Polo Universitario a Padova

 

Ateneo in carcere, corsi per i detenuti

Laurea dietro le sbarre, al Due Palazzi una sezione per il Triveneto

 

Il Mattino di Padova, 12 dicembre 2003

 

"Il carcere è l’università del crimine" recitava una vecchia battuta. Oggi l’università entra nel carcere. L’Ateneo padovano ha concluso un accordo con il Ministero della Giustizia per consentire ai detenuti degli istituti di reclusione dell’intero Triveneto, in possesso di diploma di scuola superiore, di effettuare corsi universitari e di laurearsi. Non, per il momento, frequentando le aule assieme ai colleghi "esterni", ma studiando nell’apposito "polo universitario" che si sta allestendo, per tutte le Tre Venezie, al Due Palazzi. Una "sezione" che inizialmente servirà dodici detenuti.

Pochi, per ora, e per giunta con una vistosa iniquità: l’opportunità non riguarda ancora le donne, in quanto la locale casa di reclusione non dispone di una sezione femminile. Ma si tratta di un inizio, con la determinazione comune a espandere questa importante occasione, che Padova introduce per terza dopo Firenze e Torino, il relativo protocollo d’intesa è stato firmato ieri a Palazzo del Bo dal prorettore vicario Giuseppe Zaccaria e da Ettore Ziccone provveditore dell’amministrazione penitenziaria per il Triveneto.

C’erano il direttore del Due Palazzi, Salvatore Pirruccio, i professori Giorgio Ronconi ed Elisabetta Palermo particolarmente impegnati in questa iniziativa, e rappresentanti del mondo del volontariato che lavora in carcere. All’interno del quale, diversi docenti dell’ateneo sono da tempo inseriti, sia come ricercatori e studiosi dei problemi, sia con personale impegno di assistenza e di promozione d’attività (come il sociologo Giuseppe Mosconi).

L’avvio effettivo dell’università in carcere avverrà già a gennaio. I dodici detenuti finora selezionati, su una trentina che avevano presentato istanza, sono inizialmente limitati a quattro Facoltà delle 13 del Bo: Lettere e Filosofia, Giurisprudenza, Scienze Politiche e Scienze della Formazione. Ciò perché per ora sarebbe impossibile ampliare la gamma alle Facoltà per le quali è prescritta frequenza obbligatoria e a quelle - soprattutto tecnico-scientifiche - in cui è fondamentale la pratica dei laboratori.

Ma si conta che in futuro i detenuti possano anche recarsi fisicamente per motivi di studio nelle strutture dell’ateneo: i promotori di questa sperimentazione confidano molto nella disponibilità alla collaborazione dei magistrati di sorveglianza. I detenuti, tutti comuni, della "sezione universitaria" ricavata e attrezzata dentro il Due Palazzi godranno di condizioni speciali, motivate proprio dalle esigenze di studio: stanze singole con arredamento idoneo, computer e dotazioni informatiche, biblioteca, spazi di socializzazione. Gli organizzatori cureranno i rapporti istituzionali con il Bo e le pratiche di segreteria. In sede si svolgeranno gli esami. Per preparare i quali, gli studenti carcerati avranno a disposizione sia docenti che si recheranno appositamente nella casa di reclusione, sia collegamenti per il tele-insegnamento, cioè la didattica a distanza. Ognuno verrà seguito da un tutor.

Un trattamento per certi versi privilegiato rispetto agli altri detenuti (nel Triveneto assommano a circa 3.600): questi studenti fra l’altro godranno della fornitura gratuita dei libri e pagheranno le tasse solo per il 10%; inoltre dentro il carcere sarà loro accordata una maggiore mobilità.

Tutte agevolazioni che però comporteranno l’impegno a svolgere l’iter formativo con regolarità e a superare gli esami con profitto. Ma soprattutto i detenuti universitari (che stanno scontando pene abbastanza lunghe da "giustificare" l’investimento che le istituzioni hanno deciso di compiere su di loro) rappresentano un importante salto nell’espansione dei diritti della persona per chi vive dietro le sbarre. In questa esperienza sono attivamente coinvolte anche le associazioni del volontariato. Nel mondo detentivo la scolarità è ancora molto bassa, limitandosi di solito al livello della media inferiore. Ora, la chance di laurearsi in carcere, per uscirne con un’alta qualificazione.

 

 

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