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La morte di Giovanni Del Duca (Vigevano, 1 agosto 2000)
Rassegna stampa sul caso di Giovanni Del Duca
Vigevano, indagati 2 medici del carcere. L’accusa è di omicidio colposo, per la morte di un detenuto. Non avrebbero disposto tempestivamente il ricovero in ospedale
La Provincia Pavese, 10 novembre 2001
Due medici sono indagati per omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Giovanni Del Duca, 60 anni, il detenuto stroncato da un’emorragia il 1 agosto 2000. Si tratta di due operatori sanitari che all’epoca dei fatti prestavano servizio anche in carcere. Uno è un medico residente a Vigevano, l’altra una collega abitante a Pavia. Secondo la procura, non avrebbero tempestivamente disposto il ricovero in ospedale del detenuto. Del Duca si era sentito male il 31 luglio 2000. Verso le 20 era stato trasferito dall’infermeria del carcere di Vigevano all’ospedale, dove, alle 3 di notte, era deceduto. I due medici della casa circondariale, secondo le contestazioni mosse dagli inquirenti, avrebbero disposto il ricovero in ospedale troppo tardi, quando ormai le possibilità di salvare il paziente erano compromesse. L’inchiesta condotta dal procuratore capo Carmen Manfredda, è arrivata a queste conclusioni dopo aver ricostruito la vicenda e aver esaminato la relazione del medico legale che ha eseguito l’autopsia sulla salma di Del Duca. L’esame autoptico avrebbe confermato che il detenuto è morto per un’emorragia gastroduodenale, un’ulcera perforata, i cui sintomi e la cui gravità sarebbero stati sottovalutati dai due medici che allora erano di servizio nella casa circondariale dei Piccolini. Del Duca abitava in Via Piemonte. Aveva alle spalle precedenti per reati contro il patrimonio, anche se l’ultima condanna a suo carico risaliva al 1995. Il 20 luglio dello scorso anno però era stato arrestato in flagranza per furto d’auto. Il processo era stato nuovamente rinviato, perché il giudice aveva disposto una perizia psichiatrica sull’imputato e l’incarico era stato affidato al professor Giorgio Allegri. Il difensore di Del Duca, viste le condizioni di salute dell’imputato, aveva chiesto che fosse rimesso in libertà o che gli venissero concessi quanto meno gli arresti domiciliari. Una richiesta motivata anche con il fatto che il detenuto, pur vivendo solo, aveva due figlie che avrebbero potuto occuparsi di lui o chiedere comunque l’intervento degli assistenti sociali in caso di necessità. Il giudice aveva invece confermato la carcerazione osservando che non erano emersi elementi nuovi rispetto alla decisione del magistrato che aveva convalidato l’arresto.
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