Tempi più lunghi per l'indultino

          

Atto di clemenza: si allungano i tempi

 

Corriere della Sera, 15 febbraio 2003

 

Oggi Marco Pannella si unisce allo sciopero della fame, già intrapreso da altri tre esponenti radicali (Rita Bernardini, Daniele Capezzone e Sergio D’Elia), per chiedere al Parlamento "il fischio finale" su un atto di clemenza per i detenuti. Intanto al Senato, il presidente della commissione Giustizia, Antonino Caruso (An), avverte che solo tra due settimane potrebbe essere deciso "se, come e quando calendarizzare l’indultino": tempi lunghi, dunque, per il provvedimento già approvato dalla Camera che sospende, per i reati non gravi e nella misura massima di 3 anni, l’esecuzione della pena.

E ora che non è più un segreto, la trattativa riservata tra i senatori azzurri e i colleghi dei Ds, per affossare l’indultino e varare un condono di 6 mesi e senza limitazioni (un vero e proprio indulto), ha scatenato molte reazioni, che fanno aumentare l’incertezza sull’atto di clemenza chiesto dal Papa.

Il sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti (Udc), non si sbilancia: "L’indultino non è definitivamente archiviato, ma se si volesse tornare su un indulto secco anche questo lavoro non sarebbe stato inutile". Ma il senatore Luciano Callegaro, anche lui dell’Udc, sottolinea i costi organizzativi che dovrebbero essere sostenuti una volta approvato l’indultino: "È un meccanismo complicato che andrebbe ad aggravare in maniera eccessiva i magistrati di sorveglianza e le forze di polizia".

I Ds tergiversano: "È prematuro parlare di dialogo, non c’è nessuna intesa tra i partiti in materia di indulto e di indultino", afferma Guido Calvi che, comunque, ha presentato un disegno di legge di indulto. Massimo Brutti, invece, crede più in un "indultino corretto", piuttosto che alla "complessa soluzione dell’indulto".

E anche nella Cdl si va avanti in ordine sparso: "Sui temi della giustizia, a Forza Italia manca una linea direttrice", lamenta il vice presidente della camera, Alfredo Biondi. L’ex Guardasigilli ha presentato una proposta sull’indulto, ma è anche tra i firmatari dell’indultino: "Quest’ultima è per me una proposta subordinata e, forse, dovrei fare autocritica, perché alla Camera abbiamo avuto paura di avere coraggio".

Gaetano Pecorella difende l’indultino e rilancia in alternativa il testo del portavoce di Fi, Sandro Bondi, che prevede la liberazione anticipata per buona condotta nella misura di 4 mesi l’anno invece degli attuali tre. E il calcolo sarebbe retroattivo per gli ultimi 5 anni di detenzione. L’idea di Bondi piace al senatore Roberto Manzione (Margherita).

Ma ora i padri dell’indultino, Giuliano Pisapia ed Enrico Buemi, temono che tutto questo dibattito si chiuda con un nulla di fatto: "Nelle carceri cresce l’ira dei detenuti che si sentono presi per il naso", osserva Buemi. È pessimista anche Sergio Segio, del cartello "Un Piano Marshall per le carceri": "Ho paura che questo tentativo finisca per affossare tutto".

 

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