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"L’indultino è solo un’aspirina"
Il Giorno, 24 agosto 2003
L’indultino? Sarà poco più di un’aspirina. Per il carcere di via Sanquirico, malato cronico per colpa del sovraffollamento e della carenza di agenti di polizia penitenziaria e di educatori, servirebbe una medicina ben più forte. Dalla casa circondariale monzese, immersa nelle campagne del quartiere San Rocco, con la legge che sospende gli ultimi due anni di carcere per i condannati che hanno scontato metà pena, potrebbero uscire una sessantina di detenuti. Qualcuno in più, qualcuno in meno, ma la situazione non cambierà. "Ci sono mediamente oltre settecento reclusi (circa 250 hanno una condanna definitiva) - ha puntualizzato Domenico Benemia, segretario regionale della Uil penitenziari - in un istituto che ne potrebbe contenere al massimo 415. Quei circa sessanta che potranno godere della sospensione condizionale della pena difficilmente porteranno effetti positivi a Monza". Il ministero della Giustizia prevede che saranno oltre novemila i detenuti potenzialmente interessati dall’indultino, di cui circa 1200 soltanto in Lombardia. Domenico Benemia è scettico e diffidente pur precisando che "è ancora troppo presto fare dei ragionamenti articolati". La legge è entrata in vigore venerdì. A Monza, soltanto tre detenuti hanno presentato istanza agli uffici giudiziari. Già nei giorni precedenti cinque detenuti avevano inoltrato, inutilmente, la domanda agli uffici giudiziari. Ma "il grosso delle domande comincerà ad arrivare da domani", ha previsto Benemia. Che aggiunge: "L’insuccesso dell’indultino è assicurato, così si tampona un problema e basta. Servirebbe invece una riforma più organica, dando ad esempio maggiore importanza al dopo-carcere: il detenuto che riconquista la libertà dall’oggi al domani, fuori il più delle volte non ha una famiglia, un lavoro né una casa. Il rischio che dopo qualche mese ce lo ritroviamo in cella è molto alto". Un piccolo spiraglio, comunque, il sindacalista lo vuole lasciare aperto. Perché se è vero che a Monza l’indultino non cambierà un granché, è altrettanto auspicabile che se in un altro carcere lombardo le celle si vuoteranno maggiormente, i detenuti di via Sanquirico verranno spostati per ristabilire l’equilibrio e la vivibilità. D’altronde i 360 agenti di polizia penitenziaria della casa circondariale di Monza non bastano. Dovrebbero essere 460 ma la coperta è corta, da sempre, e chi è in servizio si ritrova costretto a turni massacranti.
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