Quinta lezione

 

Come scrivere un articolo. La coerenza interna del testo

 

Nelle precedenti puntate abbiamo trattato degli esordi (o incipit) e dei finali (o epiloghi). Tra l’esordio e l’epilogo ci sta… tutto il resto del testo. Potremmo chiamare questa parte centrale lo sviluppo di quanto è stato avanzato (o proposto, o supposto) nell’incipit. Fatto sta che è difficile riuscire a descrivere i modi e le forme tipiche con cui scrivere "il resto" di un testo, giornalistico e non solo giornalistico. Succede un po’ come le partite di scacchi: esistono istruzioni per l’uso abbastanza precise che vi spiegano come aprire una partita e come chiuderla, non ne esistono di precise su come condurla "nel mezzo". Le possibilità sono infatti infinite. Diciamo comunque a costo di essere banali che un testo deve avere un inizio un centro una fine e che queste parti devono essere equilibrate (un incipit non può essere più lungo dello sviluppo centrale), ma soprattutto devono essere connesse tra loro. A dirlo sembra facile ma facile non è. Cerchiamo allora di capire in cosa consiste questa connessione tra le parti di un testo.

A. Coerenza. Un testo dev’essere consequenziale (per esempio sul piano logico e/o cronologico) e non saltare di palo in frasca. Quando parliamo spesso lo facciamo, ma quando scriviamo dobbiamo evitarlo, non dobbiamo mai perdere il filo del discorso.

B. Coesione. Un testo dev’essere coeso nel senso che devono esistere collegamenti che garantiscano i ‘ponti’ tra i vari pezzi del testo; chiameremo questi collegamenti le viti, i chiodi e le cerniere del testo.

C. Progressione. Un testo deve svilupparsi, deve avere una sua linea, una sua trama, o parabola. Se per esempio io intendo dimostrare una certa tesi dovrò procedere con un certo ordine, per tappe o gradini, e non ammucchiare i miei argomenti alla rinfusa. Ecco di seguito alcuni modi classici per ordinare linearmente il proprio discorso:

dalle premesse alle conclusioni

dal prima al dopo

dal generale al particolare (o viceversa)

dal semplice al complesso

dalla causa all’effetto

dal vecchio al nuovo

 

Ma per uscire dall’ambito teorico facciamo subito un esempio pratico:

Da quest’anno gli automobilisti cinesi potranno beneficiare dell’agopuntura mentre guidano. E’ stato infatti messo in vendita uno speciale cuscino elettrico, a vibrazioni, in grado di alleviare la fatica del guidatore.

Studiato da esperti cinesi di agopuntura, questo dispositivo si è già rivelato efficace nel ridurre gli incidenti stradali dovuti a una eccessiva fatica o stanchezza degli automobilisti.

Il cuscino, prodotto da una ditta di Pechino, è stato diffuso in 135.000 pezzi destinati al mercato interno. Ma già alcune aziende francesi, tedesche e americane ne hanno chiesto la licenza per produrlo e destinarlo agli automobilisti occidentali.

Bene. Intanto osserviamo che tutte le informazioni riguardano lo stesso argomento: il cuscino elettrico. Notiamo poi che i pezzi sono collegati tra loro secondo un ordine di successione che, in alcuni casi, è vincolante (se invertiamo la posizione delle due frasi che compongono il primo capoverso il discorso non fila più).

Poi: alcune espressioni servono a garantire i legami tra i pezzi del discorso; per esempio "infatti", "questo dispositivo", "il cuscino", "ma". Infine: il discorso ‘progredisce’ spostandosi dal piano dell’efficacia sociale e individuale (il cuscino fa bene ai guidatori e previene gli incidenti) a quello economico (si vende tanto), dalla prospettiva cinese a quella occidentale: il cuscino elettrico si sta per diffondere in Europa. Ecco, un buon testo giornalistico, e non solo, dovrebbe presentare queste caratteristiche. Sembra facile e facile non è. Naturalmente più la scaletta di partenza sarà forte e più vi sarà facile rispettare questi criteri di coerenza/coesione/progressione interna al testo. Tuttavia quando si passa dalla fase dell’ideazione a quella della stesura si possono incontrare difficoltà. Per esempio non sempre risulta agevole trascorrere da un argomento all’altro, legando i pensieri (il testo risulta allora segmentato, spezzato). A questo proposito vi esorto a concentrarvi sulla divisione in paragrafi (o capoversi).

 

Che cos’è un paragrafo?

