L'idea di progetto e la realizzazione
Con il Trattato di Amsterdam, siglato il 2 ottobre 1997, l'Unione Europea si è
posta l'obiettivo di “fornire ai cittadini un livello elevato di sicurezza in
uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, sviluppando tra gli Stati membri
un'azione in comune nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in
materia penale e prevedendo e reprimendo il razzismo e la xenofobia” (art.
29).
I contenuti delle azioni dell'Unione europea nei settori della cooperazione di
polizia e giudiziaria in materia penale si sono, successivamente, andati
precisando attraverso il piano di azione di Vienna e le decisioni del Consiglio
europeo riunitosi a Tampere il 15 ed il 16 ottobre 1999. In detto Consiglio i Paesi membri hanno individuato, quali ambiti prioritari per
iniziare a sviluppare la cooperazione, la criminalità giovanile ed urbana e la
lotta contro la droga. La prevenzione della criminalità minorile è diventata, pertanto, una
priorità
in materia di politiche di intervento nel settore GAI (Giustizia e Affari
interni).
Nel corso del 2000 i rappresentanti delle istituzioni che si occupano di
giustizia minorile in Italia, Francia, Spagna e Portogallo hanno iniziato un
lavoro di ricognizione dei sistemi della giustizia minorile dei 15 Paesi membri
dell'Unione ed hanno avviato uno scambio di informazioni sul fenomeno della
delinquenza giovanile.
Nell'ottobre dello stesso anno, i funzionari della delegazione italiana hanno
presentato a Parigi, durante un incontro con i funzionari della giustizia
minorile dei 15 Paesi membri, il progetto di costituzione presso l'isola di
Nisida (Napoli) di un Centro studi europeo sulla delinquenza minorile, elaborato
con la collaborazione del Centro Interuniversitario sulla Genesi e sullo
Sviluppo delle Motivazioni Prosociali e Antisociali.
La scelta dell'isola di Nisida era stata concordata fra il Ministero della
Giustizia e la Regione Campania nell'ambito di un primo Protocollo d'intesa
siglato nel corso dello stesso mese dell'anno 2000.
Nel corso di un vertice tenutosi a Torino nel gennaio 2001, i Ministri della
Giustizia francese e italiano hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta con
la proposta di costituzione del Centro Studi nell'isola di Nisida.
Il 18 dicembre 2002, il Dipartimento Giustizia Minorile, la Regione Campania ed
il Comune di Napoli hanno sottoscritto un ulteriore e più specifico Protocollo
di Intesa per la costituzione di un Centro Studi Permanente Europeo sulla
devianza minorile nell'isola di Nisida, destinato alla promozione di incontri
internazionali ed attività di ricerca, studi e formazione.
Con decreto del 31 marzo 2003 il Ministro della Giustizia ha istituito
nell'ambito del Dipartimento per la Giustizia Minorile il Centro Europeo di
Studi sulla devianza e il disagio giovanile, con sede a Nisida, per sviluppare
insieme ai Paesi dell'U.E. politiche ed interventi di contrasto alla devianza e
alla criminalità giovanile.
Scopo primario del Centro è, dunque, quello di raccogliere e studiare i dati
relativi alle varie forme di devianza minorile per sviluppare la conoscenza di
tale fenomeno a livello europeo nonché articolare strategie di prevenzione e di
contrasto. In particolare, l'obiettivo generale risponde all'esigenza di fornire ai Paesi
U.E. informazioni circa il peso e l'evoluzione della devianza minorile, nonchè
sulle caratteristiche, le soluzioni ed il funzionamento dei diversi sistemi
della Giustizia minorile. Il lavoro del Centro si focalizzerà sul monitoraggio della devianza giovanile e
sull'analisi delle risposte adottate, ponendosi come utile supporto scientifico
ad attività di studio, ricerca, formazione e sperimentazione svolte nei Paesi
dell'Unione.
L'isola di Nisida e' stata prescelta, oltre che per lo straordinario valore
paesaggistico, per la presenza di strutture tradizionalmente destinate ai
giovani dell'area penale e per la positiva sperimentazione di modelli di
intervento nei confronti di giovani a rischio di devianza o sottoposti a
provvedimenti penali dell'Autorità Giudiziaria minorile.
