Mario Chiavario

 

Indultino senza rete. Mancano le misure

adeguate a prevenire ricadute, di Mario Chiavario (giurista)

 

La Stampa, 23 agosto 2003

 

Dopo i tira e molla parlamentari e le battaglie al buio su cifre che nessuno può dare con sicurezza, scocca adesso il momento della verità per il cosiddetto "indultino": misura collettiva di clemenza ormai necessaria, soprattutto di fronte ad attese umane - alimentate da tante promesse; e altrettanto sicuramente di immediato effetto parzialmente riduttivo della piaga del sovraffollamento, delle carceri; ma vasti straci della popolazione restano indifferenti a ,ogni discorso sul suo valore morale e sociale, tanta è la paura che tutto si riduca a un’ennesima licenza a delinquere per persone pericolose, A dire il vero, la legge appena entrata in vigore non è povera di disposizioni, che vorrebbero esorcizzare proprio quella paura: a parte l’esclusione della sua applicazione nei confronti di determinate categorie di detenuti (dai pedofili ai mafiosi), è la stessa dinamica del meccanismo a staccarsi dallo schema del mero condono: i due anni di detenzione di cui tanto si parla non vengono propriamente cancellati, ma soltanto messi in parentesi per un periodo quinquennale, durante il quale il condannato resta, per così dire, "in osservazione", sottoposto all’obbligo di rispettare varie prescrizioni e soprattutto di non commettere nuovi delitti di una certa serietà, pena la revoca del beneficio e il conseguente ritorno in carcere.

Sufficiente, tutto questo, a tacitare i timori e, quel che più conta, a far sì che questi non trovino poi riscontro in una realtà più dura di ogni speranza? Difficile dirlo a priori, ma si ha l’impressione che, ancora una volta, a contare non sarà tanto ciò che si trova scritto nella legge, quanto ciò che si riuscirà a fare nell’applicarla, nel contesto in cui dovrà inserirsi.

Cerchiamo di capire: è giusto chiedere all’ex detenuto di astenersi dal ricadere nel delitto, minacciandogli altrimenti una detenzione ancora più lunga della precedente; ma chi può pensare che a scoraggiarlo possano bastare i soliti, tradizionali strumenti come la periodica firma all’ufficio di polizia? In realtà, il rischio di ricadute è quanto mai incombente, senza adeguate misure di ben altro genere e, in particolare, senza la possibilità di trovare lavoro ed effettivo sostegno sociale: al qual proposito, soprattutto di questi tempi, non ci si può però affidare soltanto ai pii desideri.

Probabilmente, non era ad un provvedimento d’emergenza come l’indultino che si poteva chiedere ciò che non si è fatto in tanti anni, e che meno che mai sembra rientrare in una "politica. della giustizia" assorbita dalle preoccupazioni per i processi ad alcuni potentati, e convinta che ai delinquenti di più o meno piccola taglia, ma senza santi in paradiso, è bene -guardare solo per isolarli in un numero sempre maggiore di penitenziari. E così, se per l’ennesima volta la clemenza di Stato non si risolverà in un totale fallimento o in un boomerang, potremo dire grazie quasi soltanto a quanti - e ce ne sono - operano umilmente, nelle strutture di volontariato, per offrire segni di concreta solidarietà a chi, uscendo dal carcere, rimarrebbe altrimenti, come sempre, abbandonato a se stesso.

 

 

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