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Alessandro Margara: Misure alternative ai clandestini in carcere
GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, 10 aprile 2002
Offrire misure alternative alla detenzione anche agli immigrati senza permesso di soggiorno? Si può, ricorda il magistrato Alessandro Margara, ex direttore generale del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria. «Prima c'era un permesso di soggiorno per ragioni di reclusione che veniva dato e che durava quanto durava, ora c'è una regola generale secondo cui se sono in esecuzione di pena in misura alternativa possono avere il permesso di soggiorno ed il libretto di lavoro, per una collocazione lavorativa corretta». Nel passato per gli extracomunitari «le misure alternative erano una cosa rara», ma lo stesso Ministero degli Interni ha poi chiarito che si possono dare; però affermare «come si dice, che queste persone non vanno trattate, tanto alla fine devono essere cacciate, credo che sia anche sbagliato, nel senso che se una galera fosse come dovrebbe essere - ossia tale che imparino la lingua, un mestiere -, è pure una funzione che la pena dovrebbe avere, anche se la persona poi dovrà andare nuovamente al suo paese», commenta Margara. Si tratterà di «accrescimenti di capacità e di risorse personali» che la persona potrà poi spendere nella sua nazione di origine; talvolta alcuni decidono di restare. Tuttavia le carceri sono sempre affollate di immigrati: «Le grandi masse di persone entrano, escono e poi rientrano per la scarsissima efficacia». Sui rimpatri degli extracomunitari Margara è critico: «Per quanto ne so viene fatto solo un cosiddetto foglio di via che la persona si guarda bene dal rispettare, oppure lo può anche consegnare ma per poi rientrare rapidamente - come può accadere anche quando si è accompagnati - in quella che hanno scelto come loro nuova patria». Insomma, di strade «più umane» da percorrere ce ne sono eccome.
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