Eccezione di incostituzionalità

 

Venezia: eccezione di incostituzionalità dell’avv. Pierobon

 i semiliberi non possono beneficiare del provvedimento: "Ma come - chiede il legale - chi si è comportato bene deve rimanere in carcere?"

 

Il Gazzettino, 29 agosto 2003

 

Indultino, arriva subito l’eccezione di incostituzionalità, presentata dall’avvocato Pierobon di Venezia. Del resto era un’eccezione annunciata, per dirla con Garcia Marquez, perché Roberto Calderoli, pezzo da novanta della Lega delegato alla capitale, aveva annunciato subito dopo il varo del provvedimento di "aver preparato due lettere, al Presidente della Repubblica e al ministro di Grazia e Giustizia, per chiedere di rinviare alle Camere la legge del cosiddetto indultino per manifesta incostituzionalità e per vizi procedurali nel suo ultimo passaggio alla Camera e per chiedere che venga riferito, tra un certo periodo, sui reati commessi in futuro da coloro che verranno scarcerati".

Ieri l’avvocato Pierobon si è recato nel carcere di Treviso a visitare un suo cliente per il quale ha fatto richiesta di indulto. E intanto a Venezia ha presentato al magistrato di Sorveglianza l’eccezione sul tema. Ma come, dice il legale, all’indulto dovrebbero poter accedere per primi i detenuti che si sono comportati bene, no? E invece è il contrario. La legge infatti esclude dall’indulto - cioè dalla scarcerazione per chi ha la pena definitiva e non dipesa da reati particolarmente gravi - quei detenuti che sono in semilibertà (o che hanno già avuto dei benefici). Ma come, tu ti comporti bene, il reato che hai commesso ti consente di rientrare nell’elenco e invece, siccome lavori fuori dal carcere, non puoi essere liberato del tutto? Il detenuto in questione, il sessantenne Gianfranco Bergamo, veneziano attualmente in ospedale per motivi di salute, è stato messo in prigione oltretutto diciotto anni dopo i fatti dei quali era chiamato a rispondere.

 

 

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