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Consorzio Sol.Co. di Brescia: "Il P.I.P. della Solidarietà" Piano
Insediamenti Produttivi per Imprese Sociali che si occupano
Il progetto "P.I.P. della Solidarietà"
Un progetto per offrire, nel territorio del Comune di Brescia, una gamma diversificata ma integrata di opportunità di reinserimento lavorativo e sociale per i detenuti
Che obiettivi persegue
Realizzare un insediamento produttivo per 8 imprese sociali che occuperanno almeno 250 addetti di cui 120 persone svantaggiate
Chi lo realizza
Sol.Co. Brescia Consorzio di Cooperative Sociali a r. l. Via Rose di Sotto 53 - 25126 Brescia Tel. 030.2979611 o altro ente individuato all'uopo
Con chi collabora
Comune e Provincia di Brescia Direzione Penitenziaria, C.S.S.A., Tribunale di Sorveglianza, Associazione Carcere e Territorio, Caritas Associazioni Imprenditoriali
Dove
Via Buffalora – S. Eufemia (Brescia)
Perché
Per "rompere" la separazione fra cittadini e detenuti e sperimentare progetti concreti di re-inclusione sociale
Come
Attraverso la realizzazione di capannoni per attività produttive e servizi comuni (mensa, uffici, appartamenti, etc.)
La Provincia di Brescia è unanimemente riconosciuta come una delle aree di eccellenza a livello globale per la nascita e lo sviluppo di piccole e medie imprese sia in termini quantitativi che qualitativi. Se pensiamo che delle 101.494 unità produttive attive nel 1999 (fonte Registro Imprese C.C.I.A.A.), 34.000 erano imprese artigiane; se ad esse aggiungiamo le piccole imprese che operano nell'industria, nel commercio e nei servizi ci rendiamo conto della dimensione quantitativa del fenomeno. La provincia di Brescia è, inoltre, senz'altro una Provincia ricca economicamente ma anche ricca di solidarietà e di organizzazioni che a vario titolo operano quotidianamente a servizio dei bisogni dei cittadini. Alcuni indicatori macroeconomici segnalano il primato nazionale dei depositi bancari, e un tasso di disoccupazione al 3,9 %, segno di una indubbia prosperità. La miriade di enti non profit (associazioni, fondazioni, istituti, opere pie, etc.) frutto di una tradizione secolare di solidarietà e della capacità dei cittadini bresciani di auto -organizzarsi per rispondere ai bisogni della comunità evidenziano un'altra importante ricchezza locale. Esiste quindi una sorta di modello bresciano all'interno del sistema di welfare lombardo anche nel campo delle politiche attive del lavoro. In particolare le quasi 200 cooperative sociali iscritte all'Albo Regionale (una ogni 5.000 abitanti) sono un elemento di forza per il territorio provinciale, ma manifestano anche una forte necessità di consolidamento imprenditoriale e organizzativo per migliorare ed incrementare la propria azione a favore delle comunità locali. In questo quadro si inserisce questo progetto, certamente originale ed innovativo, che vuole rispondere ai bisogni di lavoro del "mondo del carcere" dando una "casa comune" a alcune PMI Sociali bresciane.
