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Garçon - Il giornale dei ragazzi di Casal del Marmo (Anno XV, numero 45)
Garcon si racconta così…
di Freda
Siamo nel 1990, è da poco entrato in vigore il Nuovo processo Penale minorile quando, quasi a sorpresa, un gruppo di ragazzi (alcuni nordafricani) e di ragazze dà vita, con la loro presenza partecipata, nell’I.P.M. “Casal del Marmo” da noi oggi denominato “Il Casale”, ad una redazione dove per rappresentare a loro modo questa riforma nasce l’antenato dell’attuale giornaletto dal titolo “Il nuovo processo penale minorile visto al di qua delle sbarre”. Si trattava di una raccolta documentata delle loro vicende giudiziarie condite da rappresentazioni grafiche calate in una veste umoristica, che si combina con un profondo senso critico. Mi hanno dato loro lo spunto per continuare su questa strada, sono stati loro che mi hanno suggerito che era arrivato il momento di far sentire la loro voce, di volere portare all’esterno una realtà, la loro, poco conosciuta, male interpretata, volutamente ignorata. Nasce così Garçon, un giornalino che, in questi 15 anni, con un’alternanza tipica della struttura, di redattori maschi e femmine, italiani e stranieri, rappresentanti delle più disparate ernie, acculturati o meno, è riuscito, pur tra mille difficoltà sempre presenti, a reperire i fondi necessari a dargli continuità, ad uscire fuori dalle “quattro mura” e a farsi conoscere ed apprezzare in tutta Italia, non solo nell’ambito minorile ma anche negli istituti di pena, negli O.P.G., nelle università, nelle associazioni e negli istituti scolastici in un crescendo davvero inopinabile. Questa attività è molto seguita dai minori che vi partecipano con entusiasmo e assiduità, in quanto hanno trovato il loro modo di parlare di sé, delle loro vite, dei loro errori, dei loro desideri di cambiare. A volte ammettono, però, che la loro volontà è contrastata da tradizioni da rispettare, da fattori contingenti legati al loro modo di vivere, a situazioni familiari disgregate, al degrado ambientale e a quant’altro. Di anno in anno cresce il numero e la varietà dei lettori e i commenti sempre più favorevoli ed incoraggianti a proseguire su questo cammino ormai non si contano più. Garçon piace perché è vivo, semplice, profondo, autentico ed appassionante e mostra tutto l’impegno profuso nella stesura degli articoli pieni di originalità. Garçon è diventato la “carta di credito” dei ragazzi che hanno vinto la primitiva riottosità a scrivere per timore che il giudice, leggendo i loro momenti di verità, potesse trarne spunto per aggravare la loro situazione penale. Dei ragazzi che attendono con ansia l’uscita del numero a cui hanno partecipato per potersi dire “Bravo” da soli, quella parolina magica che non avevano mai sentito né avevano mai trovato prima il modo di dirselo. Ogni anno la redazione produce 5 numeri con una tiratura di 250 copie per numero, migliorandosi nella veste tipografica, rinnovandosi nella impostazione, aumentando il numero delle pagine corredate da illustrazioni di una certa valenza artistica. Nel 2003, grazie alla ospitalità offertaci dal Presidente del XVII Municipio, l’associazione “Garçon il salvagente”, per dare continuità al lavoro svolto all’interno del Casale, considerate anche le richieste dei relatori detenuti al momento del loro fine pena o della possibilità di usufruire di misure alternative, tenendo presenti altresì le finalità espresse nel suo Statuto atte al recupero, alla risocializzazione ed ad un adeguato inserimento lavorativo dei minori ad essa affidati, apre una redazione esterna a cui possono accedere anche minori sottoposti alla misura alternativa della “Messa alla prova” e i ragazzi del quartiere. I risultati fino ad oggi ottenuti con la pubblicazione di tre numeri di “Garçon con le ali”, nonché con la buona riuscita della “Messa alla prova” di uno dei frequentatori di questa redazione, fanno bene sperare per il futuro. Ed oggi, con il numero 45 di “Garçon” vogliamo festeggiare i 15 anni di attività ricordando tutti quei minori che si sono succeduti e che hanno concorso a dare fama e lustro ad un giornaletto preciso, perfetti che tanto ha significato per chi lo ha scritto e per chi lo ha letto.(sommario)
Cosa sappiamo di droga a 17 anni?
di Massimo e Giuliano
La maggior parte degli adolescenti di oggi inizia il loro attaccamento alla droga con il fumo, hashish o marijuana che è molto più buona ma è anche più difficile trovarla. Il fumo, invece, si trova ormai dappertutto, in locali, in centri sociali dove però non puoi spacciare perché lì sono comunisti e lo spaccio va contro i loro principi. Ci sono alcuni posti dove la droga te la vendono solo se ti conoscono, se si fidano di te e non pensano che sei uno che può dare problemi; in altri posti te la danno anche se non ti conoscono, ma ci stanno attenti, cercano di capire chi sei: se sei una guardia o sei uno che non li convince magari ti dicono di buttare i soldi per terra e loro ti buttano la roba per terra, in modo che nessuno può dire che ti hanno dato qualcosa in mano. Può funzionare così: vai in una piazzetta dove c’è un gruppetto di ragazzi che stanno in comitiva, tu ti avvicini e chiedi: “Scusa mi dai 10 euro?”