Le strutture della Giustizia Minorile
L'idea della realizzazione del Centro Studi Europeo si inserisce in una dinamica
progettuale più ampia che vede impegnato il Dipartimento per la Giustizia
Minorile in una riorganizzazione complessiva di tutte le strutture edilizie site
nell'isola, che sta coinvolgendo e coinvolgerà anche l'istituto penale, con un
progressivo rinnovamento in termini sia funzionali sia prestazionali in modo da
rispondere puntualmente alle nuove dinamiche trattamentali in tema di minorenni,
e le preesistenze storiche ed archeologiche dell'isola al fine di recuperare e
conservare un patrimonio storico culturale unico al mondo, con l'intento di
renderlo fruibile all'interno di percorsi educativi che coinvolgano minori. Gli sforzi dell'Amministrazione si sono concentrati nella realizzazione del
primo tassello del mosaico con l'obiettivo dell'inaugurazione in occasione del
semestre italiano di presidenza europea; nonostante il tempo ristretto si è
riusciti in soli cinque mesi a realizzare il completamento delle opere con un
impegno che ha portato al risultato, che tutti possono oggi ammirare a Nisida,
consistente nella profonda ristrutturazione dei due edifici principali, i quali
negli scorsi anni erano stati sotto utilizzati e lasciati al logorio di un
ambiente particolarmente aggressivo, oltre alla sistemazione di diverse
componenti infrastrutturali quali i sistemi impiantistici elettrico, telefonico
e di illuminazione stradale, il sistema di viabilità e sosta, le aree verdi
adiacenti.
Il Centro Studi Europeo
Il complesso é composto da un insieme di immobili i quali dovranno rispondere
alle esigenze di un centro che permetterà agli utenti di avere a disposizione,
non solo la tranquillità di un sito adatto allo studio ed alla ricerca, ma
anche e soprattutto quegli strumenti e quegli spazi che consentiranno loro di
approfondire tematiche specifiche. L'assetto finale del gruppo di edifici doterà il centro di sala conferenze,
sala riunioni, biblioteca, sala multimediale, sale di varie dimensioni per
gruppi di studio e seminari, oltre a tutti quei servizi di supporto che vanno
dalla ristorazione (cucina e sala da pranzo) alla gestione del centro (direzione
amministrativa) alla foresteria per consentire il soggiorno direttamene
sull'isola, oltre a quant'altro necessario anche per occasioni di eventi
speciali quale quello di questi giorni (spazi di reception, sala stampa, spazi
di rappresentanza, ecc.).
Degli edifici ristrutturati e che si stanno inaugurando, il principale è stato
oggetto di un'attenta progettazione che ha teso a renderlo funzionale per le
diverse esigenze dell'Amministrazione. Esso infatti presenta al piano terra una
grande sala che grazie ad una parete mobile di ampie dimensioni può
trasformarne completamente l'utilizzazione con ben quattro posizioni e cinque
assetti possibili, passando dalla sala riunioni ristretta alla sala intera in
diretto collegamento con la sottostante cucina per trasformarsi in sala da
pranzo. La dotazione di una sala regia e di salette per traduzioni simultanee ne
aumenta la funzionalità in termini impiantistici, integrata attraverso un
completo cablaggio con la sala sottostante e gli altri edifici componenti il
centro, permettendo di sfruttare appieno le moderne tecnologie di
videoconferenza.
Al piano seminterrato la sala conferenze per 90 posti, mentre l'adiacente cucina
nei periodi di bella stagione potrà sfruttare l'ampia terrazza panoramica
(esposta a sud-ovest) che offre un'importante vista su Porto Paone e le isole
antistanti del golfo di Napoli. L'assetto finale prevede anche il recupero dell'edificio denominato
"Lavanderia Borbonica", posto più in basso quasi a livello del mare
nell'ansa di Porto Paone, oggi raggiungibile attraverso un percorso
approssimativo nel verde, che verrà sistemato onde rendere agevole e piacevole
una passeggiata che darà la possibilità di conoscere appieno l'isola; in esso
verranno realizzate le sale per i seminari, attrezzate con moderni sistemi
impiantistici ed informatici sempre per agevolare al massimo lo svolgimento dei
lavori.
L'impegno del Dipartimento è esteso, come detto, anche alla struttura
penitenziaria, già oggetto di recente di varie opere di riorganizzazione e
ristrutturazione (nel 2002 si è conclusa la ristrutturazione di un nuovo
padiglione detentivo), nell'intento che la stessa possa essere sede di
sperimentazione e applicazione di quelle metodologie di trattamento affinate dai
lavori del Centro Studi Europeo ed anche di ricerche ed approfondimenti
progettuali sulle strutture edilizie detentive del futuro, confermando una
vocazione storica dell'isola di Nisida.