Pianeta Carcere
In provincia di Brescia esistono due strutture penitenziarie: la Casa Circondariale di Brescia e la Casa di Reclusione di Verziano. La situazione di sovraffollamento e di disagio esistente è stata, di recente oggetto di prese di posizione pubbliche e di iniziative da parte del Sindaco del Comune di Brescia Professor Paolo Corsini e del Vicepresidente della Provincia On. Stefano Saglia. Al 31 dicembre 2000 la popolazione carceraria bresciana contava 571 detenuti (fonte sito del Ministero di Giustizia); di questi 222 erano classificati tossicodipendenti; significativa, poi, la presenza di stranieri. L'inserimento lavorativo è uno strumento consolidato di politiche attive del lavoro, ed ha raggiunto notevoli dimensioni di intervento: nel bresciano al 15.04.2001 erano attive 74 cooperative di inserimento lavorativo (fonte: B.U.R.L. 1° supplemento al n. 22 del 29 maggio 2001); al 31 dicembre 2000 gli occupati in provincia ammontavano a 1737 con 699 svantaggiati inseriti; di questi 30 erano detenuti (fonte: Regione Lombardia "3° Rapporto sulle Cooperative Sociali in Lombardia" in corso di pubblicazione a cura di Alessandro Ronchi); il dato segnala un regresso rispetto ai 35 del 1999 e ai 38 del 1998. Tale dato va valutato con attenzione: se al 31 dicembre 2000 vi erano 30 detenuti assunti nelle cooperative e probabile che un numero maggiore di carcerati abbiano goduto di un progetto di inserimento lavorativo nel corso dell'anno. Inoltre il regresso quantitativo è certamente legato al peggiorato "clima sociale" e al crescere delle difficoltà pratiche.
Svantaggiati
Il bisogno di inserimento lavorativo in provincia di Brescia non è facilmente quantificabile; infatti non siamo a conoscenza di statistiche approfondite su tale bisogno. Alcuni dati pero possono farci comprendere le dimensioni del bisogno. Siamo però in grado di definire a grandi linee l'entità del problema in particolar modo per tossicodipendenti e disabili. La legge 68/99 deve essere ancora compiutamente applicata e circa 2000 disabili sono ancora iscritti alle liste del collocamento. La droga e l'alcool continuano a mietere vittime nel bresciano, malgrado siano attive 30 Comunità Terapeutiche specializzate in questi settori. Al 31 dicembre 2000 gli inseriti tossicodipendenti o alcooldipendenti nelle cooperative sociali della provincia erano 181 erano (fonte: Regione Lombardia "3° Rapporto sulle Cooperative Sociali in Lombardia" in corso di pubblicazione a cura di Alessandro Ronchi).
Stranieri
"Nel corso degli anni novanta la Provincia di Brescia è stata il punto di arrivo di consistenti flussi migratori che l'anno portata ad assumere, all'interno della Lombardia e nell'Italia in complesso, un ruolo di prima importanza per l'entità della popolazione stranera residente e per i processi socio-economici attuali. Al 31.12.1998 la Lombardia risulta essere la regione italiana con la maggiore presenza di stranieri: 270.943 gli immigrati con regolare permesso di soggiorno. Brescia con 26.327 permessi di soggiorno si colloca al secondo posto dopo la metropoli milanese." (Immigrati e Cooperazione a Brescia - Confcooperative Brescia 2000). In un recente convegno si ricordava che le posizioni INPS aperte relative ad immigrati in provincia di Brescia nel 2001 sono 17.000; rispetto a questa situazione i problemi principali evidenziati sono la casa e l'integrazione culturale.
Introduzione di un modello finalizzato al reinserimento lavorativo e sociale di persone in esecuzione penale ed ex detenuti, attraverso l'utilizzo del lavoro quale politica attiva per il reinserimento. Realizzazione di un Piano Insediamenti Produttivi per Imprese Sociali che si occupano di inerimento lavorativo di persone in esecuzione penale e ex detenuti. Il P.I.P. della Solidarietà rappresenta un progetto pilota con caratteristiche riproducibilità in altri territori.
Obiettivi dell'iniziativa
Obiettivi specifici
Partner
Coerenza con le politiche comunitarie
Il contesto su cui si basa il progetto:
Coerenza con le politiche nazionali
L'ordinamento nazionale:
L'ambito nel quale verrà realizzato l'intervento è il territorio del Comune di Brescia in cui insistono la Casa Circondariale di Brescia e la Casa di Reclusione di Verziano. Di fondamentale importanza è l'analisi del contesto economico in cui si intende attivare il progetto (poiché l'obiettivo principale è dare la possibilità di reinserimento lavorativo). La provincia di Brescia, rappresenta una importante realtà dal punto di vista economico, in quanto la struttura imprenditoriale , è rappresentata sia da aziende private che da un importante contesto cooperativistico, è composta soprattutto da piccole e medie imprese, le quali hanno negli anni attuato continue politiche di sviluppo. Negli ultimi anni la domanda di lavoro non è stata soddisfatta dall'offerta, creando disequilibri soprattutto verso tipologie di lavoro a basso valore aggiunto. Questa situazione ha indotto le imprese a esternalizzare servizi e lavorazioni incrementando di fatto attività in out-sourcing.
