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Inchiesta sul sistema penitenziario della Confederazione Elvetica
Swissinfo, 7 aprile 2004
Nelle prigioni ci sono sempre più detenuti con problemi psichici. Ma il numero di condanne non è aumentato.
Da
alcuni anni la scarcerazione è concessa con meno generosità perché si temono
i recidivi. Un aumento di casi psicologici e psichiatrici si riscontra in tutta
la nostra società, e non solo ai suoi margini. Forse ciò dipende da una
maggiore sensibilità per le malattie mentali. In ogni caso il fenomeno si
registra in termini analoghi anche all’interno dell’universo carcerario.
Un numero limitato
Bisogna
peraltro ricordare che il numero di detenuti veramente pericolosi, che
bisognerebbe curare in strutture penitenziarie ad alta sicurezza (ai sensi
dell’articolo 43 del codice penale), è in Svizzera piuttosto limitato.
Le condanne non aumentano
È
vero che la popolazione carceraria che rientra nell’ambito dell’articolo 43
del codice penale è in aumento. Le condanne in base a tale articolo non sono
tuttavia cresciute, come rileva l’Ufficio federale di statistica. Si tratta di
una quindicina di casi l’anno, in media. "In compenso, le scarcerazioni
in prova sono diventate più restrittive, le autorità competenti esitano a
decidere il rilascio", nota Henri Nuoffer, segretario del concordato per
l’esecuzione delle pene della Svizzera francese e del Ticino. I casi di
delinquenti recidivi hanno una tale eco mediatica che le autorità giudiziarie
preferiscono non incorrere nell’accusa di lassismo.
In Svizzera mancano i penitenziari psichiatrici. E questo nonostante un articolo del codice penale in vigore dal 1942
Ora si cerca di porre rimedio. Presso Soletta si sta costruendo un edificio adibito alla detenzione di casi psichiatrici. A Ginevra ne potrebbe sorgere un altro. Alla fine di agosto, il governo ginevrino ha finalmente preso il toro per le corna. Nella sua nuova pianificazione penitenziaria, l’esecutivo prevede l’ampliamento di Champ-Dollon, un penitenziario attualmente sovraffollato. Ginevra vuole creare innanzitutto un centro appropriato per i delinquenti psichiatrici, che secondo l’articolo 43 1.2 del codice penale devono essere internati in modo da garantire la sicurezza pubblica. In questo modo il cantone risponde ai suoi obblighi nei confronti degli altri cantoni della Svizzera francese e del Ticino, obblighi derivanti dai concordati intercantonali in materia e che sono pendenti da una decina d’anni.
Mancano stabilimenti adeguati
Attualmente
ci sono due possibilità d’incarcerazione per i delinquenti psichiatrici. La
prima è l’ospedalizzazione in una clinica psichiatrica, dopo che il loro
stato di salute si è stabilizzato e la loro pericolosità è diminuita. Spesso
ciò avviene dopo un periodo di detenzione in prigione. "Ma un ospedale non
ha una vocazione detentiva", ricorda Constantin Fransiskakis, capo
dell’Ufficio penitenziario ginevrino. La sicurezza non è garantita. Ne è una
prova l’evasione, avvenuta in agosto, di due detenuti pericolosi dalla clinica
psichiatrica ginevrina di Belle Idée. I due fuggiaschi sono ancora a piede
libero. Quanto alle prigioni, esse non hanno una vocazione curativa, salvo nei
casi d’urgenza. Eppure spesso ospitano detenuti che dovrebbero beneficiare di
cure psichiatriche.
Incidenza sulle pene
"Nei cantoni che non dispongono di strutture specializzate, succede che i giudici stessi esitino ad applicare l’articolo 43 1.2", confida Pierre Valotton, direttore dei Servizi penitenziari vodesi, confermando un sospetto ricorrente negli ambienti giuridici. La Svizzera francese era dunque fuorilegge? "Sì", ammette Valotton. "Dall’entrata in vigore del codice penale nel 1942 non sono mai stati costruiti gli istituti adatti". Il problema ha tuttavia riguardato per decenni l’intero Paese e non solo la sua parte francofona, aggiunge Robert Frauchiger, segretario del Concordato della Svizzera centrale e occidentale.
Svizzera tedesca in vantaggio
Nella Svizzera tedesca la situazione è tuttavia un po’ migliore. Qui si è cercato di anticipare la revisione del codice penale. Il nuovo codice è più chiaro sull’obbligo di garantire la sicurezza nella detenzione di delinquenti psichiatrici. A partire da quest’autunno la ristrutturazione del Centro di terpaia di Schache nel canton Soletta dovrebbe permettere l’ accoglienza una trentina di detenuti psichiatrici pericolosi. Il loro numero sarà aumentato a 150 entro il 2007, se i crediti necessari saranno sbloccati.
Gli attuali luoghi di detenzione
Queste capacità detentive verranno ad aggiungersi alla quindicina di celle del penitenziario di Pöschwies, nel canton Zurigo, dove possono essere rinchiusi detenuti con problemi psichiatrici. Anche la clinica psichiatrica di Rheinau (canton Zurigo) comprende una sezione ad alta sicurezza che può accogliere una quindicina di detenuti. Anche lì ci sono progetti di ampliamento. Alcuni detenuti con problemi psichiatrici sono accolti anche dai penitenziari intermedi (semi-aperti), quando il loro stato di salute è stabile. È il caso di St. Johannsen (Berna) e ben presto di Bitzi nel Toggenburgo (San Gallo), un edificio in corso di ristrutturazione.
Difficoltà nell’ottenere i crediti
Ma,
a causa delle misure di sicurezza necessarie, gli stabilimenti penitenziari con
scopo terapeutico costano cari. A Schache, per esempio, dei 29 detenuti si
occuperanno trenta fra psichiatri, psicologi e guardiani. Poiché la costruzione
dei penitenziari rientra nelle competenze cantonali, ci si può ben immaginare
quanto sia difficile trovare i fondi necessari, anche se i cantoni proprietari
possono affittare i posti di detenzione ad altri cantoni del concordato. Il
problema deve perciò essere risolto a livello intercantonale. Inoltre, poiché
le misure previste contro questa categoria di delinquenti sono progressive –
dalla detenzione in strutture chiuse all’affidamento a penitenziari
semi-aperti – è necessario disporre di un’intera "catena
terapeutica". Nella Svizzera francese la si preferisce "modulare e
adattabile al grado di evoluzione del detenuto. È più efficace ed
economico", riassume Pierre Valotton. Anche nella Svizzera tedesca c’è
collaborazione fra i cantoni. Ma qui si preferisce seguire un detenuto
dall’inizio alla fine della sua pena all’interno della stessa struttura.
Berna potrà rimpatriare detenuti stranieri per scontare pena
La
Svizzera potrà presto rimpatriare, anche contro la loro volontà, un buon
numero di detenuti stranieri affinché scontino la pena nel loro paese. La
misura potrebbe notevolmente sgravare i penitenziari elvetici, in cui gli
stranieri sono 3500, su 5000 detenuti. Essa è resa possibile da un trattato
europeo già ratificato da 22 paesi, che dovrebbe entrare in vigore quest'anno
ancora. Il trattato in questione è un protocollo aggiuntivo alla Convenzione
del Consiglio d'Europa sul trasferimento delle persone condannate, per il quale
il termine referendario scade in Svizzera l'8 aprile. Attualmente, per il
trasferimento è necessario il consenso degli interessati.
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