Dossier: "Morire di carcere"

 

Morire di carcere: dossier 2002 - 2003

Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, overdose

 

Lettera dei detenuti di Rebibbia dopo la morte di un compagno

 

Suicidio: 1 maggio 2003, Carcere di Rebibbia (Roma)

 

Siamo nuovamente qua a scrivere, dell’ennesima morte annunciata di un nostro compagno, ristretto presso la cosiddetta sezione minorati psichici della Casa di Reclusione di Rebibbia. Chi scrive questo annuncio è molto amareggiato, non si può essere indifferenti a quanto sta accadendo all’interno della sezione dove sono ristretti i ragazzi "alcuni giovanissimi" affetti da disturbi psichici.

Marco Desimoni, età 41 anni, arrivato in questa sezione tre giorni addietro, gli sono stati dati i panni di sua proprietà, gli è stata fatta, sicuramente la visita medica di routine poi è stato inserito nel "ghetto" sezione minorati psichici, la cella assegnatogli è stata l’ultima in fondo alla sezione "il posto meno controllabile" la sera stessa del suo arrivo Marco, ha dato segni visibili di insofferenza gridando tutta la notte che voleva morire.

Il mattino seguente ha iniziato a dire a gran voce che si sarebbe impiccato ma, come sempre accade in questa sezione, le sue parole non sono state prese in considerazione, da chi avrebbe il dovere di tutelare i pazienti psichici.

Questa mattina di festa, marco ha portato a termine ciò che aveva gridato per una giornata intera, si è tolto la vita impiccandosi nella cella assegnatagli all’arrivo in questo carcere. In questo momento è chiuso nella cella disteso sopra la branda in attesa che il magistrato di turno arrivi con il medico legale che convalidi il decesso, subito dopo verrà portato via e poi fatto vedere dalla famiglia.

Marco, 41 anni, totalmente malato, con proscioglimento e non compatibile con la detenzione, solo per questo doveva essere sottoposto a vigilanza continua, a sostegno di questa affermazione c’è una pensione con il supporto dell’accompagno.

Prima delle festività natalizie è morto un altro compagno, sempre ristretto nella sezione minorati psichici, Claudio Menna, anche allora ci fu superficialità all’assistenza di un malato non solo con problematiche psichiche, ma soffriva di una grave forma di diabete, faceva tre volte al giorno insulina, la notte alcuni compagni di sezione sentirono il campanello e la fievole voce di richiesta di aiuto, solo al mattino si scoprì che Claudio era morto.

Scrivemmo una lettera a molte testate giornalistiche, nella lettera descrivemmo le dure condizioni di vita che i minorati psichici conducevano all’interno della loro sezione, ma anche allora dopo che alcune testate giornalistiche pubblicarono il contenuto della lettera, tornò tutto alla normalità, siamo venuti a conoscenza della sezione minorati psichici, ma di contro parte nessuno volle sentire chi conosce a fondo i problemi dei ristretti.

In questa sezione abitano 15 detenuti con problematiche psichiche "scusate ora sono 14!, uno ci ha lasciato" Questi ragazzi non fanno nessuna attività, alcuni di loro stanno molte ore chiusi nella stanza, altri girano nei corridoi senza meta, come già è stato detto altre volte dovrebbe esserci un supporto medico specialistico 24 ore su 24, ma questo non accade, si aspetta che qualche malato vada in escandescenza e la soluzione a questo problema è l’aumento della terapia e la chiusura per alcuni giorni nella stanza.

Come supporto specialistico hanno: una neurologa che accoglie i pazienti una, due volte massimo la settimana, il psichiatra "persona capacissima" purtroppo può essere in istituto le ore che gli sono state concesse da contratto, quindi anche lui arriva in istituto una, due volte la settimana.

Sappiamo bene che questa sezione è nata nel 1992, e sulla carta doveva rispondere alle esigenze dei malati, purtroppo tutto questo non accade, si è sempre tamponato il problema creando supporto umano dato dai compagni di detenzione ristretti presso lo stesso istituto, ultimamente è traboccato il vaso, questi ragazzi sono totalmente dimenticati da chi avrebbe il dovere di curarli, assisterli e aiutarli all’integrazione sociale.

Ora siamo qui a chiedere che siano presi provvedimenti affinché questi ragazzi siano realmente tutelati e curati. Crediamo che le autorità competenti se, vogliono che questi ragazzi siano curati e assistiti, possano decidere e mettere in pratica ciò che è scritto sul diritto penitenziario.

Può sembrare ripetitivo quanto scritto, ma bisogna tener presente che è molto più importante la ripetitività dei decessi che sono accaduti in breve all’interno dei quest’istituto, posto che ha sempre dato esempio di comportamento civile e democratico, da parte dei detenuti e degli agenti di custodia, ultimamente questa collaborazione è venuta a mancare, motivi ci sono sicuramente e sono stati individuati, vorremmo discuterli insieme, cercando una soluzione, affinché si torni verso una vivibilità accettabile, è interesse di tutti che, la C.R. di Rebibbia torni a d essere quell’istituto di grandi iniziative culturali, sportive e di spettacolo" insomma all’avanguardia, così come è sempre stato definito.

In attesa che venga fissato un incontro urgente con i sopra citati sarà sospesa la partecipazione dei detenuti alle attività trattamentali, quali corsi di formazione, scuola, e sospesa qualsiasi iniziativa sportiva, culturale già programmata. Se questo non basterà a far sì che l’incontro richiesto non avverrà si continuerà con altre forme di protesta pacifiche

 

I detenuti ristretti presso la C.R. di Rebibbia

 

 

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