Newsletter n° 24 di Antigone

 

Newsletter numero 24 dell'Associazione "Antigone"

a cura di Nunzia Bossa e Patrizio Gonnella

 

L’Editoriale: la mappa delle illegalità

L’Osservatorio Parlamentare a cura, di Francesca D’Elia

Conversazione con Alessandro Margara, di Patrizio Gonnella

Il Vaso di Pandora: l’Osservatorio regionale della Toscana, di Saverio Migliori

"Migranti in Europa", a cura di Gennaro Santoro e Gabriele Del Grande

Parole in libertà, a cura di Nunzia Bossa

Le iniziative di Antigone, a cura della Redazione

L’Editoriale: la mappa delle illegalità

di Laura Astarita, Paola Bonatelli, Susanna Marietti (Gruppo di coordinamento dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione)

 

Nell’articolo 115, quinto comma, del "Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà", entrato in vigore con decreto presidenziale il 20 settembre 2000, si legge che "l’idoneità dei programmi di trattamento a perseguire le finalità della rieducazione è verificata con appropriati metodi di ricerca valutativa". A quanto ci risulta, l’Amministrazione Penitenziaria non ha mai prodotto alcuno studio di verifica sull’idoneità dei suoi programmi trattamentali agli scopi costituzionali.

Due articoli transitori del medesimo Regolamento, il 134 e il 135, fissavano allo scorso 20 settembre la scadenza del periodo di tempo lasciato a disposizione dell’Amministrazione Penitenziaria per ristrutturare gli edifici carcerari così da dotare ogni cella di acqua calda e di doccia, di bidet nelle sezioni femminili, di un vano apposito per i servizi igienici, e da dotare ogni istituto di un numero di cucine adeguato al numero dei detenuti presenti nonché di locali idonei alla consumazione del cibo. Ma nessuna rilevazione è stata fatta dal Ministero volta a verificare quali e quante carceri si siano adeguate a tali disposizioni di legge, quali amministrazioni periferiche abbiano avuto successo nel rispettare i tempi di marcia previsti.

Da tutto ciò appare chiara una cosa: l’Amministrazione Penitenziaria non valuta se stessa. Chi gestisce le nostre carceri non si preoccupa di verificare i risultati della propria gestione. Strano comportamento, da parte di chi è pronto a sbandierare le virtù di una conduzione manageriale dello Stato. Ogni azienda che si rispetti esegue periodiche valutazioni in ogni proprio settore di interesse. Obiettivi prefissati, obiettivi raggiunti, obiettivi mancati. Strategie da incrementare, strategie fallimentari. Preliminare a ogni valutazione è, ovviamente, l’osservazione attenta di quanto accade.

Che un’associazione come la nostra sia portatrice di istanze critiche e punti di vista alternativi a quelli di chi governa rientra, per così dire, nei normali mestieri. Ma che si ritrovi detentrice unica di un intero patrimonio di dati oggettivi è qualcosa che dovrebbe far riflettere.

Nei mesi scorsi, con l’avvicinarsi della scadenza fissata dal Regolamento, il nostro Osservatorio sulle condizioni di detenzione in Italia, che da anni gira le carceri del paese, si è concentrato sulla rilevazione di quella che abbiamo chiamato "La mappa delle illegalità", e che abbiamo riprodotto in un cd rom inviato a numerosi soggetti istituzionali e non. Dal 20 settembre 2005 il sistema penitenziario italiano è in gran parte fuorilegge. Il cd rom contiene schede informative su molti istituti penitenziari scelti in base a criteri geografici e numerici, fino a coprire oltre il 50% della popolazione detenuta. Le schede non si occupano soltanto delle norme strutturali sugli edifici carcerari, ma considerano anche le disposizioni del Regolamento relative ai colloqui all’aperto, alla mediazione culturale, all’illuminazione delle celle, delineando così una situazione di illegalità diffusa. Per fare solo qualche numero: il 69,31% dei detenuti non ha disponibilità di acqua calda in cella, il 55,6% vive in istituti privi di spazi verdi per i colloqui, l’82,6% vive in istituti che non sono a norma di legge per quanto riguarda le cucine.

Eppure, stanziamenti di fondi non sono mancati. È del maggio scorso il Programma triennale che destina 206.701.525,17 euro all’edilizia penitenziaria per gli anni 2005-2007. Già il 2005, tuttavia, ha visto preventivi di spesa improntati al potenziamento della sicurezza piuttosto che all’innalzamento della qualità della vita detentiva. Ogni valutazione dipende, è chiaro, dagli obiettivi rispetto ai quali viene effettuata. Il Ministro della Giustizia si vanta di aver quasi raggiunto la quota dei 60.000 detenuti. La propria politica penale e penitenziaria è a suo parere riuscitissima.

Da molte parti, però, in questi mesi si chiedono contributi a un eventuale nuovo programma di governo che si misuri con obiettivi ben differenti. Per quanto riguarda lo specifico penitenziario, l’adeguamento delle carceri alle disposizioni del Regolamento costituisce un passo concreto significativo. Non era compito nostro, riteniamo, la realizzazione di questo cd rom. Lo abbiamo realizzato, e lo mettiamo adesso a disposizione per un serio impegno su quanto c’è da fare.

 

Osservatorio Parlamentare, a cura di Francesca D’Elia

 

Ddl Fini sulle droghe (A.S. 2953): i problemi di copertura finanziaria ritardano l’iter del provvedimento

 

Appare sempre più improbabile la definitiva approvazione ddl Fini sulle droghe. Il provvedimento, varato dal Consiglio dei Ministri più di due anni fa, e da tempo all’esame delle commissioni Giustizia e Sanità del Senato, ha trovato un concreto ostacolo (dopo un confronto acceso, caratterizzato dall’irremovibile "no" dei gruppi di opposizione e da divergenze anche all’interno della Casa delle Libertà) nei problemi di copertura finanziaria. Il relatore di maggioranza in Commissione Bilancio ha, infatti, chiesto al Governo di fornire precisazioni sull’esistenza di adeguati stanziamenti a copertura degli oneri previsti da alcune norme (ad es. quelle che consentono al cittadino di ricorrere per cure e controlli a centri abilitati). Il sottosegretario all’Economia, l’on. Armosino ha però chiesto più volte alla Commissione tempo per fornire la relativa relazione tecnica; un rinvio non imputabile al suo dicastero, bensì legato all’esigenza di raccordare indicazioni e stime fatte dai ministeri competenti. Di fatto, però, il mancato varo del parere della commissione Bilancio tiene bloccata (dal maggio scorso) la fase referente delle Commissioni di merito. Da quanto è dato sapere, sembra che il provvedimento sarà nuovamente all’esame delle commissioni alla fine del mese, ma chiaro è che i tempi per il dibattito in Aula sul ddl Fini sulle droghe (che non potrà che essere lungo ed impegnativo) si prospettano come incerti. Se il Senato poi non riuscirà a varare il testo entro dicembre, ragionevole è l’ipotesi che la Camera non potrà completare l’iter nei circa 50 giorni effettivi di lavori che da metà gennaio resteranno a disposizione prima del termine della legislatura.

