, 98, è stato raggiunto nel 1999. Lo scorso anno ci sono state 65 esecuzioni. L’ultima risale al 17 novembre di quest’anno, secondo le statistiche del Cpic e non ne è prevista nessuna per questo mese. L’ultimo mese senza esecuzioni risale al luglio del 1994.

"È notevole", dice il professore di legge all’Università statale dell’Ohio, Douglas Berman. "Tribunali, governatori, pubbliche accuse, giurie... tutti si comportano con più cautela... tutte queste forze messe insieme rallentano notevolmente la marcia verso la camera della morte".

Delle quattro esecuzioni decise per questo mese, poi rinviate, una ha catturato l’attenzione della gente, quella di Frances Newton. Sarebbe stata la prima donna nera ad essere giustiziata in Texas. L’accusa è quella di aver ucciso il marito e i figli per ricevere l’assicurazione sulla vita di 100.000 dollari.

Dal carcere di Venezia alla laurea a Torino…

 

Il Gazzettino, 15 dicembre 2004

 

Studiare per ritrovare la stima del figlio e per crearsi un futuro lavorativo, magari come giornalista ad al-Jazira: l’ha fatto un palestinese di 44 anni, William Pano, primo detenuto in Italia a laurearsi in un polo universitario carcerario, quello di Torino. Ha discusso ieri la sua tesi in Scienze politiche dietro le sbarre, dove deve scontare ancora cinque dei 20 anni di condanna.

Nato in un campo profughi in Giordania, Pano ha sei fratelli, tra cui due donne, "docenti in università della Giordania e degli Usa - ha spiegato - e anch’io stavo studiando quando mi hanno arrestato, a Venezia. Ero venuto in Italia per laurearmi in Architettura e avevo già sostenuto 20 esami". A portarlo in galera sono stati reati legati allo spaccio di droga e alle armi. "Sono questioni del passato - ha detto - per cui sono stato processato e sto pagando". I primi quindici anni di carcere li ha passati tra Venezia, Treviso, Milano, Siracusa, Alessandria, Roma, Reggio di Calabria e infine Torino, dove nel 1998 ha ripreso gli studi.

Dopo la laurea triennale conseguita con 97/110, e cinque punti ottenuti con la tesi su "Gli stranieri in carcere", pensa alla laurea specialistica e a un anno di master. Unico rimpianto della giornata è stata l’assenza del figlio ventenne, che vive nel Veneziano con la moglie, un’italiana.

"Oggi mi sento vincente - ha dichiarato - perché posso produrre, dare qualcosa per la mia famiglia, per mio figlio. Vorrei fosse orgoglioso di me e essere per lui un esempio". Indicando due spille appuntate sul bavero della giacca, una raffigurare la bandiera palestinese e l’altra quella italiana, ha spiegato di aver studiato anche per poter portare le sue conoscenze in patria. "Conosco la maggior parte di quelli che lavorano ad al-Jazira - ha spiegato riferendosi all’emittente televisiva araba - e il mestiere di giornalista non mi spiacerebbe".

Un lavoro, intanto, William Pano potrebbe ottenerlo presto in carcere, perché il direttore ha annunciato di averne fatto richiesta.

Altre due lauree sono in programma nei prossimi giorni, il 16 dicembre per Alex De La Rosa, in Scienze giuridiche, e il 20 dicembre per Vincenzo Pirone, in Scienze Politiche. De La Rosa, presente oggi alla discussione di laurea di Pano, è un colombiano di 45 anni, condannato a nove anni di detenzione, separato dalla moglie, che vive con i loro sei figli a Chicago. "In Colombia - ha raccontato - ero già laureato come commercialista. Nel 1998 mi hanno arrestato a Malpensa, perché avevo con me della droga". Gli studenti iscritti al polo universitario carcerario di Torino, nato nell’anno accademico 1998-1999 anche grazie al contributo della Compagnia di San Paolo, sono attualmente 22, di cui 14 frequentano Scienze politiche e otto Giurisprudenza.

Reggio Calabria: per Natale detenuti e alunni insieme

 

Quotidiano di Calabria, 15 dicembre 2004

 

Ieri mattina all’interno del nuovo complesso penitenziario si notava un’animazione insolita, dovuta alla presenza degli alunni della scuola media Garibaldi guidati dal dirigente Pino Mazza e da alcuni docenti. Erano lì per un incontro promosso dalla direttrice del carcere, Rachele Catalano, tra i ragazzi e i detenuti, con l’esecuzione da parte degli alunni di alcuni canti d’ispirazione natalizia.

Gli scopi dell’iniziativa nelle parole della stessa Catalano: "Proseguiamo nel percorso, da me avviato fin da quando sono giunta a Vibo: aprire le porte del carcere al territorio. Quelle natalizie sono festività care a tutti, compresi i detenuti, ecco perché ho ritenuto opportuno che anche loro avessero un segnale concreto del Natale che si vive all’esterno del carcere.

