Garçon n° 40

 

Garçon, la voce dei ragazzi  dell’I.P.M. di Casal del Marmo

Anno VIII - n° 40

 

Perché sono qui in carcere

Aiuto!!!

Io… uomo!!!!

La rapina è il mio lavoro

Il mio sogno del futuro

Preoccupazioni

I miei arresti domiciliari

A volte ci pensi…

Sono Romano de’ Roma

Vengo dalla Cina

Quando stavo a Quito

Perché sono qui in carcere

Io sono qui a Casal del Marmo perché ho commesso un grande reato: sfruttamento alla prostituzione. Questo reato l’ho commesso qui, a Roma, insieme al mio fidanzato e con un altro amico nostro. La cosa mi ha fatto tanto male perchè non pensavo di dovere finire in prigione visto che le ragazze che lavoravano per noi erano tutte d’accordo a fare questo lavoro. Io e gli altri due siamo stati arrestati dai carabinieri. Con il mio fidanzato mi trovavo a casa delle ragazze e quel giorno, quando ci hanno arrestati, eravamo andati a prendere i soldi che ci dovevano. In un primo momento sono stata portata a Rebibbia perché mi hanno fatto delle lastre e mi hanno trovata maggiorenne. Vi sono rimasta quasi quattro mesi prima che ho potuto provare di essere minorenne. E’ stata la prima volta che facevo questa esperienza ed ho molto sofferto. Poi sono stata trasferita qui ed ho cominciato a pensare e a ragionare su quello che mi era successo e mi sono promessa che non farò mai più quelle cose, quei sbagli. Non so ancora niente sul mio futuro perché le indagini sono ancora in corso. Sono stata già interrogata due volte dal giudice ma mi sono avvalsa della facoltà di non rispondere. Per la verità, e dico la verità, non so come si svilupperà questa vicenda. Non lo so, sono molto confusa. La mia famiglia sa tutto di quello che mi é successo e sono tutti, come me, molto preoccupati. (sommario)

Ana Maria

 

 

Aiuto!!!

Ho voglia di gridare, mettermi in mezzo al viale immerso nella nebbia notturna e gridare fino a stanare i gatti dai cassonetti, svegliare le papere nello stagno e zittire ogni essere umano presente in questo posto! Mi sento decisamente sotto pressione negli ultimi giorni, ad ogni passo sento qualcuno che pronuncia il mio nome! Andiamo a prendere la colazione? ST!! Mi aiuti a scrivere una lettera? ST!!! Mi pulisci questo? ST!! Devi togliere le palline dall’albero! OK! Dopo lo faccio! L’hai visto? Ti ha parlato di me? Sa quando mi faranno uscire? Se chiedo gli arresti, me li danno? Mi compili le domandine per le telefonate? Hai preso i sacchetti? Sì, e prova ad indovinare dove te li puoi infilare...! E poi ci sono le lezioni, lo psicologo, il bimbo che piange la notte, la gente che ti parla nel cervello senza capire che non e proprio il caso. Non rispondi e allora chiedono ancora più insistentemente, rispondi a una domanda e sei fregata perché poi te ne vomitano addosso altre duemila che sono sempre le stesse, inutili, sfinenti, asfissianti richieste di conforto! OK!

Per un pò ci posso anche stare, ma adesso se ne stanno decisamente prendendo troppo del mio spazio vitale! E in tutto questo dovrei anche riuscire a pensare un pò a me! Scusate un attimo, vi ricordo che sono innamorata, dovrei essere io quella che assilla tutti con discorsi cretini, sono io quella da riportare alla realtà, caz... come sono stanca! Saranno le due settimane di sonno arretrato o l’aria invernale: so solo che mi sveglio ed ho paura di aprire gli occhi perché c’é la cella da sistemare (il male minore) ci sono queste due imbecilli che ti chiedono sempre le stesse cose, perché sono così stupide da non capire neanche le risposte più semplici ! E poi c’é un sacco di gente invadente che non mi lascia in pace nemmeno adesso che sto scrivendo! Ebbene sì, dopo una giornata passata ad esaurirmi, l’idiota mi si e appena avvicinata e mi ha chiesto se sto ancora scrivendo! Caz.....,

