Dossier: "Morire di carcere"

 

"Morire di carcere": dossier novembre 2005

Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, episodi di overdose

 

Continua il monitoraggio sulle "morti di carcere", che nel mese di novembre registra 8 nuovi casi: 2 suicidi (52 dall’inizio dell’anno), 3 decessi per cause da accertare e 3 per malattia.

 

Nome e cognome

Età

Data morte

Causa morte

Istituto

Giacomo Talamo

46 anni

02 novembre 2005

Malattia

Foggia

Pietro Del Gaudio

44 anni

03 novembre 2005

Malattia

Secondigliano (NA)

D.B., detenuto italiano

34 anni

16 novembre 2005

Suicidio

Forlì

Katiuscia Favero

30 anni

16 novembre 2005

Da accertare

Castiglione (MN)

Grazia Galardi

51 anni

16 novembre 2005

Da accertare

Empoli (FI)

Alberto D. F.

51 anni

16 novembre 2005

Malattia

Regina Coeli (RM)

Michelangelo Alfano

65 anni

18 novembre 2005

Suicidio

Messina (liberta)

Rinaldo Ermatosi

36 anni

20 novembre 2005

Da accertare

Isili (NU)

Emanuele Lucchesi

32 anni

30 novembre 2005

Da accertare

Lucca

 

Assistenza sanitaria disastrata: 02 novembre 2005, Carcere di Foggia

 

Giacomo Talamo, 46 anni, di origini napoletane, da tempo affetto da gravi problemi circolatori agli arti inferiori, muore all’ospedale di San Giovanni Rotondo. Vi era stato trasportato d’urgenza, dalla Casa Circondariale di Foggia, passando dal coma alla morte. (Ansa, 3 novembre 2005)

 

Assistenza sanitaria disastrata: 03 novembre 2005, Carcere di Secondigliano (NA)

 

Pietro Del Gaudio, 44 anni, detenuto a Secondigliano dal 17 agosto, nuore in ospedale a causa di uno sciopero della fame portato alle estreme conseguenze. Cinque giorni di ricovero, alla terapia intensiva del Cardarelli, non sono valsi a tentare di rimediare ai danni che la privazione volontaria di cibo gli ha causato. La causa è da ricercarsi nello sciopero della fame che il detenuto, secondo quando è stato possibile apprendere, aveva iniziato ai primi di ottobre. E il ricovero risalirebbe, come detto, a 4 o 5 giorni fa. Sarà il magistrato della procura che ha in carico l’inchiesta ad accertare come mai il ricovero in ospedale è stato deciso dopo tanto tempo. Il motivo della protesta del detenuto sarebbe da ricercare nelle precarie condizioni igienico-sanitarie del carcere di Secondigliano, del padiglione di detenzione dov’era stato rinchiuso. Ma vi sarebbero anche altre motivazioni, che trapelano dalle mura dell’istituto di pena: radio-carcere, fra mille difficoltà, fa sapere che da un certo periodo di tempo v’è stato un aumento considerevole dei prezzi per le spese fatte all’interno della struttura carceraria. Notizie che difficilmente possono essere verificate. (Il Mattino, 4 novembre 2005).

 

Suicidio: 12 novembre 2005, Carcere di Forlì

 

D. B., 33 anni di Cesenatico, tossicodipendente, viene trovato morto nella sua cella. Probabilmente il decesso avviene prima della mezzanotte. Sembra che il giovane abbia inalato del gas da una bombola. Sarà l’autopsia, prevista per domani, a stabilire le cause esatte. L’uomo era stato arrestato alla fine di luglio dalla Polizia di Cesenatico dopo che aveva commesso una serie di scippi. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta. Quest’ultimo caso si va ad aggiungere alle altre morti avvenute alla casa circondariale di Forlì. (Corriere della Romagna, 13 novembre 2005)

"Un altro suicidio in carcere. Il ministro se ne frega, a lui non paiono proprio interessare gli esseri umani che stanno in prigione, soprattutto se extracomunitari, come ormai oltre la metà dei detenuti forlivesi, oppure se tossicodipendenti, l’altra metà". Il senatore dei Verdi Sauro Turroni interviene con una nota dopo il suicidio di un 33enne di Cesenatico detenuto per furto che si è ucciso l’altra notte nel carcere di Forlì. "Ancora una volta si tratta di un giovane a cui andava data una speranza e una prospettiva di riscatto ma questo non è nelle prospettive di Castelli", sottolinea il sen. Turroni commentando il suicidio di D. B., un giovane con piccoli furti alle spalle che si sarebbe ucciso con il gas di un fornelletto, ipotesi che verrà chiarita dall’autopsia disposta per domani. L’esponente dei Verdi denuncia "le gravissime responsabilità di chi non fa nulla e lascia i luoghi di detenzione senza risorse, con poco personale, con servizi ridotti all’osso e i detenuti soli nella loro emarginazione". "Ho più volte denunciato con interrogazioni e interpellanze lo stato di abbandono in cui è lasciato dal ministro Castelli e dal Governo il sistema penitenziario nazionale - ricorda Turroni - Gli stessi sindacati della polizia penitenziaria poche settimane fa hanno anch’essi messo in guardia sulla drammatica situazione forlivese. Purtroppo le risposte non ci sono state e non parlo di risposte agli atti di sindacato ispettivo, ma di atti concreti che non si sono visti. L’ennesima interrogazione che farò - conclude - servirà purtroppo a poco, come sempre". (Ansa, 13 novembre 2005)