I settori prevalenti sul territorio possono essere indicati:
È in fase di sviluppo il settore servizi, strettamente collegato all'avvento di strumenti informatici multimediali. Tutti i settori sono rappresentati per la maggior parte da piccole e medie imprese, con poche aziende di grandi dimensioni.
L'attuazione del progetto avverrà attraverso due distinti sotto-progetti
Azioni di politica attiva del lavoro
Il progetto proposto è studiato e sviluppato come progetto integrato e dovrà prevedere la partecipazione attiva degli Enti Pubblici territoriali (Tribunale di Sorveglianza, Amministrazione Penitenziaria, Enti locali, Università), delle cooperative sociali e delle aziende private.
Azioni Previste
Attività di concertazione strategica
Si tratta di attivare, anche informalmente, un tavolo di concertazione in rappresentanza delle parti attivamente coinvolte nel progetto: Amministrazione Penitenziaria, cooperative sociali, Comune di Brescia, Provincia di Brescia, associazioni di volontariato, rappresentanti di imprese. L'attività sarà finalizzata alla:
Sportello
Lo sportello funge da catalizzatore e distributore di informazioni. Lo sportello avrà le seguenti funzioni:
Servizi propedeutici e di supporto all'inserimento lavorativo
Al fine di una migliore riuscita dell'inserimento lavorativo si prevede di attivare i seguenti supporti:
Formazione
Ogni persona coinvolta nel progetto personalizzato avrà a disposizione un monte ore di formazione, variabile a seconda del settore lavorativo dove verrà inserito, sia su tematiche generali quali conoscenza delle materie prime, conoscenza dei macchinari e attrezzature, analisi della produttività, controllo della qualità, processi produttivi, organizzazione del lavoro. Il percorso formativo per il reinserimento lavorativo prevede tre livelli fondamentali di apprendimento:
In particolare, la formazione deve essere intesa come crescita professionale e umana delle persone coinvolte e non come semplice meccanico apprendimento di elementari operazioni manuali. Le attività formative, in sinergia tra loro, saranno progettate e realizzate dal Consorzio Sol.Co. Brescia attraverso docenti interni al proprio staff formativo e collaborazioni con realtà specialistiche quali ad es. i CFP regionali, il Centro Studi ed il settore Formazione del consorzio Nazionale delle cooperative sociali CGM e da una società di intermediazione di manodopera che a fine pena potrà anche assumere le persone nel proprio organico.
Selezione e stesura del progetto personalizzato
Inserimento lavorativo in attività all'esterno del carcere
Le persone in esecuzione penale esterna coinvolte nel progetto verranno assunte sulla base delle varie forme contrattuali disciplinate dal C.C.N.L. delle cooperative sociali e da quanto previsto dalla Legge 381/1991 e successive modifiche, dalla Legge 193/2000 (norme per favorire l'attività lavorativa dei detenuti). Infatti, la persona detenuta e/o condannata svolgerà le proprie mansioni affiancata da un tutor operatore della cooperativa, in grado di trasmettere le cognizioni tecnico professionali monitorandone il loro sviluppo (formazione on the job). Inoltre questo percorso avrà specifici momenti di verifica, che si sostanzieranno in incontri tra tutor, persona detenuta, educatori del carcere, assistente sociale del C.S.S.A. ed eventuali attori esterni. Nell'ambito di tali incontri si valuteranno- grazie ad indicatori oggettivi- tutti gli aspetti di relazione, di lavoro, di assunzione di responsabilità, di apprendimento professionale e verrà steso il verbale di verifica. Il progetto prevede per la persona condannata in fase di fine pena o che abbia raggiunto le condizioni necessarie per ottenere il godimento delle misure alternative alla detenzione, di proseguire questo percorso di reinserimento socio-lavorativo Questo avviene attraverso due modalità:
Entrambe questi aspetti sono fortemente interdipendenti nel percorso socio-lavorativo, in quanto la loro relazione attiva concretamente strategie di sviluppo locale, di empowerment di gruppi e della comunità, oltre a quelle tese allo sviluppo locale dell'occupazione e del lavoro sociale di rete.
