Come
scrivere un articolo
Questa
volta presentiamo un piccolo menù di incipit,
e un menù altrettanto
"nutrito" di possibili conclusioni
Ecco
allora un nuovo piccolo menu di incipit. Con una avvertenza però prima di
cominciare. Non siate troppo scolastici e meccanici. Non tutte le introduzioni
rientrano perfettamente in una di queste categorie. Alcune sono del tutto
originali (e non per questo migliori delle altre…), altre mescolano una
tipologia con un’altra tipologia. L’importante è avere dei modelli di
riferimento. Poi si può sempre cambiare, trasformare, contaminare. Ecco dunque
una breve lista di incipit:
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Introduzione-sintesi
(che ricorda il lead basato sulle cinque W). Una delle più comuni in
tutti i tipi di testo, non solo giornalistici. Essa riassume l’argomento o
la tesi dello scritto. Per esempio: «L’effetto serra, il buco dell’ozono,
le piogge acide sono le calamità di carattere generale che – a
quanto pare – ci minacciano più da vicino. Tutti giorni i giornali
riferiscono…»
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Introduzione
con aneddoto (che ricorda il lead basato
sulla situazione). Si parte con una scena, un aneddoto, un esempio. Ecco per
esempio come comincia un articolo dedicato alla diffusione delle "armi
leggere" nel mondo: "L’aereo doveva trasportare aiuti umanitari
per i civili travolti da uno dei tanti conflitti che si combattono in giro
per il mondo. Difficile trovare una copertura migliore, accanto alle casse
dei medicinali furono stivate casse in tutto simili, non fosse stato per il
contenuto: fucili mitragliatori Ak-47". Il tema del pezzo è generale
ma per richiamare l’attenzione del lettore si parte da un episodio
specifico, che vale come esempio d’una certa tendenza o fenomeno.
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Introduzione-citazione
(che ricorda il lead basato sulla dichiarazione). Può trattarsi di un
proverbio, di qualche verso di un poeta o della frase pronunciata da una
persona più o meno nota. E’ importante che il contenuto della citazione
venga ben collegato con l’argomento del testo (a volte qualcuno per fare
sfoggio di cultura butta lì delle belle frasi che però non c’entrano
tanto con il resto). Ecco un caso semplice ma efficace; si tratta della
citazione d’un vecchio proverbio: "Il nemico del mio nemico è mio
amico". La formula è ben conosciuta, Applicata di frequente nel corso
delle rivalità di potere tra gli Stati, si adatta particolarmente al Medio
Oriente, una zona strategica perennemente instabile per quanto riguarda sia
i regimi, sia i rapporti frontalieri» (Limes).
-
Introduzione
con brevi affermazioni. E’ tipica di uno stile
giornalistico secco, fatto di piccole frasi giustapposte. Ecco un esempio
tratto dal Diario (1.9.1999): «Michele a sedici anni aveva già
commesso quindici reati, dal furto era passato allo scippo e poi allo
spaccio di stupefacenti. Uscito dal carcere cominciò a rapinare i
supermercati. Oggi ha vent’anni ed è di nuovo in galera per associazione
a delinquere di stampo mafioso».
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Introduzione-analogia.
Instaura un confronto tra il tema dello scritto e un’altra situazione; lo
scopo è di spiegare il proprio problema sfruttando un contesto simile che
possa attirare l’attenzione iniziale del lettore. Per esempio: «Nessuno
spreca il fiato per lodare l’aria e l’ossigeno. Almeno finché respira.
Si lodano i benefici dell’aria, quando l’ossigeno manca, e cioè quando
l’afa o l’asma insidia la respirazione. Così è per tutte le cose di
questo mondo. E dunque anche per la democrazia» (Europeo,
13.9.1991). Ma ecco una introduzione analogia scritta in redazione. Si
tratta tra l’altro di una introduzione mista perché mescola l’analogia
con la citazione (di un proverbio), a dimostrazione che queste sono
tipologie che possono benissimo mescolarsi: «Un antico detto popolare dice:
"una noce in un sacco non fa rumore". Lo stesso concetto è valido
per i giornali dal carcere: una sola rivista scritta in carcere non fa
rumore… Di questo siamo consapevoli, ed è per questo motivo che è nato
il C.G.C., cioè il "Coordinamento dei Giornali dal Carcere": per
dar loro più forza, più incisività, per mettere assieme delle esperienze
che altrimenti, se restano isolate e per di più "rinchiuse",
"ristrette" insomma, per dirla con un termine che ci è caro, sono
destinate a spegnersi in fretta»
-
Introduzione
con ricordi, associazioni o reazioni personali. Si
propongono qui, in apertura, emozioni o ricordi o propositi suscitati dal
fatto o dalla situazione di cui si parla. Ecco per esempio come comincia la
recensione di un libro: «Mi ritornava alla mente una vecchia canzone dei
Beatles, che diceva "non mi piaci ma ti amo", mentre leggevo la
raccolta di racconti di William Goyen. Il libro riferisce…». Questa
introduzione ha il merito di essere leggera, ma non deve essere tirata
troppo in lungo. In fondo il lettore non vuole sapere i fatti vostri, vuole
essere informato. E’ comunque preferibile anche qui dare un incipit fatto
nella redazione di Ristretti che sia pure in modo lieve mette l’accento
sua una reazione personale (anche se qui c’è il "noi" al posto
dell’ "io") davanti a una certa notizia di interesse generale.