 

Pdl Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (a.c. 411 e abb): dal 24 ottobre all’esame dell’Aula di Montecitorio.

 

La conferenza dei capigruppo di Montecitorio del 29 settembre ha finalmente inserito nel calendario dei lavori dell’Aula il provvedimento teso all’istituzione del garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. In particolare, la discussione generale è stata fissata per il 24 ottobre prossimo. Per la calendarizzazione della proposta, è stato senza dubbio fondamentale l’intervento del presidente della Camera Casini che, in data 16 settembre, dopo aver ricevuto il Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone (che aveva intrapreso un digiuno per l’incardinamento del testo nel calendario dei lavori) si era impegnato a sottoporre all’attenzione dei capigruppo le proposte di legge in materia all’esame della Camera.

 

Pdl ex Cirielli (a.c. 2055/b): da martedì 4 ottobre all’esame dell’Aula.

 

La proposta di legge "ex Cirielli" - tesa a limitare la concessione delle attenuanti generiche, ad aumentare le pene ai recidivi e, più in generale, ad irrigidire il regime penitenziario anche in termini di concessione delle misure alternative e benefici- approderà il 4 ottobre prossimo all’esame dell’aula di Montecitorio. Rispetto al provvedimento, sono state presentate diverse pregiudiziali di costituzionalità (primi firmatari: Fanfani, Pisapia, Mascia e Russo Spena) e una questione sospensiva (primo firmatario Fanfani) che, se approvate, porterebbero all’affossamento della proposta.

Tra gli effetti (nefasti) del provvedimento – sia sulla situazione delle carceri, sia più in generale sulla giustizia- figurano la forte impennata della popolazione carceraria (causata dall’introduzione di meccanismi sanzionatori particolarmente duri) e la conclamata disparità di trattamento tra imputati per reati di marginalità sociale e imputati "eccellenti" (diretta conseguenza del previsto aumento dei termini di prescrizione per i primi e della diminuzione di tali termini per i secondi).

 

Il Vaso di Pandora, a cura del Coordinamento Osservatorio Nazionale

 

L’Osservatorio Regionale della Toscana, di Saverio Migliori

 

A cominciare dall’anno accademico 2000/2001 l’Università di Firenze ha promosso un’attività di particolare interesse sociale che nasce dall’esperienza di volontariato di alcuni docenti, i quali, accanto all’attività di esame effettuata in carcere quando richiesta, hanno organizzato un’offerta didattica istituzionale a favore dei detenuti. Nel 1999 è stato messo a punto un progetto approvato dal Senato accademico il 5 luglio 2000 che ha dato vita ad un protocollo d’intesa tra il Ministero della Giustizia, la Regione Toscana e l’Università di Firenze, finalizzato alla promozione ed alla realizzazione di opportunità formative per i detenuti accolti negli istituti penitenziari della Toscana. Il protocollo d’intesa è stato firmato il 31 ottobre 2000.

Sulla base di questa prima esperienza, che ha visto la Casa circondariale di Prato come sede principale del progetto, nel maggio del 2003, l’Amministrazione penitenziaria e la Regione hanno stipulato protocolli analoghi con gli Atenei di Pisa e di Siena al fine di avviare esperienze universitarie anche presso la Casa circondariale "Don Bosco" di Pisa e la Casa di reclusione di San Gimignano.

Quella che ha preso il nome di polo universitario penitenziario, è un’iniziativa istituzionale per il diritto allo studio in una situazione di difficoltà com’è quella della carcerazione, dove viene meno la libertà personale, ma dove rimane la libertà di perseguire obiettivi per il proprio futuro. Le esperienze di studio universitario in carcere sono ben note, ma al di là dei successi o degli insuccessi personali o istituzionali, hanno mostrato la debolezza di percorsi scarsamente dotati di un riconoscimento istituzionale e fondamentalmente centrati sull’iniziativa personale dei detenuti, degli operatori del carcere, dei docenti o dei volontari.

Nel caso dell’iniziativa assunta dall’Università di Firenze la maggior parte dell’attività didattica viene svolta presso la Casa circondariale di Prato, dove l’Amministrazione penitenziaria ha destinato a questo scopo un’intera sezione con celle singole (dotate di scrivania e libreria interna) e completa di una sala comune dove si trovano computer, tavoli da lavoro e librerie, dove sta crescendo anche un fondo librario che potrà essere utilizzato da tutto l’istituto. Nella sezione confluiscono studenti di più corsi di laurea che partecipano alle attività didattiche diversamente organizzate in relazione al numero degli studenti che vi afferiscono. Pertanto, laddove esiste un gruppo appartenente ad un medesimo corso di laurea (o ad una stessa facoltà), è possibile organizzare cicli di lezioni, mentre per singoli studenti si interviene con incontri periodici con i docenti (orientamento, consulenza, attività didattica) o con l’attivazione di tutor che supportino la preparazione individuale. Problemi diversi si devono affrontare per gli studenti detenuti in carceri diverse da quella di Prato o che si trovino in misura alternativa.

In questi primi cinque anni di lavoro il progetto si è consolidato facendo registrare una sostanziale crescita dei legami, sia per quanto riguarda il coinvolgimento e l’impegno delle diverse facoltà e strutture universitarie, sia per quanto concerne l’apporto degli enti territoriali e del volontariato. Si deve ricordare che alle due associazioni di volontariato che, sin dall’inizio, hanno sostenuto il progetto: l’Associazione Volontariato Penitenziario e l’associazione Altro Diritto, nel 2002, si è aggiunta l’associazione Ingegneria senza frontiere, costituta da studenti e laureati della facoltà di ingegneria ed impegnata nel tutorato presso il carcere di Prato. Analogamente dal 2004 è subentrata anche l’associazione Il Dialogo, operante nella Casa di reclusione di Porto Azzurro, dove, dall’anno accademico 2003-2004, si è venuto a costituire un nucleo di studenti universitari che, a seconda dei corsi universitari richiesti e delle necessità di tutorato, si sono iscritti all’Università di Firenze o a quella di Pisa, nell’ambito dei rispettivi poli universitari penitenziari.

