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Straniero e detenuto. Potete immaginarvi qualcosa di peggio?
L’appello che segue viene da tutte le principali associazioni di volontariato penitenziario di Piemonte e Valle d’Aosta ed è importante, perché attira l’attenzione su un problema, quello delle espulsioni forzate Mi M tenuti stranieri, che rende ancora più misera e priva di prospettive la detenzione degli stranieri e vanifica ogni serio impegno del volontariato e degli operatori per rendere più dignitosa fa loro carcerazione. Anche perché, come sostiene il Magistrato di Sorveglianza di Alessandria, Alberto Marcheselli, "innegabile è che l’espulsione sia erogata in totale spregio MI principio di rieducazione".
Ornella Favero
L’Associazione A.V.P. Piemonte Aosta, che svolge il ruolo di coordinamento dei gruppi di volontariato presso i 13 istitUti di pena esistenti nelle regioni Piemonte e Valle d’Aosta, rivolge un appello che ritiene doveroso fare in ordine ai problemi riguardanti gli immigrati detenuti identificati con residuo pena sino a due anni. L’art. 13 della nuova legge 189/02 prevede per i soggetti in questione l’ espulsione, disposta a cura della magistratura di sorveglianza. In precedenza ai soggetti in questione, in forza della circolare n. 27 del marzo 93 del ministro del Lavoro, era consentito fino al termine della pena di svolgere attività lavorativa in alternativa alla pena detentiva e di essere inseriti in progetti trattamentali e usufruire delle opportunità per i lavori socialmente utili previste dalla legge regionale n° 45. Oggi, in forza delle nuova legge, difficilmente saranno ammessi a quei benefici previsti dall’Ordinamento penitenziario (concessi a seguito di buona condona e di corrispondenza al programma di trattamento) quali i permessi premio o alle misure alternative, anche per motivi cautelativi (pericolo di fuga). Vorremmo allora attirare l’attenzione sulla nota, nella quale il dr. Marcheselli, magistrato di sorveglianza, (www.diritto.it) avverte come in forza dell’art. 27 della Costituzione, l’applicazione dell’indicato art. 13 dovrebbe essere non obbligatoria ma quale espressione di una scelta volontaria del soggetto. La scelta volontaria rientra nel contesto di un percorso di riscatto dal reato e rispetta il dettato costitUZionale; l’obbligatorietà mene a rischio i soggetti stessi, il rischio tipico di un "ritorno imposto" a cui si correlano situazioni di guerre locali, di Ione tra etnie, di mancato riscatto familiare dalle sitUazioni di estrema povertà che hanno determinato a suo tempo l’espatrio, ma soprattutto porta a interrompere il processo di rieducazione e risocializzazione iniziato da tali detenuti e cui si è tenuti a dare concreta completezza. L’appello risponde al senso di consapevolezza dell’esigenza di un rimedio alla irrazionalità del dispositivo legislativo così come presentemente configurato.
A.V.P. Piemonte Aosta |