Servizi di accompagnamento abitativo e sociale
Con le volumetrie disponibili previste dal P.R.G. vigente sarà possibile realizzare degli appartamenti per i custodi; tali appartamenti potranno essere utilizzati anche come appartamenti protetti per persone in inserimento lavorativo. Tale strumento consentirà di creare una situazione di vita temporanea (massimo 1-2 anni) caratterizzata da un clima di accoglienza positivo e caloroso, dove il soggetto può progettare il proprio futuro nella società con una casa ed un lavoro stabile per alcuni anni. Tale processo sarà sempre inserito in un progetto globale concordato e verificato e supportato adeguatamente. Concentrare, in un medesimo contesto territoriale, alloggi e luoghi di lavoro, consente di rendere meno traumatico e difficoltoso il passaggio da un ambiente "protetto", a una società libera.
L'intervento prevede le seguenti fasi:
Piano attuativo
L'attivazione delle Azioni di Politica Attiva del Lavoro previste è, di fatto, già in corso. Tali azioni troveranno un attuazione più efficace con il completamento degli insediamenti produttivi che si spera poter realizzare nel corso del 2002.
Informazioni sul Consorzio Sol.Co. di Brescia
Presentazione
Il consorzio Sol.Co, costituito nel maggio del 1983, rappresenta una delle più importanti forme di integrazione fra imprese sociali in Italia. La rilevanza di questa organizzazione imprenditoriale di secondo livello può essere valutata da diversi punti di vista, tra questi:
Modello organizzativo e filosofia gestionale
La struttura consortile può essere così rappresentata:
Il consorzio si articola in due aree che raggruppano le cooperative di tipo A (servizi alle persone) e le cooperative di tipo B (inserimento lavorativo).
Ogni area si sviluppa in quattro settori imprenditoriali in particolare l'area delle cooperative B è suddivisa in:
Ogni area si sviluppa in quattro settori imprenditoriali in particolare l'area delle cooperative A è suddivisa in:
Il settore, attraverso un responsabile designato e la partecipazione attiva e "proprietaria "delle cooperative socie, ha varie funzioni, tra cui:
Ogni cooperativa, attraverso la propria autonoma organizzazione gestisce l'operatività concreta della propria attività ed i servizi ad essa connessi per la realizzazione del mandato sociale e legislativo che la caratterizza (legge 381/91) anche mediante una particolare attenzione al contesto territoriale di riferimento, che ne garantisce il non anonimato e la costruzione di relazioni significative che favoriscano lo scopo sociale dell'integrazione di persone considerate o situate ai margini dei vari ambiti sociali (lavorativi, di cittadinanza, di socializzazione, etc.). Ciò spesso garantisce una maggior efficacia, efficienza e stabilità nella risposta al bisogno/diritto.
Il consorzio Sol.Co. Brescia è, inoltre:
Il Consorzio Sol.Co. Brescia si pone quale garante di:
Punti di forza e punti di debolezza
Punti di forza
Integrazione dei servizi erogati all'interno del progetto
Il destinatario viene inserito all'interno di un iter che dovrebbe guidarlo verso l'inclusione nel mercato del lavoro attraverso fasi identificabili (orientamento, pre-formazione, formazione, esperienze di lavoro, forme di alternanza, inserimento lavorativo assistito, etc.) e verso il reinserimento sociale.
Personalizzazione degli interventi
L'approccio all'utenza sarà di tipo individualizzato: il percorso è stato infatti costruito a partire dalla centralità del singolo visto come "cliente", sottolineando quindi l'esigenza di un suo coinvolgimento attivo.
