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Due idee per evitare l’indultino Le ipotesi alternative: un indulto di sei mesi o un "maxi-abbuono"
Il Giornale di Vicenza, 15 febbraio 2003
Senatori di maggioranza e opposizione ribadiscono le loro perplessità sull’indultino, anche se c’è chi, come Guido Calvi (Ds), ritiene che parlare di un vero e proprio accordo per affossarlo sia ancora prematuro. "Non ho mai detto che sia stato formalizzato un accordo politico per dire no all’indultino e sì ad un’ipotesi di indulto di sei mesi", precisa il senatore della Quercia Elvio Fassone, che sta lavorando a questa seconda soluzione. "Ho parlato solo di un’intenzione che, allo stato, è condivisa da molti in commissione". E infatti in commissione Giustizia non sono pochi, a cominciare dal presidente Antonino Caruso, che prevedono problemi per il testo appena licenziato da Montecitorio. Ma la questione, spiegano, è piuttosto delicata, visto che si tratta di contraddire le scelte politiche fatte dai loro colleghi nell’altro ramo del Parlamento. E così si va avanti con i piedi di piombo, ma studiando soluzioni alternative ad un provvedimento che, come l’indultino, alcuni esponenti di Palazzo Madama come Luigi Callegaro (Udc) non esitano a definire "complesso e farraginoso". Al momento le ipotesi sono sostanzialmente due: la prima, quella proposta dal senatore Fassone, è approvare un indulto di sei mesi. L’altra, che si sta facendo strada con più insistenza in queste ore, è quella di mettere a punto un provvedimento che punti ad ampliare la libertà anticipata, aumentando da 45 a 60 i giorni di abbuono per ogni semestre di detenzione scontato. A dire la verità, una proposta di legge in questo senso c’è già, ed è ora all’esame della commissione Giustizia della Camera. L’ha presentata il portavoce di Fi Sandro Bondi e oggi la sostiene a gran voce anche il presidente della Commissione Gaetano Pecorella. In più sembra destinata a raccogliere anche il consenso dell’opposizione, visto che a questa soluzione fa riferimento anche il vicepresidente del Gruppo della Margherita al Senato Roberto Manzione. Di un indulto e di amnistia nel vero senso della parola ancora non si parla, ma a Palazzo Madama sono state presentate ben sei proposte di legge, una delle quali, quella che ha come primo firmatario Leonzio Borea dell’Udc, prevede l’applicazione del beneficio per i condannati fino a quattro anni di carcere. In commissione Giustizia, spiegano in molti, in realtà,di indultino; si è parlato. È prassi, della commissione, infatti, che appena arriva un provvedimento se ne discuta. E così è successo con il testo messo a punto da Giuliano Pisapia (Prc) Enrico Buemi (Sdi) e Giuseppe Fanfani (Margherita) che prevede la sospensione degli ultimi tre anni di pena per chi non ha commesso reati gravissimi e ha già scontato un quarto della pena. "Ne abbiamo parlato", dice un esponente della Cdl, "e tutti l’hanno definito imbarazzante, vergognoso e incostituzionale". Ma di indultino non si è parlato solo in Commissione. Molti gruppi, tra cui la Margherita, si sono già riuniti per discutere la questione anche alla presenza dei colleghi della Camera, e le difficoltà nel dire sì a questo testo non sono mancate: "Qualunque decisione intendano prendere, incalza nel frattempo Pisapia, "la prendano. Ma la esprimano con chiarezza. Forza Italia e i Ds devono avere il coraggio delle proprie scelte e devono assumersi le proprie responsabilità".
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