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Studenti "dentro" e studenti "fuori" s’incontrano a Padova
La scuola in carcere è importante soprattutto se costringe la scuola "normale" a uscire dalla sua normalità e a confrontarsi con il mondo dell’esclusione, delle vite ai margini. Nell’Istituto tecnico commerciale Gramsci di Padova, questo confronto c’è stato, con gli studenti di una classe quinta che sono entrati in carcere e hanno incontrato una quinta reclusa, rompendo barriere, pregiudizi, stereotipi e trovando un linguaggio comune, e perfino le stesse ansie alla vigilia dell’esame di Stato, come raccontano le due testimonianze che seguono, la prima di una studentessa "normale", la seconda di uno studente "dentro". Dovrebbe succedere più spesso, che la scuola diventi un’occasione per mettere finalmente in comunicazione realtà che altrimenti continuerebbero a non parlarsi.
Ornella Favero
Con i detenuti comuni, che frequentano le sezioni staccate della mia scuola nel carcere Due Palazzi, ci siamo conosciuti il giorno 26 aprile. Sono entrata nelle grandi mura grigie del centro di detenzione, che accoglie il doppio della capienza consentita dalla struttura, timidamente e un po’ preoccupata. Con mia grande sorpresa si è subito instaurata con il gruppo di detenuti una simpatia reciproca, non forzata come pensavo avrebbe potuto essere. Nell’incontro, durato circa un’ora, ho colto, però, in loro, una tristezza senza pari e un’amarezza dovuta alla perdita degli affetti e della libertà, che li accompagnano quotidianamente. I nostri discorsi e le loro parole sono state uno stimolo efficace per conoscerci meglio. A detta di alcuni di loro, la presenza di noi ragazze ha fatto dimenticare per un momento la triste realtà quotidiana perché abbiamo portato un tocco di femminilità e di gioia in un carcere tutto al maschile. Questo mi ha fatto intuire come cose che per noi sono ordinarie e scontate, siano, in un tale contesto, quelle veramente importanti. L’incontro ha sollecitato le mie riflessioni su ciò che non conosciamo e che a volte ci spaventa, spesso inutilmente, perché, pieni di pregiudizi, non abbiamo una conoscenza obiettiva delle cose e delle persone che ci circondano.
Cecilia Bissaro
Avervi incontrato, "cari compagni di scuola", è stato per me importante sotto vari e significativi aspetti; in primis, sicuramente quello prettamente umano e poi, perché no, è stato un incontro istruttivo sia per noi che, credo, per voi. Ci avete portato quel profumo inebriante e quella energia positiva che la libertà dona ad ogni essere umano. Quella energia percepita in voi, così fresca e genuina, è per noi uno stimolo a ricercarla in noi stessi e ad alimentarla sino al giorno che riacquisteremo la libertà fisica.
Limon Troka
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