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Tragedia a Regina Coeli, da maggio a Roma 4 morti per suicidio
Corriere della Sera, 6 luglio 2003
Un nuovo morto in carcere, a Roma. Stavolta a Regina Coeli. A denunciare l’ultima vittima è stato ieri mattina il parlamentare verde Paolo Cento, che in mattinata aveva effettuato una visita nell’affollato carcere di via della Lungara scoprendo un nuovo decesso in cella. Sulla morte di Nicola Cozzolino, un detenuto di 20 anni tornato in cella da poco tempo dopo che un paio di mesi fa gli erano stati revocati gli arresti domiciliari, sono in corso accertamenti. Il detenuto infatti è morto dopo aver aspirato gas da una bomboletta. Il giovane aveva chiesto di essere inserito nei piani di assistenza del Sert interno al carcere, la struttura di sostegno per i tossicodipendenti, ma la sua domanda era ancora in corso di valutazione. Cozzolino, originario di Centocelle, era stato arrestato un anno fa dopo essere stato riconosciuto da numerosi ragazzi che erano stati derubati di cellulari, portafogli, catenine. Con lui era stato arrestato dal commissariato di Torpignattara anche un complice. La revoca degli arresti domiciliari, ora, l’aveva riportato in carcere dove era stato messo nel Terzo braccio. Ed è lì che è stato trovato morto. L’inchiesta dovrà stabilire se la morte di Cozzolino sia stata conseguente all’uso di gas per scopi stupefacenti oppure a un suicidio. In ogni caso si tratta di un nuovo decesso in carcere che rende sempre più delicata la situazione penitenziaria a Roma, dove nel carcere di Regina Coeli si registrano attualmente 970 presenze, oltre 150 in più sulla ricettività della struttura. Se la morte di Cozzolino risulterà un suicidio, saliranno a quattro i casi nell’ultimo mese. Sempre inalando gas si era ucciso il 24 giugno un detenuto di Rebibbia. L'uomo, 40 anni, si trovava nell'infermeria del Nuovo Complesso quando ha deciso di uccidersi respirando il gas dopo essersi chiuso la testa in una busta di plastica. Sempre a Rebibbia a maggio, a distanza di pochi giorni, due detenuti si erano uccisi impiccandosi con il lenzuolo ridotto a brandelli alle sbarre delle celle. Uno, 41 anni, era stato dichiarato per due volte dal Tribunale di Roma incapace di intendere e volere: la sua detenzione era dunque incompatibile col regime carcerario. L'altro detenuto aveva vent'anni: all'origine del suo gesto lo sconforto nell'avere appreso, quando era convinto di uscire, di dovere scontare ancora un cumulo di pena di 365 giorni. Questo dunque il quadro, mentre prosegue a Roma e provincia, ma anche a Viterbo, la protesta dei detenuti per sollecitare una conclusione positiva del dibattito sull'indulto. Dopo lo "sciopero del carrello" effettuato per tre giorni a Regina Coeli, sono state annunciate la sospensione dalle attività lavorative e la revoca dei mandati agli avvocati difensori. E per la prossima settimana i detenuti di Regina Coeli hanno intenzione di presentare tutti insieme la richiesta di arresti domiciliari.
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