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"Morire di carcere": dossier giugno 2006 Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, episodi di overdose
Continua il monitoraggio sulle "morti di carcere", che nel mese di giugno registra 5 nuovi casi: 4 suicidi, e 1 morte per cause da accertare. Riportiamo anche la denuncia di Antigone - Napoli: a Secondigliano sono morti 11 detenuti in meno di 6 mesi.
Suicidio: 08 giugno 2006, Carcere di Vibo Valentia
Raffaele Abbate, 39 anni, di origine campana, si uccide impiccandosi in cella. Raffaele era detenuto da pochissimi giorni nel carcere di Vibo Valentia e proveniva dall’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto (ME). All’uomo era stata riconosciuta una schizofrenia ed aveva frequenti attacchi di panico. Nei primi colloqui avuti con gli operatori del carcere di Vibo Valentia aveva manifestato un grave disagio esistenziale e ripetuto spesso "Dio non mi vuole". (Ristretti Orizzonti, 12 giugno 2006) Proveniva dal carcere di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Raffaele Abbate, il detenuto di 39 anni che nella serata di ieri è stato trovato impiccato in una cella del penitenziario di Vibo Valentia, dove stava scontando una pena definitiva, per rapina, che sarebbe scaduta nel 2009. Di origine napoletana, celibe, con diversi precedenti sulle spalle, aveva tentato più volte di farla finita, escogitando diversi atti di autolesionismo, ma era stato sempre salvato in tempo dalle guardie carcerarie e dal personale medico. Stavolta era solo nella cella e, servendosi di alcuni lacci, è riuscito ad eludere la sorveglianza. (Notizia "Agi" del 12 giugno 2006)
Suicidio: 12 giugno 2006, Carcere di Rovigo
Giuliano Mantovan, 40 anni, s’impicca alle sbarre della finestra del bagno della cella. La tragedia si è consumata nella serata di lunedì scorso. Mantovan dopo aver cenato con i compagni di cella si è recato in bagno. Pochi minuti dopo la macabra scoperta, l’uomo si era impiccato alla finestra del bagno utilizzando come cappio una striscia del lenzuolo della sua branda. Nessuno si era accorto di niente. L’uomo era sottoposto ad un regime di stretta sorveglianza, gli agenti di polizia penitenziaria avevano il compito di monitorarlo costantemente. E così è stato fatto, per questo motivo non sembrano esserci responsabilità per il suicidio. Mantovan era stato rinchiuso in una cella con tre detenuti (un italiano, un marocchino e un cinese) perché non fosse lasciato solo. Era inoltre sottoposto ad una terapia di tranquillanti. Mantovan era finito in manette per aver seviziato la convivente, nella notte fra venerdì e sabato scorsi. Quella notte di follia e di terrore deve evidentemente aver lasciato tracce nella psiche dell’uomo che nei colloqui con il Gip di Rovigo e con lo psicologo del carcere era parso sereno, ma in colpa per le sevizie inferte alla convivente. Evidentemente l’uomo non ha retto ai sensi di colpa per le sofferenze inferte alla convivente, una donna di 47 anni originaria di Porto Tolle. La follia era scoppiata nella notte fra venerdì e sabato scorsi, Mantovan, pare per motivi di gelosia, dopo aver legato la donna al letto l’aveva seviziata con calci e pugni nella sua casa di Taglio di Po. Poi aveva tentato di suicidarsi prima tagliandosi le vene dei polsi, poi aprendo il rubinetto del gas. Nel frattempo le convivente era riuscita a sfuggire al suo aguzzino lanciandosi dalla finestra del primo piano, quindi trascinatasi alla stazione dei carabinieri aveva lanciato l’allarme. L’uomo poi era stato arrestato con l’accusa di disastro doloso, sequestro di persona e lesioni gravissime. Il personale di polizia penitenziaria del carcere di Rovigo, intanto, ha fatto sapere che tutto quello che si poteva fare per la sicurezza e la tutela di Mantovan è stato fatto. Non mancano però i riferimenti alla perdurante carenza di personale nell’istituto di pena e alla necessità di una revisione dell’intero sistema penitenziario. La Procura comunque ha aperto un fascicolo d’indagine per accertare eventuali negligenze. (Il Gazzettino, 15 giugno 2006)