È una situazione quest’ultima che va prendendo corpo tra gli istituti penitenziari della regione, poiché, accanto a quelle strutture penitenziarie dove sono state specificamente istituite sezioni universitarie penitenziarie attrezzate (Prato, Pisa e San Gimignano), progressivamente, altri istituti accolgono nuclei di studenti universitari, in virtù del fatto che le domande di immatricolazione crescono ogni anno e che nelle sezioni detentive a ciò specificamente finalizzate, scarseggiano ormai i posti disponibili. Ciò ha determinato una situazione per la quale altri istituti penitenziari, con l’apporto delle diverse Università, cercano di mettere a punto spazi e condizioni tali da agevolare lo studio dei detenuti. È il caso del citato Porto Azzurro, ma sicuramente anche delle Case di reclusione di Massa e di Volterra, strutture dalle quali la persona detenuta che desidera studiare – a causa spesso della possibilità di lavorare che ha ottenuto o delle condizioni di vita certamente migliori rispetto ad una Casa circondariale – difficilmente sceglie di spostarsi verso istituti che hanno sezioni universitarie attrezzate, ma che spesso non riescono a garantire un posto di lavoro e dove, purtroppo, si sente maggiormente la pressione propria dei circondariali medio-grandi.

In relazione a questa nuova articolazione del progetto, Università ed Amministrazione penitenziaria, stanno pensando di migliorare e snellire l’organizzazione dell’esperienza, cercando di rafforzare e concentrare a livello di istituto gran parte delle decisioni riguardanti il progetto e le relative modalità gestionali. È altresì in ponte la proposta di aprire una nuova sezione finalizzata agli studi universitari presso il Nuovo Complesso Penitenziario di Firenze Sollicciano, proposta interessante quanto difficile da realizzare per gli endemici problemi di sovraffollamento in cui versa il più grande carcere della regione.

In questo quadro è di indubbia importanza la presenza dei docenti che in questi anni è fortemente cresciuta segnando risultati importanti non solo sul fronte della didattica, ma anche sul fronte dell’organizzazione universitaria. I feedback che questa esperienza ha determinato sul sistema universitario hanno certamente generato nuova partecipazione, una maggiore attenzione a questi temi ed una serie di opportunità di scambio e di integrazione su cui sarà interessante lavorare anche in seguito. Si calcola che i docenti coinvolti nel progetto in questi primi cinque anni, solo per quanto riguarda l’iniziativa intrapresa dall’Università di Firenze, siano circa 400, che in vario modo hanno prestato servizio, in via istituzionale, presso il carcere di Prato e nelle altre sedi detentive ove vi fossero studenti. D’altro canto i tutor attivati nello stesso periodo per i diversi corsi di laurea, fossero essi studenti, laureandi o neolaureati, sono stati sino ad oggi oltre 20.

Le risorse per la realizzazione del progetto sono rese disponibili dalle Università, dall’Amministrazione penitenziaria, dalla Regione Toscana e dagli enti sostenitori. La Regione, attraverso le Aziende regionali per il Diritto allo Studio Universitario, sostiene anche gli interventi per il diritto allo studio, erogando borse di studio e sussidi straordinari.

Il contesto penitenziario impone una sostanziale ridefinizione dell’attività didattica, una maggiore attenzione per le motivazioni dello studente e la costruzione di misure di accompagnamento al percorso di studio individuale. La presenza del docente rappresenta, innanzitutto, un’opportunità di relazione, dando luogo così ad un effettivo rapporto personale che diviene assolutamente centrale. Lo studio in questi contesti fa emergere anche una domanda di misure di accompagnamento specifiche che vanno dal tutorato al sostegno finanziario del percorso universitario individuale. A tale scopo, ad esempio, l’Azienda regionale per il Diritto allo Studio di Firenze ha deciso di riconoscere questi studenti come portatori di svantaggio, sostenendo per quanto possibile i loro studi con gli strumenti previsti ordinariamente. In questa prospettiva nell’anno accademico 2004/2005 gli studenti che hanno ottenuto una borsa di studio sono stati 20.

Gli studenti detenuti iscritti all’Università di Firenze nell’ambito del polo universitario penitenziario per l’anno accademico 2004/2005 sono stati complessivamente 52, di cui 9 immatricolati al primo anno. Se a questo dato sommiamo gli studenti detenuti iscritti agli Atenei di Pisa e di Siena (20 a Pisa ed 8 a Siena), i detenuti iscritti a corsi universitari, nell’ambito dei poli universitari attivi in Toscana, diventano in tutto 80.

Per quanto riguarda l’Università fiorentina, gli studenti detenuti si distribuiscono su tutte le facoltà attive, facendo emergere una preponderanza delle iscrizioni alle facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza, tendenza, tuttavia, che pur rimanendo presente, ha evidenziato una leggera tendenza al ribasso rispetto ai primi anni. La possibilità riconosciuta a tutte le persone detenute di scegliere sull’intera offerta universitaria ha, infatti, progressivamente ridistribuito ed innalzato le domande un po’ su tutti gli altri corsi di laurea. Si noti, inoltre, come presso la Casa circondariale di Prato, sede principale del polo fiorentino, vi siano 20 studenti presso la sezione di media sicurezza, specificamente finalizzata agli studi universitari, 3 studenti presso una delle due sezioni di alta sicurezza, 1 presso il reparto collaboratori ed 1 presso altre sezioni ordinarie di media sicurezza. Sono inclusi nel polo fiorentino anche 6 iscritti detenuti presso la Casa di reclusione di Porto Azzurro ed alcuni studenti ristretti in altri istituti toscani. Gli studenti in misura alternativa inclusi nel progetto risultano, infine, 13.

In relazione ai risultati di questo progetto, sono sicuramente da evidenziare gli esami sostenuti. Considerando soltanto gli studenti iscritti all’Università di Firenze che nel corso di questi primi cinque anni hanno sostenuto esami, ne risultano ad oggi superati oltre 500.

Trattandosi di un progetto che le Università realizzano in collegamento con altri enti, i risultati possono essere valutati anche come feedback sulle organizzazioni coinvolte. Ad una prima fase di reciproca distanza tra strutture penitenziarie ed Università sono seguite fasi che sicuramente hanno portato da un lato alla progressiva entrata a regime dell’attività universitaria e, dall’altro, al crearsi di opportunità di scambio fra docenti e personale dell’Amministrazione penitenziaria. Momenti, questi ultimi, che hanno evidenziato anche problemi di comunicazione e di intesa, riproponendo la necessità di superare i reciproci caratteri di autoreferenzialità ed il bisogno di giungere a modalità comunicative efficaci, in grado di supportare quei processi utili al riconoscimento reciproco delle singole competenze, degli obiettivi comuni e delle prassi di lavoro.

Il progetto rappresenta una nuova opportunità anche per numerosi corsi di laurea, in particolar modo, per quelli di carattere sociale, socio-psicologico e educativo, per i quali il sistema penitenziario può costituire un utile terreno di pratica ed apprendimento diretto, basti pensare alla possibilità di effettuare tirocini formativi. Il progetto rappresenta anche un’interessante sfida culturale giocata, principalmente, all’interno del sistema penitenziario, ma anche esternamente, a partire dagli effetti che esso può generare nel sistema universitario o scolastico e, più genericamente, in altri contesti sociali e culturali.