 

Morte per cause da accertare: 16 novembre 2005, Opg di Castiglione delle Stiviere (MN)

 

Katiuscia Favero, detenuta italiana di 30 anni, viene ritrovata impiccata con un lenzuolo ad una recinzione, nel giardino interno della struttura: è un suicidio, secondo gli investigatori. Ma la madre non crede a questa versione: "Voglio sapere cosa hanno fatto a mia figlia. Io non credo che si sia suicidata, sospetto che sia stata uccisa". Vuole la verità sulla scomparsa della figlia nella sezione Arcobaleno del manicomio giudiziario di Castiglione dello Stiviere. Non crede al referto ufficiale che parla di suicidio e chiede un’indagine approfondita: intanto, ha ottenuto l’autopsia (i cui risultati si stanno aspettando) e racconta al ministro i dubbi, raccolti in un dossier. Nessun nome, in questa vicenda: c’è una bimba, figlia della giovane donna, che ha già molto sofferto ed ha il diritto di sperare in un futuro diverso.

"Mia figlia tra poco sarebbe tornata a casa, invece ho dovuto riportarla giù in una scatola di legno", dice la donna. La ragazza era finita dietro le sbarre già minorenne, poi la sua vita si era complicata sempre di più, persa dentro la spirale della droga. Il 19 agosto 2004 era finita a Sollicciano, il carcere fiorentino. Qui aveva tentato il suicidio, al pronto soccorso aveva tentato di ferire un’infermiera con una siringa, c’era stata una piccola rissa. Poi la svolta che ha segnato definitivamente la sua vita tragica: "Fu violentata da tre addetti - dice la madre - ma il risultato della sua denuncia fu il trasferimento a Castiglione dello Stiviere".

A Sollicciano, in realtà, i medici riscontrarono alla ragazza disturbi psichici che richiedevano cure migliori di quelle che poteva garantire il carcere. A Castiglione fu rinchiusa nella sezione Arcobaleno, per compagna di stanza una ragazza con la quale stabilì un legame fortissimo.

"Ma telefonava sempre più spesso - racconta la mamma - diceva di essere minacciata, picchiata". Poi la separazione dell’amica del cuore: "Una separazione priva di alcuna spiegazione, immotivata, una cattiveria. Io penso che volessero togliere una possibile testimone da intorno a mia figlia".

Fatto è che, il giorno seguente, la ragazza è trovata morta: è il 16 novembre. Alle ventidue l’infermiera la vede regolarmente nella sua stanza. Alle 22.30 non c’è più. La ricerca dura poco, appena dieci minuti, e si conclude in tragedia: alle 22.40 la giovane viene scoperta nel giardino interno della struttura, impiccata con il lenzuolo ad una recinzione. "Ma cosa è successo quella sera?", si chiede la mamma. La donna, il giorno seguente, cerca la figlia: "Ma nessuno mi avverte di quanto era accaduto". Deve arrivare il giorno successivo perché le svelino la tragica verità: "Sua figlia ha fatto una "birichinata", mi dicono".

La donna si precipita a Castiglione: "Me l’hanno fatta vedere, tirandola fuori dalla cella frigorifera, per poco tempo. Ma è stato sufficiente per notare che aveva solo un piccolo segno rosso sul collo. Immagino che il lenzuolo, se quello era stato il mezzo del soffocamento, avrebbe dovuto lasciare segni ben più visibili". Poi, la donna chiede l’autopsia. Ma, racconta ancora, non gliela vogliono concedere: "Ci sono voluti giorni e giorni per ottenerla. Pare che qualcosa di anomalo sia stato riscontrato. Ora aspettiamo le relazioni dei periti". (Secolo XIX, 5 febbraio 2006)

 

Cause da accertare: 16 novembre 2005, Carcere di Empoli (FI)

 

Grazia Galardi, 34 anni, tossicodipendente, viene trovata morta nella sua cella. Avrebbe potuto lasciare presto il carcere, grazie ad una commutazione della pena residua in una misura alternativa. Sulla vicenda sta indagando la polizia penitenziaria, coordinata dal pm Luciana Singlitico. Grazia era nel carcere empolese da un mese e mezzo e avrebbe dovuto scontare una pena detentiva di pochi mesi in seguito a una condanna per piccole rapine e spaccio di droga. "Proprio domani però - ha rivelato la direttrice della casa circondariale, Margherita Michelini - avrebbe dovuto tenersi un incontro per esaminare la possibilità di farle lasciare il carcere per una comunità di recupero".

