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Lavoro in carcere Norme e informazioni utili per i detenuti delle carceri romane
Volume curato dall’Ufficio per la promozione del lavoro a detenuti, detenuti in misura alternativa ed ex detenuti - Assessorato alle Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo Locale, per il Lavoro
Introduzione a cura di Stefano Anastasia e Patrizio Gonnella
Il lavoro penitenziario, sia inteso come lavoro fra le mura carcerarie sia come lavoro extramurario, è negli ultimi anni in calo progressivo. E ciò è avvenuto a causa della crescita continua del numero di detenuti nelle carceri italiane e dei grandi cambiamenti intercorsi nel mondo del lavoro. Se si pensa che nel giro di un decennio i detenuti sono quasi raddoppiati mentre il numero di posti di lavoro è rimasto sostanzialmente stabile, si intuisce quanto in percentuale sia diminuito il numero dei detenuti occupati. Contestualmente il mercato del lavoro e la realtà sociale sono profondamente mutati. Cambiano le professionalità richieste e cambia la natura dei contratti di lavoro. Il legislatore ne ha preso atto. E nel 2000 con il nuovo regolamento di esecuzione e con la cosiddetta Legge Smuraglia ha inteso dare nuove regole al lavoro penitenziario, puntando principalmente sugli incentivi fiscali per chi assume persone svantaggiate (detenuti, ex detenuti sino a sei mesi dalla scarcerazione, e persone in esecuzione penale esterna). La legislazione ha complessivamente raggiunto un livello elevato di sofisticatezza. È cresciuto lo spazio a disposizione del privato sociale e del mondo imprenditoriale. L’accesso al lavoro interno è oggi più garantito nelle norme e le possibilità di assunzione dall’esterno dovrebbero essere più semplici e meno costose. Questo ovviamente sulla carta. La prassi è sempre più complessa. Compito di un ente locale e della società civile organizzata è ridurre il gap fra norme illuminate e realtà quotidiana. Sensibilizzare sulla natura costituzionale del diritto al lavoro anche delle persone private della libertà personale, mediare sulle risorse a disposizione per l’occupazione detenuta, orientare e formare i detenuti al lavoro, così come oggi è cambiato, creare nuove opportunità di inserimento lavorativo dentro e fuori le mura del carcere. Monica Vitali, magistrato del lavoro a Milano, ex giudice di sorveglianza, ed autrice di un volume dedicato al lavoro penitenziario ha sostenuto che la legge Smuraglia "risponde al disegno di ridurre, se non colmare interamente, la debolezza intrinseca del lavoro dei detenuti rispetto a quello libero, consentendo e favorendo la privatizzazione non solo delle attività produttive in senso proprio, bensì anche dei servizi negli istituti attribuiti tradizionalmente alla diretta gestione dell’amministrazione penitenziaria." La legge ha voluto promuovere un più agevole accesso da parte dei detenuti alle opportunità lavorative attraverso un sistema di incentivazione fiscale e contributivo: non potendo agire sulle retribuzioni, si è scelto di introdurre un sistema di aliquote contributive ridotte per le retribuzioni corrisposte ai detenuti e internati negli istituti penitenziari, ivi compresi gli ammessi al lavoro all’esterno, mentre resta fermo l’azzeramento dei contributi dovuti dalle cooperative sociali agli ammessi alle misure alternative alla detenzione che lavorino all’esterno dell’istituto, in affidamento, semilibertà o detenzione domiciliare. Gli sgravi contributivi si applicano anche per un periodo ulteriore di sei mesi dalla data di scarcerazione. Questo sistema differenziato viene esteso anche alle imprese pubbliche e private che organizzano attività produttive o di servizi all’interno degli istituti impiegando dipendenti detenuti o internati. In un quadro normativo in movimento, con la recente ultima pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto interministeriale di attuazione della legge Smuraglia, abbiamo pensato di costruire e mettere a disposizione di chiunque ne sia interessato una guida di immediata consultazione, con riferimenti a leggi (l’ordinamento penitenziario, il nuovo regolamento di esecuzione, la legge Smuraglia, il decreto che la applica) e a indirizzi utili (centri per l’orientamento al lavoro, centri di formazione professionale, centri per l’impiego, associazioni e cooperative aderenti alla consulta penitenziaria romana). Riteniamo che anche questo sia compito di chi istituzionalmente ha il compito di "orientare". I servizi offerti dal Comune
Qui di seguito troverete l’elenco dei servizi per il lavoro dell’Amministrazione Comunale. Si tratta di una rete di centri di orientamento al lavoro (CILO e COL, che nonostante il nome diverso hanno la stessa funzione) e di centri di formazione professionale. Il Comune di Roma ha competenza in materia di orientamento, mentre la Provincia ha competenza in materia di collocamento. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un profondo cambiamento del mondo del lavoro. Le opportunità di inserimento lavorativo sono oggi diverse e più complesse rispetto al passato. Se in passato era sufficiente l’automatismo di una iscrizione all’ufficio di collocamento, oggi è assolutamente necessario che un servizio pubblico si occupi di orientamento e accompagnamento al lavoro. Ecco perché, in una città difficile e ricca di fattori di disagio quale Roma, si è voluto dar vita ad una rete di strutture di orientamento al lavoro. Questa rete era originariamente composta da dodici centri di iniziativa locale per l’occupazione (CILO). A partire dalla fine del mese di marzo 2002 si sono aggiunti altri dieci Centri di Orientamento al Lavoro (COL). Nei centri di formazione professionale vengono invece svolti corsi di formazione alcuni dei quali per l'assolvimento dell'obbligo formativo. LAVORO IN CARCERE
1.Regina Coeli capienza regolamentare 633; al 31.dic.2001 890 2. Rebibbia nuovo complesso cap. regol. 1176; al 31 dic. 1400 3. Rebibbia femminile cap. regolamentare 287 al 31 dic. 2001 314 4. Rebibbia casa di reclusione cap. reg. 312; al 31 dicembre 2001 361. In tutto il Lazio vi sono 5288 detenuti e lavorano all'interno del carcere 1413 persone impegnate perlopiù in attività di amministrazione domestica. Il lavoro in carcere costituisce oggetto di un particolare impegno dell’Assessorato. Abbiamo dato vita ad un Ufficio per la promozione del lavoro per detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti. L’Ufficio, coordinato a titolo gratuito da Stefano Anastasia, presidente dell’associazione Antigone, ha il compito di dirigere gli interventi riguardanti opportunità di lavoro e formazione in e fuori dal carcere. Nasce dalla volontà di stabilire un rapporto organico di collaborazione e sinergia con i centri e i servizi che si occupano nel territorio di sviluppare politiche attive del lavoro e dalla intenzione di stabilire un rapporto organico con gli operatori del Ministero della Giustizia, con le strutture e le iniziative dell’Amministrazione Penitenziaria ai diversi livelli. Obiettivi principali dell’Ufficio:
ELENCO INIZIATIVE IN CORSO DI REALIZZAZIONE
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