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Associazione
Pantagruel - Liberarsi Numero 17 - giugno 2006
Il 6 luglio se vuoi partecipare al primo incontro con cui parte Estate… a Sollicciano, devi farci avere prima possibile i tuoi dati (nome, cognome, luogo e data di nascita e residenza) e in ogni caso entro e non oltre il 25 giugno inviandoceli per posta elettronica o telefonando al 055 473070.
Estate… a Sollicciano
Il 6 luglio è il primo incontro con cui parte Estate…a Sollicciano: quattro incontri tra la città e le sezioni femminili del carcere di Firenze. La mattina si entra alle ore 10 e vi è un momento di conoscenza e dibattito con un gruppo di ragazze detenute e di volontarie e volontari, nel pomeriggio si prosegue con un gruppo che fa musica: Zifones: Leonardo Nincheri (voce), Giacomo "Jack" Tasselli (chitarra), Luca Mattia (basso), Enrico Fontani (batteria). Questa prima iniziativa è organizzata dalla Pantagruel insieme all’Agesci, Clan Prato VI. L’iniziativa è con il patrocinio del Cesvot. Se sei interessata/o ad entrare nel carcere di Sollicciano, conoscere meglio la realtà delle sezioni femminili devi farci avere prima possibile i tuoi dati (nome, cognome, luogo e data di nascita e residenza) e in ogni caso entro e non oltre il 25 giugno inviandoceli per posta elettronica o telefonando al 055 473070. Devi anche aver compiuto i 18 anni.
Il nostro incontro con la Chiesa Valdese di Firenze
Il giorno di Pentecoste (4 giugno) Giuliano, Ijeoma, Gloria e Olga hanno partecipato alla funzione religiosa e poi all’agape comunitaria della chiesa valdese. Nel pomeriggio Gloria, Ijeoma e Giuliano hanno parlato brevemente de "La poesia delle bambole" e del nostro intervento come volontari nel carcere e poi hanno seguito la testimonianza portata da Lidia Barbanotti, una volontaria fiorentina, su un’interessante esperienza fatta nel Burkina Faso. È un rapporto importante quello fra la nostra associazione e la chiesa valdese fiorentina, iniziato da tempo e che certamente porterà ulteriori frutti. Ringraziamo in particolare la pastora Gianni Sciclone e Eva Hanhart.
Percorsi di innovazione del Cesvot 2005: bravi gli asini!
L’11 giugno a Castello Pasquini - Castiglioncello, il Cesvot ha premiato il progetto "A passo d’asino per i colli fiorentini", progetto presentato al bando "percorsi d’innovazione 2005" e vincitore del concorso. Il progetto presentato dall’Associazione Pantagruel, insieme ad Arci Asino Castello, Comune di Calenzano, Comune di Sesto Fiorentino, Comune di Bagno a Ripoli, Comune di Vaglia, Ministero della Giustizia - Carcere di Sollicciano - Sezione Femminile, Cooperativa sociale La Pignatta, Associazione "Obiettivo Francesco" onlus, Centro Sieci - Le case; si prefigge di dar vita ad un prospetto comune che coniughi ambiente e sociale, nell’ottica di un’economia eco-solidale fiorentina. Ne scaturisce un progetto che ruota intorno alla rivalutazione dell’asino, dei suoi significati culturali, che promuove il recupero di questo importante animale nelle pratiche del rinnovato utilizzo e le professionalità emergenti connesse. La creazione di un circuito di asinerie sulle colline intorno Firenze sarà il momento strategico del progetto. Alcuni dei proponenti metteranno a disposizione la propria struttura sul territorio per essere allestita