. La società, la legge, le sentenze dei giudici, la polizia, la gente comune, tutti sono molto severi con gli spacciatori, secondo noi anche troppo! Le droghe più usate, non perché sono più buone, ma perché sono più economiche, sono gli acidi: sono fatti come piccole fogliette che si mettono sotto la lingua e si sciolgono, almeno crediamo, perché noi non le abbiamo provate, ma in base a quello che ci dicono. Gli acidi sì trovano soprattutto nei rave. Le pasticche invece si trovano in discoteca, nei locali notturni e sempre nei rave: sono economiche costano circa 10 euro l’una: danno effetti strani, di immaginare cose che non esistono, tipo che tu stai camminando piano, ma in realtà ti sembra che vada tutto velocissimo. È anche possibile che ti danno delle fregature, cioè che sia zucchero o polvere d’intonaco dei muri e te la vendono per droga! Lo speed, 20 euro al grammo, dà gli stessi effetti della cocaina, ma molto più forte e più veloce come effetto, è una polvere che, come dai una “botta”, ti brucia parecchio il naso, esalta tantissimo gli effetti della cocaina, se è proprio pura riesci anche a dare le capocciate al muro e non senti niente, ma anche questa non è buona come la cocaina. Di eroina non parliamo perché fa veramente schifo, è una cosa che ti butta giù, non ti tira su: non conosciamo nessuno che si fa di eroina, o meglio qualcuno lo conosciamo, però non ci interessa; costa poco, crediamo. L’oppio è molto buono e costa una cifra, non si trova molto facilmente, forse giusto nei rave. È tipica delle zecche, dei ragazzi di sinistra, è un olio dove intingi una sigaretta e fumi. La ketamina è una polvere cristallina che ti spacca proprio, o te la pippi oppure ci sono altri modi per prenderla, ma non li conosciamo. Costa come lo speed. E adesso passiamo alla grande droga dei ricchi, comunemente chiamata cocaina. Il prezzo si aggira intorno a 80 euro al grammo, ma più ne prendi meno la paghi, se per esempio ne prendi 5 grammi paghi più o meno 250 euro… ma poi dipende sempre da chi sei e da chi vai. Ci sono tanti tipi di cocaina: normale, bianca, in polvere, quella giallina che è chiamata “piscia di gatto” ed è molto buona. La più buona in assoluto è la squamata: è fatta come dei sassi, lucida, grassa, se hai tempo prendi un piatto e la scaldi, poi la schiacci. Se hai fretta te la prendi così e te la pippi. Te la puoi fumare, ma il rito che serve per prepararla è molto serio: serve una bottiglia di plastica a cui devi fare un buco in alto, sotto il collo della bottiglia, poi carta stagnola, accendini (meglio più di uno perché sul più bello non funzionano mai), bicarbonato o ammoniaca, cucchiaio da cucina, fazzoletto di carta, stuzzicadenti, acqua… succede sempre che ti scordi qualcosa, ma in caso se ti manca qualcosa te la pippi. Comunque quando hai tutto prendi la bottiglia e appunto gli fai un buco sotto il tappo, riempi la bottiglia d’acqua fino a sotto il buco, levi il tappo e ci metti la carta stagnola bucherellata; sopra la carta stagnola ci metti la cenere che hai già preparato prima facendo consumare alcune sigarette… le avevamo dette le sigarette nell’occorrente? No? Vedi, ci si scorda sempre qualcosa. A questo punto la bottiglia è pronta, prendi il cucchiaio, riempilo d’acqua, metti sopra il bicarbonato e la cocaina poi fai la fiamma sotto il cucchiaio e la cuoci. Quando comincia a fare le bollicine, levi la fiamma, assorbi un po’ d’acqua con un fazzoletto di carta, poi prendi lo stuzzicadenti e la tiri fuori appoggiandola in un ripiano aspettando che si asciughi e diventi come un sassolino. A questo punto prendi la cocaina cotta, l’appoggi sopra la carta stagnola bucherellata che sta sopra la bottiglia e la cominci a squagliare con l’accendino: si forma immediatamente fumo che scende dentro la bottiglia e che tu devi aspirare dal buco. Ci devi avere parecchio fiato per fumare in questo modo, anche perché poi te la devi tenere dentro: più la tieni, più fa effetto… e stai veramente una favola!(sommario)
di Sabrina
La gioventù di oggi è molto più bella di prima, più interessante e più moderna perché più sì cresce e più la nostra gioventù cambia. C’è una grandissima distinzione tra le giovani e i giovani perché gli uomini possono fare una vita molto simile ai gagè, significa che loro possono andare in discoteca, al bowling, al bingo, insomma possono divertirsi di più di noi donne. Invece noi siamo rimaste sempre alla solita tradizione, per esempio di restare a casa con i bambini o andare a lavorare, e lavorare significa rubare. Io penso che il mondo di oggi è molto affascinante perché è cambiato moltissimo, nel mondo di oggi ci sono tanti bei parchi molto belli e rilassanti, non dimentichiamo le fontane che proprio a me mi piacciono tantissimo, insomma tantissime cose che mi piacciono ma non ve le dico perché sono tantissime. Però ci sono anche tante cose che non mi piacciono, per esempio ci sono tante regole, più il tempo passa, più il mondo cresce e più regole ci sono. Non basta che ci siano tante regole qui in carcere, ma anche nel mondo di fuori dobbiamo sopportare le regole degli italiani. Per dire la verità a me non mi interessa niente di quello che succede nel mondo. Non so da grande cosa penserò, ma per adesso non è che mi importa così tanto. Mi importa solo che tutte le persone che mi sono care stanno bene e che io faccio la mia vita.(sommario)
di KarineLa gioventù di oggi?Secondo me è molto più libera di quella di prima, forse anche troppo nel senso che se pensiamo ai tempi di una volta con un altro tipo di educazione io di sicuro non sarei qui.
Come vivi? Io sono convinta di vivere bene ma effettivamente non è che vivo benissimo, non mi manca niente ma forse avrei bisogno di un po’ di autostima, forse autocontrollo ma penso che in ogni cosa ci vuole l’età.
Pensi a quello che succede nel mondo? Quando vedo il telegiornale mi sembra che sia impossibile che succedano certe cose, però penso che determinate cose non si possono giudicare, le devi vivere che è diverso e nei panni di quelle persone nun ce vorrei sta.
La famiglia? È una cosa importante, è un impegno che non si dà a tutti e se non sai mantenerlo non puoi tenerlo perché non è una cazzata, la famiglia va mantenuta.
Hai paura di affrontare il mondo? Io sinceramente ho paura di affrontare la vita, perché le nostre vite non sono facili, anzi sono complicate, nel senso che tutti pretendono da noi ma nessuno è capace di offrire. Forse delle volte offrono ma noi non siamo capaci di prendere. È strana la vita: quando hai qualcosa non la sai tenere, quando non la hai cerchi di averla, poi non la sai sfruttare ed è per questo che noi non riusciamo sempre ad affrontare il mondo come dite voi, non ne abbiamo volontà.
Perché tanti suicidi tra i giovani? Perché nel mondo c’è molta crudeltà, la gente è infame e cattiva.