La donna è stata trovata dalla guardia di sorveglianza ieri mattina alle 8, ora della sveglia, immobile nel suo letto, sotto le coperte, apparentemente senza tracce di violenza. Le cause della morte dovrebbero comunque essere chiarite dall’autopsia. Grazia, che lascia una bambina di quattro anni, era riuscita a instaurare un buon legame con le altre tredici detenute, le quali hanno deciso di acquistare tutte insieme un cuscino di fiori per i suoi funerali. (Ansa, 17 novembre 2005)

 

Assistenza sanitaria disastrata: 16 novembre 2005, Carcere Regina Coeli (RM)

 

Alberto D. F., di 51 anni, muore per meningite all’ospedale Santo Spirito tre giorni dopo il ricovero, trasferito d’urgenza dal carcere, dove era in attesa di giudizio per la duplicazione di carte di credito. I familiari hanno presentato un esposto in procura a Roma per accertare se sia stato individuato in carcere un focolaio della malattia infettiva. I familiari chiedono anche se i responsabili del penitenziario abbiano sottovalutato i sintomi che hanno portato alla morte del loro parente. Lo riferiscono fonti giudiziarie. Il decesso è avvenuto per crisi respiratoria acuta provocata dalla meningite pneumococcica, dice l’ospedale come riferito dalle fonti. Il detenuto si è sentito male in carcere e nella settimana prima del decesso, durante una telefonata con i familiari, aveva riferito di avere forti dolori al collo, nausea e altri dolori. In ospedale è stato trasferito il 13 novembre. Sulla base di questa telefonata, i familiari hanno presentato l’esposto in procura a Roma, chiedendo di accertare se ci sia stata negligenza nelle cure del personale del penitenziario e se risultava la diffusione della meningite nel carcere. (Reuters, 25 novembre 2005)

 

Suicidio: 18 novembre 2005, Messina

 

Michelangelo Alfano, 65 anni, in attesa di tornare in carcere, si uccide sparandosi in testa. Dopo che la Cassazione aveva reso eseguibile l’ennesimo ordine di custodia cautelare, emesso nei suoi confronti dalla Procura di Palermo, l’idea di dover affrontare una nuova detenzione gli è apparsa insopportabile. Tanto insopportabile da decidere di farla finita. Un colpo alla tempia, secco, nel silenzio del parco di un istituto religioso. E in tasca un biglietto di scuse ai familiari, per spiegare che no, in carcere non poteva proprio tornare. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta. Ma non ci sono dubbi sul fatto che Alfano si sia suicidato. Lo provano la posizione dell’arma, una pistola calibro 6,35, trovata a fianco del cadavere dell’imprenditore. E il biglietto indirizzato ai familiari. Lui, che aveva anche conosciuto il 41 bis, in carcere non voleva tornare. Di qui la depressione. E il suicidio. (Il Giornale, 19 novembre 2005)

 

Morte per cause da accertare: 20 novembre 2005, Carcere di Isili (NU)

 

Rinaldo Ermatosi, cagliaritano di 36 anni, muore nel carcere di Isili in circostanze ancora tutte da chiarire: il decesso, secondo le prime ipotesi dei medici legali, potrebbe essere dovuto a broncopolmonite, o a un’overdose. Ma i familiari dell’uomo sostengono che non si drogasse e sollevano dubbi sui modi in cui l’amministrazione carceraria ha gestito le informazioni su quanto avvenuto. (L’Unione Sarda, 3 dicembre 2005)

 

Morte per cause da accertare: 30 novembre 2005, Carcere di Lucca

 

Emanuele Lucchesi, di 32 anni, detenuto nella casa circondariale di San Giorgio a Lucca, viene trovato morto in cella dai suoi compagni, che danno subito l’allarme e chiedono l’intervento della polizia carceraria. Ma per il giovane non c’era già più niente da fare. Sembra che la causa del decesso di Lucchesi, che si trovava in carcere per scontare un residuo di pena, per reati legati allo spaccio e detenzione di stupefacenti, sia un’overdose e che, in cella con lui, si trovassero due ragazzi arrestati alcuni giorni fa proprio per possesso di eroina. La vicenda ha contorni ancora confusi, che saranno le indagini dei prossimi giorni a delineare completamente.

Forse ad ucciderlo è stata proprio un’overdose di eroina e sarà l’autopsia, fissata per domani, a svelare se questa è stata la causa della sua morte. Intanto, per la cessione della dose sono stati iscritti nel registro degli indagati due dei tre detenuti che si trovavano con lui. Proprio due fiorentini, poco più che maggiorenni e che erano stati arrestati martedì sulla autostrada Lucca - Viareggio poiché trovati in possesso di oltre 75 grammi di eroina, potrebbero essere accusati di omicidio. Sarebbero stati loro, secondo accertamenti dei carabinieri, a far penetrare all’interno della casa circondariale un grammo e mezzo di eroina, cioè la dose fatale a far morire il loro compagno di cella. Pare anche che i due - attualmente indagati per vicende di spaccio di stupefacenti - avrebbero già rilasciato delle parziali ammissioni e se l’autopsia e gli esami tossicologici dovessero confermare che la morte di Lucchesi è sopravvenuta per overdose, potrebbero davvero essere accusati di omicidio. (Ansa, 1 dicembre 2005)

 

 

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