|
Com’è greve l’estate in galera: "il giro di chiave" è più duro
L’estate in carcere è particolarmente dura, i dieci suicidi nel mese di giugno la dicono lunga sul senso di abbandono di chi sta in galera, mentre fuori la vita si accende, la gente vive all’aperto e respira un’altra aria. Invece dentro, dentro anche l’ora d’aria sa di chiavi e cemento, come ci racconta bene Barbara dalle pagine telematiche di Zona 508, il giornale delle donne detenute a Verziano (Brescia).
Ornella Favero
Passo dopo passo, in un cubo di cemento, cammino, ma sopra di me ci sono nuvole, cielo e magari qualche punta di albero. Penso, niente di più, penso solamente. Chissà perché ho in mente il circo, lo zoo: forse la costante andatura quasi rasente ai muri mi fa ricordare un orso visto allo zoo di Torino quando ero bambina. Eppure io non mi sto mostrando a nessuno, sono completamente sola e sto aspettando. Aspetto un "giro di chiave" che mi dice che l’ora d’aria è finita, poi andrò su in sezione per aspettare un altro "giro di chiave" che scandirà un altro momento e così via. Il "giro di vite" è un movimento semplice alla portata di tutti che si fa quotidianamente, un giro muove un meccanismo e… Chiuso. Cosa chiudiamo e perché? Si chiude casa, la macchina, gli oggetti di valore, i documenti importanti, il diario dei segreti, gli uccellini in gabbia, le bestie feroci, i pazzi e tra le tante altre cose anche quelli che hanno sbagliato, come me. I perché sono tanti: per proteggere, per non perdere, per vanità, per nascondere, per paura, per rieducare e per tanti altri perché. Per noi detenuti questa responsabilità non è consentita, per noi un paio di chiavi sono tabù… chissà: sarà un bene o un male? Logicamente ognuno di noi vorrebbe possedere le magiche chiavi della libertà, ma il cancello per noi si aprirà con altro metodo, non un semplice movimento meccanico. Ci vorrà lavoro, impegno, determinazione, speranza e tanta fiducia da parte di chi ha la chiave in mano. (…) Così io che ho sbagliato mi trovo qui all’aria sotto un giro di chiave; come posso pensare che in un mondo dove c’è una gabbia in un parco giochi si possa non rinchiudere una come me? Devo dire che di bestie feroci qui non ne ho conosciute, i buoni e i cattivi ci sono qui dentro come fuori. Ho conosciuto però tante bestie impaurite e disorientate, frutti nel bene e nel male dei loro sbagli, capaci però di sognare e sperare. Sono convinta che i giri di chiave più pericolosi sono quelli che ognuno di noi ha nella propria testa, allentare le mandate dettate dalla paura, dal pregiudizio dalla chiusura non è un’utopia ma un sogno, un semplice pensiero nell’ora d’aria in un cubo di cemento ma con nuvole e cielo come tetto.
Barbara, dal carcere di Verziano
|