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Spiragli Rivista dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia Anno 4°, numero 24, agosto-settembre 2004
Un giorno al centro clinico di Genova Marassi
di Guglielmo Leonardi Sento già che i gabbiani si levano in volo: il loro gracchiare annuncia che sta nascendo un nuovo giorno; e lo è anche per me, con la prima sigaretta. Il cielo è di un pallido celeste; tra breve sarà molto intenso e il sole farà capolino dal monte di Portofino e tutta la Liguria inizierà a vivere. Io mi riordino il letto, svuoto il portacenere e vado a fare pipì. Il contenitore del latte è pronto; nel frattempo ho messo su il caffè. Alle 8 circa arriva il latte e subito dopo la terapia consegnata da una delle tante infermiere dell’Est, una più carina dell’altra. Alle 9 ci aprono il cancello della cella (il blindo è sempre aperto) e chi vuole può andare per due ore al passeggio. Ma la maggioranza preferisce (come me) restare nella sezione a passeggiare nel lungo corridoio fino alla saletta delle riunioni o andare a prendere un caffè da compagni e amici. Nella mattinata passa il dottore ma è solo una visita formale; per le visite specialistiche bisogna farne richiesta. Alle 11,30 arriva il vitto composto da un primo, un secondo e contorno; tutto accettabile, anche se molti preferiscono farsi da mangiare secondo le proprie preferenze e disponibilità. Alle 12 si rientra ciascuno nella propria cella, tanto per far vedere che ci siamo tutti. Alle 13 riaprono e chi vuole può andare al passeggio; io ci sono andato due volte ma percepisco ancora di più quella sensazione di chiuso, vedendomi dentro quelle alte mura. Alle 15 si rientra, così sono certi che ci siamo tutti. Alle 16 riaprono e nella sezione ognuno fa quello che meglio crede. Ci sono anche dei volontari: tre ragazze molto carine e un ragazzo con cui passiamo un’ora a disegnare, costruire e, due volte la settimana, a seguire un corso di informatica con pratica sui computer per chi è all’inizio e per chi ne voglia sapere di più. Alle 17,30 passa la cena, anche questa accettabile. A me piace molto l’ insalata perchè è fresca e ben pulita. Alle 18 termina la giornata ed è forse il momento più triste perché si avverte di più il senso che non siamo liberi e che ci apriranno solo domani alle 9. Qui a Marassi sono celle per una persona, ma quasi tutte sono abitate da due persone con letti a castello. Solo pochi hanno il privilegio di poter stare da soli, come me; ma se ci sono dei nuovi arrivati bisogna farli entrare anche se ognuno di noi vorrebbe "scaricarli" agli altri. Alle 20 passa la terapia per chi ce l’ha prescritta; alle 22,30 c’è la terapia sedativa, sempre per chi l’ha prescritta. Da parte mia sto un pò alla finestra a guardare il sole spegnersi dietro la montagna; dedico un pò di tempo alla lettura di riviste o a scrivere a qualche amico che ho conosciuto lì a Montelupo. Anzi, permettetemi di salutare i tanti amici che mi ero fatto e la redazione della rivista Spiragli. Bene, amici, questa è una delle tante giornate "tipo" che si passano al centro clinico di Genova Marassi, nel quale vi opera personale specializzato e gli agenti di custodia. Devo dire che sono molto comprensivi e cercano di non farci "pesare" più di tanto la nostra triste situazione sia giuridica che di salute. Quando ero a Montelupo ho appurato che dottori e infermieri sono molto preparati; come anche il personale di custodia, anche se, vorrei dire loro, a volte è sufficiente un sorriso per alleviare le nostre sofferenze. (sommario)