La
storia dell'I.P.M. di Nisida
In Italia, gli interventi di giustizia minorile
hanno sempre avuto un obiettivo di garanzia e tutela del minore, anche quando
hanno inteso perseguire le azioni criminose da questi compiute. Nisida ha
offerto, negli anni, le condizioni ideali per sperimentare tutte le diverse
modalità dì intervento in favore dei minori e che hanno scandito, nel tempo,
le diverse fasi delta politica minorile. Ai primi dell'800, fu ripreso un progetto di trasformazione della Torre di
guardia di Nisida, da tempo abbandonata, in un istituto dl pena. lì progetto
Ideato da Gioacchino Murat fu adottato, dopo il suo ritorno a Napoli, da
Ferdinando IV di Borbone che voleva creare a Nisida anche un porto franco. In
tutta la penisola si era presa coscienza del problema carcerario e della
necessità di migliorare le condizioni di vita dei detenuti per il loro recupero
morale.
In questo clima vengono accolte con favore le teorie di alcuni
"riformatori" inglesi tra cui spicca Jeremy Bentham che, al fine di
realizzare l'obiettivo della risocializzazione, assegna al carcere un carattere
di controllo totale.
E' il progetto Panopticon basato sul “principio ispettivo”.
La forma circolare apparve a tutti come la più idonea. Di qui la scelta della
torre di guardia di Nisida che, tra l'altro, si trovava in una posizione
strategica, vicina alla città ma anche sufficientemente isolata.
L'incarico di costruire il penitenziario fu affidato al De Fazio, lo stesso che
aveva progettato il Lazzaretto o ristrutturato il porto. Benedetto Croce, che ebbe modo dì visitarlo e di parlarne in un articolo su
“Napoli nobilissima", lo descrive dl forma rotonda, a tre piani: il piano
terra era occupato dai laboratori, mentre ai due piani superiori erano i
dormitori. I detenuti ospitati erano 1.100. I Borbone vi rinchiusero detenuti comuni e prigionieri politici; tra questi
ultimi Michele Pironti, Carlo Poerio, ed i promotori dei moti dì Nola.
Da allora viene definita la vocazione al penale dell'Isola. Nel 1934 la storia dei minori devianti e quella di Nisida si incontrano. A
Nisida venne insediato un Riformatorio giudiziario agricolo poi
trasformato in Casa di rieducazione. Era, questa, una struttura dove veniva
svolta l'opera di recupero dei minori irregolari nella condotta o nel carattere
quando il Tribunale riteneva opportuno che la rieducazione avvenisse in contesto
istituzionale.
Nelle case di rieducazione potevano anche essere collocati i minori
entrati nel circuito penale, che fossero o meno sottoposti a carcerazione
preventiva, oppure minori prosciolti per incapacità di intendere e di volere
senza che fosse stata loro applicata una misura di sicurezza detentiva o
prosciolti per concessione del perdono giudiziale o sottoposti a pena ma con
sospensione condizionale della stessa.
L'istituto era il prototipo del modello fascista di rieducazione dei minorenni. La legge n. 888 del 1956 dispone la sottrazione del minore in attesa di giudizio
al carcere per i minorenni, sostituendolo con l'Istituto di osservazione,
all'interno del quale furono istituite sezioni di custodia preventiva allo scopo
evidente di svolgere indagini sulla personalità ed idonee a favorire la
personalizzazione del trattamento. Uno di questi Istituti viene insediato
proprio a Nisida, a partire dal 1971, occupando la parte apicale dell'Isola.
Il ricco dibattito culturale e politico che porta alla riforma del Codice di
Procedura Penale Minorile, contenuta nel D.P.R. 448/88 realizza un
intervento che persegue fondamentalmente due finalità: favorire la rapida
fuoriuscita del minore dal circuito penale e deflazionare il ricorso a misure
detentive. In quella prospettiva viene costituito l'Istituto penale per i minorenni e si
avviano a Nisida una serie di progetti di recupero e prevenzione dei minori
devianti.
Da allora, a Nisida, il Dipartimento per la Giustizia Minorile ha realizzato un
intervento penale e sociale, che operando su un vasto campo di azione e
nell'ottica della polifunzionalità, ha teso a limitare e prevenire l'estendersi
del fenomeni di emarginazione e devianza. Attualmente l'isola ospita una pluralità di strutture, diversamente orientate
sia per tipologia di utenza che per progetti educativi.
oltre quindi all'IPM, che accoglie sia una utenza maschile che femminile
sottoposta a provvedimenti penali, sull'isola è presente una comunità penale
dell'Amministrazione, il centro diurno polifunzionale ed i laboratori del
Progetto "Nisida: futuro ragazzi", destinati a minori e giovani sia
"a rischio" che sottoposti a provvedimenti penali, coattivi e non.
