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Senato, stop all’indultino Spunta l’indulto di sei mesi
Corriere della Sera, 14 febbraio 2003
L’indultino di tre anni è quasi morto, viva l’indulto di 6 mesi per tutti i detenuti. Sul provvedimento di clemenza chiesto dal Santo Padre. il Senato è in procinto di correggere il tiro. SIamo ancora a livello di conversazioni riservate tra maggioranza e opposizione, ma è ormai chiaro che verrà affossato il provvedimento sulla sospensione condizionata di tre anni dell’esecuzione della pena (l’indultino) appena varato dalla Camera. Si fa strada, dunque, un’intesa tra Forza Italia e Ds, che non scontenterebbe alcuni settori di An, per un indulto vero e proprio: sconto di pena minimo di sei mesi per tutti i detenuti, compresi nati per mafia e terrorismo. La strada, però, è tutta in salita perché l’indulto deve superare il quorum dei due terzi in Parlamento. Nei giorni scorsi, il senatore Guido Ziccone (Forza Italia) e il collega Elvio Fassone (Ds) hanno intrapreso una serie di consultazioni sul tema dell’atto di clemenza. Scontato il no della Lega mentre alcuni senatori di An, come Luigi Bobbio, hanno ammesso che un indulto ridotto "ha almeno il pregio di non essere un testo incostituzionale e dannoso per l’ordinamento come l’indultino". E questa è una preoccupazione condivisa dall’azzurro Ziccone: "In effetti, sono sorte molte perplessità sull’indultino e mi è sembrato di intravedere buone possibilità per un provvedimento che vada incontro alle richieste avanzate dal Papa, in un quadro di certezza del diritto e di rispetto dei principi in materia di indulto". Il diessino Fassone spiega quali sono i bocconi che i senatori non sono disposti a ingoiare: "L’indultino è un testo inaccettabile perché crea una disparità di trattamento. Se due individui commettono lo stesso reato nello stesso giorno, rischiano poi di ricevere un diverso trattamento: quello che subirà un processo più veloce, e andrà prima in carcere, potrà ottenere la sospensione della pena mentre chi incappa in una giustizia più lenta non avrà alcun vantaggio". Così, a uno dei padri dell’indultino, Giuliano Pisapia (Prc) , non resta che individuare i responsabili della brusca sterzata: "Che si volesse affossare l’indultino dopo la sua approvazione alla Camera era purtroppo evidente dalle dichiarazioni rese dal presidente Violante e dall’onorevole Finocchiaro. E ora i Ds si devono assumere le loro responsabilità: perché tutti sanno che un indulto di sei mesi non avrebbe alcuna incidenza sulle tragiche condizioni in cui si trovano le nostre carceri". Sergio Cusani, che rappresenta il cartello "Un Piano Marshall per le carceri" è più clemente: "Bene perché l’indulto è per tutti; ma anche male perché in Italia non si era mai visto un indulto di soli sei mesi".
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