di Antonio Bonanno Ogni mattina, tempo permettendolo, mi reco nel cortile alI ‘ aperto a prendere i primi raggi solari. Anche stamani ci sono andato. Mi sono lasciato accarezzare le gambe martoriate dai tiepidi raggi. Che sollievo mi hanno dato! Seduto sulla sedia, guardavo tutto intorno l’alto muro di recinzione che non mi lascia che vedere i rossi tetti delle case lontane dei montelupesi. Ammiravo le rondini che s’incrociavano nel cielo azzurro; beate loro che non hanno frontiere, che entrano e escono dai loro nidi garrendo allegramente! Sono poi ritornato in cella a finire quelle faccende che avevo iniziato: pulizia, sistemazione del letto e altre cose che servono al buon vivere quotidiano. Fatto questo, in attesa che arrivasse il vitto delle undici, mi sono rimesso a pensare. Chissà se quando uscirò, troverò gli stessi amici che ho qui dentro l’OPG. Non mi resta che pregare il buon Dio che mi aiuti, e gli chiedo ogni giorno di perdonarmi per quello che ho fatto. Ringrazio tutti i medici e gli infermieri che mi hanno salvato la vita. Non li dimenticherò mai anche quando verrà il giorno del mio rilascio. Ringrazio le operatrici, senza fare dei nomi: sono tutte buone e comprensive. Che dire del servizio di controllo e vigilanza? Fanno il loro dovere e per questo bisogna rispettarli; sono gentili e prodighi nel dare consigli e raccomandazioni. Alle ore 18 si cena, alle 21 veniamo chiusi in cella. Dal letto guardiamo qualche programma televisivo. Dalle ore 23 inizia sottovoce, il concerto "russamento": è la ninna-nanna dei detenuti che non dormono soli in cella. Ancora un giro di un agente a controllare che tutto sia a posto. Prego il buon Dio che mi aiuti a finire questi tristi giorni che mi impediscono la libertà totale. Solo un desiderio mi rimane: che domani venga accolta la mia richiesta della diminuzione della pena per poter uscire qualche ora in permesso speciale concesse dal rispettabile signor giudice di sorveglianza. Ho bisogno di queste ore per recarmi ad acquistare alcune cose personali che non si possono comprare con la domandina. Non so, logicamente, se scrivendo vi ho detto tutto; per me ho detto tanto. Perciò non mi resta che scusarmi e tante "grazie". Buona notte a tutti dal vostro settantacinquenne "Totonno e guagliarelle". (sommario)
Guardare oltre le sbarre attraverso il volontariato
Un internato dei "Lupi del Monte" volontariamente anonimo Fino a qualche anno fa credevo che chi intraprendeva la missione di volontariato, lo facesse solo per raggiungere scopi personali; per poter essere raccomandato in qualche ente istituzionale, per entrare in un mondo dove si dà per poi ricevere; favoritismo, in poche parole; o altro scopi subdoli. Forse per qualcuno sarà così, ma di certo non lo è per le persone (volontarie) che ho conosciuto all’interno di questa mura. Tastando il posto a qualcuno, osservandogli accuratamente in tutto il loro operato, esprimo con giudizio sincero e disinteressato (non intenzione di arruffianarmeli), che il loro alacre e paziente lavoro è mosso dall’amore per il prossimo, dalla solidarietà rivolta verso i più deboli in difficoltà. Dare per poi dare ancora; questa è l’assenza del volontariato e che ho riscontrato in molti di loro: sorriso, comprensione e disponibilità a lavorare in un modo dove le mura, le sbarre e la burocrazia fanno da padrone. Era da tempo che volevo esprimere questi sentimenti che nutro nei loro confronti, e solo oggi ho deciso di metterli nero su bianco. Non a caso sono reduce di una vacanza in montagna promosso da uno di loro, e questa è solo una delle tante iniziative che nel corso dell’anno organizzano. Infatti nell’ambito sportivo si fanno tornei di calcio e di pallavolo che ci permettono di trascorrere intere giornata al di fuori di questi tristi muri. Poi ci sono i "ritrovati", un gruppo di cinque o sei internati , che escono sovente con un operatore volontario. Per non dimenticare i volontari "storici" che accompagnano settimanalmente al di fuori dell’OPG alcuni internati. Poi ci sono iniziative religiose (catechismo tutti i giovedì), teatrali e musicali. Tutto ciò è realizzato dal volontariato e dagli operatori con l’avallo della direzione e, naturalmente, del magistrato di sorveglianza. Non a caso non ho fatto nessun nome, perché non li conosco bene tutti e avevo paura di trascurarne qualcuno. Ma di certo loro non trascurano noi. Operatori volontari, ora di preciso non so chi di loro percepisca rimborsi o stipendi e chi percepisca nulla; so solo che la loro presenza ci fa guardare oltre le sbarre animando i nostri cuori pigri e oppressi. Grazie. (sommario)