cervello di pianta grassa, ma, secondo te, con una penna in mano ed un quaderno pieno di parole, cosa faccio? Preparo un piatto di pasta? Costruisco un’astronave per spedirti fuori dal sistema solare? Certo che sto scrivendo, mia piccola sanguisuga!!!!! Poi vengono e mi dicono che sono dimagrita, che sto proprio bene, che ho una bella faccia... Ma perché nessuno, mai, nemmeno per sbaglio, si ferma a chiedermi come sto? Male, sto male, mi sento i nervi che si attorcigliano ad ogni suono, più cerco di rendermi invisibile, più la mia presenza viene notata! Era un sacco di tempo che non mi sentivo così nervosa, strana, sfibrata, esaurita! Vorrei poter pensare un pò di più a me, ma non c’é uno spazietto dove nascondermi a riposare! Non chiedo tanto. Mi conosco, so che mi basterebbe una giornata da passare sola con me per ricaricarmi, ma non importa a nessuno! Il permesso mi ha resa di buon umore e disponibile e così tutti a chiedere, senza limite, senza ritegno poi, però, quando alla fine sbrocchi, si dimenticano di tutto quello che gli hai fatto e ti chiamano stron… egoista! Quattro ragazze e un bimbo (che adoro)? Ma perché certe persone pensano di essere le uniche con il diritto di incaz… e trattare male gli altri? Dio, un pò di silenzio per favore! Odio il mio nome, l’ho sentito più volte in questi ultimi giorni che nei precedenti vent’anni di vita! Ho appena finito di annunciare che sono stanca e la risposta e stata: "Non mi piaci quando sei così!". Ma vaffa… non ti ho chiesto se ti piaccio o meno quando sono esaurita, volevo solo che tu, inutile creatura, capissi e ti facessi da parte due minuti! Considerando che mi stracci l’anima da una settimana, non ti piaccio quando sono così? Quando rispondo male, sbuffo e sono decisamente odiosa? Benissimo, allora spiegami perché mi stai ancora appiccicata a riempirmi la testa con le tue banalità di stupida ragazzina a caccia di altrettanto stupidi ragazzini? Spiegamelo prima che mi venga voglia di spaccare la faccia a te e a tutto il resto della popolazione di Casal del Marmo! Basta, giuro che non sopporto più nessuno! Sono i miei ultimi mesi che mi stanno pesando il doppio dei 3 anni, 6 mesi e 12 giorni passati!!!

Voglio dormire! Lasciatemi dormire, vi prego! Domani pomeriggio viene la Freda, spero che nessuno riuscirà ad uccidermi i neuroni nella mia piccola isola felice! Almeno dalla mia signora bionda voglio stare in pace! Basta, chiudo qui. È la prima volta da quando ho imparato a farlo che scrivere non riesce a rilassarmi! Happy freedom!!! Ahhhhh! Ahhhhh! Ahhhhh! (sommario)

Handy

 

 

Io… uomo!!!!

Io non dico che sono già un uomo però so fare le cose che fanno i grandi e per questo sono molto felice. Non voglio cambiare niente di me, come sono adesso, voglio rimanere così. Certo qualche modifica è necessario farla, per esempio dare qualche ritocco al mio carattere che non e sempre positivo (ancora mi arrabbio, ancora sono geloso, ancora sono troppo chiuso in me stesso, ancora provo rancore per chi mi ha fatto del male, ancora non so perdonare) per il resto penso che tutto sia in regola. Ah! NO! Aspettate un momento! Pensando bene sto scoprendo che sono un tipo che non riflette bene sulle cose che devo decidere o fare, che, a volte, sono un pò aggressivo e questo e un difetto che non mi piace. Spero che, passando il tempo, cambierò. Mah! Si vedrà!

