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Osservatorio Calamandrana sul carcere di San Vittore "per la trasparenza e l’umanizzazione in carcere"
Bollettino n° 16 – giugno 2005
Lettera del dott. Augusto Magnone
Alla cortese attenzione del dottor Mobilia Direttore Generale della ASL Città di Milano della dottoressa Gloria Manzelli, Direttrice del Carcere di S. Vittore
Egregio Direttore, le scrivo per informarla di quanto sta avvenendo nel carcere di San Vittore da circa un mese. Un numero crescente di detenuti eroino-dipendenti riferisce trattamenti metadonici inadeguati per dosaggio e durata. Ad alcuni vengono imposti esclusivamente trattamenti a scalare, adducendo non motivi clinici ma leggi o normative inesistenti, ad altri viene rifiutato il trattamento, perché prima di entrare a San Vittore non erano in carico al Sert. Interpellati dei medici del servizio, mi è stato riferito che questa situazione dipende da disposizioni impartite dalla responsabile dell’unità operativa. Le faccio presente che la terapia con metadone, come potranno confermarle il dottor Riccardo Gatti, coordinatore del Sert dell’ASL città di Milano nonché membro della Consulta nazionale per le tossicodipendenze od il dottor Mollica, da anni nel Direttivo della più prestigiosa società medico scientifica operante in materia, è stata la modalità di trattamento più rigorosamente studiata e che ha prodotto risultati positivi incontrovertibili. Numerosi studi condotti sui trattamenti dell’ eroinodipendenza hanno dimostrano una efficacia tra il 60 e l’ 80% per i trattamenti con metadone a tempo protratto contro il 40-50% dei trattamenti con Buprenorfina a mantenimento, il 5- 20% dei trattamenti metadonici a scalare ed il 5-20% dei trattamenti comunitari. La richiesta di un trattamento con metadone da parte di un paziente eroinodipendente è lecita e può essere rifiutata solo se esistono controindicazioni cliniche. I dosaggi e la durata devono essere valutati caso per caso, sulla base dei risultati ottenuti e degli obiettivi che si intendono raggiungere. Il rifiuto di utilizzare tale farmaco, se non adeguatamente motivato, è espressione di mancanza della dovuta deontologia professionale; i dosaggi e la durata dei trattamenti, se inadeguati, dimostrano una insufficiente preparazione scientifica, fatto particolarmente grave trattandosi di un medico responsabile di un’unità operativa. Tutto questo sarebbe un discorso puramente accademico se non fosse per le conseguenze rilevabili sia sulla salute che sul comportamento dei detenuti mal curati ( gravi sofferenze per le crisi di astinenza, aumento degli atti di autolesionismo, aumentata conflittualità con gli agenti di custodia e gli altri detenuti, perdita del rapporto fiduciario con il personale sanitario, eccessivo ricorso a psicofarmaci , elevato numero di recidive all’uscita dal carcere, etc.). Auspico che in tempi brevissimi, dato che tali disposizioni provocano quotidianamente delle sofferenze facilmente evitabili, si provveda per un ritorno alla dovuta normalità.
Distinti saluti
Augusto Magnone, ex Primario Sert della Ussl 39 di Milano
Numeri della giustizia
5 milioni e seicentomila processi penali pendenti più di 5 anni per arrivare ad una decisione definitiva dei processi penali 1 milione di processi penali definiti con prescrizione negli ultimi tre anni 95% dei furti, 50% degli omicidi, 80% delle rapine impuniti fra i 2 milioni e ottocento novanta reati denunciati nel 2004
56.890 persone detenute (capienza di 41.324 posti) di cui il 44% è in attesa di giudizio e il 33% deve scontare pene minime sotto i 3 anni 20.400 persone detenute in attesa di giudizio, per legge definiti non colpevoli 21.500 extracomunitari, 500 educatori contro i 1376 previsti 1.223 assistenti sociali contro i 1.630 previsti 400 psicologi (una media di 2 per ogni istituto impegnati, in quanto esperti esterni, per un numero molto limitato di ore al mese). 180 magistrati di sorveglianza 42.539 unità di polizia penitenziaria
Negli ultimi 4 anni gravi tagli a: spese sanitarie (da 105 a 75 milioni) fondi per pagare il lavoro dei detenuti (10 milioni di euro in meno) budget per le attività culturali (da 4 milioni a 2 milioni e mezzo) spese per edilizia (da 30 a 18 milioni
8 detenuti su 10 sofferenti di Aids, alcolismo, epatiti, disagi mentali (4000sieropositivi per Hiv, 20.000 tossicodipendenti, 8.600 affetti da epatite virale cronica, 6.500 disturbati mentali) 94 persone detenute morte nel 2004 per malattia o suicidio 25 persone detenute morte nei primi mesi del 2005 per malattia o suicidio. (in galera ci si ammazza 19 volte più che fuori) nel 2004 "52 suicidi, 1.110 tentativi di suicidio, 6.450 scioperi della fame, 4.850 episodi di autolesionismo". 60 bambini reclusi con le proprie madri
A causa di questa situazione disastrosa il Consiglio d’Europa ha emesso 103 condanne nei confronti dell’Italia
Fonti: ministero della giustizia (www. giustizia.it); relazione annuale del pg Favara; Amapi (associazione medici penitenziari)
Lettera di N.N.
