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In vigore l’indultino, una legge inutile? Il presidente della Camera Penale: "Ne usufruiranno pochissimi detenuti"
La Gazzetta del Mezzogiorno, 22 agosto 2003
Da oggi l’indultino è in vigore. Il discusso provvedimento di clemenza adottato dal Parlamento dopo polemiche e spaccature trasversali agli schieramenti politici, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 7 agosto. A quindici giorni di distanza, dunque, è materialmente applicabile dal magistrato di sorveglianza a cui l’interessato o l’avvocato difensore dovrà presentare apposita istanza. Malgrado la battaglia mediatica che ha contrassegnato l’iter dell’indultino, in realtà a lasciare il carcere grazie ad esso saranno davvero in pochi. Nessuna uscita di massa, insomma, è lecito aspettarsi dalle case circondariali. Da quella di Taranto, ad esempio, saranno qualche decina i detenuti che lasceranno le celle, troppo pochi per considerare esaurito il problema del sovraffollamento che riguarda sia il carcere di via Magli che altri istituti penitenziari italiani. Una posizione molto dura contro l’indultino è stata assunta dagli avvocati penalisti, che ritengono insufficiente e per molti versi inutile la nuova legge. "La verità è che i legislatori - spiega l’avv. Franz Pesare, presidente della Camera Penale di Taranto - hanno preso in giro anche il Papa perché questa legge, che ha provocato anche spaccature nella maggioranza di centrodestra, è un provvedimento di clemenza nei confronti dei detenuti che doveva rispondere ai desideri espressi dal Papa e doveva contribuire a svuotare carceri. Alla prova dei fatti, nessuno dei due obiettivi è stato raggiunto. Noi avevamo proposto azioni e interventi di natura diversa, maturate dall’esperienza di ogni giorno nelle aule di giustizia ma in Italia quando si fa una legge quasi mai si interpellano coloro i quali poi sono chiamati materialmente ad applicarla o a lavorarci". Vuol dire che l’indultino avrà effetti nulli? "È una legge che farà uscire forse poche migliaia di detenuti in tutta Italia perché ci sono diverse questioni oggettive e soggettive che produrranno quest’effetto. Per poter godere dell’indultino bisogna aver espiato metà pena, devono residuare non più di due anni, non bisogna essere delinquenti abituali, non si deve aver commesso reati più gravi e essere sottoposti alla sorveglianza speciale, non si deve già usufruire di altra misura alternativa al carcere. Il termine indultino è, va sottolineato, improprio, perché di fatto si tratta di una misura alternativa al carcere, come gli arresti domiciliari, la semilibertà, l’affidamento ai servizi sociali. Ne possono godere pochissime persone, quindi, come ad esempio il povero disgraziato che è capitato solo una volta nelle maglie della giustizia. L’indultino di fatto sarà applicato a chi già oggi è nelle condizioni di ottenere le misure alternative alla detenzione in carcere". Voi eravate e siete per l’amnistia o l’indulto, misure che però potevano riempire le strade di pericolosi pregiudicati. "Noi penalisti avevamo chiesto o l’indulto o una seria amnistia, oppure era meglio lasciare le cose come stanno. Poi bisogna essere chiari e onesti sino in fondo: fino a quando i processi durano così tanto viene vanificato lo scopo principale della pena che, non dobbiamo mai dimenticarcelo, deve tendere alla rieducazione del reo. Che senso ha mettere in carcere una persona che ha commesso il fatto 10 anni fa quando oggi lavora, ha famiglia, si è rifatta una vita?" L’indultino, insomma, non risolverà il problema del sovraffollamento delle carceri? "Assolutamente no. Purtroppo spesso si sottovaluta che gli istituti penitenziari sono delle polveriere. Quando si mettono insieme 5-6 persone in una cella, o si comportano bene oppure la situazione diventa ingovernabile. Bisogna dare atto agli agenti di custodia ma anche ai detenuti che fanno il possibile per mantenere l’atmosfera serena, nonostante le mille precarietà e le continue prese in giro. Ma non potrà durare in eterno, specie se si alimenteranno speranze poi puntualmente tradite come è clamorosamente avvenuto in questo caso".
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