Ti senti responsabile di quello che fai? In parte sì, certe volte sei tu il responsabile di quello che fai, delle volte no perché è la droga che ti fa agire in certi modi. Il furto lo fai quando stai lucido, invece la rapina (sottrarre qualcosa a qualcuno addirittura menandogli) quella è la droga nel senso che anche per levà un telefono a qualcuno puoi prenderlo a pizze, devi stà proprio fatto de brutto.
Pensi al futuro? Io ancora al futuro non ce penso però io vorrei vive ar contrario der passato mio che me so vista proprio brutta. Ho sofferto parecchio e penso che ‘a sofferenza der passato é un’armonia per futuro: soffrendo se cresce e per momento non faccio progetti.
La televisione? A televisione di oggi è tutta ‘na bugia però c’è ‘na cosa che me piace: Maurizio Costanzo, lui non lo posso vede, però mi piace la trasmissione, dà a tutti il proprio spazio per esprimere le idee proprie.
E la musica? La musica me piace eccome, soprattutto la mia Black Music, è na’ musica che te trasporta, che te chiama al contrario della musica Haus che la balli solo quando stai fatto, invece pe’ la mia musica non serve sta’ fatto perché la balli anche da lucida.
Parità di sesso? No perché da noi è l’uomo che comanda su di me. Il ragazzo mio non comanda anzi ar contrario, però delle volte mi dice delle cose che so’ pesanti e io non riesco a rispondergli, perché le parole fanno male.
C’è qualcosa che soddisfa la gioventù? Io parlo sempre di me: una cosa che mi può soddisfare molto è riuscire nelle cose. Quando porto a termine qualcosa sono molto soddisfatta e molto contenta. Per un ragazzo normale una soddisfazione è portare un voto buono a casa, per noi un po’ più malavitosi sarebbe ad esempio riuscire in una rapina, però un domani uscita da qui vorrei avere altri tipi di soddisfazioni, ad esempio portare uno stipendio a casa.
La gioventù pensa al mondo in generale o solo al suo? La gioventù pensa molto al mondo di oggi. Ci sono vari tipi di gioventù: quella di oggi è molto egoista, penso solo a se stessa e tanti tipi di gioventù pensano solo a far del male agli altri. Io ad esempio ci penso a far del bene per qualcuno, ma per farlo mi viene voglia di compiere qualche azione sbagliata. Tipo: se vorrei donare un’offerta all’Unicef dovrei fa’ una rapina e quindi è meglio stammene a casa.
Che idea hai dell’autorità? A me non mi piacciono le regole, sono più per l’anarchia, mi piace molto fa come me pare però nun è possibile e quindi ‘e regole vanno rispettate ma non tutti noi purtroppo ci riusciamo. Tanto le cose so’ due: o le rispetti o ne paghi le conseguenze, ma non per tutti è facile rispettarle.
La droga? Il rapporto con la droga è molto fondamentale per alcuni giovani e quindi si tende ad essere tossicodipendenti. Io ad esempio mi faccio le canne però con un limite. Io non sono contro le droghe, anzi sono per le droghe ma non quelle pesanti come l’eroina, a me piace solo la cocaina. Il mio rapporto con le droghe comunque presto finirà ma ci vuole sicuramente molta buona volontà. Poi la droga stimola il sesso, ti fa venire molto più voglia di… però ci sono molti tipi di droga che non ho neanche voglia di provare.(sommario)
Li giudichiamo così?
di Giuseppe con una “puntatina” di Luigi
Secondo te a cosa servono i giudici? I giudici servono a condannare la gente e spesso condanna ingiustamente: basta che hai una faccia da “delinquente” e sei fregato. Io penso di avere avuto una condanna ingiusta per questo hanno una cattiva fama (Giuseppe. Anche la Freda era un giudice, però mo s’è ripresa!! Mannaggia a lei! A quanto è matta! (Luigi).
Secondo te, in uno stato c’è bisogno della polizia e dei carabinieri? Per niente, perché sanno solo arrestare (Giuseppe). Per me basterebbero solo i vigili: i vigili contrariamente alle forze dell’ordine, sono più calmi, li puoi prendere in giro. Meglio loro che i poliziotti (Luigi).(sommario)
di Giuseppe
Per me la legge ce la sappiamo fare da noi. La legge siamo noi! La legge in uno Stato non serve a niente tanto ognuno fa come gli pare! La vita senza legge e senza forze dell’ordine sarebbe impossibile perché così ognuno farebbe grandi cose per prendersi con prepotenza lo spazio altrui. Io farei le “peggio cose” se fosse così. In casa mia chi decide cosa fare o no è mio padre, ed io l’accetto perché è un uomo tranquillo, non severo e mi lascia libero. Si fida di me. Non ho bisogno di rispettare e osservare quanto lui mi dice, tanto so che non vengo punito e allora faccio come mi pare. Il Governo detta le leggi perché se non c’è qualcuno o qualcosa che ci ferma, i cittadini si prendono troppe libertà e così si va a finire male. Fanno male quei giudici che puniscono chi non rispetta le leggi, ma non so se quello che ho appena detto è giusto! Secondo me il trasgressore dovrebbe essere lasciato libero se scopri le ragioni per le quali è andato contro la legge. Dico che non deve essere punito anche perché punire non serve a niente, tanto si sbaglia di nuovo. Non so spiegarmi il perché ma se mi si parla di poliziotti e carabinieri mi innervosisco. La verità è che non li sopporto! Secondo me sono “infami” perché ci mettono in galera, anche se spesso è per colpa nostra.(sommario)
di Karine
Prima di decidere qualcosa di importante è meglio parlarne. Come ad esempio se una coppia decide de separasse, prima ne deve discute! Vabbè, certi pure se scannano, ma è meglio prima di scannasse discute! Quanno ami n’omo te po’ fa ‘e corna ma l’amore ci ha li prosciutti davanti l’occhi. De certo er rancore nun lo porti in amore. È peggio d’un film d’orrore!!! Alla fine però quelle che remanemo inculate, fregate, semo noi donne. Però è così. Io pure e corna ar mio ragazzo le ho perdonate, l’ho menato ma alla fine nun l’ho accannato. Me fanno rosicà l’omini quando davanti alla televisione noi guardamo qualcosa, arrivano loro e cambiano per mette la partita e se la guardano. E poi vedessi, sanno tutte e formazioni ma nun se arasano manco a pià na palla. Secondo me nella vita bisognerebbe partecipare prima di contestare.(sommario)
