Articolo Sergio Segio

 

Un garante contro il silenzio delle carceri

di Sergio Segio

 

La Repubblica, 23 novembre 2004

 

Di silenzio nel carcere si può morire. E in silenzio, al solito, si muore. Per disperazione o per malasanità. Sette decessi nel solo mese di ottobre, di cui cinque suicidi, due a Milano. Le morti e l’autolesionismo sono un drammatico e crescente indicatore del malessere carcerario, una richiesta di aiuto e attenzione. Un’attenzione che manca. Ma che si supporrebbe invece dovuta da parte di chi ha il potere e il dovere di intervenire, di decidere, di cambiare, di prevenire.

Un’ennesima riprova di quanto sia robusta la cappa del silenzio e tenace l’indifferenza è venuta in queste ultime settimane attorno alla protesta pacifica svolta in numerose carceri per denunciare l’insostenibilità della situazione. La protesta si è affievolita e spenta senza che venisse il minimo segnale di interlocuzione e impegno da parte del Parlamento e delle responsabilità istituzionali.

Le carceri sono diventate una specie di sovraffollato deposito di "vite a perdere", in particolare di immigrati e tossicodipendenti. E questo vale anche per la Lombardia, nelle cui carceri nel primo semestre del 2004 sono entrate 8.669 persone, nel 53,34% dei casi straniere; sempre in questa Regione, alla fine del 2003, sugli 8.475 detenuti presenti, ben 3.641 lo erano per violazione dell’art. 73 della legge sulle droghe, vale a dire per piccolo spaccio.

Anche perciò, il 22 novembre, davanti a numerosi istituti penitenziari della Lombardia (Milano San Vittore, Busto Arsizio, Pavia, Monza, Como), si è tenuta un’iniziativa promossa da sindacati, associazioni e gruppi di volontariato non solo per denunciare, assieme ai detenuti e allo stesso personale che opera nelle carceri, la gravità dei problemi e la perdurante assenza di risposte, ma anche per proporre, con la consapevolezza che ognuno deve fare la propria parte per contribuire a far sì che il carcere cessi di essere luogo di disperazione, malattia e morte, di assenza di opportunità di reinserimento sociale e lavorativo, a loro volta premessa della micidiale spirale della recidiva.

Chi entra in carcere è un emarginato, chi ne esce è emarginato due volte. Basti pensare che dai dati emersi da una ricerca svolta da "Ristretti" nel carcere di Padova risulta che un detenuto su quattro non ha una casa dove andare al termine della pena e sempre un detenuto ogni quattro ha vissuto un periodo della propria vita in strada.

Questa è la fotografia, reale e drammatica, di cos’è la pena detentiva, di chi sono le persone che in carcere vivono. Di fronte a essa non si può rimanere indifferenti e inerti.

L’iniziativa del 22 novembre (dal titolo "Carceri: un disastro annunciato") tende a sollecitare gli enti locali, e per prima la Regione Lombardia, che hanno precise competenze in materia, spesso disattese.

Tra le proposte: oltre a un "tavolo" di confronto con la Regione, quella che ogni parlamentare "adotti" il carcere del territorio in cui è stato eletto, interessandosi fattivamente e con continuità dei problemi e facendosi carico delle proposte; quella che anche in Lombardia, a livello regionale, provinciale e comunale, venga deliberata, attraverso il confronto con le associazioni e i volontari, l’istituzione della figura del Garante delle persone private della libertà, con specifiche prerogative e il compito di mediare i conflitti, monitorare le situazioni e, quando occorre, denunciare violazioni e inadempienze.

Prossime tappe dell’iniziativa saranno quelle di verificare la possibilità di costituire, a opera dei sindacati e dei gruppi promotori, un "Osservatorio permanente", che faciliti il coordinamento e l’integrazione a livello regionale dei futuri auspicati Garanti, collegando la loro azione anche a livello nazionale, che raccolga le segnalazioni sulle condizioni di vita e di lavoro nei singoli istituti, che verifichi l’attuazione delle norme e la destinazione delle risorse, che promuova stabilmente iniziative, anche a livello informativo, sulla condizione carceraria.

Una prima e più immediata scadenza sarà un seminario di messa a punto delle proposte sulle cui basi interloquire con gli enti locali, che si terrà dentro un istituto penitenziario della Lombardia il 24 dicembre. Un luogo e un giorno dal valore anche simbolico, per essere, alla vigilia del Natale, vicini a chi vive in carcere.

 

 

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