Anche all’OPG si va in vacanza
di Sereno Variabile Alcuni di noi dell’OPG, i più fortunati, quelli che possono già uscire in permesso ma alcuni anche meno fortunati che non possono trascorrere le vacanze a casa propria (tranne uno…), sono stati ospiti di Gabbro, un paese sulle colline dell’entroterra livornese. Sia all’andata che al ritorno, sono stati trasportati da un piccolo pulman messo a disposizione dalla "Pubblica assistenza" di Montelupo, alla quale vogliamo mandare un pubblico ringraziamento per la continua disponibilità. I sette giorni di vacanza sono stati organizzati all’interno del progetto "Mare e Costa". Da Gabbro ci spostavamo, accompagnati da alcuni volontari e operatori, per andare ogni giorno verso nuove destinazioni. Ci hanno accolto le "Spiagge bianche" di Cecina e quelle di Rosignano e di Castiglioncello. Abbiamo veleggiato in barca, fatto i turisti e i bagnanti in un parco di giochi acquatici. Abbiamo anche avuto la fortuna di assistere allo spettacolo di Holer Togni, stuntman di livello mondiale, che è in grado di far marciare un’automobile sulle ruote di un solo lato per poi raddrizzare il veicolo in piedi. Tanti gelati, pranzi, cene e colazioni intercalati dalle notizie delle dieci medaglie d’oro degli azzurri alle Olimpiadi di Atene. Notevole la gita nello splendido golfo di Baratti e a Populonia, da dove gli Etruschi avvistavano i tonni per pescarli. Nella stessa cittadina alcuni di noi hanno anche visitato il museo etrusco, piccolo e splendido. Infine una sosta a Livorno, al Santuario della Madonna di Montenero, una buona scorpacciata di more e, l’ultimo giorno, una partita di calcio. Poi il rientro. (sommario)
di Giorgio Garbin Come l’anno scorso anche quest’anno ci è stata offerta una settimana di vacanza dall’associazione "ve la sentite". Appena arrivati a Cecina abbiamo fatto conoscenza con gli altri ragazzi dei gruppo provenienti da realtà diverse e da altre regioni. Ci siamo trovati così a far parte di un gruppo di 35 ragazzi e ragazze di varia età, tutti con problemi psichiatrici ma con una gran voglia di divertirsi. Abbiamo mangiato dei panini e poi abbiamo fatto un giro per la pineta di Cecina accompagnati dal frinire delle cicale. La sera siamo andati a dormire in una foresteria, in un piccolo paese dell’entroterra, dove abbiamo cenato e cercato di fare conoscenza con gli abitanti dei luogo. Il giorno dopo siamo andati a fare una gita al golfo di Baratti dove abbiamo fatto un pic-nic e alcuni di noi hanno anche fatto il bagno. Devo dire che mi è piaciuto molto il golfo con il suo porto pieno di barche, gommoni e natanti vari. Poi siamo saliti a visitare Populonia, cittadina etrusca da cui si domina il mare, e dopo essere entrati nel piccolo museo etrusco, privato, abbiamo passeggiato un po’ per le suggestive stradine. Ci siamo accorti con rammarico che girare l’Italia a bordo di un camper crea non pochi problemi di parcheggio in quanto non c’è posto da nessuna parte tranne che negli appositi parcheggi che spesso sono pieni. Siamo tornati alla foresteria con una fame da lupo e, dopo aver cenato, abbiamo passato la serata in giardino a fare conoscenza con gli altri del gruppo e a divorare gelati prima di andare a dormire visto che eravamo tutti stanchi e provati dall’intensa giornata. Il mattino successivo ci siamo divisi in piccoli gruppi ed alcuni sono andati a prendere il sole in spiaggia mentre io con altri sette siamo andati a fare un giro con la barca a vela. È stata una bella esperienza anche perché ero già stato in barca a vela ma mai con il mare così mosso. Purtroppo uno dei ragazzi si è sentito male e così siamo dovuti tornare indietro un pò in anticipo. Il giorno dopo alcuni di noi sono andati in spiaggia mentre altri sono andati all’Acquapark, un parco acquatìco di divertimenti che si trova a Cecina e dove ci sono piscine, giochi e scivoli. Io non ci sono andato ma mi hanno