Sì, forse non riesco ancora a capire tante cose, ma devo crescere, c’é ancora tempo anche se Freda dice "chi ha tempo non aspetti tempo!!!!". Sono d’accordo con lei, specie quando mi incaz… magari per delle stupidaggini a cui, poi, con calma ripenso e me la prendo con me stesso perché non sono riuscito a frenarmi a tempo ed ho agito tutto d’un fiato! Accidenti! E pensare che ho iniziato dicendo che ero "quasi uomo". Vabbé!!!!!! Prometto a me stesso di fare tutto il possibile per esserlo davvero. E questo è tutto !!!!!!! (sommario)

Deijan

 

 

La rapina è il mio lavoro

Ho scelto questo lavoro perché è molto facile e si guadagnano molti soldi facilmente ed in poco tempo. Io faccio questo lavoro con i miei amici, cioè cinque o sei persone. Io facciamo in grande e sempre tra noi cinesi. Qualcuno adulto ci dice "questo uomo è ricco, in questa casa ci sono tanti soldi". Dopo noi seguiamo per un pò di tempo i movimenti di questo uomo ricco, la casa sua e, dopo due, tre giorni, con i miei amici cominciamo il vero lavoro. Quando abbiamo finito il lavoro, se ci va bene, ci dividiamo i soldi. Con questi si va in discoteca, a ballare, a bere, oppure a mangiare, comprare vestiti di marca.

Come ho detto prima noi facciamo questo lavoro solo tra noi cinesi e non facciamo danni alle altre persone, come agli italiani perché è più facile trovare le persone da derubare e "il lavoro" ci fa guadagnare di più ed in modo meno difficile e pericoloso. E’ ancora meglio anche perché c’è sempre qualcuno che ci fa conoscere il posto, invece all’italiano è impossibile perché non si conosce la persona né il posto. Le armi le troviamo in un negozio a nero e si comprano senza problemi.

Noi abbiamo quasi tutti la stessa età: qualcuno ha 17 anni e gli altri, al massimo arrivano a 20 anni. La prima volta che sono andato a fare una rapina avevo un pò di paura perchè non sapevo come si faceva, ma dopo io guardo un amico mentre rapina e imparo come si fa. Dopo uno, due giorni già so come si fa a rapinare. Dopo, con i miei amici vado a rapinare e non mi sento male. La prima volta che mi ha preso la polizia certo mi sono impaurito ed anche quando il giudice mi ha dato tanti anni di carcere. Quando sono entrato in carcere mi sono un pò tranquillizzato perché il mio educatore mi ha insegnato tante cose buone e mi ha detto anche "Quando esci fai il bravo ragazzo, così il tuo futuro sarà migliore". Io ho sentito il mio educatore che mi ha dato tanti buoni consigli e adesso so che ho sbagliato: quando esco vado a scuola ad imparare l’italiano, ma non sono sicuro se mantengo la promessa che mi sono fatto: la tentazione non sarà più forte?? (sommario)

Chang

 

 

Il mio sogno del futuro

Ciao, sono una ragazza di 20 anni. Sono quasi tre anni che sto pagando per il mio errore (non mi lamento) e mi è rimasto un anno e avrò finito. Nell’arco di questo periodo ho capito tante cose che forse prima non capivo. Ho capito che non è giusto sprecare i migliori anni della propria vita chiusa in carcere. Non mi pento di quello che ho fatto, ma se dovessi rifarlo adesso non so che farei; anche perché io da una parte sono fortunata. Ho avuto la mia famiglia ed il mio ragazzo che non mi hanno fatto mai mancare niente, mi sono stati sempre vicini. Se fossi stata da sola non avrei saputo cosa fare e purtroppo di ragazzi abbandonati in carcere ce ne sono tanti e questo è un vero schifo da parte delle famiglie, perlomeno per me. Io non vedo l’ora di uscire, di tornare a casa mia, al mio lavoro onesto, alle mie cose quotidiane, ma il mio sogno è quello di sposarmi. Penso sempre a questo momento che sicuramente per me sarà bellissimo ed emozionante. Se troverò la persona giusta per me sarò la donna più felice de sto mondo.