L’iniziativa, certamente, riguarda piccoli numeri, nicchie della popolazione detenuta e mantiene, ancora oggi, un carattere, tutto sommato, sperimentale, ed è innegabile che debba confrontarsi con le resistenze di molti, con quelle resistenze, per intendersi, che non accettano, o lo fanno ancora con fatica, l’idea che un detenuto possa studiare e, per giunta, iscrivendosi ad un corso universitario. Si tratta di quella posizione, o meglio di quell’ideologia, appartenente alla tradizione della less eligibility, secondo la quale in galera si deve stare un po’ peggio di quanti all’esterno versano in condizione di minorità, sia essa una minorità dovuta a forme di svantaggio sociale, economico o culturale e, comunque, in una situazione di vulnerabilità più o meno contingente. Come dire, le condizioni di vivibilità del carcere devono essere mantenute al di sotto di un certo standard, messo a punto sulla base di una valutazione di quelle che si ritengono essere le condizioni minime del vivere sociale all’esterno del carcere o, peggio ancora, di quelle che si avvertono o si percepiscono, come tali. È uno strano concetto questo che ha avuto una sua tradizione storica, ma di cui non ci siamo del tutto liberati ed, anzi, assieme al più generale principio retributivo della pena, legittima voci autorevoli del nostro paese ad affermare che le carceri italiane somigliano ad hotel a cinque stelle!

Sono posizioni che, anche quando non vengono dichiarate apertamente, continuano ad agire al fondo delle valutazioni come stereotipi o, peggio ancora, come pregiudizi, riducendo la portata di quei principi e di quelle aperture che a partire dalla Costituzione, per poi passare alle successive riforme in materia, hanno contribuito a porre le condizioni per un reale reinserimento sociale e culturale della persona in esecuzione penale. Il pieno accesso al diritto allo studio, l’attivazione di opportunità strutturate a livello universitario e scolastico, la possibilità per la persona detenuta di poter incontrare docenti, professionisti ed, in genere, persone dall’esterno – insieme all’opportunità di seguire corsi universitari in via ordinaria e, cioè, così come fanno gli studenti fuori dal carcere – crea un sistema formativo autentico, in grado di restituire dignità all’impegno delle persone detenute che possono godere, in questo modo, di un diritto in senso pieno.

Certo le condizioni dello studente universitario possono apparire come condizioni di privilegio se confrontate con quelle di migliaia di detenuti che vivono l’inciviltà delle celle sovraffollate o la carenza di attività di istruzione o lavorative, tuttavia, l’eccezione di privilegio decade non appena si riflette sul fatto che quelle condizioni costituiscono soltanto quanto previsto dalla legge, condizioni indispensabili per vivere una carcerazione dignitosa, nell’esercizio dei fondamentali diritti personali, incluso quello di istruirsi e di formarsi.

Le iniziative universitarie esistenti in Toscana, come in altre parti d’Italia, rappresentano certamente punte avanzate nel quadro del trattamento penitenziario ed è in relazione alla ricchezza di sollecitazioni che stanno esprimendo che devono essere valutate e prese ad esempio per un’azione di progressivo miglioramento della vita all’interno delle nostre carceri, a beneficio di tutti i detenuti. In tal senso si registrano già alcuni risultati positivi: l’Amministrazione penitenziaria può oggi annoverare il completamento del sistema di istruzione nelle carceri toscane, dove sono attive scuole di base e secondarie superiori. Inoltre, la rete di opportunità e di soggetti istituzionali e non che si è sviluppata attorno all’istruzione supporta, in molti casi, anche parte delle attività trattamentali realizzate dal carcere. Sul piano dell’osservazione e della predisposizione dei percorsi trattamentali individuali, poi, la Casa circondariale di Prato ha inserito nel proprio Gruppo di Osservazione e Trattamento un referente dell’Università fiorentina, a dimostrazione dell’importanza che la conoscenza dei singoli casi maturata dai docenti, dai tutor o dagli assistenti volontari può rappresentare nella valutazione e nella progettazione dei percorsi personali.

L’Università fiorentina ha attivato un’azione di monitoraggio e di approfondimento che ha già prodotto un primo rapporto di valutazione, al quale si rimanda per maggiori dettagli sull’iniziativa. Si tratta del testo di Migliori, Saverio, Lo studio e la pena. L’Università di Firenze nel carcere di Prato: rapporto triennale 2000-2003, Firenze University Press, 2004, reperibile sia all’indirizzo internet http://epress.unifi.it sia contattando la segreteria del progetto presso il Dipartimento di Studi Sociali, via Cavour 82, Firenze - Tel. 055.2757752. Per contattare l’Osservatorio Regionale della Toscana: osservatoriotoscana@associazioneantigone.it

 

"Migranti in Europa", a cura di Gennaro Santoro e Gabriele Del Grande

 

Reportage

 

Lampedusa watching, di A. Dal Lago, Il Manifesto. Mentre l’aereo plana su Lampedusa, un turista inequivocabilmente padano (pantaloni mimetici e maglietta verdastra) sfodera un binocolo e scruta dal finestrino i dintorni dell’aeroporto, visibilmente per accertarsi che il Cpt ci sia e funzioni. Alla partenza del traghetto per Porto Empedocle, i passeggeri osservano un centinaio di stranieri perfettamente tranquilli e inquadrati dai carabinieri che si apprestano a imbarcarsi, con destinazione i centri di permanenza di Caltanissetta e Crotone o, più probabilmente - a quanto si sussurra - la Libia. Queste sono le sole forme di man-watching osservabili a Lampedusa. Per il resto, mentre gli sbarchi si susseguono, i turisti affollano le poche spiagge e scorrazzano su vecchie jeep o orrende moto a quattro ruote per l’isola. "Una situazione di sospensione del diritto". Dossier dell’Arci sugli sbarchi a Lampedusa, Redattore Sociale. Nel mese di agosto e fino al 13 settembre sono sbarcati a Lampedusa 1801 migranti. Di questi 320 sono stati trasferiti in aereo a Bari, 760 in nave a Porto Empedocle, 580 in aereo a Crotone, 179 in aereo per destinazione non comunicata, 65 deportati in Libia. Sono alcuni dei dati contenuti nella sintesi del dossier che Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, consegnerà domani alla delegazione del Parlamento Europeo che andrà in visita al cpt di Lampedusa. Il dossier raccoglie l’esito del monitoraggio effettuato da un gruppo di volontari (avvocati, interpreti e operatori) dell’Arci presenti a Lampedusa da giugno ad oggi. Le informazioni sono state raccolte giorno per giorno, con una presenza costante alla banchina porto, visite al centro, contatti diretti con i migranti

Cpt Lampedusa, ispezione beffa per gli europarlamentari: Il Manifesto. La delegazione Ue trova il centro semivuoto. "Lo hanno svuotato e lustrato come una sala da ballo" - Il centro di permanenza temporanea perennemente sovraffollato per un giorno era vuoto, o quasi. E a Lampedusa, ieri, la visita di una delegazione di europarlamentari al famigerato Cpt si è trasformata in beffa. "Una farsa", l’ha definita Giusto Catania di Rifondazione. "Un malinconico teatrino", ha aggiunto il diessino Claudio Fava, che con Catania, Borghezio della Lega e altri nove deputati di varie nazionalità era nell’isola siciliana, prima tappa del giro di "verifiche informative" che il Parlamento intende effettuare nei principali centri europei per immigrati illegali, dopo il richiamo di Strasburgo.