detto che c’era troppa gente, le piscine erano intasate e ci volevano ore di coda per salire sugli scivoli. In definitiva sembra che non si siano divertiti molto. La mattina dopo siamo andati a prendere il sole in spiaggia dove abbiamo fatto il bagno. Siamo rimasti in spiaggia tutto il giorno e mi sono preso una mezza insolazione oltre a scottarmi come un gambero. Non avevo con me la crema solare ed è stato un errore stare per così tanto tempo sotto il sole cocente anche perché era la prima volta che lo prendevo quest’anno. È stata una bella settimana ed abbiamo conosciuto gente nuova, ci siamo divertiti molto e speriamo che il prossimo anno organizzino nuovamente una bella vacanza al mare. (sommario)
di Antonio Nuzzolo L’altra settimana ho scritto una domanda di trasferimento al Ministero, per cambiare OPG. Mi ero arrabbiato con una persona di cui non posso fare il nome e volevo andarmene via. Poi l’ho strappata e non l’ho spedita; ho cambiato idea. Io voglio rimanere fisso qui all’OPG di Montelupo. Odio le comunità e sto bene qua, anche perche, siccome le Comunità sono molto severe, quando vengono a sapere quello che ho fatto, non mi accettano. Da piccolo non mi sono comportato bene, anzi! Ho anche aggredito una operatrice con una bottiglia. Lei mi maltrattava, mi diceva: "Piantala! Falla finita! Ti spacco la faccia!". Questo è successo durante le vacanze a Sabaudia. Quando la Comunità viene a sapere quello che ho fatto, mi rifiutano e allora mi tocca stare qui per sempre. (sommario)
di Sandro Guala Ho sbagliato tutto quando, a dicembre del 2002 ho chiesto di essere trasferito, dall’OPG di Montelupo, a quello di Castiglione delle Stiviere. Era solo per le ragazze e la piscina. Mi raccomando, ragazzi di Montelupo: restate dove siete e non cambiate OPG, che qui in comunità ci sono tutti maschi e chi è venuto dagli OPG non viene rispettato; te lo rinfacciano sempre; c’è gente qui da otto dieci anni a forza di proroghe di sei mesi per volta. Oltretutto non mi lasciano, come vorrei, lavorare otto ore al giorno anche come manovale. E senza una richiesta di lavoro il giudice di sorveglianza non mi molla. Non riesco neanche, qui chiuso a chiave, a vedere la guida telefonica per parlare con un avvocato. Oltretutto a stare in comunità (come anche in clinica o OPG) mi prendono un milione al mese del mio reddito che supera il limite massimo del tetto. (sommario)
In cella mi sento spiato, anche di notte; pure quando vado in bagno. Per sapere se c’è qualcuno, butto le cose per terra, penso di essere perseguitato. In questi giorni non mi sento bene; mi sento un pò strano; la terapia mi mette sonnolenza. La terapia devo prenderla perche mi fa bene. Vado a letto alle 7, dopo aver preso la terapia. Io ho la stanza pulita. Sono un ragazzo pulito e penso di essere un simpatico ragazzo e bravo. (sommario)
di Antonio Nuzzolo Io voglio che la comunità non mi accetti perché non mi piacciono le comunità perché le regole sono troppo severe e mi farebbero scappare. È meglio restare qui all’OPG. La comunità forse non mi accetta per il motivo che ho detto delle brutte cose gravi ai dottori, alle dottoresse e al direttore. Mi ricordo quello che ho detto, del bambino e della bottiglia. Sono cose personali. Io in carcere non ci sono mai stato perciò del carcere non posso parlare, questo è vero. Se parlo del carcere non so quello che dico perché non ci sono mai stato. Quelli che sono in OPG vanno in carcere e quelli che sono in carcere vanno in OPG. Di notte accendo il televisore e vedo persone che si ammazzano. Queste cose le fanno vedere ai TG e poi le persone che hanno ammazzato vanno a finire in carcere o in OPG. Mi piace tanto la televisione, tutti i canali. I film mi piacciono un pò meno perché fanno a pugni e si danno le botte. Voglio diventare il capo di tutti gli OPG d’Italia. Gli OPG in Italia sono sei. Se Castelli, il ministro della Giustizia, mi fa comandare gli OPG, sono contento. Solo gli OPG e basta. (sommario)
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