 

Il paragrafo (o capoverso) è quel pezzo di testo racchiuso tra un punto – e – a – capo e un altro punto –e – a – capo. Con un’aggiunta: ogni volta che cominciate un nuovo paragrafo, inserite un rientro, cioè cominciate dopo un breve spostamento a destra rispetto al margine: il rientro serve a confermare l’a capo: senza il rientro, infatti, non si capirebbe se una parola che termina sul margine estremo di destra di una riga, seguita dal punto, vada intesa come fine del periodo o come fine capoverso. Bene. Nel testo che abbiamo appena letto per esempio sono presenti tre paragrafi ben distinti: il primo paragrafo enuncia il tema di fondo: la scoperta del cuscino elettrico; il secondo ne illustra gli effetti; il terzo ne documenta la diffusione. Questa suddivisione lo rende facilmente leggibile. Più in generale diremo che è proprio l’organizzazione di un testo in paragrafi a garantire la sua coerenza/coesione/progressione interna e dunque la sua comprensibilità.

Spesso i testi scritti da principianti presentano o paragrafi mostruosi, lunghissimi, oppure paragrafi incoerenti, che mettono insieme nozioni e concetti diversissimi o che vengono spezzati di punto in bianco. Una cattiva suddivisione in paragrafi testimonia intanto di un difetto nella fase della pre-scrittura (la scaletta), e comunque di una difficoltà di pensare per blocchi, per punti; testimonia infine di una predisposizione ad ammucchiare le idee, passando da un piano all’altro del discorso, lasciando cadere improvvisamente considerazioni che poi verranno magari riprese nel bel mezzo d’un altro discorso. Un discorso cominciato va completato prima di passare al successivo. Concludendo: un testo ben suddiviso testimonia che chi l’ha scritto ha idee "chiare e distinte"; un testo ben suddiviso si fa leggere e capire più facilmente. Tra l’altro è più facile ritornare indietro per controllare certi passaggi o per confrontarli con altri (in un testo tutto compatto, senza scansioni è difficile reperire i punti e gli snodi significativi del discorso).

Bene. Stabiliamo che in linea di massima un capoverso (o paragrafo) deve essere caratterizzato dall’unità di significato, ossia dalla coerenza interna. La coerenza deriva dal fatto:

  1. Che il capoverso tratta di uno stesso argomento centrale (per argomento si intende ciò di cui parla il testo)

  2. Che il capoverso sviluppa un’idea base, ossia un tema; dove per tema s’intende un’idea o una informazione fondamentale riguardante quell’argomento.

 

In molti casi, ritroviamo entrambi questi elementi. Ecco un esempio:

 

Il gatto [argomento] è un animale fondamentalmente opportunista [tema]. Dove vivere in gruppo è conveniente e vantaggioso, vive da animale sociale. Dove, invece, implica alcuni svantaggi (ad esempio, dividere il cibo che non è sufficiente per tutti i membri del gruppo) il gatto continua la tradizione dei suoi antenati selvatici, vivere cioè da predatore solitario [sviluppo del tema].

In alcuni casi, invece, manca un tema vero e proprio, e il capoverso si sviluppa a partire dal solo argomento:

La chiesa di San Francesco [argomento] è stata costruita nel 1200. La facciata è rivestita in basso di marmi, e per il resto è grezza. Ha tre portali, di cui il mediano è ornato da sculture. Sui fianchi si aprono finestroni. Presenta una facciata gotica, con campanile a cuspide [sviluppo dell’argomento].

Soffermiamoci un momento sul primo tipo di capoverso che è il più diffuso nei testi di natura espositiva, argomentativa, interpretativa. Intanto stabiliamo che le dimensioni di un capoverso normalmente possono variare tra 5 – 6 righe e 15. Diciamo dunque una media di 8 – 9, media a cui vi consigliamo di attenervi il più possibile. Chi eccede corre rischi ed è bene che lo sappia (il punto e a capo corrisponde a un momento di pausa logica necessario). Altro punto importante: se possibile evitare di scrivere paragrafi fatti di un unico periodo. Ecco un esempio di paragrafo lungo tratto da un reportage di guerra:

Abbiamo visto diversi prigionieri e dato che, come al solito, sono stati messi un po’ dappertutto, nelle prigioni, nelle case, nei container, stiamo cercando di contattare le nuove autorità perché ci diano il permesso di registrarne le identità, ciò che rappresenta una garanzia per la loro sorte.

Ecco come può essere riscritto.

Abbiamo visto diversi prigionieri. Come al solito sono stati messi un po’ dappertutto: nelle prigioni, nelle case, nei container. Stiamo cercando di contattare le nuove autorità perché ci diano il permesso di registrarne le identità. È una garanzia per la loro sorte.

Non c’è dubbio: così è più leggibile. La regola a cui dovete attenervi è dunque la seguente: il paragrafo dev’essere senz’altro spezzato in brevi frasi chiare e incisive.

 

Continua…

 

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