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Carcere e scuola, è tempo di ripartire di Alessandra Vaccari
L’Arena, 24 marzo 2004
Verona: sedicesima edizione del progetto che prevede una serie di incontri tra studenti e detenuti. Oltre a lezioni sulla legalità, ogni giorno si terranno partite di calcio e pallavolo tra esterni e interni alla struttura di Montorio
Carcere e scuola: non far sentire i detenuti abbandonati ed evitare che i giovani finiscano, una volta adulti, in un istituto penitenziario. È questo il duplice intento del Csi, Centro sportivo italiano che da sedici anni organizza incontri, dibattiti, convegni e partite di pallavolo e calcio tra gli allievi delle scuole di Verona e provincia e i detenuti della casa circondariale del carcere di Montorio. Ieri mattina, Maurizio Ruzzenenti, presidente di Progetto carcere 663, ha tenuto assieme al direttore della Casa Salvatore Erminio e all’ispettore capo Angelo Auletta, comandante della polizia penitenziaria, una conferenza stampa per illustrare l’iniziativa del 2004 cominciata in questi giorni, cui hanno chiesto di partecipare 55 istituti superiori. Le manifestazioni proseguiranno senza interruzioni fino al sette giugno. "Hanno chiesto di entrare in contatto con la popolazione carceraria 559 studenti, 456 studentesse e 194 insegnanti", ha detto Ruzzenenti, "che daranno vita a 41 incontri di calcio nella sezione maschile e 51 partite di pallavolo. Ma Carcere e scuola è anche opera di formazione nelle scuole. Si sono conclusi quest’anno i corsi di educazione alla legalità, che prevedevano tre interventi per dieci ore complessive ciascuno". Nel corso della conferenza stampa Ruzzenenti ha ringraziato i giudici Ernesto d’Amico e Pierpaolo Lanni, l’ispettore della polizia di Stato Silvano Filippi, il Sert di Verona e San Bonifacio, la polizia penitenziaria e il suo gruppo cinofilo e molti avvocati che portano la loro esperienza hanno contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa. "Ricordiamo", ha detto Ruzzenenti, che tutto ciò è fatto in collaborazione del Csi di Verona e Roberto Nicolis con il finanziamento della Regione Veneto". Soddisfatto, nonostante lo sforzo che un’iniziativa del genere richiede, il comandante della polizia penitenziaria Auletta: "Certo per noi è molto impegnativo avere gente che entra ed esce in così grandi numeri dal carcere", ha spiegato il comandante, "ma siamo convinti che questi contatti facciano bene ai detenuti che quindi sopportano meglio di scontare la pena". Iniziative del genere sono comunque possibili grazie a direttori di carcere che assumono in toto ogni responsabilità. Ed Erminio non si è tirato indietro: "Sono convinto che simili iniziative siano utili ai detenuti", ha commentato il direttore, "credo sia auspicabile una rete di persone che possano educare il detenuto perché si reinserisca meglio nella società una volta rimesso in libertà". Di episodi accaduti nel corso degli anni, Ruzzenenti ne avrebbe tanti da raccontare. Ma sceglie quello più significativo: "Un anno, uno studente tentò di rubare il pallone con il quale s’era disputata la partita. Ma venne scoperto… Gli dissi che rubare a casa dei ladri non è facile", conclude sdrammatizzando la situazione. Ogni giorno, da adesso a giugno in carcere arriveranno almeno una trentina di studenti per disputare le partite. E anche in caso di cattivo tempo, non verranno fatti rinvii perché se organizzare non è cosa semplice, riorganizzare diventerebbe impossibile. "Tutto questo lavoro è possibile per la collaborazione strettissima che abbiamo con l’istituto", ha concluso il presidente del Progetto carcere 663, "i ragazzi arrivano qui, comunque preparati, ben sapendo regole e criteri della vita in carcere".
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