Cooperazione sul progetto specifico da parte di soggetti ed enti diversi
Al fine di aumentare l'efficacia dei servizi erogati e l'impatto della sperimentazione sul territorio, i soggetti promotori dei percorsi devono attivare reti di attori (pubblici, privati e terzo settore) che in misura diversa concorrano alla realizzazione dell'intervento. Si tratta, quindi, di individuare, sensibilizzare e coinvolgere quei soggetti che nel territorio a vario titolo svolgono un ruolo chiave nel processo di inclusione socioeconomica dei detenuti, intesi come gruppo svantaggiato.
Standardizzazione del modello e contestualizzazione territoriale degli interventi
L'aderenza del percorso al contesto territoriale segnala come i bisogni di integrazione delle categorie svantaggiate differiscano non solo all'interno di uno stesso gruppo sociale e, dunque, in relazione al vissuto di ogni singolo individuo (in termini di storia sociale, formativa e professionale), ma anche in funzione dello scenario socioeconomico, nonché dei servizi in esso disponibili.
Riproducibilità del progetto
Investimento sui destinatari intermedi, ossia sulle diverse figure di operatori che supportano il percorso dell'inclusione sociale (operatori dell'orientamento, tutor, mediatori culturali, strutture che assicurano l'attività lavorativa). Le cooperative devono giocare un ruolo come attori del reinserimento sociale, non solo lavorativo: per far questo occorre una presa di coscienza ideologica e metodologica, iniziando dalla prassi quotidiana ed investendo, in concreto, il proprio modo di agire complessivo. Si tratta di sperimentare un'azione rivolta agli attori locali che divengono destinatari di un'attività sia formativa che finalizzata alla creazione ed espansione della rete stessa. Quindi il momento del reinserimento, inteso in senso lato, è lo strumento attraverso il quale i diversi partner, con le loro specifiche competenze, ridefiniscono i molteplici aspetti delle problematiche esistenti a livello locale rispetto al loro intervento. Le nuove modalità di collaborazione devono necessariamente assumere la forma di "reti operative", finalizzate al raggiungimento di obiettivi chiari e condivisibili e che definiscano gli specifici contributi di ciascun attore, evitando così di rimanere ad un livello teorico/formale. L'obiettivo è la condivisione di una cultura di rete finalizzata a creare le condizioni per lo sviluppo e il consolidamento di una modalità di lavoro integrato, che vada oltre la durata progettuale. Si proporrà quindi alle persone coinvolte nel progetto, l'apprendimento di uno o più metodi necessari per poter affrontare le varie situazioni - siano esse di natura relazionale, organizzativa o imprenditoriale, ossia:
Analisi dei rischi
Nella fase di realizzazione del progetto si potrebbero presentare alcuni ostacoli:
Piano finanziario
Acquisizione area in diritto di superficie L. 345.000.000 Opere di urbanizzazione L. 575.000.000
Insediamenti produttivi
- capannoni L. 4.650.000.000 - sistemazioni esterne L. 250.000.000 - mensa interaziendale L. 350.000.000 - spazi comuni L. 200.000.000 - arredi mensa e spazi comuni L. 180.000.000 - uffici L. 400.000.000 - appartamenti L. 800.000.000 - arredi uffici e appartamenti L. 300.000.000 - impianti, macchinari e attrezzature L. 1.350.000.000 - spese tecniche L. 300.000.000 - allacciamenti L. 150.000.000 - imprevisti L. 150.000.000
Totale L. 10.000.000.000
Fonti finanziarie certe e da reperire
Capitale sociale soci L. 1.000.000.000 Mezzi Propri L. 1.000.000.000 Contributi nazionali richiesti L. 600.000.000 Contributi regionali richiesti e da richiedere L. 100.000.000 Contributi da privati da richiedere L. 300.000.000 Finanziamenti agevolati L. 1.000.000.000 Finanziamenti bancari da richiedere L. 6.000.000.000
Totale L. 10.000.000.000 |