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Newsletter numero 36 dell'Associazione "Antigone" a cura di Nunzia Bossa e Patrizio Gonnella
L’editoriale: Nominato il nuovo capo del DAP, Ettore Ferraradi Patrizio Gonnella
È Ettore Ferrara il nuovo capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. La nomina del successore di Giovanni Tinebra, divenuto Procuratore Generale a Catania, è stata ratificata lo scorso giovedì 23 novembre dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro della Giustizia Clemente Mastella.È di grande importanza strategica il compito che il nuovo capo delle carceri si trova oggi ad affrontare. Grazie al provvedimento di indulto approvato lo scorso luglio, gli istituti penitenziari italiani si sono lasciati alle spalle una situazione di critico sovraffollamento che li investiva fin dai primi anni ‘90. Come sottolineato da tutte le forze politiche al momento del voto, l’indulto deve servire a far uscire il sistema penitenziario dall’emergenza in cui versava a causa dei numeri della popolazione detenuta, permettendo così il varo di quelle riforme penitenziarie e penali che consentiranno cambiamenti più duraturi nella gestione della pena.Ora si tratta di capire quello che accadrà. Per due volte Antigone, insieme alla Cgil, ha organizzato convegni dedicati alla riforma dell’amministrazione penitenziaria. Ripartiamo da quei contenuti e da quelle proposte per evitare di perdere una occasione storica. Ovviamente decisivo sarà il ruolo del Dap, e non solo di chi lo dirige al vertice. Avevamo intitolato il nostro convegno "Se non ora quando". Beh, ora ne siamo ancora più convinti.
È uscito il quarto Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia: Dentro ogni carcere. Antigone nei 208 istituti di pena italiani a cura di Laura Astarita, Paola Bonatelli, Susanna Marietti - Carocci editore
Il libro è disponibile in tutte le librerie e presso la sede nazionale di Antigone a Roma, in via Principe Eugenio 31. Come il titolo vuole evidenziare, il Rapporto, a differenza dei precedenti, fotografa una a una le 208 carceri italiane, individuando - sulla base delle visite agli istituti penitenziari effettuate in prima persona dall’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione - i punti critici, le note dolenti, le iniziative più importanti che riguardano ciascuna di esse. Carcere per carcere, vengono dati i numeri relativi alla capienza e alle presenze di detenuti prima e dopo l’indulto. Il volume offre anche una riflessione sulla situazione generale del nostro sistema penitenziario, sulla qualità e l’organizzazione interna, nonché un documento sugli episodi di violenze e maltrattamenti avvenuti negli ultimi anni.Il volume è stato presentato nelle scorse settimane a Roma e in molte altre città italiane.
Il Vaso di Pandora, a cura del Coordinamento Osservatorio Nazionale L’Osservatorio Regionale del Lazio, di Roberta Bortolozzi e Simona Filippi
Mammagialla: il carcere fantasma
L’ultima visita nella Casa Circondariale di Viterbo era avvenuta il 13 maggio del 2005 e ricordavamo un clima di totale abbandono e trascuratezza: pattumiera del Lazio veniva così definito dall’Ispettore che ci accompagnava. Il sovraffollamento era a livelli massimi: tutte le celle, singole molto piccole, adibite a doppie. I detenuti sempre chiusi; attività trattamentali inesistenti.Torniamo a Mammagialla il 31 ottobre e questa volta incontriamo il Direttore: ci parla di un carcere il cui problema principale è il grande numero di detenuti ad alta pericolosità, con patologie, a volte anche psichiatriche, di disadattamento, convogliati qui da tutto il Lazio. Situazione questa che giustificherebbe l’alto numero di suicidi registrati negli ultimi anni, come quello di M., il detenuto che a marzo si è impiccato con un lenzuolo alle sbarre della cella, oppure quello di un arabo che nello scorso anno si è ugualmente suicidato, o un tossicodipendente che si è tolto la vita inalando gas. Tutti eventi che, secondo il direttore, derivano dai contesti familiari.Grazie all’indulto sono uscite circa 200/210 persone, per cui si è scesi dai precedenti 680 detenuti a 480/470, in un istituto in cui, comunque, la capienza regolamentare è di 285 posti.Durante il colloquio vengono elencate le attività trattamentali organizzate: un progetto agricolo, con una cooperativa esterna (Zafa) e l’Università della Tuscia, che si sviluppa in un terreno esterno (Zona Palanzana), in una serra interna e in un allevamento di conigli; la rilegatoria, la falegnameria, l’officina fabbro e la sartoria.Quello che riscontriamo nel corso della visita ci prospetta una realtà ben diversa. Innanzitutto gli effetti dell’indulto sono vanificati dalla chiusura di una parte dell’edificio per lavori di ristrutturazione, non ancora avviati, per cui troviamo che i detenuti sono sistemati ancora in due per cella.Constatiamo che non esiste il Servizio nuovi giunti anche se la Direzione ha fatto più volte richiesta di finanziamenti per gli specialisti. C’è, però, la Sezione nuovi giunti: una sezione molto buia, affianco a quella di isolamento disciplinare, di fatto vuota al momento della nostra visita a parte un agente e un detenuto, accusato di aver ucciso un compagno di cella, che da anni passa dall’OPG al carcere.Esiste effettivamente il progetto agricolo, ma coinvolge solamente 3 o 4 detenuti. Mentre la falegnameria, la sartoria, l’officina fabbro e la rilegatoria risultano chiuse.Oltre a tutto ciò è evidente il degrado: docce fatiscenti, celle per la socialità e per le attività trattamentali chiaramente in disuso, corridoi in degrado, passeggi piccoli e angusti, assenza di personale. Nel corso della visita non incontriamo nessuno. Prima di andarcene passiamo per l’infermeria. Lì ci sono due agenti, un medico e un infermiere. Impossibile capire il numero di detenuti tossicodipendenti, alcool-dipendenti e affetti da HIV presenti e i trattamenti somministrati.Lasciandoci alle spalle le mura di Mammagialla condividiamo in pieno, sebbene amaramente, le parole del direttore che all’inizio del colloquio ci diceva che riuscire ad avere due o tre suicidi l’anno è un risultato roseo! Per contattare l’Osservatorio Regionale del Lazio: osservatoriolazio@associazioneantigone.it