Milano, Cpt via Corelli: 11 condanne, tensione in aula: Il Manifesto. Si è concluso con undici condanne tra gli 8 mesi e 1 anno di reclusione e cinque assoluzioni il processo per la "rivolta" dello scorso maggio nel centro di detenzione di via Corelli.

Ragusa, Campeggio RAS: 19 denunce contro antirazzisti per l’occupazione del CPT di Ragusa , meltingpot.org - Sono 19 le denunce per l’occupazione, avvenuta l’1 agosto, del cpt/lager femminile di via Napoleone Colajanni a Ragusa promossa dal Campeggio Nazionale Antirazzista di Licata dal 24 luglio al 6 agosto. La delirante accusa è di presunta violenza verso alcuni funzionari della digos, che sarebbe stata attuata dagli indagati per introdursi nel centro di permanenza temporanea!

Cpt Gradisca - La Giunta Illy ricorre solo al TAR , meltingpot.org. - Comunicato stampa di Verdi e Rifondazione FVG - La scelta odierna della Giunta Illy di non intraprendere il ricorso alla Corte Costituzionale contro il Governo Berlusconi per avere volutamente evitato la presenza della Regione nelle sedi in cui si decideva l’approvazione del progetto del CPT a Gradisca d’Isonzo, scavalcando la competenza esclusiva in ambito urbanistico della Regione, oltre ad essere contraddittoria rispetto alle precedenti dichiarazioni risulta essere grave e sbagliata. La scelta di ricorrere solo al Tar è limitativa e giuridicamente e politicamente debole.

 

Asilo

 

Il Parlamento europeo modifica la proposta di direttiva sul riconoscimento dello status di rifugiato, stranierinitalila.it - Il Parlamento europeo ha modificato in modo significativo la proposta di direttiva sul riconoscimento dello status di rifugiato, anche se la presa di posizione è solo consultiva. In base all’accordo politico raggiunto fra i 25 Paesi dell’Ue, infatti, solo dopo l’approvazione della direttiva, il Parlamento europeo avrà voce in capitolo al pari del Consiglio con la procedura di co-decisione. Gli europarlamentari a questo proposito hanno adottato ieri un emendamento proposto dai Socialisti europei, con il quale Strasburgo si riserva il diritto di adire la Corte di Giustizia per verificare "la legalità della proposta e della sua compatibilità con i diritti fondamentali".

 

Espulsioni di massa

 

Clandestini, via rimpatri congiunti Spagna-Italia-Francia, alef-fvg.it - Il primo volo europeo "collettivo" per rimpatriare i clandestini è pronto a partire.Lo ha annunciato a Madrid il ministro dell’interno spagnolo, Josè Antonio Alonso.Il volo dovrebbe lasciare la capitale spagnola giovedì 22 settembre con a bordo un gruppo di clandestini rumeni. L’aereo si dirigerà prima a Roma e poi a Parigi, dove saranno imbarcati altri immigrati illegali rumeni da rimpatriare. La decisione di procedere a voli collettivi per rimpatriare i clandestini è stata presa ad Evian il 5 luglio scorso nel corso di un vertice dei ministri dell’Interno del G-5, Spagna, Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna

 

Sbarchi

 

Pozzallo (Ragusa), Nuovi arrivi di clandestini. Arrivato barcone con 248 persone, Repubblica

Lampedusa e Licata, ondata di sbarchi: arrivano in 500. Sei dispersi in mare, Il Manifesto

Immigrati, nuovi sbarchi in Sicilia, in 500 sulle spiagge dell’isola, Repubblica

Inseguimento in alto mare. Ad Agrigento presi gli scafisti, Repubblica

Immigrati, un’altra vittima in Sicilia, Il Manifesto

 

Diritto di voto

 

Stranieri al voto, il sì del Tar, Il Manifesto. Il Tar del Piemonte ha respinto la richiesta di sospensiva della deliberazione del consiglio comunale di Torino sulla titolarità del diritto di voto e di candidatura, per i consigli di circoscrizione, per i cittadini non comunitari maggiorenni e residenti a Torino da almeno sei anni.

Ecco il decreto che ferma Genova, stranierinitalila.it - Sulla Gazzetta Ufficiale del 3 settembre è stato pubblicato un decreto del presidente della Repubblica che annulla la delibera del comune di Genova che concedeva il voto agli immigrati.

Il sindaco Pericu difende il voto amministrativo agli immigrati, stranierinitalila.it - Il sindaco di Genova Giuseppe Pericu ha ribadito l’opportunità e anche la fattibilità giuridica della iniziativa del Comune di Genova di attribuire il voto amministrativo ai lavoratori immigrati anche dopo la decisione del governo di impugnare il provvedimento.

Diritto di voto agli immigrati, la Caritas: "Nel 2008 un milione e mezzo di nuovi elettori" ,Il Passaporto.

 

Cittadinanza

 

Immigrazione - Prodi:serve legge che porti a cittadinanza italiana, alef-fvg.it - La Bossi-Fini va completamente cambiata. Deve essere tracciato un percorso che porti (gli immigrati, ndr) alla cittadinanza italiana. E voglio che avvenga in tempi brevi. Come si fa in altri Paesi".

Così cambierà la Bossi-Fini: permessi per chi cerca lavoro , Il Passaporto. Si potrà entrare in Italia per cercare lavoro. Potranno entrare, senza più l’incubo delle quote, le colf, le assistenti familiari, gli stagionali, chi lavora nella sanità e nei servizi sociali. Chi ha un permesso per studio o turistico potrà convertirlo in uno per lavoro. Potrebbero cambiare la vita dei quasi tre milioni di immigrati regolari – e di centinaia di migliaia irregolari – queste proposte, contenute in un testo a firma Livia Turco (già ministro degli Affari sociali e oggi responsabile Welfare dei Ds) e Giannicola Sinisi, responsabile immigrazione della Margherita.