Mi piace sposarmi in chiesa con un vestito stupendo grigio perla e soprattutto voglio la serenata, ma sai che bello! Aspetto veramente con ansia quel momento che non so quando verrà. Spero che l’uomo che sposerò sarà per tutta la vita anche perché vorrei un figlio, solo uno però, possibilmente, maschio. Dentro di me sento che potrei essere una madre meravigliosa, ma per questo è ancora presto.

Insomma vorrei crearmi una famiglia mia, una casa mia da dividere con le persone che amo. So che potrei dare tanto e spero di essere fortunata in futuro. Non ho avuto un’infanzia facile e forse è per questo che adesso pretendo tutto questo. Ma poi, che chiedo? Mica chiedo la luna, chiedo solo un pò di serenità in futuro: tutto qua! Ho anche altri progetti sul lato professionale che metterò in atto quando esco e so che ce la posso fare. Ho degli obbiettivi che cercherò di portare avanti.

Vi ho svelato un piccolo segreto, adesso vi saluto. Un bacione da… (sommario)

Moretta

 

 

Preoccupazioni

Ho combinato un mezzo disastro e anche se sto cercando di rimediare c’è qualcosa che non mi torna. Non so perché ho reagito così, non lo so davvero e la cosa che mi preoccupa è che c’è solo un’altra cosa nella mia vita che ho fatto senza saperne bene il motivo. So di non essere più quella persona, ma questo episodio un pò mi spaventa, sta facendo vacillare il mio essere, che pensavo forte e ormai giunto ad un buon risultato, forse sbagliavo, forse era solo una facciata. Cosa è successo? Cosa mi spinge ogni volta a rovinare quello che costruisco?

Quante domande mi girano nella testa, talmente tante che non trovo uno spazio per elaborare delle risposte. Dio, che sensazioni strane! Mai ho provato così tanti stati d’animo diversi in un solo momento! Ok! Questo significa essere vivi, ma non può essere davvero così difficile. Mi metto sempre i bastoni tra le ruote, sono decisamente la mia peggior nemica. Sono una nemica subdola, silenziosa, ma mi colpisco sempre con una precisione degna del miglior cecchino.

Ah, quanto sei brava, Handy, a distruggerti i sogni e poi ricostruirli e distruggerli di nuovo, e avanti così... Ma per arrivare a cosa? Handy trova una risposta perché è un gioco pericoloso e con poche uscite. Ci vuole coraggio nella vita, non è semplice e tu lo sai!!! Sì, lo so, ma qualcosa a volte non funziona, c’è ancora tanta strada da fare, ma scivoloni cos non posso proprio più permettermeli. Cresci, impara a viverle a non farti del male, perché arriverà il giorno in cui davvero non si potrà tornare indietro. Happy Freedom!!!!!!!! (sommario)

Handy

 

 

I miei arresti domiciliari

Oggi ho intenzione di scrivere come ho trascorso i 20 giorni di arresti domiciliari, con le prescrizioni. Dovevo alzarmi alle sette, dovevo frequentare a Corviale (ci mettevo un’ora per arrivare) il primo anno di grafica, tornare a casa alle 15, e rimanere a casa sotto il controllo dei carabinieri. Gli arresti domiciliari in un campo sono una tentazione continua perché si può uscire facilmente e si può farla in barba al controllo.

Io tutte le mattine andavo a scuola perché il corso mi piaceva e perché mi trovavo bene e con i compagni e con gli insegnanti. Tornavo regolarmente a casa ma non ci rimanevo perché mi annoiavo. Mi facevo vedere da mia madre per convincerla che ero rientrato e poi me ne uscivo proprio fuori dal campo. Andavo in giro con i miei amici però mi comportavo bene. Rientravo a casa a mezzanotte, all’una anche se spesso mia madre mi strillava, ma io non l’ascoltavo.