Osservatorio Parlamentare, a cura di Francesca D’Elia
Reato di tortura, approvato il testo dalla Camera dei Deputati
In data 13 dicembre 2006, la Camera dei Deputati ha approvato, in prima lettura, il testo che prevede l’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento (Atto Camera 915 e abbinati). Un impegno che il nostro Paese aveva assunto quasi venti anni fa, nel 1987, con la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, e che finalmente registra un importante passo in avanti. La proposta di legge, che ha ottenuto ben 466 voti favorevoli e un solo voto contrario, prevede in particolare l’introduzione dell’articolo 613 bis c.p. (nella sezione III, del codice penale, dedicata ai delitti contro la libertà morale) e la pena stabilita è quella della reclusione da 3 a 12 anni, raddoppiata nel caso che la tortura porti alla morte. Verrà punito chiunque "con violenza o minacce gravi, infligge ad una persona forti sofferenze fisiche o mentali ovvero trattamenti crudeli, disumani o degradanti, allo scopo di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni su un atto che essa stessa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto ovvero allo scopo di punire una persona per un atto che essa stessa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto ovvero per motivi di discriminazione razziale, politica, religiosa o sessuale". Si prevede un aumento della pena se il reato di tortura viene commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio. È esclusa l’immunità diplomatica per il delitto di tortura ai cittadini stranieri sottoposti a procedimento penale o condannati da una autorità giudiziaria straniera o da un tribunale internazionale. Art. 613-ter. (Fatto commesso all’estero), è punito secondo la legge italiana, ai sensi dell’articolo 7, primo comma, numero 5), il cittadino o la straniero che commette nel territorio estero il delitto di tortura di cui all’articolo 613-bis. Non è stata invece ripresa la previsione di un fondo per le vittime dei reati di tortura - presente nell’articolato dell’originaria proposta di Antigone, pure tesa all’introduzione del reato di tortura, presentata da alcuni parlamentari del gruppo Rifondazione Comunista/Sinistra europea - destinato ad assicurare un equo risarcimento al fine di una completa riabilitazione delle vittime.Il testo passa ora al Senato (Atto Senato 1216) per il vaglio che auspichiamo definitivo e in tempi celeri.
Garante nazionale dei detenuti e Commissione nazionale per la promozione e tutela dei diritti umani
Delicato momento per l’iter del provvedimento teso all’istituzione del garante nazionale dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale. Nonostante l’accordo raggiunto in commissione Affari Costituzionali sul testo unificato - e a 10 anni da quando se ne iniziò a parlare per la prima volta nel nostro Paese - in data 12 dicembre, il provvedimento (che era già all’esame dell’Assemblea) è stato rinviato in Commissione. La proposta è venuta dal presidente della Commissione Affari Costituzionali, On.le Violante, che in considerazione del fatto che l’Italia è tra i pochi paesi dell’Onu a non avere recepito la direttiva delle Nazioni Unite nella quale si invitano gli Stati membri a istituire il garante dei diritti umani, ha ritenuto opportuno una valutazione da parte della Commissione su un possibile testo che includesse sia il garante dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale, sia la Commissione nazionale garante dei diritti umani. L’Italia dal 2007 dovrebbe infatti entrare nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, e conditio sine qua parrebbe essere proprio l’istituzione della Commissione diritti umani. L’unico problema potrebbe essere quello dei tempi di approvazione, che slitteranno con il rinvio in Commissione Affari Costituzionali e con il difficile passaggio (dato l’esiguo numero di scarto tra maggioranza e opposizione) che si preannuncia a palazzo Madama. Nonostante le rassicurazioni della relatrice del provvedimento alla Camera, l’On. Graziella Mascia (RC-SE), uno dei timori è che la parte innovativa del testo che tratta del garante dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale venga modificata, con particolare riguardo alla possibilità di ispezioni che il garante potrà effettuare in luoghi tradizionalmente "chiusi" quali i Cpt, i commissariati, le caserme dei carabinieri e della guardia di Finanza. A giorni si dovrebbe arrivare al nuovo testo base che, come illustrato, dovrebbe prevedere l’istituzione della Commissione diritti umani, in seno alla quale figurerà una specifica sezione dedicata al garante nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà personale.
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