Suicidio: 18 giugno 2006; Carcere di Perugia
Detenuta italiana di 44 anni si suicida nel Centro Clinico Penitenziario del penitenziario del perugino. (Ristretti Orizzonti)
Centro Clinico Penitenziario sequestrato dai Nas
Il centro clinico del carcere di Perugia, ospitato nella storica struttura di piazza Partigiani, è stato sottoposto a sequestro oggi dai carabinieri del Nas nell’ambito di accertamenti disposti dalla Procura della Repubblica del capoluogo umbro. Sull’indagine viene mantenuto un riserbo assoluto. La decisione sarebbe stata presa dopo la morte di un detenuto, avvenuto sembra nel corso di un intervento chirurgico. Nello stesso centro clinico una detenuta si è suicidata negli ultimi giorni. Una ventina di detenuti ricoverati nel centro clinico verrebbero ora trasferiti in un’altra struttura. Sembra quella di Regina Coeli a Roma. Nel luglio dell’anno scorso è stata inaugurata la nuova casa di reclusione di Capanne dove sono stati trasferiti i detenuti. Il centro clinico è però rimasto nella vecchia struttura di piazza Partigiani. L’11 giugno scorso un detenuto albanese era evaso proprio dal nuovo carcere di Capanne dopo aver scavalcato un muro e due recinzioni. Episodio sul quale sono in corso una indagine penale (per la quale ieri sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare nei confronti di due italiani già detenuti accusati di aver agevolato l’evasione) e una amministrativa interna del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. (Ansa, 26 giugno 2006)
Medicine scadute e un detenuto morto
Abuso di ufficio ed omissione di atti di ufficio: è questa l’accusa mossa dal Pm. Dario Razzi sostituto procuratore della repubblica di Perugia che ha fatto sequestrare dai carabinieri del Nas, il centro clinico del vecchio carcere di Piazza Partigiani del capoluogo. A seguito del provvedimento, i 12 detenuti (anche donne, poiché la struttura è divisa tra femminile e maschile) sono stati trasferiti in altri carceri con centro medico adeguato. Il Pm si è avvalso di due consulenti della università Cattolica di Roma che ieri hanno fatto un primo controllo mentre un altro è previsto per la prossima settimana. Nella struttura sanitaria erano stati rinvenuti farmaci e materiale sanitario (kit chirurgici) scaduti, materiale affidato in custodia alla Direzione sanitaria del centro, ma due giorni fa distrutto. L’indagine aveva preso il via due anni fa, dopo la morte di un detenuto straniero che era stato sottoposto ad intervento chirurgico di emorroidi, eseguito da un chirurgo esterno e convenzionato. Le condizioni del detenuto però peggiorarono tanto che sopravvennero delle complicanze a seguito delle quali l’uomo morì, dimostrando in pratica - secondo l’accusa - le carenze dell’assistenza notturna. Dagli accertamenti di quel fatto, sono emersi inadeguatezze sia igieniche che strutturali con materiale sanitario scaduto che ha portato al sequestro del centro. Per quella inchiesta, coperta dal massimo riserbo, sono indagate due persone, mentre per gli abusi d’ufficio e di omissione di atti (distruzione di materiale sottoposto a custodia) il PM Razzi non ha ancora assunto iniziative. Una dettagliata relazione è stata disposta per il ministero di Grazia e Giustizia, relazione che verrà integrata dopo le consulenze degli esperti del PM che torneranno nel vetusto carcere perugino di Piazza Partigiani (dove una detenuta si è suicidata poco tempo fa) visto che a luglio del 2005 era stata inaugurata la nuova struttura a Capanne, con un centro clinico solo in minima parte operativo. (Ansa, 26 giugno 2006)