Spesso veniva il controllo, quasi sempre nel pomeriggio, ma io, furbo, li avevo visti da lontano e subito correvo davanti a loro, firmavo e così stavo tranquillo per un altro giorno. Il tempo passava ed io continuavo a comportarmi sempre allo stesso modo. Andavo a divertirmi, tornavo a casa solo per dormire e sono stato fortunato perché arrivavo sempre prima che arrivavano gli "sbirri". Una volta, però, non è andata bene. Non mi hanno trovato ma, non so com’è, non mi è successo niente. Anche un’altra volta non c’ero al campo, forse ero fuori in compagnia dei miei amici, ma ancora non sono stato richiamato.

Proprio il giorno che sono stato a casa verso le 17 sono arrivati tre carabinieri su una punto. Mi hanno detto che dovevo andare in caserma a firmare una notifica. Io ho detto "Se mi portate dentro fatemi prendere i vestiti" e quelli hanno risposto "No, No, stai tranquillo, te li portiamo noi da casa". Arrivati in caserma mi hanno chiarito che non si trattava di una notifica ma di ritornare al "gabbio". Mi hanno caricato in macchina e rieccomi qua e, tanto per cambiare, mi tocca scrivere. (sommario)

Fico

 

 

A volte ci pensi…

Ti metti lì, in un angolo e ci pensi alla vita e a tutto il resto, analizzi tutti i punti, ogni volta i pensieri cambiano, si arricchiscono ma c’è una costante, c’è sempre un vuoto. E da quell’angolo, dove ti accucci come un randagio, inizi a sforzare la mente alla ricerca di una soluzione definitiva, cosa caz... manca? Cosa è quella cosa che non c’è? Cosa riempirà lo stomaco? Il cervello? Cosa? Cosa? Cosa? E tornano in mente gli amici, la casa che è proprio "casa", facce che non sai più di chi sono, luoghi, odori e più pensi, più capisci che il vuoto non lo troverai lì.

Dove? Dove? Dove? Non è lì, non è questo, a quello già ci avevo pensato ma hai visto che non è cambiato nulla. Poi ti alzi dal tuo rifugio, la testa fa male e il vuoto è immenso. Scacci via i pensieri e decidi (per l’ennesima volta) che per un pò di tempo ci proverai a riempire quel pozzo profondo. Ti assale una fame mentale, come se nel tuo cervello si fossero nascosti tutti gli affamati del mondo. Inizi ad ingoiare amori sottomarca, amicizie avariate, profumi scaduti e più ingoi più il vuoto si allarga ma non te ne accorgi perché sei troppo presa nella ricerca di qualsiasi cosa ti faccia trovare la soluzione.

Ingoi, ingoi, ingoi e la fame di vita cresce e con lei aumentano le situazioni inutili e scomode, ma intanto il cervello sta zitto… Poi, però, capita che ci pensi. Ti metti lì, in un angolo e ci pensi alla vita e a tutto il resto. Cosa? Dove? Ho voglia di vomitare! Sono piena di tutto, ma dentro c’è ancora quel niente. (sommario)

Handy

 

 

Sono Romano de’ Roma

Sono nato a Roma e vivo in una zona molto bella della città. La mia famiglia è composta da me e mia madre: noi viviamo da soli. Io ho la terza media, ho preso la licenza da privatista. Nella mia zona ho tanti amici ma non un amico in particolare perché penso che quelli che tu ritieni i migliori amici sono quelli che ti fregano sempre. E’ la seconda volta che entro a Casal del Marmo perché mi piace fare le rapine e comunque penso che la vita in carcere è una passeggiata.