 

Approfondimenti

 

Stragi pianificate: come le misure di contrasto della clandestinità si trasformano in strumenti di morte, di F.V. Paleologo, meltingpot.org - La strage che si è verificata nella notte tra il 10 e l’11 settembre 2005 davanti alle coste siciliane in prossimità di Gela, le decine di migranti annegati nel Canale di Sicilia, provenienti dal Corno d’Africa, quindi tutti potenziali richiedenti asilo costretti ad affidarsi agli scafisti da leggi disumane e da prassi amministrative arbitrarie, ripropongono il fallimento delle politiche di contrasto dell’immigrazione clandestina, politiche che si caratterizzano sempre più per la continua violazione dei diritti fondamentali della persona umana. Le migliaia di migranti che perdono la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa sono vittime del sistema dei controlli dei "flussi migratori" come se le vite delle persone fossero gocce insignificanti che colano da un rubinetto chiuso male.

Espulsa la rom "graziata" dalla Ue, Il Manifesto. La corte europea aveva sospeso il provvedimento. Ieri partenza per Sarajevo- Roma - Nevresa Hamidrovic è stata espulsa. Il governo ha ignorato la decisione presa sabato scorso dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che disponeva la sospensione del decreto d’espulsione, e così ieri mattina tre agenti hanno prelevato la giovane rom dal Cpt romano di Ponte Galeria e l’hanno imbarcata in un volo di sola andata per Sarajevo [..]Il suo avvocato, Luca Santini, è basito. "È successa una cosa gravissima", spiega. "Non credo neanche che ci siano mai stati dei precedenti simili". Interrogazione al Ministro dell’Interno sull’espulsione della sig.ra Hamidovic, presentata alla Camera dei deputati il 14sett. dall’On. G. Russo Spena.

Rapporto diritti rom, sinti e nomadi in Europa (1), Redattore Sociale.

Minori stranieri: più di 8mila da soli in Italia, stranierinitalia.it - Per la maggior parte sono albanesi, marocchini e romeni. Il giudice Pomodoro: "Dobbiamo intercettarli prima delle organizzazioni criminali".

Roma - Report dell’assemblea delle reti dei migranti, antirazziste e contro i CPT del 4 settembre, meltingpot.org.

Espulsioni - Bando europeo per finanziare progetti innovativi, meltingpot.org.

 

Parole in libertà, a cura di Nunzia Bossa

 

Hanno detto...

 

"Continua l’opera di disinformazione da parte de "Il Sole 24 Ore" nei miei confronti. Faccio sempre più fatica a distinguerlo dalla stampa gossippara". Roberto Castelli, Ministro della Giustizia. "In merito all’articolo intitolato "Credieuronord, Castelli blinda l’ispezione" apparso ieri sul Corriere della Sera sottolineo che quanto scritto nel suddetto articolo in merito alla richiesta della Procura di Milano è completamente privo di fondamento e totalmente falso. Questa volta il cronista, anzi, il "portavoce della Procura" ha sbagliato e ha scritto un articolo maligno. Dovrebbe chiedere ai suoi "superiori" di informarlo meglio. Purtroppo, ancora una volta, mi vedo coinvolto in un caso montato dalla stampa, una stampa in mala fede che ormai non fa più nemmeno finta di verificare la veridicità delle notizie pubblicate". Roberto Castelli, Ministro della Giustizia.

"Prendo atto che ieri gli avvocati hanno fatto vacanza. Mi fa specie che i professionisti facciano sciopero, è un termine assolutamente inadeguato: il professionista è libero e, in quanto tale, lavora o non lavora a proprio piacimento". Roberto Castelli, Ministro della Giustizia.

"Il carcere Buonammino di Cagliari è in vendita ed è a disposizione di chiunque sia intenzionato ad acquistarlo. Sono naturalmente benvenute, anzi direi auspicabili, anche offerte da parte di enti pubblici, come la Regione o il Comune". Roberto Castelli, Ministro della Giustizia.

"Mi auguro che non si tenga la preannunciata manifestazione dei sindacati della Polizia Penitenziaria proprio il prossimo 28 settembre, giorno della festa del Corpo, perché, sarebbe per loro come darsi la zappa sui piedi. Mi sembra un po’ un’iniziativa alla Origene. È la loro festa e cercano di rovinarla. Manifestino il giorno prima o il giorno dopo, tanto non cambia niente". Roberto Castelli, Ministro della Giustizia.

"Non è vero che abbiamo depenalizzato il falso in bilancio. Abbiamo depennato quella parte che presupponeva la buona fede o un danno che non si ripercuoteva sulle società. L’elemento psicologico è un fondamento giuridico del nostro codice ci deve essere la consapevolezza del soggetto che sta commettendo l’illecito. Noi abbiamo tolto l’elemento psicologico per chi è in buona fede". Roberto Castelli, Ministro della Giustizia.

"L’autorevole presa di posizione del cardinale Camillo Ruini contro la prassi della pubblicazioni delle intercettazioni telefoniche dovrebbe far riflettere non solo quanti, da troppo tempo, usano tali mezzi per contrastare l’avversario politico, ma anche tutte quelle anime belle che si scandalizzano per la nuova normativa in materia varata dal governo. La vita democratica dell’Italia è stata ed è inquinata dall’uso mediatico di atti giudiziari depositati in edicola piuttosto che in cancelleria e questo spiega molto bene perchè i Ds si stracciano le vesti a difesa dell’uso strumentale dell’attività giudiziaria di cui sono stati e sono continuamente beneficiari". Enzo Fragalà, deputato di An.

"Un altro passo di civiltà giuridica. Una nuova e giusta norma per tutti gli italiani che garantisce di non essere perseguitati, una volta giudicati innocenti dal giudice. L’approvazione della legge sull’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento in primo grado è una tappa fondamentale sul percorso che porta verso la giustizia giusta. Oggi, con l’approvazione alla Camera di questa legge sacrosanta voluta dalla Cdl, il nostro sistema giudiziario si allinea alle moderne democrazie". Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia.

"L’approvazione del decreto delegato di riforma del diritto fallimentare è un grande successo della Casa delle Libertà sull’impegnativo cammino delle riforme. Il fallimento non viene più considerato come momento afflittivo per l’imprenditore, ma momento di rilancio per l’impresa. In tale direzione devono essere lette le nuove norme, che aboliscono quasi del tutto le sanzioni personali". Pasquale Giuliano, sottosegretario alla Giustizia.

"Bisognerebbe abolire tutti i patteggiamenti e tutti i giudizi abbreviati, perché si traducono in una sostanziale estraniazione delle persone offese dal processo, oltre che un’ applicazione di pene ridicole. Ho depositato un disegno di legge che propone l’ introduzione di un’azione penale concorrente da parte della persona offesa, assieme al pubblico ministero, in modo tale che se la magistratura non agisce, è la stessa vittima che può nominare un difensore, e può sospingere così l’ indagine che normalmente si arena". Carlo Taormina, deputato di Forza Italia.

"L’assoluzione del Presidente del Consiglio sulla vicenda All Iberian è la prova provata dell’ingiusto accanimento giudiziario contro Berlusconi. Il verdetto parla chiaro e le polemiche dell’opposizione oltre ad essere destituite di ogni fondamento, rispondono solo a logiche propagandistiche. Anche in questo caso, contrariamente alle tesi dell’accusa, Silvio Berlusconi risulta estraneo a qualsiasi addebito". Jole Santelli, sottosegretario alla Giustizia.

