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Cronaca del "caso" di Marcello Lonzi
11 luglio 2003: la sera della morte di Marcello Lonzi
Il Tirreno, 11 dicembre 2004
La morte di Marcello Lonzi - si legge nell’autopsia - sarebbe stata "istantanea" ma in un arco di tempo collocabile "tra le 19.50 e le 20.14". Le 19.50 sono anche l’orario del decesso come indicato sul certificato di morte. Eppure, esaminando le testimonianze negli atti del fascicolo relativo al caso, le ricostruzioni della vicenda che si susseguono scandiscono una cronologia dei fatti che apre una serie di interrogativi. La scena del fatto è quella fotografata dai carabinieri quella maledetta notte dell’11 luglio 2003: il corpo di Marcello è riverso sul pavimento tra la cella numero 21, sezione sesta, padiglione "D" delle Sughere e il corridoio. La sua testa ostruisce la chiusura della porta. Tutto intorno sangue, sotto il cadavere e anche fuori dalla porta. In gocce o in strisciate circolari dai contorni netti.
Stava bene
L’ultima volta che qualcuno vede il giovane Lonzi in vita e "in buone condizioni di salute" (deposizione di un agente di custodia davanti al Pm Roberto Pennisi datata 12 luglio) l’orologio segna le 19.40. A parlare è un detenuto lavorante che stava rientrando dalla doccia al quale Marcello offre un caffè dalle sbarre della porta della cella. Nella quale, oltre a Marcello, c’era un altro detenuto che dormiva (deposizione dell’agente al Pm). L’agente accompagna il lavorante poi si attarda - testimonia - "a parlare con vari detenuti". Si sono fatte le 19.50, dieci minuti in tutto da quando Marcello Lonzi ha preparato un caffè e lo ha offerto.
L’allarme
L’agente comincia a sentire chiamare con insistenza "appuntato, appuntato" e si affretta verso la cella 21 dalla quale il richiamo - spiega - proveniva. Qui trova Marcello Lonzi "prono, completamente disteso per terra, con la testa in corrispondenza dell’inferriata". Accanto a lui il compagno di detenzione lo chiama e lo scuote "senza ottenere risposta". L’agente testimonierà al Pm: "Lonzi appariva esanime. Sotto la sua testa si era formata una piccola pozza di sangue. A quel punto ho subito dato l’allarme" chiamando il medico di guardia e i propri superiori. Sull’ora della morte del giovane il superiore dell’agente riferirà ai carabinieri arrivati sul posto insieme al magistrato che il decesso "si è verificato tra le 19.45 e le 19.50". In cinque - dieci minuti al massimo da quando è stato visto per l’ultima volta "in buone condizioni di salute" Marcello avrebbe avuto - lo spiega nell’autopsia il medico legale - "un’aritmia maligna instauratasi su una ipertrofia ventricolare sinistra". Fulminato, Lonzi avrebbe perso conoscenza e sarebbe caduto andando a sbattere "contro lo stipite della porta della cella".
La ferita
Una morte "istantanea" che procurerà al giovane (verbale dei carabinieri delle 23.55) "una ferita lacero - contusa in sede frontale sinistra che si approfonda quasi fino al piano osseo. Dalla quale è fuoriuscita e continua a fuoriuscire abbondante quantità di sangue". La testimonianza del compagno di cella del giovane Lonzi disegna, però, un altro scenario: "Mi sono svegliato all’improvviso perché ho sentito uno strano rumore - si legge nelle dichiarazioni rese al Pm -. Quando sono stato in grado di connettere ho visto Marcello steso bocconi per terra, fermo. Mi sono accovacciato vicino a lui chiamandolo e dandogli pizzicotti sulle guance perché si riprendesse. In tale frangente ho visto che emetteva strani gemiti che non so ben descrivere ma che mi hanno spaventato perché erano fuori del normale, di tipo lamentoso, ai quali accompagnava un leggero movimento del capo". La testa di Marcello, in questo racconto, era "quasi sotto il termosifone", in prossimità del cancello di ingresso.
Le telefonate
Tredici minuti dopo (20.03.07) la centrale del 118 registra una telefonata: dalle Sughere chiedono un’ambulanza con urgenza perché "c’è un detenuto che è disteso per terra e perde molto sangue". La chiamata si ripete alle 20.13.55: dalle Sughere mettono fretta e dalla centrale rispondono: "È partita quando avete chiamato". La voce dal carcere insiste: "Mi hanno detto che c’è la cella piena di sangue". Sangue che resta invisibile all’ispettrice che alle 20.15 informa il suo superiore (rapporto dello stesso al direttore del carcere) che "il detenuto Lonzi doveva essere immediatamente tradotto presso il locale Pronto soccorso perché colpito da una crisi cardiocircolatoria intorno alle 19.50". L’associazione di volontariato che invia sul posto l’ambulanza spiegherà di aver catalogato la chiamata del 118 alle 20.10 su carta e alle 20.20 su computer (dichiarazione del direttore). L’ispettrice, nel verbale di informazione al comandante del reparto, dichiarerà: "Il personale del 118 entrava in istituto alle 20.15". Nel frattempo sul corpo del povero Marcello si adopera, con manovre rianimatorie, il personale sanitario del carcere. Lo faranno per mezz’ora (referto del medico del 118 a bordo dell’ambulanza) sul corpo che resta "per gran parte all’interno della cella con il solo capo fuoriuscente sì da non potersi chiudere la porta d’accesso della cella". Medici e infermieri applicheranno il defribillatore e praticheranno a Lonzi due iniezioni lavorando (si legge nell’introduzione all’autopsia) in condizioni di "scarsa illuminazione della cella". La posizione del corpo con la testa in parte nel corridoio (ma non era sotto il termosifone interno alla cella?) è testimoniata dalle foto, dal rapporto dei carabinieri, dal racconto dell’ispettrice che spiega: "Il corpo ostruiva la chiusura della camera. Fuori viene messo un agente a vigilare al fine di far restare il quadro della stanza come al momento dell’accadimento".
Gli orari
Alle 20.14 il medico del 118 (arrivato in quell’istante secondo la ricostruzione) annotava contemporaneamente (si legge nell’autopsia): "Constatazione di decesso" e "Intervento terminato alle 20.45". Nel mezzo di questi due orari, alle 20.30 l’ispettrice informa del decesso il suo superiore che si reca sul posto. Nella sua relazione il medico legale scriverà: "L’accertamento dell’epoca della morte non riveste particolare importanza in quanto verificatasi tra le 19.50 e le 20.14". 24 minuti per una morte così immediata che non ha dato a Marcello Lonzi - si legge nell’autopsia - neppure il tempo "di mettere in atto alcun meccanismo di difesa" prima di cadere a terra.
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