ad asineria, che funzionerà da presidio operativo e punto tappa del circuito in progetto (Asineria del carcere di Sollicciano, Asineria di Pontenuovo Calenzano, Asineria di Paterno Vaglia, Asineria delle Sieci Compiobbi, Asineria di Villamagna Bagno a Ripoli). L’avvio delle asinerie innescherà un intenso processo di cooperazione fra i proponenti (e tra questi e gli enti pubblici e privati interessati) attraverso le seguenti molteplici attività: 1) circuito di turismo responsabile fortemente legato alle microeconomie rurali; 2) l’avvio di servizi di onodidattica, onoterapia (terapie assistite da asini), educazione ambientale. Formazione di nuove professionalità tramite un corso per operatori in onoterapia e stage per operatori ed allevatori di asini; 3) tutela della biodiversità nella rivalutazione dell’asino ed incremento della popolazione asinina. ! 4) la creazione ed il consolidamento di una rete strutturata fra associazioni, enti locali ed istituzioni. 5) lo studio e la definizione della rete viaria di sentieri, antiche mulattiere e vie di transumanza, emergenze naturali, storiche e culturali del territorio della Calvana, Mugello, Monte Morello, Monte Giovi, Valdarno; 6) inserimento al lavoro di persone in programma di recupero sociale. Pur essendo aperto a tutti, il progetto individua nelle categorie svantaggiate e nelle persone che provengono dalla marginalità e dal disagio sociale gli interlocutori privilegiati (sia come utenti sia come operatori). Il progetto parte… bravi gli asini!
Informacarcere a Pistoia
Presenteremo il progetto Informacarcere a "Concatenazioni" - culture e carcere, importante incontro che si terrà a Pistoia il 19 e 20 giugno presso la Casa Circondariale. In particolare, parleremo dei giornali del carcere e di Informacarcere nel pomeriggio del 20 (ore 15:00) nell’ambito della sezione dedicata a culture e carcere, alla presenza tra l’altro di importanti relatori come Corrado Marcetti della Fondazione Michelucci, Angela Barlotti membro del "Standing Committes for Libraries Service Disadvantaged Person Section" e altri ancora. Concatenazioni vede anche la presentazione del libro "Sembrano proprio come noi. Frammenti di vita prigioniera" di Daniela de Robert, lunedì 19 giugno ore 21:00 e il convegno "Sguardi oltre le sbarre", martedì 20 dalle ore 9:00, a cui partecipano, tra gli altri, Franco Corleone, Alessandro Margara, Massimo De Pascalis, Daniela Belliti e Franco Scarpa. Per informazioni rivolgersi alla Provincia di Pistoia - Assessorato alla Cultura (tel. 0573 974672/974671/97461 - mail: i.barontini@provincia.pistoia.it - www.provincia.pistoia.it). Tutte le iniziative sono a ingresso libero.
"Posta diretta" a Carmelo Musumeci
Continua ad andare avanti il sito Informacarcere aggiornato settimanalmente con nuovi scritti di detenuti, inoltre da pochi giorni è attiva anche una nuova sezione: "Posta diretta" dove è possibile rivolgere delle domande direttamente a Carmelo Musumeci, detenuto ristretto nel carcere di Nuoro che collabora a questa rubrica e che si mette a disposizione per rispondere a qualsiasi tipo di domanda riguardo la sua detenzione o al sistema carcerario in generale. Carmelo è un detenuto "particolare" (un suo curriculum lo trovate nella sezione) e senz’altro avrà tante cose da raccontarci…Scrivete a Carmelo!