Questo: «A Firenze, il 16 e il 17 Novembre si terrà il secondo convegno
dei giornali dal carcere. Quando a novembre ci reincontreremo saranno
trascorsi quasi due anni! Di lavoro, nel frattempo ne abbiamo fatto e ne
faremo ancora parecchio. Verso aprile ci è giunta in redazione la lettera
di Giuliano Capecchi e Beatrice Cioni, di Informacarcere Toscana, tra i
promotori, con noi ed altre realtà giornalistiche carcerarie, del primo
convegno nazionale su Carcere e informazione, tenutosi a Firenze il 3-4
Dicembre 1999. L’importanza che ha avuto per noi quel convegno, per i
contenuti ed i fatti concreti che ne scaturirono, è innegabile».
Dopo
l’introduzione c’è la vera e propria trattazione. Che sarà naturalmente
condotta seguendo la falsariga della scaletta. Sulla trattazione ci proponiamo
di dire qualcosa la prossima puntata. Adesso concludiamo con la…conclusione.
Si tratta di un altro dei punti deboli dei pezzi giornalistici scritti da ‘dilettanti’.
Spesso infatti l’articolo viene interrotto di colpo. E’ importante invece
che chi legge abbia l’impressione di un cerchio che si chiude. Ecco perché in
effetti le conclusioni spesso sono legate agli incipit, proprio per dare
maggiormente questo senso di circolarità (attenzione però potreste cominciare
con un incipit-analogia e chiudere con un incipit-citazione…). Ecco comunque
in breve i principali tipi di finali, validi d’altra parte anche per generi
diversi da quello giornalistico:
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Conclusione-sintesi :
molto comune, presenta un breve riassunto delle principali idee dello
scritto. Es.: "In realtà noi non siamo in presenza di un capo dello
Stato eccentrico [Cossiga], ma di un capo dello Stato con caratteristiche
eversive, da lui stesso rivendicate e pubblicamente conclamate. A qualcuno
piacerà così. A noi no. Ma poco conta. Conta che egli si è messo da tempo
fuori dalla legge e dalla costituzione" (La Repubblica,
17.11.1991)
-
Conclusione
con aneddoto: la conclusione con un aneddoto, una
storia, un fatto concreto, un’immagine a effetto trae le fila dell’intero
testo attraverso elementi narrativi o visivi che attirano la fantasia e l’immaginazione
del lettore. «Il politico siciliano dice di aver capito la lezione e di
aver rotto definitivamente con certe cattive frequentazioni. Eppure…Eppure
si sa che ha trascorso le vacanze nel villaggio turistico gestito dalla
famiglia del boss Gancemi. I bene informati dicono però che non era certo
lì per curare i suoi affari visto che si trovava in compagnia di una
sconosciuta bellissima che non ha mai lasciato, neanche per un momento…»
(Il Mattino, 5.4.1998).
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Conclusione
con brevi affermazioni : questo tipo di conclusione
segue un periodo che rappresenta la vera chiusura del testo, come fosse un
ripensamento, un suo approfondimento. Spesso questa aggiunta è costituita
da un "frammento", una frase senza un verbo in modo finito. Es. :
"…Per il piccolo S. ci sono dunque poche speranze. O ritorna nel giro
della delinquenza. O accetta di essere adottato e di perdere i suo genitori
e la sua famiglia. Nel mondo dei bassi napoletani un destino simile a quello
di tanti altri ragazzi». (La Stampa, 6.4.1999)
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Conclusione-citazione:
anche nelle conclusioni, è possibile usare citazioni di tutti i tipi,
purché in tema con lo scritto.
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Conclusione-domanda
(o conclusione problematica, aperta): la
conclusione domanda pone al termine dello scritto interrogativi irrisolti,
problemi aperti o scenari futuri. Ecco un esempio tratto da un articolo
dedicato alla politica scolastica del governo Berlusconi: «…Per ora il
Ministro della Pubblica Istruzione non pare intenzionato a mettere in atto
iniziative significative contro la scuola pubblica e a favore della scuole
privata. Anzi c’è chi dice che lascerà le cose come stanno… E se fosse
proprio questo "lasciare le cose come stanno" un modo per favorire
il degrado della scuola pubblica e l’inevitabile ascesa di quella
privata?» (L’Indice, 2001).
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Conclusione-analogia:
la conclusione-analogia introduce un paragone fra il tema trattato e una
situazione che presenta delle somiglianze. Es.: «Nella lotta tra galli, l’importante
è che il becco colpisca feroce e che il sangue schizzi copioso dal collo
dell’animale ferito a morte. Solo che ad avere assunto i tratti spasmodici
della lotta da cortile è l’intera vita italiana: dov’è una gara a chi
urla più forte, a chi azzanna l’avversario alla giugulare e gli augura di
andare in malora, lui e tutti i filistei suoi pari»
Fermiamoci
qui per il momento.
Stefano
Brugnolo |