Figlio in provetta, padre in carcere

 

Nasce il primo figlio in provetta col padre in carcere

Grazie ai medici dell’Aquila

 

Il Tempo, 26 marzo 2003

 

Un sogno siciliano che si è trasformato in realtà. Una storia a lieto fine coronata da un bel fiocco azzurro che ha salutato lunedì scorso, la nascita di Nicholas. Lui, il papà, G.R. 40 anni, da dieci anni in regime di 41 bis, detenuto nel carcere di massima sicurezza "Le Costarelle" dell’Aquila, è stato il primo carcerato per reati di mafia ad ottenere l’autorizzazione dal ministero di Grazia e Giustizia alla fecondazione artificiale, visto l’ovvio divieto per i detenuti in regime di 41 bis di procedere in maniera naturale. Lei, Francesca (38 anni), la sua compagna, voleva disperatamente questo bimbo, per creare una famiglia e riappropriarsi di quel senso di normalità strappatole dal destino. Da Catania, dove vive, Francesca più volte è giunta nel capoluogo per sottoporsi ai vari metodi di inseminazione artificiale presso il Centro di fecondazione assistita del nosocomio aquilano. Dopo svariati tentativi andati a vuoto, ha funzionato il metodo Fivet in vitro.

Lunedì poi è spuntato Nicholas, nell’ospedale di Catania. Il parto non ha presentato problemi. Appena avuta la notizia il papà, dal carcere aquilano, ha dato disposizione attraverso il legale che venissero inviate alla neo mamma ben cento rose. L’epilogo di una una battaglia burocratica condotta dal legale aquilano di G.R., Alessia Bonanno, che con la nascita di Nicolas ha dovuto anche superare l’ostacolo del riconoscimento del bimbo, quale figlio naturale da parte del detenuto. Il Ministero, che pure aveva accordato la fecondazione in vitro, ha negato l’autorizzazione a G.R. ad uscire dal carcere per riconoscere dinanzi all’ufficiale di stato civile il bimbo, suggerendo però di percorrere la strada del riconoscimento per procura grazie all’intervento di un notaio aquilano.
Così grazie alla collaborazione del legale e del direttore del carcere aquilano, ora Nicholas, ha anche un cognome.

Francesca e il suo bimbo ora sono a casa, a Catania e in perfetta salute. Tra qualche mese, quando il bimbo potrà affrontare il viaggio, la compagna di G.R. giungerà all’Aquila per far incontrare Nicholas al suo papà. Egli però potrà tenerlo fra le braccia solo per dieci minuti che verranno scontati dall’ora di colloquio mensile attraverso il vetro accordato dal regime del 41 bis.

"Speriamo - ha auspicato il legale del detenuto Alessia Bonanno - che la Magistratura aquilana, almeno in occasione del primo incontro permetta il colloquio senza il vetro".
Dopo il fiocco celeste, per Francesca e G.R. seguiranno anche i fiori d’arancio. Il detenuto ha già ottenuto l’autorizzazione da parte del ministero di contrarre matrimonio in carcere. Intanto il 29 luglio, vista la sua condotta modello in carcere, sarà riesaminata anche la sua posizione di detenuto sottoposto al regime di 41 bis. I legali chiederanno ai giudici la disapplicazione del carcere duro. G.R. e Francesca sperano un giorno di diventare una famiglia vera.

 

 

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