La presenza di un gruppo di ragazzi, che hanno eseguito con maestria vari canti natalizi, è stato un elemento che già di per sé ha portato ai detenuti un momento di serenità ed ha alleviato, almeno un po’, in loro la tristezza per non poter trascorrere il natale nelle rispettive famiglie".

L’incontro, ha sottolineato ancora la direttrice, ha incontrato il gradimento dei detenuti tant’è che due di loro hanno voluto prendere la parola per ringraziare il dirigente, il personale e gli alunni della scuola Garibaldi. "Gli stessi alunni - ha aggiunto - mi sono sembrati molto coinvolti in un’esperienza per loro indubbiamente insolita".

L’incontro dunque ha avuto anche una finalità educativa, sia per gli alunni che per gli stessi detenuti ed è un’ulteriore prova - ha concluso la Catalano - che questa nostra struttura non è un elemento a sé stante, isolato, avulso dal territorio".

Ad accogliere volentieri l’invito della dottoressa Catalano è stato, in primis, il dirigente della Garibaldi Pino Mazza: "È importante che i nostri ragazzi vivano il Natale in una dimensione diversa da quella proposta dal consumismo imperante.

Abbiamo avviato varie iniziative, con canti e piéces teatrali. Un posto di rilievo assume in tale contesto questo incontro con i detenuti che, credo, rimarrà a lungo nei loro ricordi. Hanno aderito con grande entusiasmo, aumentato questa mattina quando hanno visto che anche i detenuti partecipavano con gioia, cantando con loro e battendo le mani. Da parte nostra un grazie alle docenti che hanno preparato i ragazzi, le professoresse Crudo e Ciaccio, nonché alla dottoressa Catalano e al comandante Nazzareno Iannello per la squisita accoglienza a noi riservata".

A nome di tutti i ragazzi intervenuti, Giulia Lo Schiavo: "È stata certamente una bella esperienza che cui ha fatto toccare con mano un aspetto della realtà a noi finora sconosciuto. E questo costituisce per ognuno di noi un ulteriore elemento di crescita personale ed umana. Siamo veramente contenti di essere venuti qui per portare un messaggio di pace e qualche momento di serenità ai detenuti, persone che hanno sbagliato ma che devono essere aiutate a riscattarsi".

Quella di ieri è stata solo una delle iniziative promosse dalla direttrice Catalano, altre ne seguiranno nei prossimi giorni, ad iniziare da quella relativa al Telethon al quale i detenuti contribuiranno con alcuni loro lavori ed offerte.

Aurelia: educazione alla salute, diplomi alle detenute

 

Il Messaggero, 15 dicembre 2004

 

Martedì 21 dicembre, alle ore 10 presso la sezione femminile del carcere di Aurelia si svolgerà la cerimonia di consegna dei diplomi alle detenute che hanno seguito il corso di educazione alla salute per responsabili Haccp (Hazard analisys critical control point) nell’ambito del settore alimentare.

È la cerimonia finale dell’iniziativa promossa dall’Asl RmF negli ultimi due anni, mediante un corso aperto alle detenute, con l’obiettivo di conseguire un buon livello di educazione sanitaria e che abiliti le corsiste a svolgere funzioni di responsabili del settore dell’autocontrollo nel campo dell’alimentazione, introducendole nel mondo del lavoro.

L’iniziativa si è avvalsa della collaborazione tra il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Usl RmF e della Regione, è stata organizzata e diretta dal medico dirigente del Sian (Servizio igiene alimenti e nutrizione) dottor Massimo Magnano San Lio.

Cagliari: calciatore Zola visita detenuti minorenni

 

Repubblica, 15 dicembre 2004

 

"Chiunque può sbagliare nella vita, l’importante è avere la forza e l’orgoglio di voler rimediare". Così il capitano del Cagliari, Gianfranco Zola, si è rivolto ai ragazzi del Carcere minorile di Quartucciu (Cagliari), nel corso di un incontro che si è tenuto questo pomeriggio nell’istituto che ospita 22 detenuti minorenni.

"Errori nella vita se ne fanno tanti - ha detto Zola ai ragazzi - dovete credere in voi stessi, capire che qui siete solo di passaggio. Anch’io ho partite difficili, vivo momenti di difficoltà o di indecisione e cerco di reagire facendo appello alle regole, al mio modo di comportarmi, cercando sempre di rispettare gli altri. Provate a fare anche voi così".

All’incontro, organizzato da Don Ettore Cannavera, cappellano del carcere e fondatore della Comunità di recupero La Collina, e dal direttore dell’istituto Giuseppe Zoccheddu, hanno preso parte anche giudici e operatori del sociale. La serata è stata toccante: Zola e i giovani detenuti si sono raccontati le rispettive esperienze e poi hanno parlato di calcio.

 

 

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