di Adri
Per me la famiglia è una cosa preziosa. Avere un padre ed una madre è la cosa più bella del mondo. Senza papà e senza mamma non so cosa avrei fatto, perché in questo mondo non si può vivere da soli. Adesso sono sposata e non li vedo da tanto tempo. Sono passati tre anni e devo dire che mi mancano molto e sento molto la loro mancanza e soffro molto. Mi fa male il cuore stando lontano e non avendo la possibilità di vederli essendo loro in Francia ed io in Italia. Il volto di mia mamma da piccola me lo ricordo sereno, e i suoi occhi erano lucidi e tristi e pieni di speranza e forza. Nello stesso tempo mi diceva: “Non avere paura piccola mia, sai che non c’è nessuno che ti vuole più bene di me. Nei suoi occhi mi potevo rispecchiare. I miei genitori mi hanno dato un futuro sereno e sicurezza anche nei momenti difficili. Litigavo spesso con loro ed ora so che litigare con i genitori non si deve fare. Anche l’amicizia è importante. Qua dentro ho trovato una persona che non credevo fosse così e pensavo non sarei mai stata sua amica, ma mi sbagliavo. Andiamo molto d’accordo e abbiamo molte cose in comune. Ci conosciamo da fuori e anche se ci parlavamo non sapevamo di volerci bene. Ho imparato a confidarmi con lei. Avere un’amica non vuol dire solo divertirsi ma anche confidarsi. Per me un amico non è un dono prezioso, ma una persona come le altre ma vi so dire solo che se avete fiducia in una persona vi potete confidare, ed è importante perché nella vita non è bello stare soli. Secondo me la strada della tua vita non te la può dire un amico, questa strada te la fai tu solo, perché anche se hai un’amica che sbaglia, sbagli anche tu. Allora, certe volte, è meglio soli che male accompagnati!(sommario)
Com’ero prima, come sono oggi
di Camilla
Prima ero una ragazza serena, non avevo grosse preoccupazioni, forse le uniche che avevo erano solo su che voto avrei preso al compito in classe e se pioverà… Pensavo che il mondo fosse perfetto, che s’, c’erano antagoniste, ma che alla fine la principessa finirà insieme al principe per vivere felici e contenti. Il desiderio che avevo prima forse era solo quello di incontrare un principe azzurro, facevo la brava ragazza, la brava studentessa. Vivevo come tutti gli altri. Con i genitori avevo un buon rapporto, ma non parliamo molto. Sono diventata una ragazza piena di reati, anche se non ho fatto niente di male però i miei amici forse l’hanno fatto, ed io frequentavo queste persone. Con questi reati, ho un punto nero sul mio futuro che non si cancellerà mai più. Ora per me il mio mondo è cambiato. Ho visto troppe cose che non avevo mai visto, la droga, le armi, le prostitute eccetera. Il mio desiderio, in questo momento, è vedere il mio ragazzo perché sono ancora innamorata e sono anche preoccupata per lui. Non riesco ad immaginare il mio futuro, perché ora che sono in carcere non riesco a pensare alle cose che succederanno. Per pensare al futuro devo uscire prima da qui, anche se penso che non riuscirò a realizzare mai nulla.(sommario)
di Camilla
Ho voluto allontanarmi dai miei genitori perché mi sentivo capace di gestire la mia vita e vivere da sola. Fin da quando ho conosciuto il mio ragazzo, anche se ora è diventato ex, la mia vita è stata vissuta come ho voluto io. Per me l’amore è tutto. L’amore mi fa cambiare, infatti ora sono finita in carcere per amore, per lui, anche se questo non l’ha voluto nessuno. Forse qui sto troppo bene come detenuta, perché finora per tutto quello che mi è successo e per tutto quello che lui mi ha fatto non sento rancore. So di avere sbagliato a fare qualcosa, anche se non ho fatto male a nessuno. A volte mi chiedo perché sono qui, e mi rispondo “perché ho amato l’uomo sbagliato”. Quando l’amore viene nessuno può evitarlo. Quando ho saputo che lui era un rapinatore ho provato ad allontanarlo, ma non ci sono riuscita. Ho riprovato quando l’ho sentito dire che aveva un’altra ragazza, ma non ci sono riuscita perché ero troppo innamorata. Non riuscirò nemmeno a chiedergli se è vero. Ora ci siamo lasciati perché mi ha scritto quello che avevo sentito dire, cioè che ha un’altra, mi ha confessato che è tutto vero. Ora non sa che fare e chi scegliere. Ho voluto lasciarlo per non farlo stare in mezzo, per non soffrire tutti e tre. Ho scelto di soffrire io sola. Non so se è una scelta sbagliata ma questa è l’unica cosa che ora posso fare. Non so se lei è una brava ragazza, perché non la conosco. Ma almeno lei sta fuori ed è senza precedenti. Mentre io sono carcerata e, anche se esco non sarò più quella di prima, mi sento di avere abbassato il mio livello. Anche se questo brutto momento in carcere passerà presto, rimarrà sempre nella mia vita, come un punto nero su un foglio bianco, che non si cancellerà mai più…(sommario)
Intervista alla direttrice dell’istituto, dottoressa Maria Laura Grifoni
Jasminka: cosa ne pensa in generale del suo lavoro? È il lavoro più bello del mondo, l’unico che ho sempre voluto fare. L’ho scelto da quando ero una ragazzetta, dopo aver letto un libro che ha segnato l’inizio del mio percorso. Il libro era: “Cani perduti senza collare”. Ho avuto la fortuna di realizzare i miei desideri.
Ginevra: ci sono più pensieri o più soddisfazioni? I problemi sono di più. Però quando riseco ad avere una soddisfazione, questa mi ripaga di cento problemi. Le soddisfazioni più grandi le provo quando so che i ragazzi conosciuti qui dentro, hanno seguito poi, una volta fuori, un percorso positivo!