La Comunità penale, sebbene i minori presenti siano prevalentemente
sottoposti alla misura cautelare non detentiva, accoglie una utenza con
posizione giuridica eterogenea che non comporta una omogeneità di trattamento
ma ipotesi operative ed organizzative diversificate ed individualizzate. La
vocazione della Comunità di Nisida è di stretta interconnessione con le
risorse sociali e culturali del territorio e di integrazione con le offerte
educative dell'associazionismo e del privato sociale.
Il centro Diurno polifunzionale è un centro promotore di iniziative
educative e culturali, rivolte ai minori dell'area a rischio e dell'area penale,
alcune delle quale coinvolgono anche i ragazzi degli altri servizi della
giustizia presenti sull'isola. L'obiettivo del servizio è quello dl assicurare
ai giovani utenti una guida educativa nelle fasi del reinserimento sociale, ed
in particolare per quello scolastico, sul territorio.
I laboratori del Progetto "Nisida: futuro ragazzi” (realizzato in partnership con il Comune dl Napoli) tende alla realizzazione di azioni mirate
alla formazione di minori - dell'area a rischio e penale non detentiva - ed al
loro inserimento nel mondo del lavoro, in una ottica di integrazione con le
realtà produttive, culturali, sportive e sociali offerte dal territorio. Il progetto vede attualmente attivi i laboratori di ristorazione, addetto al
verde attrezzato, ceramista, scenotecnica e falegnameria museale.
All'apice dell'isola, lì dove un tempo sorgeva il bagno penale e poi l'istituto
di osservazione oggi sorge un Istituto penale per minorenni, che a
giudizio dl molti commentatori costituisce un'esperienza all'avanguardia.
I minori che ospita non sono più i Lazzari rivoluzionari che affollavano il
"Serraglio" di piazza Carlo III; non gli scugnizzi che si arrangiavano
per sopravvivere, rinchiusi al Filangieri; né i più recente "muschilli",
strumento inconsapevole dei trafficanti dl morte. Ai giorni nostri lo scugnizzo
ha cambiato pelle, si è aggiornato ai nuovi tempi.
L'équipe dell'Istituto ha dato impulso al processo di sensibilizzazione e
coinvolgimento della comunità esterna nel trattamento intramurario e nella
risoluzione delle problematiche di reinserimento dei giovani reclusi che,
particolarmente in una città come Napoli, assume dimensioni rilevanti. Nella esperienza maturata nel corso degli ultimi anni è cresciuta la
consapevolezza dei limiti di quegli interventi che non sappiano tenere conto
della pluralità di problematiche familiari, socio - culturali ed ambientali, dì
cui i minori devianti sono portatori, e che non siano in grado di offrire loro
opportunità di sperimentarsi in contesti diversi con modalità relazionali
differenti.
La metodologia del lavoro di rete ha permesso di integrare le attività di
servizi ed enti che si occupano di specifiche problematiche in modo da garantire
al giovane interventi che lo considerano come soggetto portatore di bisogni
diversi ma da affrontare in modo complessivo.
Soggetti coinvolti sono stati il privato sociale, i gruppi di volontariato, le
associazioni (es., Lione e Rotary) e i servizi presenti sul territorio, le
parrocchie, le circoscrizioni, la Fondazione Banco Napoli ed in particolare gli
Enti Locali. Tali collaborazioni sono state definite in rapporto al contributo specifico che
ciascuna agenzia ha potuto fornire per il raggiungimento degli obiettivi
trattamentali. Un segmento della rete, in accordo con il Tribunale per i minori di Napoli ed
alcune realtà ecclesiali, tende alla realizzazione dl un progetto dl
accoglienza dei giovani dimessi dall'l.P.M. ad opera di associazioni e singoli
particolarmente sensibili ai problemi della devianza giovanile e disponibili a
sostenere i ragazzi nella loro fase di reinserimento.
Il progressivo abbassamento dell'età da cui si comincia a delinquere si
accompagna ad un altro preoccupante fenomeno: il salto dl qualità dell'utenza
minorile. Le bande di minorenni e le denunce per associazione a delinquere di
stampo camorristico, hanno subito in Italia, ed in Campania soprattutto, un
aumento progressivo.