Una lettera di denuncia sul caso di un trasferimento negato
"Chi si porge alla vostra cortese attenzione è la convivente del detenuto Gelsomino Giovanni, nato a Caltanissetta il 31/03/67, attualmente ristretto presso la Casa Circondariale di Sulmona, condannato alla pena dell’ergastolo e recluso da oltre 11 anni. Sono venuta a conoscenza della vostra associazione e perciò anch’io vorrei fare arrivare la mia voce, parlandovi di un fatto accaduto personalmente al mio convivente e che deve far molto riflettere sulle condizioni in cui ancora oggi vivono i detenuti italiani, nonostante viviamo in una società considerata evoluta dal punto di vista culturale e istituzionale. Durante il corso dell’anno 2005, il mio compagno ha più volte fatto richiesta al D.A.P. (anche tramite il proprio legale) di un trasferimento temporaneo dal carcere di Sulmona a quello di Caltanissetta, dove per trasferimento temporaneo si intende il limite temporale in senso stretto, affinché avesse la possibilità di vedere il proprio padre. In merito c’è da dire che il padre del detenuto in questione è gravemente ammalato, poiché è un soggetto diabetico con arteriopatia obliterante, tanto da aver subito nell’anno 2004 un’amputazione dell’arto inferiore di un arto che ha pregiudicato le normali possibilità di vita. Purtroppo tale richiesta è sempre stata rigettata con motivazione molto dubbia, dal momento che il D.A.P. ha richiamato quelle esigenze di sicurezza, che francamente dovrebbero essere scongiurate dal momento che si trattava di passare da un carcere all’altro per un tempo limitatissimo. Agli inizi del 2006, le precarie condizioni del padre del mio convivente si aggravano ulteriormente, tanto che dopo una lunga degenza in ospedale, i medici sono costretti ad amputare pure l’altro arto inferiore. Dato l’aggravarsi della situazione e in conseguenza del fatto che avendo entrambi gli arti inferiori amputati non si può sperare in una normale deambulazione di questo soggetto, il mio compagno decide di presentare un’istanza per un permesso di necessità ai sensi dell’art. 30 dell’ordinamento penitenziario. Il permesso di necessità consiste in un permesso che la legge accorda, sotto scorta, quando ci siano gravi pericoli di vita per un familiare del detenuto o comunque quando si verificano degli eventi gravi nella famiglia del recluso, dove per grave deve intendersi un fatto o positivo o negativo. Tale permesso prescinde dalla condotta carceraria del detenuto, nonché dal tempo materiale trascorso in carcere, infatti esso proprio per la sua particolarità dovrebbe dare impulso a quell’umanizzazione della pena, che di fatto rimane solo un’utopia. Dopo il danno avviene la beffa, infatti il M. di S. di Sulmona, interpellato del caso rigetta l’istanza motivando che il soggetto in questione non corre imminente pericolo di vita. Lo stupore di questo rigetto ha fatto seguito all’amarezza, infatti non si riesce a capire come i magistrati possano materialmente quantificare la vita che resta da vivere ad una determinata persona. Ringraziando Dio, solo il Padre Eterno possiede questa capacità. C’è da dire che questi tipi di permessi vengono concessi spesso dopo l’avvenuta morte del familiare, come dire il detenuto anziché avere la possibilità di dare un abbraccio al proprio caro si deve accontentare di pregarlo dietro una lapide! Allora viene da dire che pure dopo l’avvenuta morte del familiare il magistrato dovrebbe rigettare il permesso di necessità, infatti non ci sarebbe più l’imminente pericolo di vita! Tutto questo è assurdo ed è in netta contrapposizione con quanto è scritto nella nostra Costituzione. È una vergogna, bisogna smuovere le coscienze e far sì che il carcere non sia usato solo come un contenitore di delinquenti dove la parola d’ordine è repressione, se si continua così non si farà mai giustizia ma solo giustizialismo che è cosa ben diversa dalla giustizia. Purtroppo il carcere di Sulmona è diventato tristemente noto per i troppi suicidi avvenuti, mi viene da pensare che un detenuto privato della libertà, della famiglia e della dignità trova un’unica strada percorribile,! non riesco però a capire quelle persone che permettono che ancora oggi, in un’Italia che si definisce europea, accadono tali fatti. Spero vivamente che pubblicherete questa mia lettera e che tramite la presente sono riuscita a dare voce al mio compagno e a tante altre persone che hanno dovuto subire dei dinieghi assurdi in nome di una presunta giustizia che in realtà in molti casi ha tutto il sapore di vendetta. Distinti saluti"
Stefania Giordano - Caltanissetta
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