Karine: a chi deve rispondere di quello che fa e di come lo fa? Prima di tutto a me stessa, poi ai miei superiori.
Camilla: com’è il suo rapporto con il personale? Spero buono!
Marcella: cosa ne pensa di noi ragazzi? C’è differenza nel rapporto con i ragazzi italiani da quelli stranieri? Penso che avete tutti un gran bisogno d’aiuto, spesso non ve ne accorgete! Non esiste nessuna differenza tra i ragazzi, e penso di dimostrarlo tutti i giorni.
Camilla: cambierebbe qualcosa del regolamento interno? Forse aumenterei le possibilità di rapporto con l’esterno: con i genitori, familiari, amici. Per quanto riguarda le punizioni, sapete bene che per me sono l’ultima spiaggia. Dalla mia esperienza di 28 anni di lavoro con i minori, non ho mai avuto l’impressione di essere temuta.
Karine: secondo lei le ragazze sono più facili da gestire, rispetto ai ragazzi? Non sono assolutamente più facili da gestire, forse con loro è più facile parlare. Una differenza che ho sempre notato è nei litigi: quando due ragazzi litigano tra loro, dopo una scazzottata è tutto finito, mentre un litigio tra due ragazze dura più a lungo.
Jasminka: tra le attività che si svolgono al Casale, quale secondo lei è più utile per il nostro futuro? Tutte le attività sono molto utili, soprattutto se non le avete mai fatte sono un’ottima opportunità per imparare qualcosa di nuovo. Ginevra: abbiamo letto che sono sempre più le donne che oggi, dirigono istituti penitenziari; che ne pensa? Sanno fare meglio degli uomini? È vero, le donne che fanno questo lavoro sono molte, ma come qualità del loro servizio penso che si equivalgono.
Freda: infine, direttrice, possiamo chiederle un giudizio critico su Garçon? Ho sempre pensato che Garçon fosse una validissima e fedele espressione di quello che i ragazzi vivono durante la detenzione. Per questo, anche se vi ho fatto aspettare un po’ di tempo, sono veramente contenta di aver finalmente risposto alle vostre domande!(sommario)
di Camilla
Per far nascere e crescere un uomo, ci vuole tantissimo amore, soprattutto della mamma e del papà, dalla famiglia, ma riguardo a me non so come accettarlo perché l’amore della mia famiglia è troppo forte, tanto da non riuscire ad avere un dialogo con me. Ho sempre saputo che loro mi vogliono bene, mi amano, ma voglio sempre fare come mi pare, non voglio dipendere do loro. I miei non hanno mai accettato che ho un ragazzo a questa età, ma io, dato che faccio come mi pare, ho di nascosto un ragazzo e sono finita qui in carcere, a Casal del Marmo, e ancora non so come ho fatto. Lui è un amore grande per me, e mi perdona sempre anche se sbaglio. Sapere amare ed essere amati completamente senz’altro è molto bello, ma a volte essere amati così è molto pesante. Non riesco nemmeno a respirare anche se lo amo, ma se non trovi il modo giusto finisci fallita, perché a volte l’amore può essere ossessivo. Per far durare l’amore e non rovinare la cosa bisogna sempre combattere, dobbiamo arrivare a comprendere che l’amore è un bene immenso se vogliamo conservarlo. G1i affetti veri rimangono e non si cambiano mai, ma dobbiamo essere felici di averli perché dobbiamo imparare dagli errori per correggerli, altrimenti non saremo mai contenti di avere questi affetti. Anzi soffriamo perché non riusciamo a capirne l’importanza.(sommario)
di Ginevra
Io sono venuta qui non per piacere ma perché avevo bisogno di “cies”, che sono i soldi. Non è la prima volta, è già la quarta volta che ci torno e non è una bella esperienza, ma cosa dobbiamo fare? La vita è così. Sono entrata in un appartamento a San Pietro, ero con un ragazzo che non mi piaceva molto, era tanto antipatico. Il colpo è andato male, hanno chiamato subito i carabinieri che mi hanno arrestata mentre ero ancora nell’appartamento. Dopo l’arresto mi hanno portata al C.P.A. dove sono rimasta per tre giorni fino al processo. Al processo c’era il giudice, il pubblico, l’avvocato che mi difendeva e la segretaria che stava in una stanza non molto grande e hanno deciso di mandarmi in carcere. Devo uscire il nove maggio e quando uscirò non andrò più a rubare per un bel po’ di tempo, vedrò di cercarmi qualche lavoro da fare.(sommario)
di Giuliano
Sono papà di un bimbo che è nato il cinque gennaio del 2005, e non ero presente perché stavo qua dentro. Per me vuol dire tanto che sono padre, mio figlio è tutta la mia vita. Solo adesso capisco che vuol dire essere padre e senza mio figlio non posso vivere. Per ora non posso dire se mi ha cambiato la vita, bisogna vedere quando esco da Casal del Marmo. Credo che ce la farò ad essere padre, perché prima di fare un figlio c’ho pensato, anche se avevo solo sedici anni. Avevo quindici anni quando mi sono sposato e dopo un anno e mezzo ho avuto il figlio da mia moglie. Penso di educare mio figlio al meglio. Lo manderò a scuola e gli insegnerò ad essere educato. È compito di un padre badare alla famiglia e lavorare. Vorrei che a mio figlio non mancasse nulla perché vuol dire tanto avere un figlio. Un bambino ha bisogno di tante cose. Come prima cosa servono i pannolini, da mangiare, e devi insegnargli a parlare e a camminare, poi ad essere educato e fargli sapere cosa è la vita. Mi dispiace tanto essere stato carcerato perché mi sono perso il momento in cui mia moglie era all’ospedale per partorire. D’ora in poi dovrò cercare per lui di avere una vita regolare, di essere onesto, di lavorare per portare avanti la famiglia per stare il più possibile accanto al mio bambino, perché so quanto sia importante quando si è piccoli stare con i genitori ed essere amati, così il suo futuro sarà felice.(sommario)
di Marcolino