I miei progetti per il futuro sono: prima di tutto scontare la pena, secondo di trovarmi un buon lavoro, onesto e di fare una vita tranquilla,senza casini. Questa volta sono stato carcerato per colpa di un ex-amico che ha fatto "l’infame" e mi ha tradito con una spiata. Sono in attesa del processo per rapina aggravata che è vero che l’ho commessa ma l’avrei fatta franca se non avessi avuto un tale cosiddetto "amico" che ha cantato e non so perchè l’ha fatto. Questa cosa mi brucia più della galera e del risultato del processo. Ma vatti a fidà degli amichi!!!!!!!!!!

(sommario)

Alessandro

 

 

Vengo dalla Cina

Sono nato in Cina, a Wehzhou ed ho sedici anni. Vivo a Roma ma non ricordo l’indirizzo. Nella mia famiglia ci sono 5 persone: mio padre, mia madre, una sorella ed un fratello più piccoli di me. Con i miei genitori vado così, così: in verità non molto bene. Sono andato a scuola ed ho frequentato solo per sei mesi poi sono andato via perché non mi piaceva studiare.

Ho un amico molto bravo: lui sta sempre insieme a me, a giocare, a nuotare e per altre tante cose. Lui è il mio migliore amico. Sono entrato in carcere a Gennaio dello scorso anno per rapina e sono stato condannato a due anni ed otto mesi. Quando uscirò farò il bravo ragazzo e mi comporterò meglio. Con i miei amici sono andato in una casa di un cinese ricco a Roma. Eravamo in sette persone, con due pistole e quattro coltelli ed anche con lo skotch. Siamo entrati in questa casa in sei persone mentre un altro è rimasto sotto per guardare. Nella casa c’erano due uomini, due donne e due bambini di cinque, sei anni. Un mio amico tira fuori la pistola mentre altri due prendono lo skotch per chiudere la bocca ai due uomini.

Dopo noi chiediamo dove sono i soldi, ma l’uomo non parla e noi eravamo incazzati. Uno di noi ha dato una coltellata sulla pancia di questo uomo che, dopo, tira fuori la chiave per aprire la cassaforte. Dopo avere preso i soldi siamo andati via. Quando siamo scesi dalla casa, quell’uomo chiama, anzi grida "aiutooo! aiuto!" molte volte. Mentre noi scappavamo per la strada la gente chiama la polizia dicendo che ci sono tre persone che scappano.

Quattro di noi sono stati presi alla stazione Termini e noi che avevamo preso un taxi siamo stati inseguiti a presi dai poliziotti che ci hanno portato al Centro di prima accoglienza dove siamo rimasti per tre giorni. Dopo ci hanno portato qui in carcere. Quando sono fuori vado in discoteca e prendo le pasticche: la mia vita è così. Finito!!!!

(sommario)

Lin Hai

 

 

Quando stavo a Quito

Quando stavo a Quito andavo a scuola oppure andavo a rubare. Avevo molti compagni della mia età con cui uscivo quando non andavo a scuola. Non stavo solo per la strada, ma andavo anche nei paesi vicini dove andavo a trovare altri miei amici. Per la strada giocavamo al pallone oppure si andava a rubare. Ho cominciato a rubare da piccolo e a tredici anni ho fatto le prime rapine. Ero anche piccolo quando ho imparato a giocare a Poker. Giocavo per la strada: a volte vincevo, a volte perdevo. Nessuno mi ha insegnato a fere le rapine, perché ho imparato guardando.

I miei genitori quando mi vedevano con i vestiti di marca che compravo con i soldi rubati mi menavano e a volte mi strillavano. A Quito ci sono molti ragazzi e ragazze per la strada. Sono quasi tutti poveri, con case povere e stanno in giro per trovare la gente da rapinare. Sono stato in collegio per un anno, ma non mi piaceva e sono andato via. Conosco tanti ragazzi italiani della mia zona e a volte vado con loro a rubare e per questo sono qua in carcere condannato ad un anno ed un mese. (sommario)

Hannibal e Freddy

 

 

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