Appena arrestato a Torino, in questura sono stato denudato, legato e picchiato in varie parti del corpo. A causa di un’unghiata involontaria di un agente ho perso un occhio. Quando mi hanno portato nel carcere delle Vallette, in matricola non mi hanno accettato perché dicevano che ero conciato male e non volevano prendersi nessuna responsabilità, perciò mi hanno portato in ospedale per delle visite mediche, dopo di ché mi hanno riportato in carcere. Durante la mia detenzione ho subito ben 4 trapianti, ma in carcere mancavano le medicine per evitare una crisi di rigetto. Durante un colloquio mia moglie mi ha dato la notizia che il giorno prima era morta mia figlia, che non avevo mai visto perché nata mentre io ero in carcere. Ho chiesto di poterla vedere, ma il magistrato mi ha negato anche il diritto di vederla morta. Per questo mi sono tagliato in tutto il corpo ed hanno dovuto ricoverarmi. Mi hanno denunciato per tentato suicidio, mentre il mio scopo era di poter vedere almeno una volta la mia bambina. Nel 2002 è venuta a mancare anche mia moglie, ma sono venuto a saperlo solo dopo 6 mesi da altri detenuti che la conoscevano, perché io ero in trasferimento da una carcere all’altro. Non so neanche dove è sepolta. Dopo l’ultimo trapianto, quando mi hanno riportato in carcere ho chiesto di tornare nella mia cella dove c’era tutta la mia roba personale, ma solo per aver fatto queste richieste gli agenti mi hanno strattonato, incuranti della mia condizione fragile dopo un intervento così delicato, e in più mi hanno fatto un rapporto disciplinare, per cui mi saranno sicuramente tolti i 45 giorni di liberazione anticipata. Quella notte mi hanno messo in una cella senza materasso e solo dopo 4 giorni sono stato riportato nella mia cella. Ora sto combattendo una guerra per avere i farmaci necessari per gli occhi. In questa triste vicenda ci sono numerose violazioni dell’Ordinamento Penitenziario subite da una sola persona: pestaggi in questura; mancanza di cure mediche adeguate; rapporto disciplinare subito solo per aver espresso la richiesta sensata di essere riportato nella sua cella. NN. ha subito solo la reclusione? Come può far rispettare i suoi più elementari diritti senza rischiare guai più grossi? Con quanta rabbia uscirà dal carcere che avrebbe dovuto rieducarlo? Quante sono le storie come questa, e chi le conoscerà mai?
Di cosa parlano gli stranieri con gli operatori del carcere
Nel Carcere di S. Vittore di Milano, la presenza di detenuti stranieri supera il 50%. Delle loro sensazioni e dei loro pensieri si viene a conoscenza durante i colloqui o negli incontri a gruppi. Abbiamo pensato che fosse interessante raggrupparli sottoforma di scaletta.
Preoccupazioni legate alla pena
come si può modificare l’esecuzione penale per poter avere benefici e vantaggi come si può accedere alle misure alternative informazioni sulle proposte - quando sono di attualità - di indulto, indultino, amnistia le espulsioni trasferimenti improvvisi in carceri spesso lontane avere aiuto per comprendere i verbali, le istanze, ecc. sensazione di non essere seguiti abbastanza dall’avvocato, perché non possono pagarlo
Considerazioni legate alla propria condizioni di straniero
quando sarò fuori non so che cosa potrò fare, al Paese non torno piuttosto che essere sfruttato, finisco per smerciare droga se sono con altri che hanno la droga, ed io non c’entro e non lo sapevo, finisco lo stesso in carcere come faccio a far valere i miei diritti? vorrei che l’atteggiamento degli altri nei confronti dello straniero si modificasse sono venuto via dal mio Paese per sganciarmi dalla cultura d’origine, sono venuto via perché non avevo lavoro, sono venuto via per motivi politici pensavo che l’Italia fosse un Paese meno razzista quando si viene in Italia, non si è accolti con solidarietà
Le lamentele sulla vita in carcere
mi mancano i vestiti non sono curato bene ho paura di ammalarmi (contagio HIV e/o epatiti, intossicazioni alimentari) è difficile contattare i familiari è difficile mantenere la propria dignità non posso mandare i soldi a casa qui non funziona niente per il lavoro favoriscono più gli italiani perché alcuni lavorano per mesi e mesi? perché alcuni raggi sono migliori degli altri (per gli insetti, il cibo, affollamento)? faccio le domande per parlare con gli educatori, psicologi, ecc., non ho risposte perché non posso andare in comunità?
La politica
informazioni sulla legge Bossi-Fini e sui permessi di soggiorno non tutti sono d’accordo che possa essere utile avere il diritto di voto, alcuni non lo hanno nel paese d’origine
Altro
raccontano le proprie tradizioni che cosa facevano nel proprio Paese la situazione familiare le loro opinioni sui gruppi di altra nazionalità Per informazioni, segnalazioni e adesioni rivolgersi a Gruppo Calamandrana Presso Lega dei Popoli, via Bagutta 12 Milano tel. 02780811 e-mail gruppocalamandrana@libero.it Sito internet: http://calamandrana.interfree.it Gli originali degli scritti pervenutici direttamente da detenuti sono a disposizione presso la nostra sede. Maria Elena Belli, Nunzio Ferrante, Augusto Magnone, Maria Vittoria Mora, Mario Napoleoni, Dajana Pennacchietti, Gabriella Sacchetti, Sandro Sessa. Le Associazioni: Naga, Lega per i Diritti dei Popoli - Sez. di Milano.
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