Io sono un ragazzo molto furbo perché quando incontro la polizia scappo. Prima di andare a rubare mi faccio un programmino, guardo tra le persone che camminano, ne seguo una e se sono in metropolitana aspetto che intorno a me ci sia molta gente. Poi mi avvicino, metto le dita in tasca e tiro il portafoglio fuori dalla tasca. Subito mi infilo tra i passeggeri, mi avvicino alla porta e alla prima fermata scappo. Sono stato ingannato due volte da un mio amico che mi aveva promesso di fare un giro col motorino, ma il giorno dopo non me lo ha dato e ci sono rimasto male. Anche io ho ingannato qualcuno. Ho preso dei soldi da un mio amico dicendogli che glieli ridavo ma non l’ho fatto, e così ho perso un amico. Quando qualcuno mi dice che è mio amico e mi “accarezza”, io capisco che mi ha fatto qualche danno o me lo vuole fare. Con le donne è un disastro. Vogliono tutto e subito, così succede con la mia ragazza che a volte mi chiede la luna e insiste, insiste, tanto che mi tocca andare a rubare per comprargliela. Quanta pazienza con queste donne!!!(sommario)
Finalmente il mio permesso
di Giuseppe
Sabato scorso sono uscito con un permesso di quattro giorni. Sono andato a casa e dopo sono andato a salutare gli amici, siamo andati a bere qualcosa al bar. Quando la sera dovevo rientrare, perché mi hanno dato gli orari da rispettare, venivano i parenti a trovarmi. Il giorno sono uscito con mio fratello e quando dovevo rientrare in carcere non volevo, però ci dovevo tornare, tanto pure se scappavo mi riprendevano e complicavo la situazione. È ancora più difficile tornare in carcere quando sei uscito per un po’.(sommario)
di Giuliano
Mi chiamo Giuliano e sono molto introverso, anche se mi piace fare amicizia con tutti. Mi hanno preso la prima volta per quattro rapine e mi hanno condannato a tre anni e quattro mesi da scontare a casa. Quando ero a casa ero minacciato da certi GIP per cui sono dovuto andare via, mi sono allontanato nel maggio del 2002 e sono andato in Spagna dove stavo con i miei parenti, mia nonna, mio nonno, i miei zii ed i miei cugini. Solo io sono rimasto qui con i parenti, invece mio padre e mia madre dopo quattro giorni sono partiti per l’Olanda da uno zio che voleva aprire un locale. Sono rimasto in Spagna per tre mesi e dopo sono andato anche io con mio nonno e mia nonna. Qui ho conosciuto la figlia dello zio di mio padre e c’è stato un colpo di fulmine. Dopo un mese mi ero fidanzato con lei. Il primo appuntamento è stato dopo tre mesi perché lei non poteva venire all’appuntamento perché la controllavano sempre. Finalmente è arrivato il primo appuntamento ufficiale dopo tre mesi, e dopo il secondo appuntamento l’ho sposata. Sono andato con mia moglie in Svezia per sei mesi da mio zio. Nel frattempo i miei genitori sono tornati in Spagna un’altra volta. Dopo tre mesi sono partito anche io con l’aereo. In Spagna ho conosciuto dei ragazzi e con loro andavo in discoteca. In Spagna le discoteche sono aperte tutti i giorni ed io ci sono andato per tre mesi ma tutti i giorni litigavo con mia moglie perché non voleva. Per i tre mesi che sono andato in discoteca mi drogavo, bevevo e tornavo a casa alle sette del mattino. Tornavo, dormivo fino all’ora di pranzo e poi mi alzavo, mangiavo e riuscivo. In seguito a questa cosa mia moglie mi ha lasciato ed è tornata a casa sua in Olanda. Dopo dieci giorni sono tornato in Svezia e sono rimasto per tre mesi. Bevevo e mi drogavo, finché mio zio lo ha detto a mio padre che mi ha richiamato in Spagna e sono tornato con l’aereo. Dopo un mese è ritornata mia moglie ma ho continuato a drogarmi, e lei si è allontanata di nuovo da me. Così dopo quattro giorni sono partito per tornare da mia moglie e dopo quattro mesi lei è rimasta incinta. Dopo due mesi sono tornato di nuovo in Spagna e dopo tre giorni sono venuto in Italia. Ho viaggiato per tre anni, mia moglie mi chiamava per tornare da lei. Dopo un mese che stavo in Italia mia moglie è tornata da me e così sono diventato papà. Questa è la storia di Giuliano che ha diciotto anni!(sommario)
Indovinate un po’ chi sono?
di Luigi
Buongiorno, mi presento: sono Luigi e oggi mi sento in vena e voglio scrivere di me, di come sono, di dove sono, di come ho vissuto fino ad oggi, di come avrei voluto vivere, qual è il mio carattere, se ho delle aspirazioni, progetti per il futuro, se soffro per come mi sono comportato fino ad oggi, cosa ricordo di positivo del mio passato, di come mi comporto con gli altri, se preferisco vivere in solitudine o in compagnia, come mi comporto con le ragazze, se mi trovo simpatico o antipatico, cosa penso di me eccetera. Sono un ragazzo alto, robusto, occhi verdi-marroni, capelli a spazzola con tanto di gel, ho vari piercing sul labbro inferiore e alle orecchie. Sono di un quartiere molto popolato ed aggressivo, guai a passarci di notte. Questo quartiere, per chi ci vive e per chi ha il coraggio di visitarlo, dà l’impressione di trovarsi in pieno deserto texano. Ci sono case piccole e strette per le persone larghe e grosse, mentre altre case vorrebbero toccare il cielo con un dito, ma la gente che le abita il cielo o l’immagina o lo vede solo in cartolina, quando ha i soldi per comprarla. Sono nato da mio padre e da mia madre (poveracci loro, se avessero saputo chi mettevano al mondo!!!) e son stato con loro finché sono vissuti (li ho perduti molto presto e ne sento la mancanza). Da piccolo ero un vero e proprio rompiscatole (come adesso!) perché mi divertivo a stuzzicare la gente e soprattutto le suore, che mi hanno sopportato per carità cristiana per ben cinque anni, cioè fino a che questa non si è esaurita e poi mi hanno rimandato a casa tra mille raccomandazioni che ho subito dimenticato. Ho frequentato le scuole fino alla terza media tra mille disavventure per i professori, ma con grande divertimento per me. Ero talmente bravo e mi comportavo talmente bene che, alla fine, mi hanno cacciato da tutte le scuole dello Stato italiano. Il mio regno era ed è la strada, dove ho cominciato a fare amicizia prima con gli spinelli che mi offrivano gli amici spacciatori, gratis (se fa ppè di!!!) poi ho