Questo ha permesso di tracciare un identikit del nuovo deviante: scarsissima
capacità dì comunicazione verbale e non verbale; assenza di etica; reazione
violenta e quasi primordiale agli avvenimenti; condizioni familiari e sociali
disastrate; non di rado sottoposizione a situazioni di sfruttamento. In questo quadro bisogna inserire l'ulteriore elemento rappresentato dalla
sempre più frequente collaborazione con adulti nella commissione di azioni
delittuose; con la inevitabile conseguenza dell'aggancio sistematico alle
organizzazioni camorristiche: una iniziazione che avviene il più delle volte in
ambito familiare, così come dalla famiglia i ragazzi sono addestrati ad azioni
estorsive.
Queste osservazioni sono confermate dalla crescita di comportamenti
caratterizzati da una forte carica di violenza e da una efferata crudeltà. A tal fine questo Istituto ha affermato la necessità di definire all'interno
dell'istituzione prassi sociali di disciplinamento, percorsi che favoriscano
l'acquisizione di modelli comportamentali pro-sociali, congruenti con le
aspettative della società civile e che possano favorire di conseguenza, un
reale inserimento del giovane condannato. In particolare tenendo conto del carattere multietnico che la nostra società va
assumendo è stato promosso l'apprendimento di modelli comportamentali che
incentivino la cultura della convivenza e dell'accoglienza, al pari di quella
della legalità.
Obiettivo generale di tale organizzazione resta la connotazione dell'Istituto
come "ambiente educativo", in grado di rispondere alle esigenze
di trattamento delle diverse forme di disagio e di devianza di una utenza in età
evolutiva; con particolare attenzione alle problematiche dei giovani adulti e
dei soggetti tossicomanici che rappresentano parte rilevante dell'attuale
utenza, quella nei cui confronti è possibile e doveroso ricercare percorsi
trattamentali alternativi. Un ulteriore obiettivo è stato posto nella creazione di condizioni atte a
favorire il coinvolgimento ed il supporto all'esterno della struttura penale dl
risorse del territorio per i giovani che vengono dimessi dall'l.PM., al fine di
favorirne il reinserimento sociale.
La devianza femminile (Rom)
Il fenomeno della devianza femminile è prevalentemente riconducibile alla
tradizione culturale Rom. Infatti le giovani ragazze cresciute nei molti campi nomadi del territorio
nazionale, sono vittime ed allo stesso tempo portatrici di una cultura che le
vede autrici di reato in ragione del loro ruolo sociale di sostegno
economico del clan parentale. Anche in questo caso l'applicazione della misura restrittiva della detenzione è
spesso l'unica strada percorribile per la magistratura. Paradossalmente le mura dell'Istituto hanno costituiscono per queste ragazze
una protezione dallo sfruttamento ed una occasione per entrare in contatto
con il modello femminile della società occidentale, che riconosce alla donna
quell'autonomia e libertà che a loro viene negata.
Gli spazi
All'interno della cinta muraria due diverse palazzine sono destinate
all'accoglienza dei minori e giovani suddivisi in gruppi; una palazzina è
destinata allo svolgimento delle attività didattiche e culturali e ospita i
locali della biblioteca; nella stessa palazzina sono ubicati gli uffici degli
operatori dell'area pedagogica, degli psicologi, del cappellano, dei
responsabili regionali della formazione professionale, degli operatori del
Ser.T. e la sala professori.
In altra parte del complesso dell'I.P.M. si trovano quattro diverse officine che
ospitano i laboratori di formazione professionale gestiti dalla Regione
Campania. A tali spazi si aggiunge la struttura del teatro, voluta da Edoardo De
Filippo, i piazzali all'aperto e la palestre, destinati alle attività sportive,
la sala mensa ed i locali attrezzati per l'assistenza sanitaria ed
infermieristica.
La sezione femminile è invece ospitata all'esterno della cinta muraria ed
accoglie anche il Centro dl Prima Accoglienza per le ragazze arrestate o
fermate, ed in attesa dl udienze del GIP. Essa consta di alcuni locali comuni,
per lo svolgimento delle attività trattamentali, un laboratorio di sartoria, un
laboratorio di pasticceria, una palestra ed un nido per i figli delle giovani
ospiti, di una stanza per l'assistenza infermieristica, di un piccolo spazio
all'aperto per le attività sportive, oltre che di un ufficio per gli operatori
pedagogici. Le ragazze, inoltre, fruiscono di alcuni spazi all'interno della
cinta muraria per alcune attività sportive e culturali; ciò in considerazione
dell'esiguità degli spazi interni alla sezione femminile.
Aspetti organizzativi e gestionali del servizio
Nel corso di questi ultimi anni dl lavoro lì Dipartimento ha perseguito
fondamentalmente l'obiettivo di: