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Osservatorio Calamandrana sul carcere di San Vittore "per la trasparenza e l’umanizzazione in carcere"
Bollettino n° 8 – giugno 2003 Continuiamo l’osservazione sul carcere - La situazione sanitaria
Lettere di detenuti
Alla Commissione speciale sulla situazione carceraria e per il rispetto dei diritti dei detenuti
Siamo un gruppo di detenuti del Carcere di San Vittore di Milano, che hanno letto con molto piacere e attenzione l’Accordo Quadro, stipulato il giorno 3 di marzo del 2003 tra le parti a cui la presente è indirizzata, denominato "Individuazione delle priorità in materia di esecuzione penale degli adulti e dei minori, meglio conosciuto come progetto per l’umanizzazione delle carceri. I progetti elencati sono molto ambiti e pieni di speranze per noi detenuti, e conseguentemente vorremmo sottoporre alcune precisazioni al documento e in particolare:
Questi sono solo brevi appunti di chi vive questa realtà e vuole vedere nel vostro intento elementi positivi; quindi è disponibile a discutere, segnalare, proporre, attuare, per quanto di propria competenza, tutto ciò che serve per fare e poter dire ciò che da voi è già stato detto agli organi di stampa, cioè che umanizzazione delle carceri non è solo una parola. Rimaniamo in attesa di una Vostra cortese risposta (che potete inviare al Reverendo Cappellano Don Luigi Melesi), e saremmo veramente grati di ricevere una vostra visita.
Cordiali saluti.
Alcuni detenuti di San Vittore Al Gruppo Lavoro del Carcere di San Vittore
Si rende noto che in data odierna, 02.06.03, ci è stato segnalato un fatto gravissimo relativo al diritto alla salute, come previsto dall’art. 11 e art. 17 O.P. Circa 30 detenuti diabetici hanno rischiato complicazioni estreme derivate dal fatto che la struttura sanitaria locale è rimasta completamente sprovvista di insulina e di altri farmaci salva-vita. Si è potuto ovviare al disagio grazie all’intervento del dott. Antonio Carloni, addetto al pronto soccorso, che ha provveduto con i propri mezzi al reperimento dei farmaci su elencati. Si fa altresì notare che sono state dimesse tutte le attività specialistiche (diabetologo, chirurgo, infettivologo, pneumologo, oculista, dermatologo, dentista, ortopedico), nonché le assistenze infermieristiche nelle varie sezioni dell’Istituto. Essendo il problema di primaria necessità, che potrebbe investire chiunque, è opportuno che, tutti indistintamente, si facciano carico delle gravissime conseguenze che toccano tutta la popolazione detenuta.
Alcuni detenuti di San Vittore Stralci dalla lettera del Gruppo Lavoro
Al Ministro della Sanità, prof. Sirchia, presso il Ministero della Sanità p.c. alla Direzione del carcere di S. Vittore. p.c. al Tribunale di Sorveglianza di Milano. p.c. al Presidente della regione Lombardia dott. Formigoni. p.c. al Presidente della Camera dei Deputati Onorevole Casini. p.c. al Presidente del Senato prof. Pera.
Oggetto: condizione sanitaria all’interno del carcere di S. Vittore
La presente per comunicare alle Eccellenze Vostre che come da comunicazione pervenuta al gruppo lavoro dei detenuti di S. Vittore, in epigrafe, la situazione sanitaria all’interno del carcere, dopo i tagli avvenuti nella finanziaria, ci pare abbia infranto il "diritto alla salute", oltre che superato l’articolo 27 della nostra Costituzione. L’emergenza superata nella sua attualità solo grazie all’abnegazione di un singolo medico non è di certo cessata, infatti, nonostante sia stato assicurato dalla Direzione che le spese riguardanti i "farmaci salvavita" saranno affrontate con finanziamenti destinati ad altri capitoli è noto che tali riserve non possono fare fronte che per un breve periodo. Inoltre permane la cessazione delle visite specialistiche, che sono di vitale importanza in un carcere, essendo le uniche che permettono le diagnosi delle patologie in corso. Le S.V.I. vogliano comprendere che la problematizzazione di questa situazione non ha alcun che di strumentale, ma è dovuta alla responsabilizzazione di fronte a dinamiche che possono diventare incontrollabili in un contesto che già ha superato ogni limite, come è stato riconosciuto dalle più alte Cariche Istituzionali e dal Santo Padre nella recente discussione sull’opportunità di un provvedimento di clemenza. Sappiamo che la nostra ultima possibilità è che l’Istituzione Regionale si faccia carico di queste spese e che se così non sarà al più tardi nel mese di Agosto non saranno più disponibili neanche i farmaci "salvavita", cosa che per altro senza il ripristino delle visite specialistiche non può essere considerata sufficiente. Per questo chiediamo alle S.V.I. di fare tutto il necessario affinché la situazione sanitaria rientri almeno dentro quella già precaria normalità esistente prima dei tagli effettuati alla spesa sanitaria. In attesa di un Vostro riscontro a queste nostre richieste o alla soluzione delle medesime non possiamo che porgervi i nostri più distinti saluti.
Con Ossequio.
Il Gruppo Lavoro di S. Vittore Settore femminile
Le carenze denunciate da un gruppo di detenuti durante un incontro della biblioteca del settore femminile si possono così riassumere:
Per concludere, i detenuti chiedono di essere considerati pazienti "normali" come tutti perché la pena a cui sono sottoposti consiste nella privazione della libertà che non deve essere aggravata da un trattamento sanitario insufficiente e carente sotto molti aspetti. Questo aggravio di pena è oltretutto riservato agli elementi più deboli (malati, anziani, bambini) che già più degli altri soffrono le condizioni del carcere. Per fare un esempio fra i tanti della "malasanità carceraria", ci si chiede perché i risultati delle analisi vengono comunicati solo in caso di "brutta notizia" e mai per comunicare esiti favorevoli. È stato infine sottolineato che, se il rapporto medico/paziente è troppo spesso carente vi sono comunque molti casi, come per esempio l’attuale medico del reparto femminile, in cui i pazienti vengono trattati con molta umanità. Questa difficile situazione sembra essere dovuta principalmente al drastico taglio di fondi deciso quest’anno dal Ministro della Giustizia. Testimonianza di una detenuta
San Vittore, 29.05.2003
Sono una detenuta di San Vittore, mi trovo in quello che qui chiamano "centro clinico" che, a mio parere (e non solo mio ma anche di tutti quelli che come me hanno serie patologie) non è affatto, neppure nel più lontano dei pensieri, il nome adeguato. L’amara realtà di questo posto è certo molto lontana da tutte le idee che dal di fuori ci si può fare e mi permetto di aggiungere che nessuno al di fuori di chi la vive sulla propria pelle può, neppure con tanta volontà, capire. Mi permetto di elencare la nostra situazione chiedendo prima di tutto scusa se elenco tutte le cose che qui si verificano e che sono inconcepibili e obiettivamente poco credibili ma, con tanta amarezza, reali. Non abbiamo medicine: in molti casi siamo noi a comprarle, non ci sono specialisti, non c’è personale. Chiedere di un cardiologo è più problematico che chiedere un’udienza al papa.; c’è ancora un medico di guardia che, per quanto si dia da fare per guardarci, non è certo uno specialista di nessun genere e nella maggior parte dei casi si limita a dire "Non è nulla, stia tranquilla, prenda questa pastiglia e stia a riposo, è tutto. Buongiorno". Ora io mi domando: può stare tranquilla una persona a cui parecchi ospedali hanno scritto a chiare lettere che la sua vita è a rischio ogni attimo e va curata 24 ore su 24 con specialisti e subito, se questi non possono fronteggiare la situazione, deve essere portata in strutture esterne? Ma questo non capita mai se non quando c’è un medico che non so come definire, se preso dal panico per non aver capito bene la gravità in quel momento o addirittura timoroso di mettersi lui stesso in pericolo se dovesse succedere qualcosa di più grave di uno svenimento, considerato normale routine per un detenuto. Scrivo queste poche righe non solo per riguardo alla mia incolumità ma perché tutti quelli come me (e non credo siano pochi) vengano curati in modo adeguato ai nostri bisogni e alla nostra precaria situazione; vorrei (anche se da parte mia la credo una sfrontatezza) sottolineare che anche se siamo detenuti e per quanto siano gravi le nostre colpe, siamo pur sempre esseri umani e come tali chiediamo un minimo di comprensione e di essere curati come tutte le persone normali escludendo il fatto degli errori da noi commessi che non hanno nulla a che fare con la malattia. Situazione al IV raggio "infermeria"
Vi sono 4 celle a rischio, dove i detenuti urlano, litigano tra loro e con le guardie, si lamentano tutto il giorno lanciando a volte oggetti, ferendosi il più delle volte per richiamare su di se l’attenzione. Le altre celle ospitano detenuti malati più o meno gravemente, che avrebbero bisogno di calma e di dormire di notte, mentre invece sono continuamente disturbati dagli altri a rischio Le celle sono chiuse per la quasi totalità del giorno. A questo proposito i detenuti hanno firmato una lettera di protesta al Direttore Pagano, per informarlo sulla situazione ormai insostenibile e per chiedergli di poter aprire le celle e deambulare, di fare pulizia e di trasferire le celle a rischio in altro reparto. L’ispettore del raggio ha risposto che il problema è conosciuto in Direzione e che quando sarà pronto il V raggio potranno spostare le celle a rischio. In data odierna, giovedì 19 giugno, è arrivato il permesso di aprire le celle (tutte, comprese quelle a rischio) dalle 8 alle 20. La situazione sanitaria è precaria e drammatica: i detenuti si lamentano della scarsità di medicine e dell’uso improprio di alcuni farmaci dati in sostituzione di altri. Nel caso di patologie gravi come il diabete, l’insulina animale viene sostituita con quella sintetica provocando alterazioni al metabolismo. Ultimamente non si trova più neanche quella e a volte il medico è costretto a procurarsela in altri modi. Alcuni detenuti la comprano con i soldi "della spesa". Specialisti: stanno andandosene tutti, il dentista, il diabetologo, l’infettivologo, il radiologo perché non pagati da mesi. Per leggere una curva glicemica e curarla ci pensa l’ortopedico! Uno dei pochi ad essere ancora a San Vittore. Gli infermieri sono spariti tutti. Se uno ha bisogno del dentista può richiedere lo specialista esterno, mandato dalla famiglia, e sostenere interamente i costi, ma non tutti possono permetterselo. Testimonianze di alcuni malati
L.C., invalidità al 100% - 5 by pass – per l’osteoporosi è costretto a comprarsi un farmaco, il Fosamax 70 al costo di 250 euro. Avrebbe bisogno di camminare e di fare fisioterapia. Cardiopatico con paresi, se non dimostra di aver un lavoro non può uscire. Ha sempre il piantone per accompagnarlo. G.R., sieropositivo, ha bisogno di fare esami del sangue, perché gli antivirali che prende da 6 anni non gli fanno più bene e i T4 si stanno abbassando, ma non esiste più questo reparto né il medico. In una gamba ha dei mezzi di sintesi per frattura al femore e al ginocchio da 5 anni ed è da mesi che aspetta di essere operato, inoltre avrebbe bisogno di fisioterapia perché i muscoli della gamba si sono atrofizzati. Invalidità al 100%, percepisce una pensione minima. D.G., operato di ernia al disco, necessita di un secondo intervento, ma l’anestesista viste le sue condizioni di cardiopatico si rifiuta di fargli qualsiasi anestesia. B.P., diabetico, ha bisogno di insulina tre volte al giorno, vista la mancanza del farmaco, un medico del P.S. gli procura la dose. Una fiala di insulina costa 36.000 lire. P.R., gli è stata accertata l’incompatibilità con il carcere viste le sue gravi condizioni di salute. La diagnosi del San Paolo afferma che è affetto da diabete mellito scompensato, complicato da piede diabetico SX, che potrebbe andare in cancrena se non curato. Ha una retinopatia diabetica, una sindrome depressiva, ipertensione arteriosa e epatite C. Nonostante questa diagnosi, confermata anche da diversi medici del carcere, il Magistrato di sorveglianza, Dott.ssa Moi M. Grazia, si rifiuta di metterlo agli arresti domiciliari, adducendo scuse banali, come il mancato invio della cartella clinica da parte del suo avvocato. È capitato anche di non aver le cure necessarie da un ospedale cittadino, (il Fatebenefratelli), sbagliando la misurazione della pressione apposta, pur di non accettarlo per gli esami, o di fargli una semplice fasciatura, al posto di un eco doppler, al piede diabetico (al S. Raffaele). La dichiarazione del dott. Luigi Pagano
Riportata da "La Repubblica" dell’8 giugno 2003, a proposito di un detenuto evaso dall’ospedale Fatebenefratelli: "I drastici tagli alle spese per le visite ai detenuti all’interno dell’Istituto – dai 400 mila euro del 2001 ai 48 mila euro di quest’anno – costringono a portare in strutture esterne i carcerati che hanno bisogno di consulti. Il che comporta un aumento di traduzioni e scorte, con l’uso di personale in divisa addestrato per altri compiti. E moltiplica il rischio di fughe."
La grave situazione igienica
Al C.O.C. da più di un mese non si cambiano le lenzuola; il cambio è previsto per settembre. Le docce sono abolite nei festivi. Ci sono dei casi di scabbia. Scarseggia l’acqua, soprattutto nel sesto raggio, che ha ricevuto bottiglie dalle detenute del femminile che hanno organizzato una raccolta di acqua minerale compiendo un significativo gesto solidarietà. Le ore d’aria per esigenze interne si potrebbero allungare solo nei momenti più caldi del giorno. Sarebbe auspicabile, viceversa, che fossero estese alle ore più fresche. Nostre osservazioni
L’accordo quadro del marzo scorso fra la regione e il Ministro di Giustizia affermava, fra l’altro: si tratta di garantire la piena tutela del diritto alla salute. Gli istituti penitenziari sempre meglio potranno avvalersi, attraverso specifiche convenzioni, delle strutture ospedaliere e delle prestazioni specialistiche presenti sul territorio. Ai carcerati è assicurata l'iscrizione al Servizio Sanitario. Particolare attenzione è riservata da un lato alle tossicodipendenze, dall'altro alle malattie mentali - sia per l'aspetto di prevenzione, sia per la cura - da realizzarsi con un’azione congiunta tra operatori penitenziari e operatori presenti sul territorio, con forte partecipazione del Terzo Settore. A parte il fatto che i detenuti non sono stati iscritti al Servizio Sanitario Nazionale, le numerose lettere qui riportate e le importanti affermazioni del dott. Luigi Pagano, dimostrano che le promesse contenute nell’Accordo Quadro sono state completamente disattese. I Consiglieri regionali Martina e Ferrari dopo una visita al carcere annunciano in una conferenza stampa che faranno denuncia penale al ministro Castelli per mancata assistenza ai malati (art. 591 del Codice penale), e presenteranno in Giunta una mozione a Formigoni perché intervenga al più presto per garantire il diritto alla vita dei detenuti. Data questa drammatica situazione sembra paradossale che venga data priorità ai vari corsi finanziati dalla Regione e dall’Unione Europea.
Per informazioni, segnalazioni e adesioni rivolgersi a Gruppo Calamandrana, presso Lega dei Popoli, via Bagutta 12 Milano Tel. 02780811 e-mail lidlip@libero.it
Maria Elena Belli, Nunzio Ferrante, Augusto Magnone, Maria Vittoria Mora, Mario Napoleoni, Dajana Pennacchietti, Gabriella Sacchetti, Sandro Sessa
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