iniziato la “carriera” di rapinatore a danno della gente dei quartieri ricchi (avevo 15 anni). Rapinare per comprare la “robba bianca” e quando ero in azione l’adrenalina mi saliva a mille. Per un periodo di tempo mi è andata bene, ma a sedici anni e mezzo sono stato portato direttamente al Casale perché era scattato per me un mandato di cattura. Mo’ vi racconto come è andata: facevo parte della cosiddetta baby gang che operava in uno dei quartieri più “in” abitato dai vips. Le mie vittime preferite erano li pischelli con le Microcar o persone adulte messe per bene. La scena si svolgeva così: mi avvicinavo a li pischelli e li minacciavo, bastava un mio sguardo che loro capivano che mi dovevano dare tutto. Ad operazione compiuta io, molto velocemente, andavo dallo spacciatore perché avevo bisogno della sostanza per non andare a “rota”. Un giorno (un maledetto giorno!), mentre stavo operando, non mi va a capitare la finanza che da sopra i tetti stava riprendendo delle persone? Tra queste persone hanno immortalato anche me e così son finito dentro queste quattro mura di me… ed è qui che ho conosciuto una certa persona che ancora mi sta alle costole (la Freda!). Che posso dirvi del mio carattere? Non sono molto facile perché cambio spesso d’umore: a volte son acido che me la pijo facilmente, altre volte mi piace molto scherzare e certe altre volte ancora mi chiudo dentro di me come un riccio per pensare. Dei giorni sono peggio di un lupo solitario e mi incazzo facilmente, ma so essere anche un buon compagnone e in questi momenti mi accorgo di avere esagerato e mi dispiace (ma che volete, le volontarie mi danno lo sprint ed in particolare una certa “frontone” di nome Isabella). Finche sto in galera non mi sento per niente disposto a fare progetti per il mio futuro (l’ambiente non mi ispira!), prendo la giornata come viene, anzi cerco di passarla nel migliore dei modi. Sono sicuro però che quando si chiuderà alle mie spalle il malefico. portone, e se la fortuna mi assisterà, penserò senz’altro a farmi una nuova vita. Soffro per come mi sono comportato fino ad oggi perché penso di non avere fatto altro che danneggiare la mia vita e quella degli altri, procurando danni a me stesso ed alle persone che di certo non lo meritavano. Ricordo volentieri una breve parentesi del mio burrascoso passato, quando avevo 17 anni: con una borsa lavoro ho lavorato come gommista, guadagnando qualche soldo onestamente. Purtroppo, la maledetta amica-nemica, la droga, la mia padrona assoluta per anni, ha bruciato la mia volontà e mi ha riportato sulla strada della rovina. Fino ad ora non sempre ho avuto amici del mio stile, nel senso che amano vivere per la strada, vivono di avventure pericolose, di allucinazioni, di furti, rapine, estorsioni e chi più ne ha, più ne metta. II mio rapporto con le ragazze è vario. Con alcune è facile, con altre mi vergogno e sto più volentieri con quelle più aggressive, più facili, più sfacciate perché quelle più serie, più sensibili mi spingono a rispettare la loro dignità. Se un domani avessi la volontà di farmi una famiglia, la mia donna ideale dovrebbe essere al contrario di me. Guarderei alla bellezza esteriore, ma anche a quella interiore. Dovrebbe essere affettuosa (per ricompensarmi dell’affetto mancato), simpatica, onesta, buona, comprensiva: insomma, mi dovrebbe sopportare con tanta pazienza! Non sono né simpatico, né antipatico: con chi mi sta simpatico sono simpatico, altrimenti sono antipatico. Di me penso che, in fondo, sono un bravo ragazzo (sì, quando dormo!), che ho dei buoni sentimenti e quando sono in vena (mi buco!!!) mi comporto bene. Mi amo quando la vita mi ama e mi stimo una persona perbene (e chi ce crede?), ma a volte mi comporto talmente male che arrivo persino a perdere la stima di me stesso. Non sempre mi sopporto, specialmente quando mi viene l’impeto di spaccare il mondo. Vorrei, credetemi, essere diverso da come sono, soprattutto quando ce l’ho con il mondo intero, ma faccio finta di niente, tengo duro e vado avanti, perché sono un guerriero ed i guerrieri non mollano mai!!! Chiudo con un saluto d’obbligo alla Freda ed a tutti i miei simpatizzanti, tra cui la volontaria Isabella che è molto simpatica e a cui voglio molto bene. A chi mi leggerà chiedo solo che venga premiata la mia sincerità.(sommario)
Cina e Italia a confronto
di Camilla
Io, in Cina, ho fatto solo due anni delle elementari perché dopo sono venuta in Italia, ma quei due anni sono stati il periodo più felice della mia vita finora, perché ero una ragazzina semplice, facile da accontentare, quindi quegli anni non li ho mai dimenticati e mai li dimenticherò. Quella scuola, e non solo quella, mi ha dato tanta felicità. Era situata in un antico tempio buddista ed aveva un immenso cortile in cui facevamo educazione fisica. Le mura erano spesse, in inverno si stava caldi e d’estate freschissimi. Noi, bambini cinesi, dobbiamo cimentarci con una scrittura molto complicata a base di ideogrammi che sono numerosissimi, circa 46.000. Uno scolaro ne deve imparare almeno 6.000 e poi continua ad arricchire la sua conoscenza durante tutta la sua carriera scolastica. Non si arriva mai a conoscerli tutti. Gli studenti più bravi arrivano fino a 8.000 ed un professore di lettere ne conosce 10.000. La nostra scrittura risale a tempi antichissimi, a migliaia di anni fa. Inizialmente ogni ideogramma era rappresentato da un disegno simbolico. Per esempio: il sole era rappresentato da un cerchio con un puntino nel mezzo. Con il tempo i caratteri sono stati semplificati, stilizzandoli sempre più. Una volta venivano scritti con un pennello, una tradizione di calligrafia che viene utilizzata da grandi pittori. Altra cosa curiosa è che in Cina esistono tante lingue con pronunce diverse, mentre i caratteri sono uguali. Ad esempio: a Pechino “Noi” si dice “Wo Men”, a Shanghai si dice “A