"Se una legge è giusta non può essere bloccata solo perché può servire a qualcuno". Gaetano Pecorella, deputato di Forza Italia, Presidente della Commissione Giustizia.

"Il nostro è un governo liberale. Non abbiamo mai controllato una telefonate a nessuno. Noi non abbiamo usato i magistrati contro gli avversari politici, non abbiamo mai mandato la Guardia di Finanza da nessuno: da me sono venuti 476 volte". Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio.

 

Conversazione con Alessandro Margara, di Patrizio Gonnella

 

Gonnella: Alessandro Margara è colui che il nuovo Regolamento l’ha pensato e voluto. Il sistema carcerario italiano, pur ispirandosi nelle sue linee legislative originarie a principi di cultura garantista, nel tempo si è sempre più disarticolato, segmentato. La legge, seppur unica, non ha assicurato standard di trattamento omogenei sul territorio nazionale. Da regione a regione, da città a città, da istituto a istituto si vedono differenze a volte ingiustificabili. Può capitare che in un carcere una persona sia autorizzata a farsi la doccia calda quando vuole e in un altro solo a giorni alterni; che in un carcere le ore trascorse fuori dalla cella siano una decina e in un altro solo quattro e non un minuto di più. Il nuovo Regolamento del 2000 (approvato con decreto del presidente della Repubblica) ha tentato di dettagliare i diritti e le norme presenti nella legge 354 del 1975 con più coraggio di quanto facesse il precedente Regolamento del 1976. Il nuovo Regolamento era stato pensato proprio per ridurre le disomogeneità, per alzare la qualità della vita interna alle carceri, per rendere effettivi i diritti altrimenti destinati a rimanere sulla carta. Lei ci ha lavorato sin dalla stesura iniziale, ossia quando era a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, anche se poi fu mandato via prima di poterne vedere la luce.

 

Margara: L’idea di rivedere il Regolamento di esecuzione dell’Ordinamento Penitenziario è nata nell’estate del 1998 a partire dalla considerazione che le cose non cambiavano assolutamente. Dalla fine del 1997 scrivevo documenti sul tema. La Legge del 1975 era inattuata nella parte relativa alle condizioni di vita negli istituti. La proposta di revisione nasceva dalla fiducia – ottimistica - che qualcosa sarebbe probabilmente cambiato. Così ho predisposto una bozza e ho nominato una commissione presieduta da Di Gennaro, continuando a pensare che forse qualcosa avrebbe potuto cambiare prevedendo nuove regole di buon senso che disciplinassero la vita quotidiana nelle carceri. Nella prima bozza vi erano anche norme più avanzate. Ad esempio era prevista l’affettività per i detenuti, solo che poi tale norma è stata tolta a seguito del parere contrario del Consiglio di Stato che riteneva necessaria una nuova legge.

 

Gonnella: La vita nelle carceri è segnata da tempi che si ripetono noiosamente. Le ore trascorse in cella con la porta e il blindato chiusi sono in media tra le diciotto e le venti ogni giorno. Lei scrisse una circolare a riguardo, invitando i direttori a far trascorrere ai detenuti metà della giornata fuori dalla cella. Il principio è ribadito nel Regolamento. Nelle carceri però nulla è cambiato.

 

Margara: L’idea che avevo, e che tuttora ho, è la seguente: compito principale dell’amministrazione penitenziaria è quello di assicurare un trattamento rispettoso della dignità delle persone. Tenerle chiuse in cella venti ore al giorno è un maltrattamento, e non una forma di trattamento. La legge del 1975 prevedeva che ci fosse una vita attiva nell’istituto. Non esiste alcuna forma di trattamento individualizzato se c’è una vita inerte. Se c’è vita attiva, c’è possibilità che venga fuori un rapporto dialogico tra le persone. Solo così si può ottenere qualche risultato in termini di risocializzazione, sempre che in carcere sia possibile raggiungere qualche risultato. Per me è pacifico: nell’ozio non c’è spazio per il recupero. Senza vita viva, non c’è risocializzazione. Molti operatori fortunatamente continuano ad avere fiducia nell’idea che una persona che conduce una vita attiva sia ben più trattabile sul piano del comportamento quotidiano. La rissosità si riduce con la pluralità delle offerte trattamentali. Una struttura in cui ci si muove non è più pericolosa. Molte persone, lavorando, sono più trattabili.

 

Gonnella: E la sicurezza? I detenuti fuori dalla cella producono insicurezza, dicono. Lo diceva anche il Ministro che la mandò via dalla direzione del Dap perché la giudicava troppo incline al trattamento e troppo poco alla sicurezza. Eppure sembra quasi banale il contrario. La distinzione tra trattamento e sicurezza è una fictio legis. Tutto è osmotico, fluido, quanto meno interdipendente. In Olanda i responsabili della sicurezza interna non sono poliziotti e non sono in divisa. Ho conosciuto educatori molto inclini a fare i poliziotti e poliziotti molto inclini a fare gli educatori. Eppure è in sé evidente che più la vita è aperta, più le condizioni materiali sono dignitose, più le persone si sentiranno trattate da persone. Nonostante ciò, in cinque anni le carceri sono rimaste sostanzialmente così come erano. Docce in cella sono poche, acqua calda poca, mense e aree verdi poche, bidet pochi. I soldi, come afferma la Corte dei Conti, sono spesi disordinatamente.

 

Margara: La prima resistenza veniva opposta dicendo che le trasformazioni sarebbero costate molti soldi. Il discorso non mi persuade. L’acqua in cella già c’è. Realizzare uno spazio doccia è una cosa che verosimilmente è possibile in molte delle strutture carcerarie senza grande spesa e senza programmare grandi trasformazioni. Non si è mai spiegato perché fosse costoso l’adeguamento. Bisognava solo applicare un’apparecchiatura modesta quale la doccia. La resistenza viene sempre dall’indifferenza. Si riteneva che non fosse un problema attuale di cui occuparsi. Invece ogni tanto viene fuori qualcuno che ha fatto qualcosa, a dimostrazione che non c’era nulla di impossibile. I soldi non dovrebbero essere un punto fondamentale.

 

Gonnella: Purtroppo però sono un buon alibi per non fare le cose.

 

La conversazione tra Patrizio Gonnella e Alessandro Margara è tratta dal Cd-Rom La mappa delle illegalità: carcere un sistema fuorilegge, a cura dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione.

 

Le Iniziative di Antigone, a cura della Redazione

 

Mercoledì 5 ottobre 2005 alle ore 18.30, presso la Libreria della Fronda, in via Stevenson n.28-30 a Roma, presentazione del libro Patrie galere, viaggio nell’Italia dietro le sbarre, di Stefano Anastasia e Patrizio Gonnella, edito da Carocci. Interverranno Erri De Luca ed Eligio Resta, saranno presenti gli autori.

