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"Parole oltre il muro" concorso riservato ai detenuti di Piacenza
"Chi è orfano di diritti è straniero nella terra dei doveri": nello spirito di queste parole di don Ciotti del Gruppo Abele si è svolta ieri all’Auditorium della Fondazione di via Sant’Eufemia (gremito di pubblico soprattutto giovane) la seconda edizione del concorso letterario "Parole oltre il muro" ideato da Carla Chiappini e riservato ai detenuti del carcere "Le Novate". Un premio intitolato ad una educatrice professionale, Stefania Manfroni, scomparsa prematuramente la cui figura è stata ricordata da molti a partire dall’assessore comunale all’Istruzione Giovanna Calciati e, quindi, dall’assistente sociale Claudia Barabaschi. Il Premio Stefania Manfroni è andato ad una poesia intitolata "Amore" il nome del cui autore non è stato divulgato per rispetto della privacy. Il premio è stato ritirato da Pinuccia Montanari, insegnante impegnata nei corsi di italiano in carcere nelle cui mani è stato consegnato dalla mamma di Stefania Altri tre premi sono andati a tre racconti: terzo classificato "Gli sbagli su cui imparare", scritto da una giovane della sezione femminile ritirato per suo conto da Francesca Valla, volontaria. Al secondo posto "Il tempo dei ricordi" ritirato da Daniele, un giovane al termine della detenzione, ed al primo posto "Ricordi…in tempo reale", ritirato da un altro giovane detenuto. Nessuno dei vincitori, infatti, ha potuto essere presente per ritirare personalmente il proprio premio. Ma l’iniziativa di ieri è stata anche l’occasione per aprire una riflessione sul rapporto tra città e carcere. In un breve confronto tra volontari e rappresentanti di associazioni si è ad esempio sottolineata la relazione tra sicurezza, criminalità, giustizia e pena detentiva. "Noi amministratori abbiamo creduto in un progetto che promuovesse relazioni tra città e carcere - ha affermato a questo proposito l’assessore Calciati - abbiamo fatto bene a seguire i consigli degli operatori e delle operatrici che ci chiedevano di tener duro, di non badare alle polemiche", ha sottolineato riferendo come particolarmente importante l’esperienza della cooperativa "Futura". "A queste donne e a questi uomini - ha concluso - la società civile deve poter offrire gli strumenti per rifarsi una vita". Il perché lo ha spiegato Ornella Favero volontaria dell’associazione "Ristretti Orizzonti". "Ci sono due strade di fronte a questo problema - ha detto - la prima porta a pensare che il "lasciarli dentro a marcire" senza relazioni, nel nulla, possa risolvere il problema della sicurezza. Ma è una finta scelta di sicurezza. L’altra strada porta a lavorare per una graduale ripresa di relazioni con l’esterno. Questa strada dà qualche speranza di cambiamento. Il rischio maggiore, in termini di sicurezza, è proprio incattivire le persone". Su questa linea anche Paola Cigarini e Renato Mele, che ha offerto al carcere piacentino l’idea di realizzare una biblioteca partendo dall’esperienza positiva fatta a Bollate. Insieme a loro Massimo Magnaschi della Caritas diocesana che ha sottolineato che cosa significa fare del volontariato dentro le mura del carcere: risposta immediata alle emergenze, graduale accompagnamento verso il reinserimento sociale, l’attivazione di esperienze culturali. Prima e dopo di loro, guidati da Romano Gromi, tra l’altro presidente della giuria (composta dal giornalista Emilio Pozzi, Pier Paolo Triani e Claudia Mazzuccato docenti della Cattolica, Ornella Favero, Vittorio Curtoni, Paolo Dosi con segretario Brunello Bonocore), studenti e volontari hanno dato voce a emozioni e sentimenti di chi vive "dentro".
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