Il
profilo del sistema penitenziario elvetico
di Giovanni Tamburino
(Magistrato)
Nella Confederazione Elvetica vengono pronunciate circa 70.000 condanne penali ogni anno. Di queste, oltre la metà (51%) consiste in condanne a pena detentiva sospesa (“condamnation avec sursis”), un terzo (33%) è costituito da pene pecuniarie, il 15% da condanne alla detenzione senza sospensione e l’1% da altre misure penali.
Alla data del 21 marzo 2001, giorno in cui è stato effettuato l’ultimo rilevamento reso noto dal “Bollettino dell’Ufficio federale della Giustizia – Sezione Esecuzione delle pene e misure” uscito nell’aprile 2002, l’utilissima pubblicazione dalla quale ricaviamo i nostri dati, i detenuti presenti erano in totale 5.160.
Nella Confederazione i posti disponibili nel sistema carcerario sono complessivamente 6.815. Di questi la metà è destinata all’esecuzione di pene detentive, mentre l’altra metà è destinata all’esecuzione di altre forme di detenzione, segnatamente la custodia cautelare e la detenzione in attesa di espulsione.
All’inizio del 2001 i posti-carcere erano occupati soltanto per il 75%: un fatto, questo, che smentisce l’affermazione corrente, secondo cui qualunque sistema carcerario tende a riempire tutti i posti di cui dispone.
Questo risultato molto favorevole e di indubbio interesse anche per noi, nonostante le evidenti differenze dell’Italia rispetto a un Paese di dimensioni molto più piccole del nostro, è stato ottenuto grazie alla tendenza alla sostituzione delle pene di breve durata con sanzioni esterne al carcere.
Va ricordato, a questo proposito, che il 78% delle condanne alla detenzione pronunciate in Svizzera comporta una pena di durata non superiore a tre mesi e che nell’85% dei casi la pena irrogata non supera i sei mesi, mentre soltanto nell’1% dei casi la durata della detenzione è maggiore di 5 anni. Queste percentuali, che non sono sostanzialmente diverse da quelle che si trovano in altri Paesi, in Svizzera sono costanti da anni. È facile comprendere che la riduzione del ricorso al carcere nei casi di pene di breve durata possiede un potente effetto di decongestionamento del sistema perché incide su numeri elevati.
In Svizzera le alternative al carcere, per le pene di breve durata, sono costituite dalle sanzioni pecuniarie (ammende) e dal lavoro di interesse generale (istituto, quest’ultimo, assai diffuso anche in Francia, dove trova applicazione in oltre ventimila casi, e nel Regno Unito, dove è diffuso ed apprezzato). Il successo del lavoro d’interesse generale è misurato dai seguenti numeri resi noti dall’OFS (Office fédéral de la
statistique), che segnalano un costante e considerevole aumento del ricorso all’istituto: nel 1996 è stato applicato in 866 casi (con 67 revoche), contro i 2.865 dell’anno 2000 (con 274 revoche). Un’altra condizione della diminuzione del ricorso al carcere per le pene di breve durata consiste nella diffusione degli arresti domiciliari sotto sorveglianza elettronica, che, come la nostra Rivista ha avuto modo di ricordare in un precedente servizio
(cfr. “Le Due Città” del dicembre scorso), è stata introdotta nel 1999 nei Cantoni di Berna, Basilea Città, Basilea Campagna, Ginevra, Vaud e Ticino. Nel 2000 oltre 250 pene sono state eseguite in questa forma.
In conclusione: circa un terzo delle pene privative della libertà non sospese vengono eseguite in una forma alternativa al carcere.
Come abbiamo detto, all’epoca del rilevamento i posti-carcere erano occupati soltanto per il 75%. Questo dato complessivo va meglio specificato. In Svizzera si distinguono tre tipi di istituti: gli istituti aperti e semi-aperti; gli stabilimenti penitenziari destinati all’esecuzione delle pene di lunga durata; le prigioni distrettuali destinate alla custodia cautelare (“détention préventive”) e all’esecuzione di pene di breve durata.
Ora, mentre gli stabilimenti penitenziari alla data del rilevamento erano praticamente pieni, le prigioni distrettuali erano utilizzate soltanto per il 70% della capienza. Neppure gli istituti aperti e semi-aperti erano pieni, essendo occupati soltanto all’80% della capienza.
I 5.160 detenuti a loro volta erano così ripartiti: 3.270 in esecuzione di pena; 1.582 in custodia cautelare; 214 in attesa di espulsione; 94 “su ordine della polizia” o “privati della libertà per finalità di assistenza”. Va detto che il numero complessivo dei detenuti tende a diminuire negli ultimi anni, in contrasto con l’andamento prevalente nei Paesi europei.
Il quadro sistematico dell’esecuzione penale in Svizzera sarebbe incompleto se trascurasse un altro strumento di controllo delle persone condannate. È lo strumento rappresentato dal servizio di
probation, che si rivolge ai soggetti affidati a un “patronage”: per lo più persone in libertà condizionale o ammesse a una “prova di libertà” o in sospensione della pena. Alla fine dell’anno 2000 le persone controllate dai servizi di probation erano 5.400.
In ultima analisi, considerando tutti i soggetti sottoposti a una qualche misura penale, all’inizio del 2001 le persone sotto controllo giudiziario erano 11.000, numero ottenuto aggiungendo ai detenuti (5.160) coloro che scontano la pena in forme alternative (500) e coloro che sono affidati al patronage (5.400). La somma totale rappresenta lo 0,15% della popolazione residente in Svizzera (7 milioni di abitanti) e lo 0,2% degli adulti residenti.
Questo dato conclusivo merita di essere sottolineato e confrontato con altri sistemi, ferma l’avvertenza che questi confronti vanno presi con ogni cautela. In Francia, ad esempio, le persone sottoposte a misure penali sono oltre 170.000, pari a circa lo 0,3% della popolazione (sessanta milioni di abitanti). Negli Stati Uniti soltanto i detenuti sono oltre 2 milioni, ossia quasi l’1% della popolazione, e, se si aggiungono le persone sottoposte a qualche altra misura di controllo, si supera ampiamente il 2% della popolazione. In Italia le persone sottoposte a misure penali (detentive e non detentive) sono circa 100.000, pari a poco meno dello 0,2% della popolazione.