 

Venerdì 14 e sabato 15 ottobre 2005, presso il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, Via San Vittore n° 21, a Milano, Convegno europeo sulla figura del Garante e la tutela dei diritti delle persone limitate nella libertà, organizzato dalla Provincia di Milano in collaborazione con l’Associazione Antigone.

 

Segue il programma.

 

Venerdì 14 - Ore 9.00

 

Saluti ufficiali: Presentazione del convegno - Francesca Corso, Assessora della Provincia di Milano con delega al Carcere

Saluti di: Luigi Pagano, Direttore del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Regione Lombardia e Francesco Castellano, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano

Istituti e pratiche di tutela dei diritti delle persone private della libertà - Patrizio Gonnella, Presidente Nazionale di Antigone

L’universalità dei diritti umani e le garanzie dei diritti dei detenuti - Luigi Ferrajoli, Ordinario di Teoria generale del diritto, Università degli Studi di Roma Tre

 

10.45 Coffee-break

 

Il passaggio dalla legge 75 a oggi. Sistema penitenziario e linee di riforma – Alessandro Margara, Presidente della Fondazione Michelucci

La tutela dei diritti nel mondo – Andrea Matricardi, Vice Presidente di Amnesty International

La tutela dei diritti in Europa – Mauro Palma, componente di nomina italiana del Comitato europeo per la prevenzione della tortura

 

13.00 Pausa pranzo

 

14.30 - 17.30 Cantieri paralleli

 

La tutela dei diritti nei vari contesti di restrizione della libertà. Presiede: Giorgio Bertazzini, Presidente Antigone Lombardia. Interventi previsti da parte delle Istituzioni e delle Associazioni: Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria della Lombardia; Centro Servizio Sociale Adulti Milano; Centro Giustizia Minorile; Ospedale Psichiatrico Giudiziario; Associazione Antigone; Naga; Mental Health: Unasam; Juvenile mental health; Ekotonos Project; Agesol; Cad; Avvocati per niente

 

Confronto tra i garanti istituiti a livello locale. Presiede: Giovanna Fratantonio. Ospiti: Garante Gran Bretagna; Garante Portogallo, Garante Cipro. Interventi: Comune di Roma, Luigi Manconi; Comune di Firenze, Franco Corleone; Regione Lazio, Angiolo Marroni; Comune di Bologna, Desi Bruno; Comune di Torino, Maria Pia Brunato.

 

Sabato 15 - Ore 9.00

 

Sessione plenaria - Ripresa dei lavori. Francesca Corso, Assessora della Provincia di Milano con delega al Carcere Interventi dei Garanti Europei di: Inghilterra; Cipro; Catalogna; Restituzione dei lavori dei cantieri - Giovanna Fratantonio - Giorgio Bertazzini. Conclusioni - Francesco Maisto

 

Ore 11.30 - 13.30 Tavola Rotonda

 

Presiede: Gad Lerner. Interventi: DS, Massimo Brutti; Margherita, Giuseppe Fanfani; Rifondazione Comunista, Giuliano Pisapia; Comunisti Italiani, Gianfranco Pagliarulo; Verdi, Pier Paolo Cento; Forza Italia, Gaetano Pecorella; AN, Antonino Caruso; Udc, Erminia Mazzoni.

 

Venerdì 28, sabato 29, domenica 30 ottobre 2005, Palazzetto dello Sport di Perugina, "Strada Facendo 2" - Appuntamento nazionale di approfondimento e proposta su: carcere; dipendenze; disabilità; immigrazione; giovani e prevenzione; psichiatria; senza dimora; tratta degli esseri umani. Il Gruppo Abele e la Regione Umbria in collaborazione con il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca) e il Cantiere delle Riviste, propongono tre giornate di riflessione e confronto in merito alle politiche sociali e all’esigenza di un loro rilancio dopo anni di non curanza e di scelte di basso profilo.

 

Segue il programma:

 

Venerdì 28 - Ore 10.00 – 13.00

 

Saluti: Presidente Regione Umbria, On. Maria Rita Lorenzetti; Assessore alla Politiche Sociali Regione Umbria, dott. Damiano Stufara; Sindaco di Perugina, dott. Renato Locchi

Relazioni: Dal penale al sociale; Il ruolo del narcotraffico; Carcere ed emarginazione; Accoglienza è sicurezza; Quale posto per gli immigrati; Giovani tra precarietà del lavoro e necessità di tutele

 

Ore 14.30 – 18.30

 

Sezione A: Il carcere. Non solo in riferimento ai temi maggioritari e prioritari dell’immigrazione e tossicodipendenza ma rispetto alla questione preliminare della giustizia e delle scelte selettive da parte di una politica penale.

Sezione B: La tossicodipendenza. Per quanto riguarda gli interventi dei servizi rispetto alla dipendenza patologica sia nei confronti di un consumo diffuso ad elevata componente di rischio. Quali interpretazioni dell’evoluzione del fenomeno tra cronicità e possibilità di emancipazione, quali strategie e politiche di intervento.

Sezione C: La disabilità tra diritti esigibili nell’aiuto alle persone e il sostegno alle famiglie. La problematica del "dopo di noi". Inserimento lavorativo.

Sezione D: La questione psichiatrica oggi: quali direzioni nel potenziamento dei servizi territoriali e nel superamento delle vecchie e nuove reclusioni.

Sezione E: Le persone senza dimora. L’aumento della emarginazione e le politiche di integrazione tra servizi di emergenza a bassa soglia e la costruzione di opportunità di reinserimento sociale.

Sezione F: Immigrazione: alcune necessarie modifiche legislative (CPT, flussi, permessi di soggiorno), le indicazione per l’implementazione dei servizi, la conciliabilità delle politiche di accoglienza e di sicurezza.

Sezione G: La tratta degli esseri umani: il traffico di donne a fini di sfruttamento sessuale, il traffico di minori, lo sfruttamento nei luoghi di lavoro.

Sezione H: I giovani: gli interventi preventivi tra informazione, accompagnamento e promozione di opportunità.

 

Sabato 29 - Ore 9.00 - 13.00

 

Dibattito: interventi preordinati e liberi, elaborazione dei punti principali per il rapporto in assemblea. Il lavoro è condotto parallelamente in ciascuna delle otto sezioni.

 

Ore 14.30 - 18.00

 

Restituzione in plenaria delle relazioni delle sezioni

 

Domenica 30 - Ore 9.00 - 13.00

 

La costruzione del welfare sotto il profilo politico amministrativo. Con la presenza del Prof. Romano Prodi.

Confronto con Assessori regionali, comunali, dirigenti di settore (sanità, assistenza, lavoro, politiche giovanili, rispetto alle buone prassi possibili nel costruire un sistema di welfare).

 

 

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