La”, ma viene scritto nello stesso modo. Oggi, in tv tutti i programmi sono sottotitolati così che tutte le etnie possano capire. A me è sempre piaciuto tantissimo studiare. Da noi si faceva l’orario continuato: al mattino si frequentavano le lezioni, poi, fino alle 4 e mezzo si svolgevano attività come la musica, il canto, la ginnastica, la pittura, l’arte della carta. Ritagliare la carta, fare “origani”, costruire lanterne, fiori, stelle e tante altre cose era la mia attività preferita. Dopo le attività si facevano i compiti per il giorno seguente e si studiava fino a tardi. Quando facevamo i test, se sbagliavamo un ideogramma, per il giorno dopo dovevamo ricopiarlo 200 volte. Le gite scolastiche erano quasi sempre alla Grande Muraglia che noi chiamavamo “Wang Li Chang Ciieng”, lunga circa 3.000 km, dalla costa orientale al deserto Gobi. Questo è il più importante monumento cinese ed è l’unica opera dell’uomo che si vede dalla luna. Fu fatta costruire 200 anni prima della nascita di Cristo come barriera contro gli invasori, e ci lavorarono centinaia di migliaia di uomini. Noi bambini ci andavamo in primavera o in autunno quando il clima è mite, perché è faticoso arrivare fin sulla cima. Ricordo ancora le chiazze gialle e rosse delle foglie a settembre e le meravigliose fioriture dei peschi e del mandorli in aprile. A scuola riuscivo bene, le maestre mi amavano e venivo sempre nominata capoclasse. Ogni fine anno il migliore veniva premiato con un foulard da legare intorno al collo. Era un riconoscimento ambitissimo e ricordo che fin dal primo anno della scuola elementare ho ricevuto questa onorificenza che veniva, si solito, conferita il primo giugno, giorno della festa del bambino. Ricordo che quella volta avevo la febbre alta, ma ho insistito per andare ugualmente a scuola perché ero felicissima di averla ricevuta. A otto anni mi sono trasferita in Italia con i genitori e subito mi hanno colpito alcuni dettagli: gli ascensori, per esempio. Nelle case cinesi non ci sono, oppure sono enormi perché noi siamo sempre tanti. In Italia, invece, sono piccolissimi, per tre o quattro persone e a me sembrava di soffocare. Gli italiani sono simpatici, soprattutto con le ragazze carine ma io non conoscevo la galanteria. Ci sono però alcuni modi di fare degli italiani che mi irritano: prima di tutto trovo che parlano tanto, parlano troppo dei loro affari di cuore che, secondo me, appartengono alla sfera intima. Quando si deve uscire in gruppo discutono per un’ora anche per decidere di cose semplici come dove andare a mangiare. Io mi stufo e lo trovo anche un po’ stupido. Sono anche poco puntuali: se noi cinesi diciamo che ci vediamo tra cinque minuti, sono davvero cinque, mentre in Italia si arriva, magari, dopo un’ora. Mi hanno, poi, impressionato le file di macchine parcheggiate ai bordi delle strade. In Cina è diverso perché non ci sono tante macchine e quei pochi che le possono comprare le curano tantissimo e quando non le usano le tengono nei garage. All’inizio mi ha anche colpito vedere la città di Prato deserta in agosto, con le finestre dei palazzi chiuse, i negozi chiusi e pochi passanti per le strade. In Cina non esistono le ferie estive, anzi, fino a poco tempo fa non esistevano proprio le ferie e si lavorava tutti i mesi, sabato compreso. Pechino, per esempio, è una città sempre animata, dalle 4 del mattino fino a tarda notte, con milioni di persone nelle strade, impegnate nelle loro attività. I grandi supermercati sono aperti dalle nove del mattino alle nove di sera, tutti i giorni, ed i piccoli negozi e ristoranti sono aperti anche a notte fonda. Tra i monumenti mi hanno colpito molto le chiese italiane, così grandi ed imponenti, piene di statue e dipinti, così diverse dai nostri pochi templi buddisti. Quando camminavo per la città e scoprivo un nuovo monumento che ancora non avevo visto pensavo che la Cina e l’Italia hanno molto in comune, una lunga storia di civiltà e grandi imperi, l’amore per tutte le forme d’arte. Con l’italiano ho avuto abbastanza difficoltà, conoscendo solo il cinese tanto diverso ed è stato grazie alla mia maestra di italiano delle elementari che ho appreso i primi elementi base della lingua, anche se i compagni di scuola non mi hanno molto aiutato, anzi mi prendevano in giro. Mi dicevano, ad esempio, che quando dovevo usare un’espressione di cortesia per ringraziare e dire che una cosa era bella, dovevo dire una parola (che poi ho scoperto che era una parolaccia che non scrivo perché è molto volgare). Così io, tutta compunta, quando qualcuno mi offriva qualcosa, con un bel sorriso garbato, ringraziavo come loro mi avevano insegnato e lascio a voi immaginare lo sguardo stupefatto delle persone che mi stavano di fronte e la mia vergogna quando mi è stato spiegato quale fosse il vero significato della mia “cortesia”. Un altro scherzetto crudele me lo hanno fatto in Calabria, durante una gita scolastica, mentre passeggiavo sul lungomare. Lì c’erano tanti anziani che portavano al guinzaglio cagnolini curatissimi. Per me era uno spettacolo insolito perché in Cina ci sono poche persone a cui piacciono gli animali domestici e non si portano al guinzaglio. I compagni mi hanno detto che avrebbe fatto piacere alle signore se mi complimentavo con loro per il cane e che la “formula” era: “Si mangia?”. Le signore si allontanavano inorridite dal momento che in Europa sì pensa che il cane sia un cibo abituale per i cinesi. In effetti alcune etnie lo mangiano e soprattutto i coreani, ma state pensando alle magre figure che ho fatto per volere sapere parlare il più presto in italiano? Alle scuole medie mi sono rifatta, ho perfezionato la conoscenza ed ora sarete voi, leggendomi, a giudicare se posso continuare a stare in Italia, pur non dimenticando la mia incantevole terra d’origine. (sommario)
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