Suicidio: 24 giugno 2006, Carcere di Bollate (MI)
Detenuto peruviano di 22 anni muore dopo aver inalato gas da una bomboletta da camping. Il ragazzo doveva scontare solo un anno di pena per un reato di furto. Per questa morte, avvenuta sabato dopo alcuni giorni di ricovero all’ospedale San Paolo, il pubblico ministero Nicola Piacente ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti per istigazione al suicidio. Il giovane, in carcere in seguito alla condanna a un anno di reclusione, non ha lasciato biglietti per giustificare il suo gesto. Da alcuni giorni era stato lasciato dalla ragazza. Il magistrato ha disposto l’autopsia sul suo corpo. (Il Giorno, 30 giugno 2006)
Morte per cause da accertare: 25 giugno 2006, Carcere di Isili (NU)
Pierangelo Atzeni, 40 anni, muore dopo aver inalato gas dalla bomboletta da camping. L’omo era rinchiuso da febbraio nella colonia penale di Isili per reati minori. Poche le informazioni sull’episodio: gli ispettori della struttura carceraria mantengono il massimo riserbo e spetterà ora alla Procura della Repubblica cagliaritana, che ha aperto un fascicolo sull’accaduto, far luce sulle ultime ore di vita di Atzeni. I dubbi sulle cause del decesso però sembrano ben pochi: il giovane avrebbe sniffato del gas da una bomboletta da campeggio usata normalmente dai detenuti per cucinare i pasti, direttamente nella propria cella. Un uso alquanto comune nell’ambiente carcerario: alla stregua dei "meninos de rua" brasiliani, che per stordirsi sniffano colla e solventi, i detenuti ripiegano soprattutto sul gas di bombolette e accendini. Una scelta che per Atzeni potrebbe essere stata fatale: per capire se la causa della morte sia da attribuire al combustibile bisognerà attendere il referto del medico legale, atteso per i prossimi giorni. L’unica cosa certa è il vespaio di polemiche sul sistema carcerario, come ha ricordato il consigliere regionale della Rosa nel pugno - e segretaria della commissione Diritti civili - Maria Grazia Caligaris: "Penso che il Ministero della Giustizia debba subito intervenire, anche con misure straordinarie, per ridurre il numero di detenuti negli istituti penitenziari della Sardegna, a partire dagli ammalati e dai sofferenti psichici. In attesa che il Parlamento assuma una decisione per un provvedimento di amnistia o indulto in grado di ripristinare condizioni minime di garanzia nelle carceri, occorre un atto di coraggio anche da parte dei magistrati - ha aggiunto la Caligaris - non è più accettabile che possa stare in cella chi vive una condizione psichica instabile, chi manifesta disagio mentale, chi è tossicodipendente e chi, per le condizioni generali di salute o per l’età, non può sopportare di vivere in una struttura sovraffollata e dove gli interventi sanitari sono inadeguati". (La Nuova Sardegna, 27 giugno 2006)
Secondigliano (NA): 11 detenuti morti in sei mesi
19 gennaio 2006: Gioacchino Umina, morto per malattia 25 gennaio 2006: Antonino Molè, morto per malattia 23 febbraio 2006: Giuseppe D’Addio, morto per malattia 23 marzo 2006: Ovidiu Duduianu, morto suicida 25 marzo 2006: Luigi Fiorenza, morto per malattia 01 aprile 2006: Salvatore Livello, morto per malattia 29 aprile 2006: Carmine Minzoturo, morto per malattia 01 maggio 2006: Domenico Libri, morto per malattia 18 maggio 2006: Lucio Addeo, morto suicida 23 maggio 2006: Lorenzo Pino, morto suicida 01 luglio 2006: Perrone Carmelo, morto per malattia
Fonte: Associazione Antigone Napoli - Osservatorio sulla detenzione
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