Allarme suicidi

 

Allarme dei medici penitenziari: aumentano i suicidi in carcere

 

La Nuova Sardegna, 6 giugno 2002


La sanità dietro le sbarre è al collasso e il segno di questo progressivo e galoppante peggioramento è il numero dei suicidi che nell'arco di un anno è aumentato del 40%: 70 i detenuti che si sono infatti tolti la vita nel 2001 e 852 hanno tentato di farlo.

La denuncia senza mezzi termini arriva dall'Amapi (l'associazione dei medici dell'amministrazione penitenziaria italiana) che parla anche attraverso i numeri. Un detenuto su tre è tossicodipendente, uno su sei è malato di epatite virale cronica Hcv e Hbv, uno su 12 è affetto da Aids, uno su sette soffre di disturbi psichiatrici. E ciò che è ancora più preoccupante è il rischio, annunciato dalla stessa associazione, di un ulteriore aumento dei suicidi. Manca infatti l'assistenza e il personale sanitario negli istituti di pena diminuirà a causa del taglio dei fondi introdotto dalla legge finanziaria.
La denuncia arriva dal congresso nazionale dell'Amapi in corso a Catania da dove i medici, assieme agli infermieri, hanno rivolto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi un appello. "Il governo - spiegano - deve assicurare le necessarie risorse" e fermare il processo di trasferimento delle competenze alle Asl.

"Le legge finanziaria - secondo quanto ha riferito il presidente dell'associazione Francesco Ceraudo - ha ridotto del 20% le disponibilità per il personale creando un buco di soli 20 miliardi che però si riflette pesantemente sull'assistenza fornita dentro le carceri". Ma la popolazione dietro le sbarre continua ad aumentare.

Questi i dati che l'Amapi ha presentato a dimostrazione che la sanità carceraria, ha aggiunto Ceraudo, rischia il collasso. I detenuti sono 58.000 di cui 56.000 uomini e 2.000 donne. I detenuti tossicodipendenti sono più di un terzo: 20.000 in tutto. Gli extracomunitari arrivano a 17.500 e i malati di Aids sono 5.000. Si contano 10.500 reclusi affetti da epatite virale cronica Hcv e Hbv. Lo sciopero della fame è stato scelto come forma di protesta 5.200 volte e 3500 episodi di ingestione di corpi estranei sono stati registrati dietro le sbarre.

Detenuti, dal disagio al suicidio

Catania, i medici penitenziari e le patologie dei reclusi

 

La Sicilia, 7 giugno 2002

 

Dopo le drammatiche cifre fornite dal presidente dell'Amapi (associazione dei medici dell'amministrazione penitenziaria), prof. Francesco Ceraudo direttore del centro clinico detentivo "Don Bosco" di Pisa e dal presidente del congresso, dott. Domenico Grasso, riguardanti le patologie più ricorrenti cui risultano affetti i detenuti nelle case circondariali italiane, si sono aperti i lavori delle sessioni scientifiche dell'assise nazionale di Catania. Di altissimo livello la sessione di medicina fisica, riabilitazione ed ortopedia, condotta dal prof. Nino Basaglia, autorità internazionale della fisiatria e presidente della Simfer che ha trattato il «Progetto riabilitativo». Basaglia ha indicato i moderni protocolli della riabilitazione neurologica ed ortopedica. Particolarmente stimolante è stato il tema affrontato dal dott. Giovanni Savoca, dirigente medico della I unità operativa complessa di ortopedia dell'azienda ospedaliera «Cannizzaro» di Catania, moderato dal dott. Sebastiano Russo D'Angelo. Il dott. Savoca ha esposto in maniera piana ed esaustiva i molteplici aspetti dell'osteoporosi. Il dirigente del Cannizzaro ha fatto anche cenno agli stili di vita, indicando nel tabacco e nel consumo smodato di alcol le condizioni favorenti. Il dott. Russo D'Angelo, fisiatra e radiologo, moderatore della sessione, ha voluto sottolineare il «prezioso apporto della diagnostica per immagini – particolarmente della MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) – sotto l'aspetto preventivo, per potere attivare tempestivamente le opportune strategie terapeutiche e ridurre l'incidenza delle complicanze e quindi del costo sociale che investe pesantemente la comunità ed i cittadini».
I lavori sono proseguiti con la sessione di psichiatria,condotta dal dott. Nino Levita, responsabile dell'area sanitaria dell'OPG di Barcellona e del dott. Pegiati, responsabile dell'area sanitaria della C.C.di Perugia. Il dott. Levita si è soffermato sull'ascesa del disagio psichiatrico tra la popolazione detenuta che si manifesta con quadri psicopatologici di media ed elevata gravità che inevitabilmente si accompagna ad episodi di auto ed eterolesionismo, sino ad arrivare al suicidio.

 

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